Anteprima Battlefield 1943

Testate le trincee di Iwo Jima

Anteprima Battlefield 1943
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • EA prosegue sulla via di un cambiamento spirituale ormai giunto a tappe di maturazione che non possono che disegnare sorrisi esterrefatti, soprattutto sulle facce degli appassionati di prima mano.
    Nuove proprietà intellettuali, rifinitura certosina dei prodotti, ricerca assoluta di qualità. Quasi ci manca il mastodonte propina-sequel di qualche tempo fa. Ma anche no. Soprattutto se lo step successivo di tale processo evolutivo prevede l’approdo su canali di distribuzione alternativi, quali le strutture di digital delivery coeve, per caldeggiare la promozione di prodotti più piccoli ma non per questo meno pregni di contenuti.
    Chiavi di lettura? Sono molte. La volontà ferrea di estendere la propria offerta ad un pubblico meno smaliziato, per esempio; l’accorpamento dei costi in progetti di più facile gestazione; o ancora la semplice valorizzazione delle buone idee, prassi sulla carta accostabile più ad uno studio indipendente che ad una major come EA.
    La manciata di megabyte di Battlefield 1943 altro non è che un tributo ad una saga storica, ricoprendo per sommi capi il ruolo di sequel spirituale del primigenio Battlefield 1942 e della fantastica filosofia multiplayer di cui si faceva strenuo promotore.
    Dopo l’hands on effettuato nella sede milanese di EA, siamo volati fino in Svezia, nel quartier generale di DICE, per valutare la prosecuzione del progetto Battlefield.
    Oggi pomeriggio, il piatto principale: Bad Company 2.
    Per ora, invece, un rapido aggiornamento riguardante BF 1943.
    Chiamiamolo pure dossier Iwo Jima.
    Il gioco uscirà la prossima estate su Xbox 360, PS3 e PC solo tramite digital download.
    Asciutto, diretto, immediato. Ovvero il profilo di Battlefield 1943 tratteggiato dagli stessi portavoce DICE. La parola magica è divertimento, per tutti. Il multiplayer competitivo, che seleziona naturalmente i propri seguaci sulla base delle ore spese ad affinare tecniche, manualità e strategie sui campi della videobattaglia, qui non è semplicemente visto di buon occhio.
    Sia chiaro: la meccanica non scivola mai nel dozzinale e non pecca di banalità. Ma è talmente rarefatta e cristallina che è praticamente impossibile non rimanervi intrappolati fin da subito. L’apoteosi dunque del mordi & fuggi, delle sessioni brevi ed intense, del faccio-l’ultima-poi-mi-rimetto-a-lavorare. Sebbene il producer del gioco, Patrick Liu, abbia più volte sottolineato la natura “aperta ed accessibile” del prodotto, le ore trascorse nelle trincee di Iwo Jima hanno denunciato un gameplay frenetico ed impegnativo, in cui comunque l’allenamento e la gestione oculata delle risorse, degli spostamenti del e con il proprio team risultano assolutamente fondamentali. Non inganni l’immediatezza della meccanica: se si aspira alla vittoria, l’approfondimento strategico è irrinunciabile. Esempio pratico: base nemica, ben coperta, anche da avvallamenti naturali. Sul crinale, fanti in tenuta anticarro, pronti a bersagliare eventuali sbarchi. A nord, poco dopo le trincee e la foresta, tre carri armati foraggiano la linea difensiva. Il posto brulica di nemici: sopra le torrette, dietro le finestre dei magazzini. Ora, andare alla cieca, quando si affronta un team collaudato, equivale a morire di gran carriera. La parola d’ordine è quindi organizzazione. Dalla vicina porta aerei, due caccia alleati si sganciano alla volta dell’isola. Gli avversari coprono bene le vie di terra, ma il cielo è fin troppo sguarnito. Raid veloci, circostanziati, precisi. La contraerea fatica a prendere le misure (le mitragliatrici fisse sono precise, ma è comunque un’impresa centrare velivoli tanto veloci), e gli effetti non tardano a farsi sentire. Abbattuti i carri, la fanteria nascosta tra gli alberi non ancora abbattuti dalle granate avanza: la bandiera è vicina. Ma anche i cecchini asserragliati vigliaccamente nei bunker. Delirio.
    Ventiquattro giocatori, divisi in due squadre; tre mappe disponibili (la celeberrima Wake Island, Guadalcanal e Iwo Jima), diversificate da condizioni orarie eterogenee (a beneficio del solo impianto scenico: il gameplay non cambia di una virgola); tre classi di soldati opzionabili: scout, cecchino ed l’esperto di esplosivi (abilità standardizzate e non incrementabili); una modalità di gioco prevista, la sempreverde Conquista.

    Con una struttura di gioco che si appoggia con tutto il peso sul performante motore Frostbite, linfa vitale dell’ottimo Battlefield: Bad Company dal quale mutua persino l’interfaccia di controllo, il festival della distruzione massiva in prima persona ricomincia sposandosi alle specificità tipiche di Battlefield. Ovvero frenesia e utilizzo, come detto, dei mezzi più disparati. Su tutti, aerei, carro armati, jeep e piccole imbarcazioni utili per fare la spola tra una sponda e l’altra, eludendo attacchi diretti. Il sistema di controllo, anche in questo caso, è un inno alla fruibilità, seppur non nascondendo una certa complessità. A differenza di quanto palesato in Febbraio, i velivoli, pur leggeri e maneggevoli, disconoscono sì un approccio simulativo, tuttavia il loro controllo è tutt’altro che semplice. Governare gli stalli di potenza, prediligendo un approccio più morbido e meno brusco e pensando bene a come impostare le traiettorie diventa molto più che un mero esercizio di stile. Soddisfazioni garantite, quindi. Soprattutto sul lungo periodo.
    Da rimarcare la gestione diretta dei bombardamenti: preso possesso di un bunker nemico, che ci pone al sicuro da eventuali attacchi, è possibile comandare (indirizzandone unicamente gli spostamenti laterali) uno squadrone composto da tre micidiali bombardieri. Calcolare con la giusta approssimazione il momento esatto in cui sganciare confetti d’esplosiva amicizia è tutto fuorché semplice, complice anche la compresenza di vento e caccia avversari con ben più di un coltello fra i denti.
    Sebbene l’immediatezza sia la lente corretta con cui analizzare gli elementi di gioco, le licenze strategiche fornite dall’interazione ambientale, dall’utilizzo dei mezzi più disparati e dalla ripartizione di abilità fra le tre classi, rendono Battlefield 1943 ben più di un giocattolo ludico da digital delivery; inoltre è praticamente scontata la successiva release di nuove modalità e mappe sotto forma di dlc.
    Con ventiquattro giocatori sullo schermo, il tasso tattico e di sfida non fa sconti ai giocatori meno smaliziati. Iwo Jima, poi, s’è rivelata una mappa assolutamente all’altezza, completamente esplorabile e ricca di spunti, sebbene attendessimo una vegetazione ancor più florida e rigogliosa. Attendiamo ora il prossimo test su Guadalcanal.
    Infine, da segnalare l’assenza di bot se non nella mappa dedicata al tutorial.

    A giudicare dalla veste grafica, l’esiguo spazio occupano su hd diviene ulteriore motivo di pregio.
    L’engine di Bad Company, qui ripulito dalle ultime patch, punta dritto allo spettacolo puro, garantendo un’interazione con gli elementi di gioco che semplicemente ha fatto scuola.
    Alberi, recinzioni, muretti ed edifici crollano in larga parte, ed in maniera procedurale, sotto colpi che lasciano in piedi sono l’esoscheletro nudo di detti elementi.
    Quello che è cambiato, ovviamente, è la densità di figure sullo schermo: qui, giocoforza, tutto è rivolto all’immediatezza del gameplay. Gli ambienti sono quindi più vuoti e meno ricchi di particolari. In una parola: funzionali. L’immersività scenica, quindi, è garantita nei minimi termini, e comunque assolutamente accettabili data la natura del prodotto.
    Il fronte poligonale ha subito un lieve calo, così come la definizione dei particolari, mentre le mappe superficiali denotano una pulizia persino superiore allo stesso Bad Company. Al pari degli effetti particellari.
    Rispetto alla build precedente, abbiamo notato un cambio di rotta sia nelle texture che nell’illuminazione. Le prime, più varie, e tratte da una palette cromatica meno sgargiante; più calde invece le sorgenti di luce. Il processo conferisce all’immagine una ruvidezza nuova, meno giocosa e più verosimile. Ottimo.
    Infine, praticamente perfetto il frame rate.

    Battlefield 1943 Battlefield 1943 va al cuore del divertimento FPS vecchio stampo, e centra in pieno il bersaglio. Mancano diversi mesi alla release, ma già da ora rappresenta un fulgido esempio di come gli strumenti del digital delivery possano risultare fondamentali per rinverdire tipologie di gioco e giocatori. Per il resto, un titolo da aspettare. Se non altro per un prezzo indicativo (tra i quindici e venti euro) davvero allettante.

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