Anteprima Blue Dragon: Behemoth of the Otherworld

Un hack'n'slash con lo stile di Toryiama

Anteprima Blue Dragon: Behemoth of the Otherworld
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Disponibile per
  • DS
  • In principio fu la matita, quella abile e precisa del maestro Toriyama, tramite la quale le idee di Hironobu Sakaguchi (Final Fantasy) si traslarono in immagini impresse su un DVD per XBox 360, sotto forma di jRPG purissimo. Poi, quello stesso, canonico titolo, trovò un suo seguito sugli schermi del piccolo di Nintendo, presentando questa volta un impianto RTS sulla falsariga di Revenant Wings, spin-off strategico dello stesso Final Fantasy XII. Ed oggi, il franchise Blue Dragon decide nuovamente di innovarsi, cambiando ancora (per la terza volta) genere di appartenenza. Avendo già esplorato (con discreto successo) i lidi ruolistici e strategici, Mistwalker sente la mancanza di lasciare impronte più squisitamente action, talvolta anche abbandonando gli stereotipi di cui le produzioni giapponesi si fanno generalmente vanto ed introducendo elementi nuovi come una - anche se non totale - notevole personalizzazione del main character. Elemento, questo, che rimanda a lavori più occidentali come l’amato Diablo, di cui la creatura nipponica ricorda in parte elementi e formule.

    Sintomi di azione cooperativa

    Il gioco riprende due anni dopo dalla conclusione del primo Blue Dragon e, accantonato qualsiasi influsso ruolistico, ci propone il semplice dungeon crawling da portare a termine facendo strage, rigorosamente in tempo reale, di quanti più nemici possibile usando armi, magie, e le classiche Ombre introdotte dalla serie.
    Il personaggio principale sarà aiutato da un party che potrà essere guidato sia dalla CPU che da mente umana: nel primo caso i nostri compagni si limiteranno ad attaccare nemici e darci supporto automaticamente, tramite incantesimi di cura e quant’altro, senza possibilità di dar loro ordini, ma è grazie all’aspetto multiplayer che ci si apre un mondo nuovo, quasi del tutto inesplorato dai due schermi del portatile Nintendo. Sarà possibile giocare in modalità cooperativa con un massimo di tre amici sia in Wi-Fi locale che su Internet, ed è proprio la rete che ci presenta le innovazioni principali: per una cooperazione degna di questo nome, ovvio, non si può prescindere dalla presenza di un sistema di messaggistica completo. E Mistwalker lo introduce, comprensivo sia di frasi predefinite che della possibilità di scriverne ex novo con una tastiera virtuale che promette di introdurci la prospettiva di divertenti sessioni organizzative con gli amici.
    C’è da vedere, però, quanto il sistema di messaggistica sia comodo e quanto eventualmente possa minare l’immediatezza del control scheme, che presenta il solito, parziale, dualismo: il personaggio si potrà guidare sia col D-Pad che col pennino, toccando il punto di destinazione, ma per l’azione non potremo esimerci dall’usare i tasti fisici, A per l’attacco e B per la difesa, eventualmente in combinazione col D-Pad o con i tasti dorsali per ruotare la telecamera.

    Personalizzazione

    Come già accennato, il nostro personaggio, che si unirà a Shu ed agli altri, sarà customizzabile tramite un apposito editor all’inizio del gioco. Caratteristica prevalentemente sconosciuta dagli RPG di stampo orientale, che ci permetterà di dare un look tutto nostro al protagonista partendo soltanto da una base estetica: potremo modificare, oltre al colore dei capelli, della pelle, vestiti, timbro di voce e quant’altro, in puro stile occidentale, anche ciò che riguarda gli attacchi magici e le Ombre, per la prima volta non indissolubilmente legate ad un personaggio solo.

    Il tratto del maestro

    Molti game designer si sono affidati alla matita dell’autore di DragonBall per dare origine esteriore alle proprie creature, e dopo la fortunata serie di Dragon Quest, questo Behemoth of the Otherworld, così come gli altri due titoli della serie, non è da meno.
    L’inconfondibile stile di Toriyama è riscontrabile ovunque nel gioco, a partire dalla caratterizzazione dei personaggi principali, fino a quella degli ambienti o dei mostri. Lo stile, insomma, è già collaudato e di sicuro effetto, soprattutto in una terra in cui le opere del mangaka sono praticamente materia di culto.
    Parlando poi da un punto di vista prettamente tecnico, il gioco è altrettanto valido: presenta un buon 3D, colorato e funzionale, sia durante le (relativamente) poche fasi esplorative che durante i combattimenti, che non si risparmiano dall’esibire discreti effetti visivi senza rallentamenti di sorta, almeno esaminando il materiale disponibile ad oggi.

    Blue Dragon: Awakened Shadow Una interessante modalità cooperativa si presenta come leit motiv di questo nuovo capitolo di Blue Dragon, stavolta volto maggiormente all’azione. Un buon sistema multiplayer, senza però sacrificare la componente in single, costituirebbe un interessante passo nel quasi inesplorato territorio della cooperazione Wi-Fi, tanto amata in Giappone grazie a serie di successo come Monster Hunter. Purtroppo, a differenza dell’uscita in terra natale, avvenuta l’8 Ottobre, ancora nessuna notizia riguardo una eventuale pubblicazione occidentale.

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