Recentemente Microsoft, in occasione dello Spring Showcase di San Francisco, ha presentato Deadlight, ambizioso platform con tinte horror, condito di intriganti sezioni di puro puzzle-gaming, che non si fa scrupolo di prender spunto da titoli più blasonati come Prince Of Persia o Trine. Nel gioco, creato da un piccolo studio di programmatori indipendenti, vestirete gli scomodi panni di Randall Wayne, uno degli ultimi superstiti della devastante epidemia che ha stroncato l’umanità, condannando i più sfortunati a vagare per le strade vuote sotto forma di “shadow”, una versione particolarmente aggressiva dello zombie nella sua forma più comune. Vagherete per una bidimensionalissima Seattle al limite del riconoscibile, ormai ombra di sé stessa, lentamente fagocitata dal marciume che ora anima le strade in cerca di carne fresca. Sarebbe lecito aspettarsi elevate dosi di violenza ed efferati combattimenti in un gioco con queste premesse, e d’altronde gli zombi negli ultimi anni sono diventati le star indiscusse del panorama videoludico, inseriti ormai in ogni dove e quasi sempre con discreto successo. Ma Deadlight è ben lontano da mettere il giocatore in una posizione di vantaggio rispetto al nemico: fin da subito capirete che il corretto utilizzo della vostra materia grigia sarà mille volte più utile di qualsiasi altra arma.
Sopravvivere stanca
Randall è un protagonista all’apparenza comune, senza troppe capacità belliche. Non è un esperto nel combattimento ravvicinato, e si stanca facilmente. Vista la situazione psicologica e la pesantezza di una condizione davvero senza speranza, potrebbe lasciarsi mollemente soverchiare dalla forza nemica, se dovesse trovarsi in svantaggio psicofisico. Inoltre l’innata resistenza nemica ai vostri attacchi unita alla scarsità di armi e munizioni reperibili nel mondo di gioco vi incoraggerà ad adottare uno stile più attento, molto spesso servendovi dell’ambiente circostante per far fuori molti nemici in un colpo solo (ad esempio facendo esplodere una tanica di propano) o bloccando i percorsi con barricate improvvisate, che terranno alla larga i vostri inseguitori. Sfortunatamente non sempre la strada da percorrere sarà libera da ostacoli, e dovrete cercare di trovare un modo astuto (e possibilmente silenzioso, dato che gli Shadow percepiscono
"Attraverso i profili cupi e freddi dei palazzi in lontananza, gli echi lontani dei lamenti degli Shadow, l’opprimente sensazione di essere braccati da una forza inarrestabile, Tequila Works vi trasmetterà tutta l’angoscia e lo spavento provati dal protagonista"
molto bene i rumori) per rimuoverli e proseguire. In una sessione di gioco visionata, ad esempio, Randall era costretto ad arrampicarsi sul secondo piano di un palazzo gremito di mostri, per spingere giù una pesante cassa che, bucando il pavimento sottostante, gli avrebbe permesso di scendere negli scantinati e procedere il suo cammino. Nonostante l’operazione appena descritta non sembri un’esperienza articolata, lo diventa non appena vi rendete conto di quanto il protagonista di Deadlight non sia il classico eroe da prima pagina: come tutti noi si affaticherà se commetterà sforzi fisici non indifferenti (sarà presente un’apposita barra della stamina che si consumerà durante le scalate, i salti o i combattimenti spossanti), e reagirà con paura agli attacchi nemici, pur non tirandosi mai indietro.
La calma è la virtù dei superstiti
La lentezza della progressione in Deadlight è fortemente voluta dai programmatori affinché vi rendiate conto della reale situazione in cui verte il solitario protagonista. Questo non significa che Deadlight sarà privo di scontri o combattimenti, anzi: fronteggiare le oscure creature con la vostra fida ascia si rivelerà soddisfacente (con una discreta dose di gore e violenza), ma come anticipato poc’anzi, occorrerà ricordarsi di non far mai stancare troppo Randall, o potrebbe iniziare a perdere lucidità rischiando di non avere la meglio in un corpo a corpo. Sarà indispensabile combattere sempre un numero limitato di non-morti alla volta, in modo che non prendano mai il sopravvento. Nonostante la storia e le motivazioni di Randall siano ancora un mistero, sapete di certo che Seattle ormai è morta e dovrete fuggire alla svelta da quel covo brulicante di creature orribili.
Avanzando per la metropoli caduta potrete trovare informazioni utili o frammenti di documenti che vi aiutino a capire cosa sia realmente successo, cercando tra i corpi martoriati delle vittime o in qualche mobile dismesso che troverete lungo la strada. Attraverso i profili cupi e freddi dei palazzi in lontananza, gli echi lontani dei lamenti degli Shadow, l’opprimente sensazione di essere braccati da una forza inarrestabile, Tequila Works vi trasmetterà tutta l’angoscia e lo spavento provati dal protagonista, rimasto da solo e costretto a sopravvivere in un mondo ai limiti dell’umana comprensione. Il feeling è trasposto in maniera egregia, grazie ad utilizzo eccellente delle fonti luminose ed un engine grafico all’avanguardia, che dona un forte taglio cinematografico alle suggestive panoramiche degli ambienti esterni. I programmatori hanno confermato la longevità del titolo che si aggirerà intorno alle 6 ore, ma ancora non si sa nulla riguardo le modalità di gioco, o se Tequila Works è intenzionata a rilasciare in futuro contenuti scaricabili. L’uscita ufficiale è prevista per il terzo trimestre del 2012.
Deadlight ha tutte le carte in regola per essere il trampolino di lancio per Tequila Works. La brutalità con cui investe il giocatore e la costante insicurezza con cui riesce ad avvolgerlo sono ottimi presupposti per un buon survival-horror, nonostante l’atipica visuale. La durata della campagna inoltre risulta essere perfetta per far sì che il divertimento non scada nella monotonia ed un buon gioco si trasformi in un flop. Certo la trama non brilla per originalità e il team di sviluppo non si è sforzato più di tanto per portare alla luce caratteristiche di gameplay innovative. Restiamo tuttavia fiduciosi in un buon esordio per questo giovane team dalle capacità indubbie che con Deadlight si potrebbe seriamente costruire una nutrita schiera di fan.