Anteprima Crackdown 3

Il terzo episodio della serie ideata da David Jones si appresta a fare il suo debutto su Xbox One: un progetto nato per sfruttare al massimo le potenzialità della tecnologia cloud di Microsoft.

Anteprima Crackdown 3
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  • Pc
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • Sappiamo tutti qual è stata la reazione dei giocatori quando Microsoft presentò il progetto originale della sua Xbox One. Forse per paura dover dire addio al mercato dell'usato, forse per sincero timore sullo stato delle infrastrutture di rete, l'idea di una console "Always Online" spaventò i giocatori, che la condannarono prima di pensare a tutte le sue implicazioni.Si spense così prematuramente non solo il sogno di una priorità della distribuzione digitale, ma anche l'idea di poter sfruttare il cloud computing per migliorare le prestazioni tecniche dei titoli esclusivi. Ad oggi, insomma, quando si parla di cloud viene da pensare soltanto ai salvataggi spediti "sulla nuvola", agli screenshot e ai video condivisi su OneDrive. Ecco: la breve presentazione che il team di Crackdown 3 ha tenuto poco dopo la conferenza Microsoft dimostra quello che le software house avrebbero potuto fare seguendo la strada che il colosso di Redmond aveva additato. Se siete fra quelli che gli hanno urlato contro, preparatevi ad avere qualche rimpianto.

    La potenza distruttiva delle nuvole

    Di Crackdown 3 si sa ancora poco. Pochissimo, anzi. Sappiamo che avrà una modalità single player, giocabile interamente offline oppure in cooperativa con 4 amici. Sappiamo che sarà un free-roaming esagerato, come da tradizione per la saga, con una grafica in cell shading che per il momento fatica ad impressionare. Ma il footage su cui abbiamo posato gli occhi è estratto da una versione Pre-Alpha, ed è bene non esporsi troppo nel giudicare il comparto tecnico. Sul fronte artistico, bisogna ammetterlo, la città futuristica e i toni "notturni" non sembrano proprio originalissimi, ed è facile che nella mente dei giocatori si faccia strada l'idea di una sorta di Saints Row iper-pompato. Che forse non sarebbe poi troppo male, per gli appassionati dei sandbox leggeri e "caciaroni". Sappiamo anche che il comparto multiplayer di Crackdown 3 sfrutterà in maniera prepotente la potenza computazionale del cloud. Sulle modalità di gioco, così come sul numero di partecipanti, c'è ancora il più stretto riserbo, ma la tech demo della Gamescom non lascia spazio a dubbi: l'integrazione della tecnologia di computing remoto ha degli esiti che sembrano quasi miracolosi. Durante la conferenza Microsoft il team di sviluppo Reagent Games ha confermato che grazie al Cloud è possibile ottenere una potenza di calcolo pari a quella di venti console. I dubbi che avevano di fronte a queste dichiarazioni sono stati spazzati via in un baleno quando abbiamo visto il titolo in azione. La presentazione è cominciata con il protagonista di fronte ad un muro, pronto a crivellarlo di colpi con diverse armi da fuoco. L'algoritmo di danneggiamento è apparso subito credibile e ben fatto, probabilmente uno dei migliori visti in questa Next-Gen. Impressionante il numero di detriti, convincente la fisica che regola il diffondersi delle crepe e la caduta dei calcinacci. Una dimostrazione di potenza su piccola scala, che viene superata con clamore quando il protagonista decide di prendersela con un intero palazzo. Assieme ad un paio di compagni armati di lanciarazzi lo sviluppatore inizia a fracassare la facciata del grattacielo, che si sfascia letteralmente in pezzi. I balconi di cemento crollano sul quelli sottostanti, svelando lo scheletro delle stanze interne, sventrate dalle esplosioni. Lo diciamo senza timor di smentita: l'algoritmo di distruzione di Crackdown 3 è il migliore che ci sia capitato di vedere dai tempi del primo Red Faction. Sebbene attorno non ci sia ancora una componente spiccatamente ludica, osservare il grattacielo che oscilla, crolla di lato dopo l'esplosione delle sue strutture portanti e si appoggia su un altro palazzo, mandandone in frantumi vetrate e pareti, è uno spettacolo che lascia a bocca aperta.

    Ancora di più lo è il fatto che i resti di ogni muro, i lapilli di cemento e i detriti di malta restino per terra, formando cumuli che non spariscono. Ma che anzi possono essere scalati e spostati da altre esplosioni. Lo ripetiamo: si tratta solo di una tech demo, ma è impressionante perché una console come Xbox One semplicemente non può gestire routine fisiche così complesse. E infatti, si diceva, Crackdown 3 fa ampio uso del cloud computing. La strategia utilizzata da Reagent Games è interessante e all'avanguardia: i vari quartieri della città sono gestiti ciascuno da un singolo server, che calcola in tempo reale le reazioni fisiche e la posizione di ogni struttura e di ogni frammento. Nel corso della presentazione il team è arrivato a sfruttare l'equivalente di dieci console, facendoci assaggiare lo spettacolo di una distruzione su vasta scala.

    Crackdown 3 L'esaltazione per una tecnologia che è apparsa davvero fuori scala va ovviamente contestualizzata. Non solo è necessario che la “distruttibilità integrale” di Crackdown 3 si integri con una serie di modalità pensate per sfruttarla a dovere, ma bisogna considerare che nella campagna principale funzionalità del genere potrebbero non venire implementate. E' difficile, infatti, presumere che il team possa “spegnere” le routine fisiche nel caso si giochi senza una connessione attiva, e accenderle nel caso opposto. Probabilmente una piattaforma Always Online avrebbe permesso di puntare in maniera più decisa sul cloud computing, mentre adesso dovremo accontentarci di vederlo in azione soltanto nel multiplayer competitivo. Chissà quali saranno le reazioni della community di fronte a questa probabile disparità. Da verificare anche la tenuta dell'infrastruttura di rete che Microsoft vorrà allestire per reggere il carico computazionale. Abbiamo già avuto qualche spiacevole sorpresa con la Master Chief Collection, i cui server sono rimasti per molti giorni “intasati” e inaccessibili. Se si considera che ogni istanza della città di Crackdown 3 terrà occupati molti server, un briciolo di preoccupazione è quantomeno giustificata. Per il resto, le nebbie che ancora avvolgono il progetto non ci permettono di essere più precisi su quella che sarà la sostanza ludica dell'esclusiva Xbox One prevista per la fine del 2016. Abbiamo solo la convinzione che, sul fronte tecnologico, Reagent Games ci abbia fatto vedere un pezzo di futuro.

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