Panzer Dragoon Orta: provato lo sparatutto su binari

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Panzer Dragoon Orta: provato lo sparatutto su binari
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C'era una volta

Così come accade già da
tempo nel mondo musicale ed in quello cinematografico, anche nel settore
videoludico - soprattutto negli ultimi anni, sull'onda del successo del
retrogaming - sta prendendo sempre più piede il fenomeno del revival, o se
preferiamo del remake, di successi del passato; un passato il cui concetto
stesso di remake, applicato al videogioco, assume un significato molto relativo
trattandosi questo di un campo in cui l'evoluzione, soprattutto tecnologica,
avanza con ritmi inarrestabili. Ultimamente si sono visti titoli (come Maximo e
Contra, giusto per citarne un paio), che riprendono la struttura degli
"antenati" a cui si sono ispirati, per fornire un tipo di giocabilità
rigorosamente "da bar" supportata da un ammodernamento nel reparto tecnologico
tale da giustificarne l'esistenza in tempi in cui "il poligono" e "l'effetto
speciale" sono tra i principali biglietti da visita per un sicuro successo
(regola generale, ma non esente da eccezioni...ovviamente). Cavalcando (e mai
termine fu più adatto) l'onda di questo "fenomeno" ecco che Sega, grazie ad un
suo famigerato team interno (quegli SmileBit che ci hanno "regalato" in tempi
recenti, sempre su console Microsoft, lo splendido Jet Set Radio Future e il
validissimo Gun Valkyrie), lancia sul mercato questo Panzer Dragoon Orta, remake
di quel Panzer Dragoon dell'era dei 32 bit che parecchi possessori del Saturn
ricordano con una certa nostalgia. La saga di Panzer Dragoon (e di saga si può
pure parlare, trattandosi di tre titoli) si compone di due titoli piuttosto
simili e di un terzo attraverso il quale il team creatore (Andromeda, ormai
sciolto) aveva intrapreso la strada del GDR, con esiti di critica e pubblico
piuttosto sconfortanti. Non bisogna neppure dimenticare il porting su PC del
primo titolo della serie, la cui pecca maggiore è stata quella di non ricevere
adeguate attenzioni sul versante tecnico a causa della scelta operata da Sega di
non supportare le schede grafiche 3d, in un periodo in cui il boom 3Dfx aveva
reso indispensabile la presenza di tale feature. Comunque sia, ogni critica su
fattori tecnici può esser messa tranquillamente da parte, perché in questa sua
nuova incarnazione la serie Panzer Dragoon assurge a nuovi standard di bellezza
grafica, come vedremo tra poco.

Una

L'aspetto estetico di Panzer Dragoon Orta
(PDO) è talmente stupefacente, che risulta spontaneo affrontare da subito
l'argomento. Nonostante la demo rilasciata da Sega non permetta di rendersi
conto fino a che punto gli SmileBit si siano spinti per confezionare un titolo
dall'aspetto spettacolare, appare sin da subito evidente il fatto di trovarsi
di fronte ad un videogioco in grado di settare nuovi standard nell'ambito
grafico. Un engine capace di muovere una quantità incredibile di poligoni ad un
frame-rate che non conosce praticamente cali di sorta, anche in situazioni di
gioco particolarmente affollate, ed una qualità nel texturing (e nelle stesse
texture) che ha dell'incredibile permettono a PDO di impressionare anche il
videogiocatore più intransigente e lo consacrano come uno dei capisaldi della
line-up Xbox (e non solo, ovviamente) dell'anno da poco cominciato. Non
parliamo solo di potenza poligonale e texture ultradefinite, ma anche di design
puro allo stato dell'arte, oggetto di contaminazione dalle più svariate fonti e
il cui stile ricorda il grande artista Moebius, al quale si deve molto anche per
quanto riguarda la genesi di quel capolavoro cinematografico che risponde al
nome di Alien (e chi ha avuto la fortuna di vedere il volume pubblicato
all'epoca dell'uscita del film contenete tutto il lavoro artistico svolto e,
in larga parte, non utilizzato sa benissimo di cosa stiamo parlando). Non
bisogna dimenticare di menzionare anche un'altra componente fondamentale che
concorre a rendere l'atmosfera di PDO come qualcosa di magico, la meravigliosa
colonna sonora la cui partitura è degna del miglior film fantasy
Hollywoodiano.

Orta è il mio nome

Quello di PDO è un mondo ancestrale e nel contempo tecnologico,
in cui i cieli sono solcati da astronavi gigantesche e dove enormi draghi
bio-tecnologici chiamati Dragonmares seminano il panico tra le piccole tribù di
umani che lottano contro l'Impero che li vuole assoggettati al proprio potere.
La nostra giovane protagonista - Orta appunto - è prigioniera dall'inizio della
sua breve vita e per motivi di cui, forse, si saprà soltanto man mano che la
trama si dipanerà in tutte le sue sfaccettature. Un attacco alle prigioni ad
opera dei Dragonmares dell'Impero rappresenta l'Incipit della storia e vede la
nostra Orta finalmente libera, ma in balia di un nuovo pericolo rappresentato
dai draghi stessi. Una creatura alata simile ai draghi dell'Impero, ma non
ancora corrotta dalle mutazioni bio-tecnologiche, la salverà e si unirà a lei,
quale suo più prezioso alleato, in un disperato tentativo di sconfiggere
l'Impero e le sue aberrazioni. Attraverso lo sviluppo della storia conosceremo
più a fondo le origini di Orta, anche grazie agli incontri che farà sul suo
cammino con personaggi in grado di illuminarla sulla sua "natura".

Press Start
Button

Fin dalla
schermata del Menù principale è possibile respirare quell'atmosfera di gioco
"da bar" che permea tutto il prodotto Sega. Immediatezza ed adrenalina la fanno
da padroni in un videogioco che, come già anticipato, rappresenta un inno
all'essenza del gioco arcade più puro. PDO è un titolo che si sviluppa su
"binari", nel senso che il nostro drago seguirà percorsi prestabiliti, lasciando
al giocatore il compito, meno semplice di quanto possa sembrare, di effettuare
manovre evasive di strafe per evitare gli attacchi nemici e, al contempo,
distruggere tutto ciò che rappresenta un pericolo sullo schermo. La visuale può
essere modificata premendo i trigger dorsali del pad. Ad ogni pressione la
visuale si sposterà di 90 gradi (in senso antiorario con il trigger sinistro e
orario con quello destro) rispetto alla direzione di marcia in modo da
permettere di difenderci da attacchi provenienti alle nostre spalle o
lateralmente (come indicato dal comodo radar posto in calce allo schermo). Il
nostro amico drago potrà anche mutare in tre diverse forme, ciascuna
rappresentante un diverso rapporto tra potenza di fuoco e velocità negli
spostamenti di elusione nei confronti del nemico.

Concludendo

E' bene non commettere
l'errore di valutare PDO come il solito videogioco tutta forma e niente
sostanza. Il punto di forza del titolo Sega è l'atmosfera della quale non ci si
può rendere conto attraverso una distratta prova, che rischierebbe di indurre di
catalogarlo come semplice Shot'em up. Come già successo con Ico su PS2 (una
struttura di gioco semplice - ma non banale - unità ad atmosfere coinvolgenti),
PDO deve essere considerato come un'esperienza da "vivere" oltrechè da giocare.
Le impressioni sono quindi estremamente positive e attendiamo la release
ufficiale per il mercato Pal in modo da sviscerare ulteriormente tutta la
qualità che, sin dai primi istanti, sembra caratterizzare il titolo
Sega.

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