Anteprima Detroit: Become Human

Dopo il primo trailer dello scorso ottobre alla Paris Games Week, che aveva solo lasciato intuire il tema del nuovo gioco Quantic Dream, il gameplay di Detroit: Become Human è stato finalmente svelato all'E3 2016

Detroit: Become Human
Anteprima: PlayStation 4
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  • Pc
  • PS4
  • PS4 Pro
  • Quando il video di Kara venne presentato, nell'ormai lontano 2012, Detroit non era stato ancora concepito. O almeno così ha dichiarato David Cage, che ci ha accolti all'E3 2016 per presentarci il nuovo gioco di Quantic Dream. Kara raccontava la breve storia di un robot in fase di assemblaggio che improvvisamente dà segno di essere vivo, dimostra di pensare e provare emozioni. Un robot non deve pensare, né provare emozioni. Kara non può uscire dalla quella catena di montaggio, va distrutta. Voglio vivere, vi prego. Ho paura. Le braccia meccaniche si fermano e l'androide viene risparmiata, a patto che si comporti bene, che dissimuli la sua umanità. Detroit: Become Human nasce, in un certo senso, come continuazione di quel racconto. Cosa sarà accaduto a Kara fuori da quell'asettico laboratorio? A partire da questa premessa, Quantic Dream ha iniziato a lavorare a Detroit. Il rapporto uomo-macchina è un tema ricorrente, sia nella letteratura che al cinema. Cage intende raccontarlo dal proprio punto di vista, proseguendo quel percorso di sperimentazione narrativa che da Fahrenheit in poi è stato elemento distintivo delle sue opere. L'autore francese punta a mettere le macchine al centro del racconto, narrando la complessità della loro esistenza in un futuro prossimo molto vicino a noi, un futuro in cui androidi e umani convivono, non senza difficoltà. A fare da sfondo a questo nuovo thriller neo-noir è, come il titolo suggerisce, la popolosa Detroit. Michigan, Stati Uniti.

    Da Kara a Connor

    Se Kara era stata protagonista del primo trailer presentato in occasione della scorsa edizione della Paris Games Week, all'E3 2016 abbiamo fatto la conoscenza di un altro dei protagonisti del gioco: Connor. Un detective specializzato nella ricerca di androidi che hanno smarrito la retta via, macchine ribelli da riportare all'ordine. Ogni riferimento a Blade Runner è puramente casuale (e comunque Cage ha negato qualsiasi forma di ispirazione diretta, pur affermando di apprezzare il film di Ridley Scott). In tempi recenti, numerosi androidi si sono ribellati ai propri creatori, compiendo azioni impreviste e arrivando persino a togliersi la vita. C'è un cambiamento in atto di cui si ignorano le cause. Detroid: Become Human parte proprio da qui: la sezione giocata all'E3 (che corrisponde alla sequenza mostrata nel trailer della conferenza Sony) vede Connor impegnato a salvare una bambina ostaggio di un androide che ha perso il lume della ragione.

    Heavy Rain o Beyond?

    Detroit è decisamente più vicino a Heavy Rain che a Beyond: Two Souls. Sebbene tutti e tre i titoli condividano la stessa impostazione in termini di regia e punto di vista in terza persona, Detroit coinvolge nuovamente nella sua narrazione più protagonisti (Cage non si è voluto sbottonare sul numero esatto, per ora).

    Come in Heavy Rain, i protagonisti possono morire, ma ciò non significa game over. La storia proseguirà in maniera del tutto logica, sostiene Cage. Il game over è un elemento che l'autore francese sembra non gradire: si tratta di uno stop improvviso, di un momento che interrompe il flusso del racconto costringendo a tornare indietro nel tempo, a ripetere qualcosa che già si è vissuto. Detroit preme l'acceleratore anche sulle diramazioni dell'intreccio. Il produttore, presente all'E3, ci parla di un numero di finali nettamente superiore ai venti o poco più di Heavy Rain. Diramazioni che dipendono ovviamente dalle scelte compiute dal giocatore. In effetti, a giudicare da quanto visto alla presentazione, sembra che Detroit offra molte più sfaccettature narrative rispetto ai due titoli precedenti di Quantic Dream.

    La demo

    La demo inizia all'interno di un lussuoso appartamento dove si è appena compiuto un omicidio. Connor giunge sul luogo del delitto. Un androide ha preso in ostaggio la figlia della vittima e minaccia di buttarsi con lei dal tetto dell'edificio.

    Chi ha giocato a Heavy Rain o Beyond ritroverà un'interfaccia piuttosto familiare. Connor può interagire con alcuni elementi dello scenario, muovendo lo stick destro nella direzione della freccia rappresentata sullo schermo. All'entrata c'è una foto della famiglia che abita nell'appartamento. Connor è un androide, per cui può accedere a maggiori informazioni sui tre inquilini semplicemente osservando l'immagine. La scelta di far interpretare al giocatore una macchina incide sulle modalità investigative. Connor può focalizzarsi su diversi elementi dello scenario, analizzare i dettagli e successivamente ricostruire la scena del crimine. Di fronte agli occhi del giocatore prende vita una simulazione virtuale di quanto accaduto che aumenta le informazioni a disposizione di Connor. Al giocatore, tuttavia, non è concesso perdere tempo. Sul tetto c'è un androide che ha una certa fretta di buttarsi. Raccogliere informazioni aumenta le possibilità di successo (indicate sullo schermo da una percentuale), ma perdere troppo tempo è rischioso, perché la storia procede anche mentre stiamo investigando.

    È una meccanica molta interessante, perché costringe a valutare attentamente il da farsi: andare dritti sul tetto anche se la percentuale di successo è bassa o rischiare e prendersi un po' di tempo aggiuntivo per raccogliere informazioni e aumentare le chance di successo? Per consentire ai giornalisti di cogliere appieno queste sfumature, il produttore ha giocato due volte la stessa sequenza. Nel primo caso si è diretto subito sul tetto (la percentuale di successo era già inferiore al 50%). Una serie di risposte non proprio azzeccate ha minato le trattative. La percentuale è scesa sotto il 20% e alla fine della sequenza l'androide si è gettato con la bambina. Missione fallita. Nella seconda prova, Connor si è preso un po' di tempo per analizzare la scena del crimine. È arrivato sul tetto con una percentuale di successo pari al 70%. Nonostante alcune risposte non proprio azzeccate, l'androide è riuscito ad avvicinarsi alla bambina e ad afferrarla. Questa volta, però, è stato lui a cadere nel vuoto. Missione compiuta, si legge sullo schermo. Perché la vita di un androide non è importante. Quello che conta, nel mondo di Detroit: Become Human, è portare a termine la missione assegnata. Sono solo macchine, dopotutto.

    Detroit Become Human Dopo il primo trailer dello scorso novembre, che aveva solo lasciato intuire il tema del nuovo gioco Quantic Dream, il gameplay di Detroit: Become Human è stato finalmente svelato all'E3 2016. Si tratta solo di un primo assaggio, è evidente, anche perché Cage fatica a sbottonarsi sul fronte della trama e dei diversi personaggi che, in puro stile Heavy Rain, intrecceranno i loro destini in Detroit. Sicuramente non saranno solo Kara e Connor i protagonisti di questo thriller neo-noir. L'impronta dell'autore francese è evidente sia nella messa in scena, sia negli obiettivi: raccontare una storia incentrata sulle emozioni e caratterizzata, ancora una volta, da una narrazione sfaccettata e ramificata, il cui sviluppo dipenderà dalle scelte compiute dal giocatore. Il tema del rapporto uomo-macchina - della convivenza tra essere viventi ed esseri che vorrebbero essere viventi o che si sentono tali - non è certamente nuovo. Chissà se Cage riuscirà a rileggerlo in una chiave nuova, profonda e intrigante. La vera sfida, come da tradizione Quantic Dream, si giocherà sul fronte dell'equilibrio tra gameplay e narrazione. I sostenitori e i detrattori di Cage possono iniziare a scannarsi nei commenti qui sotto.

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