Anteprima Samurai Warriors

La via del guerriero porta alla PSP

Anteprima Samurai Warriors
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  • L'influenza che la sofisticata cultura orientale ha in molti degli ambiti di quella occidentale è innegabile. Sorvolando tuttavia sui tanti che qui non è importante considerare (dalla cucina, dove piatti come il sushi sono di questi tempi molto apprezzati, al settore lavorativo, spesso influenzato da trovate e invenzioni provenienti dal Sol Levante per coinvolgere meglio i collaboratori ed aumentarne così la produttività), soffermiamoci piuttosto su quello relativo all'intrattenimmento (digitale e non). L’attinenza non si limita al campo dei videogiochi: film come “L’Ultimo Samurai” o “Memorie di una Geisha” confermano il sempre maggior interesse verso la cultura orientale da parte degli abitanti del Vecchio Continente e di quello Nordamericano. Anche in “Kill Bill”, ad esempio, la protagonista attinge dal patrimonio bellico nipponico letali armi bianche, le cosiddette Katane prodotte a Tokio da Hattori Hanzo.

    Se poi si dovesse concentrare l'attenzione sul panorama videoludico, la ricerca di influenze orientali risulterebbe affatto difficile. Basterà considerare che due terzi delle colossali case di produzione hardware hanno la loro sede principale nei pressi della capitale giapponese.
    E' dunque inevitabile che molte delle serie più famose e di successo siano strettamente legate ad un'immaginario collettivo non proprio della nostra società, o comunque dipingano ambienti a noi non del tutto comuni. E' il caso, ad esempio, di Onimusha, Shenmue, Project Zero (del quale fu addirittura rivisto il character design, al momento della trasposizione Usa e PAL, tanto fu considerato poco intelligibile dall'utente non orientale). Quando sarà il momento, potremo estendere questa categorizzazione persino ad Okami (uno dei Videogiochi più attesi di quest'anno).
    Fortunatamente, vuoi per un'attenta analisi delle diverse esigenze dei vari mercati (leggi poco sopra), vuoi per una reciproca influenza delle due realtà sociali, molti dei prodotti che ci pervengono non sono totalmente incomprensibili. Con qualche eccezione, ovviamente: si pensi a Dynasty Warriors. Il titolo è uno degli Hack 'n Salsh più longevi del mercato (nella stessa categoria il recente Devil Kings), e si spiega: menar le mani è una pratica universale. Tuttavia i personaggi rappresentati (alcuni in comune con il sopracitato Onimusha) e le mitologie inscenate sono materia del tutto oscura per l'utente medio.
    A quanto sembra, di questo poco importa al fruitore Europeo, e la serie non accenna ad interrompersi.
    La casa di sviluppo Keoi, adirittura, è in procinto di lanciare sulle nostre console portatili l'ennesimo titolo legato a questo brand. Samurai Warriors: State of War, trasposizione in piccolo dell'omonimo per console casalinghe.

    Alla conquista del mondo

    I fan della serie non faticheranno certo a riconoscere sulle proprie PsP gli stessi personaggi utilizzati in Samurai Warriors e Samurai Warriors Xtreme Legend per Ps2, così come ne individueranno facilmente le meccaniche di gioco: quelle proprie di un Hack 'n Slash frenetico e disimpegnato, che già è approdato sulla piattaforma portatile senza troppe pretese di rivoluzionare, piuttosto colorire, il genere ed il mercato dell'handeld made in Sony. L’ultimo nato della saga, come nei titoli sopraccitati, dispone di tre classiche modalità: uno Story Mode dove sarà possibile vivere le vicende dei nostri beniamini; il Free Mode, dove potremo girovagare liberamente sui campi di battaglia; il Versus Mode, per consentirci di sfidare un amico. Tramite alcuni menu secondari, inoltre potremo settare il livello di difficoltà tra i cinque presenti e visualizzare le descrizioni di armi e sottoufficiali (ben 230) sbloccati durante il gioco.
    Ovviamente, tra tutti e 19 i personaggi disponibili nel gioco solo 6 saranno utilizzabili fin dal primo momento; per sbloccare gli altri dovremo faticare e combattere di livello in livello, potenziando man mano il nostro alter ego digitale attraverso alcuni parametri: la barra musou, in grado di darci l’energia per attacchi speciali; attacco, difesa, velocità e aiuti elementali, quindi fuoco, ghiaccio o fulmini proiettati dalle nostre armi durante un attacco. Sarà possibile aumentare questi valori tramite i punteggi ricevuti dopo ogni missione oppure per mezzo del ritrovamento di alcuni particolari oggetti nascosti in casse, angoli remoti e scatole presenti nei vari dungeon.
    Una volta scelto un guerriero, vivremo attraverso immagini e brevi filmati le vicende legate alla sua vita. Dopodichè, tramite un semplice menu, potremo selezionare equipaggiamento e sottoufficiali al fine di adempiere alla nostra missione, come ad esempio la conquista di alcuni territori (riconoscibili dal colore rosso in opposizione a quello blu delle nostre truppe) presenti su un’apposita mappa.

    La vita del Samurai

    Il sistema di controllo di State of War sembra essere ben congeniato per permetterci di combattere e muoverci in tutta libertà: con la levetta analogica controlleremo il nostro personaggio, con il tasto R schiveremo gli attacchi dei nemici, con il tasto L pareremo i colpi avversari, con gli altri tasti attiveremo attacchi semplici e speciali grazie all’energia mosou; il tasto X, infine è adibito al salto.
    Soprattutto a livelli di difficoltà minimi, il gioco non appare mai troppo difficile agli occhi del videogiocatore medio; questa semplicità non lo rende però banale e monotono, vista la grande varietà di missioni presenti. Ci capiterà infatti di dover uccidere il maggior numero di avversari in due minuti, difendere degli alleati oppure sconfiggere generali nemici con caratteristiche fisiche e combattive simili alle nostre. Il tutto sarà ambientato in spazi aperti come giardini o campi di battaglia ma anche in interni, come tempi o dojo dove dovremo stare attenti alle varie trappole disseminate nei locali.
    Alla fine di ogni missione riceveremo una valutazione alla nostra condotta di gioco: A, B e C. In base a questo risultato, al numero di nemici uccisi e alla varietà di oggetti recuperati potremo potenziare come nei GDR le abilità e le caratteristiche del nostro alter-ego digitale.
    Se lo Story o il Free Mode dovesse annoiarci, avremo la possibilità di giocare in multiplayer con tre nostri amici, grazie al sistema wireless delle nostre console. Un esempio di quello che potremo fare è data da due delle modalità disponibili in questo ambito: Vanguard e Bandit. Il primo sarà una sorta di deathmatch, dove dovremo uccidere 5 sottoufficiali nemici nel minor tempo possibile; dal canto suo Bandit, molto similmente, ci costringerà a vestire i panni del bandito ammazzando così i nemici per rubare il loro oro.
    Secondo le ultime informazioni, sembra non esistere una modalità di gioco in cooperativa: un vero peccato per un gioco che avrebbe sicuramente divertito i giocatori a collaborare per la vittoria finale.

    Samurai Warriors: State of War Samurai Warriors: State of War riesce a portare sugli schermi dei nostri handheld Sony tutta la tradizione nipponica dei Samurai. Katane, onore, combattimenti e sfide: elementi sui quali gli sviluppatori non hanno lesinato pixel e animazioni per renderli al massimo delle loro possibilità. La giocabilità si sviluppa in modo lineare e semplice, potendo così seguire con facilità le vicende legate al Samurai prescelto e avanzare così nel gioco senza troppi problemi, rispettando man mano le missioni richieste. Così facendo, le abilità e le tecniche del nostro guerriero verranno ampliate, potenziandolo in vista di una futura nuova sessione di gioco. La longevità, infine può contare su ben diciannove personaggi da utilizzare, una modalità in singolo sicuramente appassionante ed una multiplayer varia e divertente. Il problema del titolo non è legato quindi alla giocabilità, alla grafica o alla brevità. Samurai Warriors: State of War è purtroppo qualcosa di già visto, di già giocato in tutte le sue forme. Un esempio su tutti: Dinasty Warriors, prodotto e sviluppato dalla stessa Koei sia su Ps2 che su Psp. Stesso sistema di gioco, stesso metodo di sviluppo, stessi ambienti legati al feudalesimo giapponese. Potrà State of War darci qualcosa di innovativo, originale e creativo? Oppure si limiterà a essere il gioco di fattura discreta come ne girano tanti (troppi) in giro? Su questi quesiti gravitano le possibilità del titolo di divenire qualcosa di nuovo oppure una semplice e insipida minestra riscaldata. Vedremo.

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