First look Alone in the Dark

Soli in balia delle tenebre

First look Alone in the Dark
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • Pc
  • New York, Manhattan, Central Park.
    Quale miglior sfondo per narrare vicende oscure e cariche di mistero se non quest’immensa distesa verde nel cuore d’acciaio e cemento di una delle più grandi metropoli del mondo?
    E’ questo, infatti, lo scenario scelto dagli sviluppatori Eden Studios per la loro ultima creazione, che ci porterà, ottanta anni dopo, nuovamente soli al cospetto delle tenebre.
    Avrete capito che stiamo parlando del quinto capitolo di uno dei precursori del tanto blasonato quanto criticato genere videoludico conosciuto come survaival horror: Alone In The Dark.
    In questo nuovo episodio andremo a indossare i panni dell’indimenticabile Edward Carnby, protagonista del primo Alone In The Dark. Per qualche oscuro motivo, in ogni caso, il protagonista non sembra soffrire fisicamente del salto temporale (1926 - 2006).
    Poche, sintetiche spiegazioni ci sono state date a proposito: solamente un accenno ad un non precisato legame che questo “ringiovanimento” avrà poi con lo sviluppo dell’intreccio narrativo.
    Ciò che invece e’ trapelato alla presentazione a porte chiuse, riguardo alla trama, e’ che andremo ad investigare su una minaccia di origine oscura, venuta dal mondo dei morti (personalissima traduzione di quello che più volte e’ stato chiamato “Afterlife”).
    Molto curioso inoltre il tentativo, esplicitamente esposto dai game developers, di creare attraverso il gioco una sorta di mito attorno a Central Park, secondo loro un ambiente quasi fuori luogo sullo sfondo di grattacieli che lo circonda.
    Proprio per questo il gioco e’ interamente ambientato a Central Park, ricreato interamente in digitale per l‘occasione, nel quale il nostro alter ego potrà muoversi liberamente in lungo e in largo grazie anche al “controllo totale” di cui parleremo in seguito.
    Veniamo ora a ciò che abbiamo potuto osservare con i nostri occhi: due diverse situazioni giocate (purtroppo non direttamente) che andranno ad illustrare da sole il sopraccitato sistema di controllo del personaggio.
    Nella prima location troviamo il nostro eroe , immerso nell’ombra, al risveglio da un probabile svenimento.
    La visuale e’ in prima persona e, increduli, ci accorgiamo che la luce filtrante poco più avanti, crea ad Edward una momentanea cecità, guaribile agendo sul pad e facendo così sbattere le palpebre al frastornato digitale (l’effetto visivo dei riflessi che, lentamente, inondano e confondono la scena, è a dir poco stupefacente). Le lunghe pause visive del battito degli occhi, nei primi momenti dell’avventura, dirigono con maestria il ritmo dei passi di Edward, in effetti inquietando non poco anche uno spettatore esterno.
    La visuale passa, poco più avanti, in terza persona, quando il protagonista si riprende parzialmente. Tuttavia la situazione non è ancora confortante: nella stanza in cui si ambienta la scena muri e soffitto si stanno riempiendo di crepe, ormai vicini al crollo. Il giocatore tenta inutilmente di fuggire, ma è troppo tardi: la stanza cede e, salvo per miracolo, Edward si ritrova appeso ad un cornicione, proprio su un palazzo affacciato su Central Park.
    Già da questa prima scena si notano alcune caratteristiche distintive del gioco: un uso molto curato di luci ed ombre ed il taglio cinematografico, come mai si e’ visto prima in un titolo del genere, delle scene non giocate e delle inquadrature.
    Senza lasciare troppo tempo per successivi approfondimenti i ragazzi ATARI lanciano la seconda parte della presentazione.
    Questa volta ci troviamo nel cuore di Central Park e il nostro alter ego sta salendo a bordo di un’automobile.
    All’interno del veicolo la visuale torna in prima persona e per l’utente è possibile interagire con ogni elemento: accendere il climatizzatore per rimediare all’appannamento del cristallo, accendere la radio, spostarsi tra i sedili, rovistare nel bauletto del cruscotto e sotto l’aletta parasole.
    Possiamo addirittura tentare, qualora non ci fossero doppioni di chiavi, l’accensione del motore tramite l’unione dei fili sotto il piantone dello sterzo (simulata alla grande con i movimenti dello stick destro e sinistro), facendo attenzione però a non sbagliare: una mossa avventata e rischiamo di suonare il clacson che risvegliera' l’attenzione di tutte le creature del parco.



    Vedendoci così stupiti dopo questi pochi minuti di presentazione, i responsabili di Alone In The Dark 5 hanno voluto aggiungere qualche informazione ulteriore per rendere ancor più grande la nostra curiosità e maggiore il nostro interesse per il prodotto.
    Ci hanno parlato in particolare delle idee che alla base dello sviluppo: immersione e coinvolgimento completo del giocatore ed uno sviluppo della trama quanto più possibile simile a quello di un film o, più correttamente, di un serial televisivo.
    Per questo non si sono limitati a dare un taglio cinematografico alla maggior parte delle scene di gioco, ma hanno diviso lo stesso in “puntate” della durata di 30 - 40 minuti, ciascuna intramezzata dal riassunto della precedente.
    Non bastasse, sono state tolte tutte le interfacce HUD a schermo, che rimarrà pulito per tutta la durata dell’avventura: niente barre d’energia, niente icone e, soprattutto, nessun inventario.
    E’ questa una delle novità più grosse in relazione all’immersione nel gameplay: per visualizzare l’inventari,o infatti, non bisognerà far altro che aprire l’impermeabile di Edward e guardare nelle tasche al suo interno. In tal modo (come grazie alla possibilità di utilizzare veicoli), non solo viene portata una ventata di freschezza in un genere trito e ritrito come quello dei survival horror, ma si aggiunge anche una notevole componente di realismo: potremo portarci dietro solo gli oggetti che serviranno alla nostra sopravvivenza, anche per non dimenticare che all’indagine, sarà proprio la spinta all’auto-conservazione guidare le gesta dell’eroe, non la volontà di sterminio (come pareva dalle ultime incarnazione di Alone in The Dark).
    Considerando che tutto ciò e’ impreziosito da un set grafico e d’animazioni a tutti gli effetti next-gen, e dall’immensa possibilità d’interazione presentataci, non possiamo far altro che ritenerci pienamente soddisfatti, se non leggermente meravigliati.

    Alone in the Dark Gli elogi a quel che abbiamo visto si sprecano: se davvero, al momento dell’uscita, il prodotto dimostrerà una buona implementazione delle caratteristiche sopra descritte, e sarà in grado di proporle per tutta la durata dell’avventura, non solo sarà un Must Buy, ma una vera e propria chiave di volta per il genere di appartenenza. Sarà il gioco che riscriverà i canoni del survival horror gaming -senza la necessità di impianti action (Resident Evil 4)- e lo porterà alla gloria nella sua concezione più pura.

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