Intervista Mordillo

Abbiamo incontrato il mitico maestro argentino del fumetto umoristico

Intervista Mordillo
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Argentino di Buenos Aires, 82 anni ma non li dimostra: è Guillermo Mordillo, celebre fumettista argentino che a Cartoons on the Bay 2014, Festival internazionale dell’animazione televisiva e crossmediale, riceve quest'anno un meritatissimo premio alla carriera, con la seguente motivazione: “Per aver dato vita in oltre cinquant'anni di luminosa carriera nel mondo dell'illustrazione a un tratto che con il tempo è diventato marchio di fabbrica di una scuola capace di riproporre nella modernità la sintesi ancestrale di segni, suoni e colori trasformandola in un codice grafico inconfondibile”. Noto per i suoi personaggi bizzarri, enormemente espressivi pur senza l'utilizzo di parole, spesso calati in contesti sportivi, naturalistici e romantici, Mordillo e le sue creature sono sulla cresta dell'onda da decenni, entrando nel quotidiano dato l'enorme utilizzo delle sue illustrazioni e del suo coloratissimo stile non solo in pubblicazioni stampate e animazione, ma anche per oggetti di uso comune, giocattoli, articoli per il tempo libero. Durante il Festival, organizzato come sempre da Rai e ospitato a Palazzo Labia a Venezia, abbiamo avuto l'onore di incontrarlo di persona e scambiare con lui quattro piacevoli chiacchiere sul suo lavoro... e non solo.

La forza dell'umorismo

“Quando sono arrivato a Parigi negli anni '60 non conoscevo la lingua. Cercavo un lavoro per guadagnarmi da vivere e che fosse adatto a me. In quel contesto è nato il mio disegno umoristico senza parole... non è stata una cosa premeditata.” Di necessità virtù, insomma, ci racconta Mordillo in un italiano inframezzato di termini francesi e spagnoli. “È una piccola magia: riesco a a parlare italiano solo quando sono in Italia” spiega.
“Cominciare a fare vignette umoristiche è stato un po' come scoprire l'America”: paese in cui ha esordito, giovanissimo, come animatore, ma “è stata un'esperienza che mi ha disilluso parecchio. Il mio primo amore è stata l'animazione, con Biancaneve, ma quella televisiva che mi facevano realizzare era assai limitata. Poi per fortuna le cose sono cambiate. Ora siamo al lavoro su un grande progetto, un film su cui lavoriamo da anni e che ancora ha bisogno di tante cure. I produttori vogliono, per la prima volta, che i miei personaggi parlino davvero. Sono molto curioso di sentire la voce della mia giraffa.”
Del resto, è stato lui stesso un autore giramondo, che quando non si è trovato bene con la situazione del mercato dell'animazione statunitense o francese si è rivolto ad altri paesi, come la Germania e la stessa Italia, confrontandosi spesso con suoi noti colleghi, divenuti spesso amici di cui ammira lo stile: tra gli italiani gli immancabili Jacovitti e Altan, ma anche Hugo Pratt, Cavandoli, i connazionali Munoz e Quino... Tutti uniti dalla passione per i mondi disegnati su carta. “Quanti disegni ho fatto nella mia vita? Ho iniziato a due anni, sono infiniti!” afferma ridendo. “Ma in realtà sono anche piuttosto lento. Come dice Quino, siamo poco portati per il disegno, ma la voglia di farlo ci fa andare avanti.” Anche se il periodo non è dei più propizi. La crisi ha colpito tutti, e alla domanda su come trova la sua Argentina quando vi fa periodicamente ritorno risponde “be', di sicuro meglio che ai tempi della dittatura. Però è un periodo molto difficile per tutti, lo vedo anche qui in Europa. La disoccupazione è un problema enorme.”
Nel suo piccolo, Mordillo sente di aver dato una sorta di contributo per aiutare la gente a sorridere:
“L'umorismo controbatte la paura. Se il mondo fosse perfetto non avremmo bisogno dell'umorismo, ma siccome non lo è, ne ho fatto il mio lavoro. Io non disegno per i bambini, disegno per i grandi. Poi però i miei disegni piacciono anche ai piccoli..."
Infine, Mordillo si lascia andare a un parere sul nuovo Papa, argentino come lui: “Mi piace il fatto che sia argentino e che, per la prima volta nella mia vita, un Papa sia più giovane di me. Siamo cresciuti in un contesto simile, giocando a pallone per strada, ma io sono ancora più umile di lui: la mia squadra del cuore è la modesta Ferro Carrill, mentre lui tifa per il San Lorenzo!”.