Guida SoundBlaster X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series

Quando anche l'orecchio vuole la sua parte

Guida SoundBlaster X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series
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  • Molto spesso quando si parla del fatale binomio PC - Videogiochi, siamo portati ad analizzare la questione parlando di processori, ram e schede video.
    In questi ultimi anni tuttavia, ha preso sempre più campo un comparto tecnico che esula un attimo da questi preconcetti canonici: il settore sonoro.
    Con nostalgia ricordiamo i motivetti midi a pochi bit, a tappeto dei titoli che hanno allietato i pomeriggio della nostra infanzia, ma oggi, è proprio il caso di dirlo, la musica è cambiata.
    Si parla sempre più di audio multicanale, posizionale e di alta fedeltà, concetti non esattamente innovativi se pensiamo al mondo della celluloide, ma senza dubbio affascinanti nel contesto del pc gaming.
    Per tanto, occorre smettere di pensare al semplice concetto di scheda sonora, ma iniziare a parlare di APU, ovvero Audio Processor Unit: schede PCI specifiche e computazionalmente evolute, create per fornire fonti audio di qualità in output.
    La maggior parte di motherboard di fascia medio alta, prodotte attualmente, sono equipaggiate con una soluzione audio on board, volgarmente detta integrata.
    Ovviamente rappresentano un buon compromesso, specialmente per quello che concerne il portafogli, ma altrettanto ovviamente non rappresentano certo il massimo della qualità e dell'innovazione tecnologica.
    In questo articolo parleremo per tanto di una fra le ultime schede audio nate in casa creative, basata sull'ormai affermata tecnologia X-FI: la SoundBlaster X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series.
    Entreremo quanto basta nei dettagli tecnici alla base dell'architettura X-FI, giusto per fornire qualche nozione tecnica e teorica per permettere a chiunque di sapere a grandi linee come lavorano le schede basate su questo tipo di tecnologia, e commenteremo alcuni benchmark da noi svolti per vedere se effettivamente le caratteristiche scritte sulla carta hanno valenza anche nella realtà.
    Qualcuno potrebbe avere obiezioni riguardo questo approccio, per il semplice fatto che l'architettura X-FI è ormai presente sul mercato da qualche anno.
    Tuttavia preferiamo procedere in questa maniera perché riteniamo interessante analizzare un contesto così trascurato come quello dell'elaborazione audio, nonché misterioso per molti utenti.
    Per questa ragione cercheremo di rendere il tutto in termini semplici, senza troppe sigle e acronimi oscuri snocciolati con estrema nonchalance, e di fare un piccolo punto sulla questione.

    Audio Digitale

    Prima di entrare nel vivo degli argomenti, è saggio fare una piccola introduzione riguardo il mondo dell'audio, senza la pretesa di sviscerare l'intero argomento, ma solo per dare un'infarinatura intuitiva che meglio consenta di apprezzare il resto dell'articolo, specialmente quando inizieremo a parlare di bitrate, e altre mostruosità simili. Per prima cosa occorre fare una piccola digressione
    riguardo la natura dell'audio, nello specifico parlando di cosa significhino le tanto abusate espressioni " audio Digitale" ed " audio Analogico" e perché un buon numero di persone si scontrano costantemente questionando su quale via fra queste due sia la migliore.
    Volendo rimanere sul semplice, possiamo immaginare il suono come una vibrazione, una perturbazione che si propaga nello spazio attraverso un elemento di propagazione.
    In fisica questo discorso viene reso con un'onda più o meno armonica, ovvero con una grandezza continua.
    Quindi in base alla lunghezza d'onda, più precisamente alla frequenza e all'ampiezza d'onda, avremo suoni diversi.
    Come riprodurre artificialmente un suono? Come riusciamo a rendere una grandezza continua? Potremmo costruire un macchinario, composto da valvole, resistenze e condensatori, capace di generare una flusso elettrico al suo interno, in grado a sua volta di produrre una serie di differenze di potenziale traducibili da una cassa come vibrazione sonora.
    Detta così, sembra una cosa cattivissima, ma in buona sostanza questo è il metodo analogico: la vibrazione sonora, che abbiamo definita continua, viene ricreata con una grandezza simile, basata sull'attraversamento da parte di una corrente elettrica, di una specifica circuitazione.
    Volendo fare un piccolo esempio, forse utile ad una maggiore comprensione di quanto detto, immaginiamoci di aver fra le mani un bell'amplificatore per chitarra a valvole, anzi un signor amplificatore: immaginiamo di sollazzarci con un bel VOX AC30 degli anni 70.
    Il cosiddetto timbro, basato sull'equalizzazione dei volumi delle varie frequenze, viene creato regolando il suono con alcune manopole.
    Immaginiamoci di aver trovato un suono per la nostra chitarra che ci soddisfa alquanto, e immaginiamoci che un fratellino dispettoso, in un nostro momento di distrazione, per farsi beffe di noi, abbia spostato a caso le manopole dei medi e dei bassi. Noi cercheremo di riportarle grosso modo nella posizione in cui si trovavano quando riuscivano a ricreare quel suono a noi tanto caro, ma purtroppo dobbiamo metterci l'anima in pace: quell'esatto suono non riusciremo a ritrovarlo mai più.
    Ne creeremo casomai uno molto simile, ma non esattamente quello voluto: una differenza posizionale di qualche decimo di millimetro, fa si che il potenziometro produca una flusso elettrico minimamente diverso dal precedente, e di fatto è praticamente impossibile (specialmente se teniamo conto che il nostro fratellino ha messo mano su due potenziometri) riavere la configurazione precedente.

    Questo ci da un idea di cosa significa "segnale continuo", quindi "audio analogico" e soprattutto ci insegna a tenere gli strumenti fuori dalla portata dei bambini dispettosi.
    Con l'audio digitale le cose sono nettamente diverse, il che non è ovviamente sinonimo di "migliori": mai ci permetteremmo di schierarci fra i pro digitale o fra i pro analogico, preferiamo rimanere neutrali.
    Un computer, per quanto evoluto possa essere, ha sempre a disposizione delle risorse limitate: anche con 64 giga di Ram, ovvero una quantità astrale di memoria primaria, e una motherboard su cui sono alloggiati 8 quadcore a 3.0 GHz, di fatto non è in grado di calcolare nella sua interezza un numero irrazionale.
    Il motivo è semplice: parliamo di numeri con cifre decimali infinite, e come è logico pensare, non è possibile ne tantomeno intelligente far contare un macchina verso l'infinito.
    Per tanto occorrerà troncare o arrotondare questi numeri ad un certo numero di cifre decimali, compatibilmente al tipo di precisione che vogliamo ottenere dai nostri calcoli e con l'aritmetica definitiva sulla macchina.
    Potremmo aprire un'interessante parentesi su quest'argomento, ma ci pensa il calcolo numerico una temutissima branchia della matematica, allegramente inserita in quasi tutti i corsi di laurea i cui nomi contengono la parola "informatica", a trattare la questione:
    basta ben capire che una macchina non è in grado di lavorare su una matematica infinita, ma piuttosto su una "discreta" che con opportune approssimazioni, riesce con errori relativamente bassi a simulare la matematica reale, di infinita e baldanzosa complessità.
    Il suono digitale è per tanto reso tramite un'approssimazione: non essendo possibile creare un'onda nella sua interezza, ne disegneremo una molto simile, tracciando alcuni degli infiniti punti che le appartengono e congiungendoli.
    Ecco che si spiegano da soli i valori che molto spesso troviamo a corollario ad un file sonoro, ovvero quei numeracci che troviamo nella descrizione del medesimo. Infatti, quando parliamo di suono a 8 bit, o 24 bit, null'altro intendiamo la " precisione " con cui tracceremo uno dei punti di approssimazione dell'onda: è ovvio che un maggior numero di bit corrisponda a cifre con più decimali, quindi più accurate, e viceversa un numero basso significhi un approssimazione più marcata.

    Quando invece leggiamo valori tipici di una frequenza, tipo 44,1 e 48 KHz ( ovvero in un secondo di musica i punti di approssimazione presi sono rispettivamente 44100 e 48000), stiamo parlando della frequenza di campionamento, ovvero in termini semplici, ogni quanto prendiamo questi punti per il disegno dell'onda.
    Più punti abbiamo e più precisamente vengono disegnati, maggiore sarà la qualità sonora e la gamma dinamica inerente.
    Quindi, detto tutto questo, dovremo aver ben chiaro una cosa: non esiste a priori un vincitore fra l'analogico ed il digitale.
    Entrambi hanno forti pregi e forti difetti: ad esempio l'alta fedeltà che l'analogico regala è molto spesso uno standard qualitativo, ma purtroppo per raggiungere tali risultati spesso occorre chiedere un mutuo.
    L'audio digitale senza dubbio ha raggiunto un buon livello qualitativo apprezzabile ad un costo più abbordabile rispetto la controparte, il che ha facilmente contribuito alla diffusione commerciale dei formati digitali e dei mezzi per la loro riproduzione. Non dimentichiamoci che siamo nell'era dei Cd, dell'Mp3, dell'IPod e della pirateria musicale, quindi non c'è altro da aggiungere per ribadire quanto detto.
    Tuttavia il mondo dell'alta fedeltà storce la bocca di fronte a queste soluzioni, difendendo a spada tratta i proprio canoni e i proprio ritrovati.
    Insomma, siamo alle prese con un mondo a dir poco variegato e fantasioso, in cui non c'è limite all'inventiva e alle soluzione personali:
    chi direbbe mai che il tavolo ideale per un giradischi o un lettore Cd deve avere necessariamente tre gambe, un piano di marmo massiccio, e che è bene mettere alcune batterie stilo esaurite sotto le casse, per abbattere le vibrazioni? C'è veramente molto da dire, ma a noi basti sapere che il discrimine fondamentale in questo settore è l'orecchio e il gusto personale: soltanto i vostri padiglioni auricolari riusciranno a determinare cosa suona bene e cosa suona male per il vostro sentire. A patto che abbiate termini di paragone con un supporto sonoro di alta qualità, è ovvio.
    Dopo questa breve e veloce ma doverosa infarinatura, possiamo entrare nel vivo del nostro articolo parlando finalmente dell'architettura X-FI e dell'istanza della medesima sotto nostra analisi: la SoundBlaster X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series.

    APU, questa sconosciuta

    E' d'obbligo una precisazione doverosa, che forse può far scemare l'entusiasmo ma che sarebbe una vero e proprio delitto tacere: ascoltare musica con il PC non è il massimo.
    Ciò non è una critica al digitale, ma all'architettura specifica su cui ci appoggiamo.
    E' infatti praticamente impossibile limitare a priori i rientri di corrente ed i conseguenti disturbi elettromagnetici che possono gravare su una scheda audio PCI, vista la presenza di una così alto numero di unità alimentate ed attive.
    Non a caso le schede professionali per la registrazione digitale sono quasi esclusivamente esterne, molto spesso connesse con FireWire ed alimentate autonomamente dall'esterno, proprio per evitare i cosiddetti rientri, come ad esempio il classico rumore degli hard disk.
    Ovviamente questo discorso è un piccolo processo alle intenzioni: non vogliamo certo raccontarvi che una scheda sonora PCI è il massimo standard qualitativo per l'audio, ma piuttosto che l' X-FI rappresenta uno dei migliori ritrovati nel settore, ed è capace di fornirvi una qualità piuttosto elevata d'ascolto.
    Il motivo è semplice e facilmente intuibile specialmente alla luce di quello che abbiamo scritto nel precedente paragrafo: nel mondo audio niente è assoluto, tutto è discutibile ed opinabile, quindi è bene stemperare la classica corsa al miracolo, ma entrare nell'ottica di un felice relativismo.
    In questa chiave, riusciamo ad apprezzare indiscutibilmente il prodotto Creative, che vi preannunciamo essere veramente valido e di qualità per lo standard PC.
    Non a caso abbiamo parlato di APU (Audio Processor Unit) nel cappello introduttivo, per il semplice motivo che l'architettura X-FI non è costituita da un semplice convertitore di segnali digitali in analogici, ma bensì si rivela essere qualcosa di molto più elaborato e potente.
    L'audio digitale in uscita da un PC, come l'output video di qualche tempo fa, veniva classicamente elaborato tramite una attraversamento di una Pipeline (QUI viene descritto intuitivamente il significato di questo termine inquietante).
    Ovviamente i punti di lavorazioni erano costituiti da una serie di chip dedicati a calcoli ben precisi, in grado di compiere specifiche istruzioni sui dati transitanti dalla catena.
    Inutile dire che questo modus operanti ha dei limiti, poco visibili se di fronte a operazioni ragionevolmente semplici, ma ben marcati quando le cose si complicano.
    Per tanto Creative, nel concepire il nuovo Chip Audio della X-FI (per gli amici CA20K1), ha pensato di sconvolgere l'architettura classica e passare ad una in grado di reggere il sempre crescente carico computazionale, tipico della realtà video ludica moderna.
    Piuttosto che mettere i dati da elaborare all'inizio di un nastro trasportatore, Creative ha pensato di inserirli in un anello elaborativo, chiamato appunto Audio Ring.
    A questo anello sono connesse le componenti classiche e dedicate tipiche di un APU, come ad esempio SRC, FILTER e MIXER, affiancate da un potente DSP e non soltanto come avremo modo di vedere.
    La domanda quindi è semplice: dove sta il guadagno in termini computazionali?
    Molto semplicemente la struttura ciclica permette che i dati in input "ciclino" all'interno della medesima, in maniera efficiente, piuttosto che percorrere una ipotetica pipeline, un numero x sufficiente alla loro elaborazione.
    Infatti, questo moto circolare svincolato da ogni ordine elaborativo,consente, oltre che ad un attraversamento simultaneo di più job, l'esecuzione di date operazioni in maniera mirata, e soprattutto scalabile, visto che l'elaborazione terminerà dopo un tot cicli, senza passare forzatamente da stadi il cui transito non produce attività ai fini del risultato.
    Se infatti, all'interno di un architettura pipe, dopo un primo attraversamento un dato richiede un operazione propria di uno stato interno della fila, questi dovrà riattraversare tutte le parti logiche per giungere allo stadio desiderato, senza che questa compiano una vera e propria attività sul medesimo: in termini semplici, un caso del genere porta ad un'inefficienza radicata, traducibile sostanzialmente in una perdita di tempo.
    Parlando di cifre, l'APU X-FI sembra in grado di riuscire ad eseguire ben 10000 MIPS al secondo (in soldoni qualcosa come dieci miliardi di operazioni al secondo...), in virtù di un clock di 400 MHz e grazie ai suoi 51 milioni di transistor, in grado, sempre secondo le stime Creative, si spingere la scheda a performance ben 24 volte superiore a quelle tracciate da una precedente Creative Audigy 2 ZS.
    A conti fatti, l'audio ring Creative risulta essere in grado di usufruire di ben 4096 canali audio con cui baloccarsi: senza ombra di dubbio, si parla di cifre di altissimo livello.
    Proseguiamo quindi entrando nel merito della componentistica, parlando quindi di tutti gli allegri signori che si affacciano sull'anello circolare alla base dell'architettura X-FI.

    Tutti per uno e uno per tutti

    Uno degli elementi fondamentali dell'architettura è il DSP, per esteso il DIGITAL SIGNAL PROCESSOR, l'unico che più si avvicina al concetto "general purpose" nel panorama componentistico di una scheda audio che abbiamo detto essere per lo più costituito da parti logiche dedicate, ovvero specializzate in azioni specifiche.
    Infatti il DSP è un componente dotato di un certo set di istruzioni, capace quindi di svolgere variegate funzioni, con un motivo d'essere ben definito: sono a lui delegate tutte le operazioni che per motivi computazionali rimangono da applicare ai dati sonori in input, che le componenti specific purpose non sono state in grado di elaborare.
    Risulta per tanto chiara la sua rilevanza, e altrettanto motivata l'attenzione riposta da Creative nella sua realizzazione.
    In questa veste il DSP è appunto ribattezzato Quartet DSP, in onore del fatto che è in grado di supportare ben quattro thread Hardware simultaneamente.
    Questo significa che all'interno del Quartet DSP sono implementati ben quattro unità di calcolo indipendenti, garanti quindi di un buon livello di parallelismo elaborativo, ma non solo: ognuno di questi processori è in grado di lavorare su due cammini per i dati.
    Questo modus operandi dell'architettura X-FI si chiama SIMD ( ovvero Single Instruction Multiple Data) e ben si sposa con l'elaborazione di flussi audio su canali doppi o meglio in numero pari, visto che è possibile con una sola istruzione andare a lavorare su due fonti dati distinte.
    Un'ulteriore ottimizzazione del processo elaborativo viene resa possibile dalla capacità del Quartet DSP di utilizzare dei dati appena calcolati, quindi di output, come nuovi elementi di input: come è ovvio, questo permette di innalzare l'efficienza di questa architettura a livelli veramente notevoli.
    Un altro elemento chiave da trattare è sicuramente l'SRC, per gli amici "Sample Rate Converter", componente fondamentale ed apposita alla conversione della frequenza di campionamento, che nella sua incarnazione X-FI trova un'implementazione innovativa, brevettata da Creative, ribattezzata con il nome "X-FI S-SRC" (dove appunto la esse aggiuntiva sta per SUPER).
    Per capire cosa fa questa componente, basta pensare ad un piccolo problema: se abbiamo un numero n di suoni, campionati a bitrate diversi, come è possibile missarli insieme in output?
    Non è infatti possibile avere un risultato in uscita il cui bitrate è ibrido: deve assolutamente avere un valore finito e determinato.
    Questa situazione non è affatto remota: giusto per fare un esempio, se vogliamo far suonare una canzone e cantarci sopra con un microfono qualsiasi, può benissimo darsi che la musica abbia un campionamento molto più raffinato rispetto a quello utilizzato per la voce, e quindi la scheda deva in qualche modo pensare a risolvere questo piccolo problema.
    Questo non è che uno dei possibili scenari in cui si deve intervenire sulle frequenze: basta pensare alla ricreazione dell'effetto doppler, oppure alla semplice interconnessione di due dispositivi con frequenze di lavorazione diverse, legate a DAC ( Digital to Analogic Converter) o ADC (Analogic to Digital Converter) che girano a frequenza diverse rispetto quelle di una presunta registrazione.
    Ecco quindi che entra in gioco l'SRC, e la sua opera di conversione: mediante tutta una serie di algoritmi matematici , molto spesso di interpolazione, andrà a ricampionare il suono, alzandone o abbassandone la frequenza, in base alle evenienze.
    Ovviamente ricampionare, significa compiere anche dei piccoli errori di interpolazione: stiamo parlando di matematica!
    Il fatto di avvertire o meno delle forzature sul suono, come ad esempio delle compressioni estreme su alcuni picchi, o delle distorsioni, o ancora una risposta in frequenza incostante, significa che la nostra opera di conversione non è delle migliori.
    Classicamente un SRC è basato su un poly-phase Finite Impulse Response filter, noto ai più come FIR: in buona sostanza immaginiamoci questa componente come un qualcosa in grado di calcolare la frequenza di campionamento del dato in output come somma dei prodotti delle fonti in ingresso.
    Per avere dei buoni risultati, o meglio dire per non avere un risultato veramente scadente, occorre lavorare con una buona precisione numerica per calcolare un buon numero di prodotti, e quindi cimentarsi in calcoli il cui costo computazionale non è esattamente una sciocchezza.
    Creative nel suo S-SRC promette di rendere questo intero processo totalmente trasparente all'ascoltatore, minimizzando quindi gli errori di istanza, inevitabili e legati alla natura stessa dell'audio digitale e della finitezza delle risorse di una macchina, fondendoli con il classico rumore di fondo e soprattutto adottando una tecnica a basso costo computazionale.
    L'idea alla base della soluzione Creative è semplice nella sua complessità: piuttosto che calcolare tutte queste operazioni in un singolo e complesso stato, meglio passare a tre distinti passi di elaborazione.
    Il primo andrà a moltiplicare la frequenza di campionamento per un fattore due mentre il secondo, un filtro FIR classico andrà a moltiplicare il valore del campionamento per il prodotto fra numero intero noto ed il quoziente fra la frequenza in input e quella in output, ottenendo un valore di campionamento quattro volte quello desiderato.
    All'ultimo stadio occorrerà quindi dividere per quattro la frequenza calcolata dallo stadio due, per avere il risultato finale.
    Detta così tutto il procedimento sembra molto complesso, ma basta dare un occhio all'immagine attinente presente qui nei paraggi, per capire al volo come funziona la faccenda.
    Lavorando con termini semplici e con algoritmi costruiti ed ottimizzati ad hoc, il solo S-SRC Creative è in grado di svolgere 7310 MIPS, in virtù dei 256 sample rate converter base che costituiscono l'unità specifica, ma non solo: stando ai test di Creative, la conversione di una fonte sonora da 44.1 KHz a 48 KHz è affilitta da errori (meglio i rumori) la cui stima si aggira a -136 DB con banda passante di - 0.000025 db, ovvero meno del rumore di fondo.
    Indubbiamente il lavoro svolto da Creative è pregevole, e lo sforzo nell'ottimizzare processi notoriamente difficili come appunto il ricampionamento, non è assolutamente una faccenda di poco conto.
    Passiamo ora a parlare brevemente dell' X-Tank, altra componente presente nel famoso anello Audio Ring, che riveste un ruolo di spicco nel calcolo dei cosiddetti effetti.
    Questa componente è infatti dedicata al calcolo di riverberi, chorus e flanger, più in generale tutti gli effetti basati su delay, ovvero sulla manipolazione temporale della fonte sonora.
    In passato, questo ruolo veniva tranquillamente svolto dal DSP, ma ovviamente ciò comporta dei limiti in efficienza: godere di una componente dedicata piuttosto che avvalersi di una general purpose, porta senza dubbio ad una performance di maggior livello.
    Creative, oltre a questo, non ha certo implementato l' X-Tank senza pensare alle prestazioni: si parla di un unità in grado di compiere 1024 accessi per campione e di svolgere ben 4400 MIPS, capace di sfruttare una sorta di buffer circolare per memorizzare i valori degli effetti calcolati, e casomai riprenderli in input se serve.
    L'X-Filter è invece l'unità in grado di calcolare tutta quella serie di effetti necessari alla resa posizionale e spaziale dell'audio, come ad esempio l'occlusione, l'ostruzione, la resa di suoni in lontananza, nonché la gestione degli effetti ambientali.
    Il lavoro di questa componente è quindi importantissimo quando parliamo di sistemi audio multicanale e di audio posizionale, ed il fatto che tutta questa serie di operazioni venga svolta a livello hardware piuttosto che con un'emulazione software la dice lunga sulla potenzialità e la versatilità dell'APU X-FI nel contesto gaming.
    Dando qualche dettaglio tecnico spicciolo, questa componente contiene al suo interno 512 filtri in virgola mobile la cui potenza computazionale è stimata sui 200 MIPS, in grado quindi di calcolare un buon numero di filtri simultaneamente e a tempo di esecuzione.
    Passiamo ora a parlare del X-FI mixer, ovvero la componente in grado di gestire ed ovviamente mixare i 4096 canali su cui lavora l'APU X-FI.
    Per arrivare a un così grande numero di canali, Creative ha dotato l' X-FI mixer di 256 Audio Summation Nodes, capaci di emulare un mixer con X canali in input, Y canali aux e Z canali mixer in uscita.
    Semplicemente lavorando di calcolo combinatorio, l'X-FI permette di lavorare su un massimo di 4096 segnai diversi, da mixare in output: senza dubbio una quantità industriale, specialmente se pensiamo ai canali che possiamo usare per gestire gli effetti.
    Ovviamente un effetto lavora su un canale, e nel caso dell'X-FI è possibile combinare tutte i singoli paramenti che denotano un dato effetto su 1024 nodi effetto.
    Questo ben si sposa con il calcolo di svariate voci, ognuna delle quali potenzialmente effettabili, tipico dei videogiochi moderni, specialmente in virtù delle 1210 MIPS, ovvero operazioni in virgola mobile al secondo, che X-Mixer è in grado di usare.
    Sicuramente uno degli elementi maggiormente innovativi ( come concezione, non come implementazione: l'intera X-FI è la summa di svariate novità progettuali ed applicative) che si affacciano sull'Audio Ring X-FI è l'unità di trasporto, conosciuta appunto come Transport Engine, che funge da interfaccia fra l'APU, l'eventuale memoria onboard montata direttamente su alcuni modelli della scheda Creative, e la memoria RAM del PC.
    Come ben sappiamo, quasi tutte le schede X-FI sono equipaggiata con un certo quantitativo di Ram, ribattezzata X-RAM nell'evenienza: 2 mega nel caso dei modelli con meno ambiziosi , e 64 MB per quelli più spinti, come ad esempio la nostra X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series.
    Se nel caso dei primi, la Ram viene usata come una sorta di cache per l'APU della scheda, nei secondi viene usata per velocizzare l'operazioni di caricamento, allocando i dati necessari all'elaborazione direttamente sulla scheda.
    Il rischio, quando si va a cercare un dato, è che questo non si trovi in RAM e quindi occorra andare a ricercarlo sul disco fisso: di fronte a questa evenienza, le performance dell'applicazione coinvolta decadono notevolmente, perché semplicemente l'accesso ad un disco è più grande di qualche ordine di grandezza dell'accesso alla memoria principale.
    Il Transport Engine quindi lavora per garantire il minor numero di accessi accessori alla memoria di sistema, cercando di caricare in X-RAM tutti i dati che potranno essere utili all'X-FI APU nel suo cammino elaborativo,
    Ecco per tanto tracciata una piccola e veloce panoramica su i componenti di maggior rilievo che implementano il progetto X-FI, che di fatto ci permette di trarre già qualche conclusione.
    Specialmente rispetto al passato, le schede X-FI si rivelano essere una vera e propria svolta: computazionale per i moltissimi MIPS sviluppati dalla propria architettura, qualitativa per la bontà dei segnali che è in grado di elaborare ( 24 bit 192 Khz in stereo, 24 bit e 96 KHz multicanale), ludica per il grande numero di effetti, e di voci (128 Direct Sound e 128 Direct Sound 3D) gestiti.
    Prima di passare a parlare direttamente della scheda oggetto del nostro articolo e soprattutto dopo tanto discorrere su numeracci tecnici, vale la pena analizzare anche le features a disposizione dell'utente finale, giusto per concludere la presentazione del prodotto e capire praticamente cosa un X-FI è in grado di regalarci.

    Three is better than one, also than two

    Prima di parlare di alcune feature importanti che le schede X-FI sono in grado di offrire, riteniamo giusto entrare prima nel merito della tecnologia "Active Modal Architecture", se vogliamo uno dei punti chiave nel rapporto scheda - utente.
    Infatti tramite la selezione di tre modalità di lavoro ben precise ( Gaming, intrattenimento e creazione audio) è possibile impostare il modus operandi dell'intero processore audio X-FI in altrettanti contesti operativi, ottimizzati per determinati tipi di operazioni.
    E' infatti inutile e controproducente dal punto di vista delle risorse, lasciare attiva la registrazione ad alta precisione oppure il supporto per la trattazione dei segnali Midi, se vogliamo ad esempio giocare ad un videogioco: ecco quindi che basterà settare la modalità gaming, per ottimizzare il lavoro della scheda in questa direzione.
    Questa modalità infatti è stata creata appositamente per dare pieno appoggio computazionale a tutta quelle serie di operazioni audio legate all'esecuzione di un qualsiasi videogioco, cercando di relegare totalmente alla scheda qualsiasi operazione di accelerazione audio, svincolando quindi la CPU per consentirle di concentrarsi maggiormente su altre operazioni.
    I benefici di questo approccio, si apprezzano in maniera particolare sul fronte frame rate, specialmente nel caso di complesse elaborazione sonore, come gli EAX ( di cui parleremo più avanti) e di numeri elevati di voci in multicanale: se l'intero circolo elaborativo fosse sulle spalle della CPU, sicuramente il numero di frame per secondo ne risentirebbe.
    Ponendo la scheda in modalità gaming, concentreremo tutta la potenza computazionale del processore X-FI su questo tipo di operazioni, disattivando altre features sicuramente utili in altri contesti elaborativi.
    Non possiamo quindi che lodare l'attività svolta dall'ingegneri Creative, nel proporre una APU a dir poco poderosa sul fronte elaborativo, ma anche flessibile ed ottimizzata per famiglie di operazioni tipiche di particolari scenari di utilizzo.
    Nel caso della modalità " intrattenimento", verrà posta maggior attenzione nella qualità della riproduzione delle fonti sonore, visto e considerato che tale contesto è appositamente studiato per la fruizione di musica e contenuti audio visivi.
    Per tanto risulteranno attive tutte quelle features che vanno appunto ad arricchire l'ascolto di musica, come ad esempio la riproduzione ad alta fedeltà, oppure l'upmix da stereo a multicanale, (di cui parelemo approfonditamente dopo) e saranno non disponibili tutte le funzionalità che a conti fatti risulterebbero soltanto un surplus applicativo ed un spreco inutile di risorse.
    Sempre in piena linea con questo intelligente sistema di gestione, è stata concepità la modalità "Creazione Audio", all'interno della quale è possibile effettuare delle registrazioni amatoriali, o baloccarsi in qualche editing a livello sempre non professionale.
    Parlare di livello amatoriale, non è certo denigrante nei confronti del prodotto Creative, visto che questi non è assolutamente concepito per essere adoperato in un studio di registrazione di altissimo livello, ma bensì per venire in contro alle esigenze di un pubblico di videogiocatori e di coloro che intendono usare il pc come strumento multimediale, ad un buon livello qualitativo.
    In buona sostanza nella modalità "Creazione Audio" verranno disabilitati tutti quelli effetti considerabili accessori al fine pratico per cui è stata concepita, ottimizzando quindi l'elaborazione dell'APU X-FI su operazioni quali la registrazione a bit, quella multicanale, oppure la riduzione delle latenze di playback.
    In buona sostanza quindi, a questo punto possiamo dire di avere un quadro piuttosto solido riguardo l'effettivo modus operandi un scheda X-FI, sia a livello hardware ( ovviamente con tutte le licenze poetiche del caso), che a livello software.
    Parliamo ora del X-FI 24 bit Crystalizer e del CMSS-3D, due importanti features che vanno ad arricchire le modalità più multimediali del pacchetto X-FI, ovvero quella " Intrattenimento" e quella "Gaming".

    Mettiamo il turbo alla panda

    Come abbiamo avuto modo di vedere è possibile andare a mutare il sample rate di una fonte sonora in modo piuttosto complesso ma fattibile, ma non possiamo dire la solita cosa riguardo il bit di campionamento.
    La vita ci insegna che in modo agevole possiamo andare a peggiorare qualsiasi tipo di cosa, senza troppo impegno, e in buon approssimazione possiamo tranquillamente affermare che anche per l'audio vale il solito principio.
    Nulla infatti ci vieta di convertire un brano tratto da CD, ovvero a 16 bit, in un suono ad 8 bit, ed ovviamente non potremo non notare un appiattimento sonoro generalizzato, e una minor qualità globale.
    La faccenda non è transitiva però: se vogliamo convertire una fonte sonora da 8 bit a 16, le cose si complicano. E' un po', giusto per fare un esempio più comune, come convertire un MP3 in Wave...non si acquista qualità sonora reale.
    Non è infatti matematicamente possibile "inventarsi" dei valori più precisi partendo da dati meno approfonditi, se non passando attraverso un'opera di misurazione, frangente invece trascurato dalla conversione.
    Perciò, se paragoneremo il suono prodotto dalla conversione da 8 bit a 16, con quello originale nativo a 16 bit, senza meraviglia ci accorgeremo che questi non sono neppure lontanamente parenti.
    A questi punti il quesito è un altro: visto che lo standard tipico del suono ad alta definizione (con supporti tipo dvd, dvd audio ecc..)è 24 bit, è possibile trovare un modo per comunque rendere una fonte sonora a 16 bit (lo standard cd) qualitativamente simile ad esso?
    Creative un sistema l'ha trovato, basandosi proprio sul fatto che un suono convertito da 24 a 16 bit perde irrimediabilmente qualità e profondità in modo definitivo.
    Infatti, quali tipi di suoni maggiormente possono trarre svantaggi da questa operazione? Quali frequenze effettivamente sono maggiormente penalizzate da questa abbassamento di precisione, e quindi di intervallo dinamico?Si può rispondere a questo quesito relegando al Quartet DSP tutta una serie di algoritmi che potremmo definire impropriamente come euristici giusto per capirci, il cui
    compito è quello di andare a stabilire quali sono in effetti le componenti sonore maggiormente danneggiate dalla conversione.Intervenendo con un'opera di equalizzazione ( non a caso Creative definisce la tecnologia Crystalizer come l'applicazione di una equalizzatore dinamico sull'output), il DSP dell'X-FI andrà quindi ad enfatizzare tali frequenze penalizzate, in modo tale da migliorare la percezione dell'output finale che va ad uscire dalle casse del nostro impianto.
    Come è facile quindi intuire, il risultato di questo processo è estremamente soggetto al gusto dell'ascoltatore finale: può piacere o non piacere, l'unica cosa veramente certa è che non si tratta di una vera conversione da 16 a 24 bit, che abbiamo appunto detto essere matematicamente impossibile sotto il profilo del risultato "acustico" reale.
    Non a caso, tramite i pannelli di controllo delle modalità, è possibile attivare o disattivare il 24 bit Crystalizer, e addirittura regolare l'effettiva azione di quest'ultimo, agendo su una semplice scala numerato da 1 a 100.
    Quello che possiamo dire dalla nostra esperienza di ascolto, (svolta fra l'altro grazie ad un set di casse veramente interessante, un sistema CREATIVE GIGAWORKS S750 7.1), è che l'utilizzo del Crystalizer risulta molto gradevole in alcuni contesti, come ad esempio l'ascolto di musica e il gaming stesso: alcuni elementi, molto spesso il binomio rullante charleston, risultato più brillanti con il Crystalizer acceso, e più definiti.
    Tuttavia, questa operazione comporta anche un innalzamento dei volumi delle frequenze benificiarie, e perciò già da un brano ad un altro, il senso di miglioramento nell'ascolto può essere di intensità diversa.
    Insomma, per concludere questo argomento ripetiamo che l'azione di questa features comporta delle migliorie la cui caratura è a dir
    poco soggettiva, quindi di fatto è impossibile trarne un giudizio rigorosamente oggettivo.
    Passiamo perciò a parlare del CMSS-3D, una tecnologia appositamente concepita per dare " spazialità" ad una fonte sonora stereofonica. Non è un segreto che l'essere umano, più in generale i mammiferi, siano dotati di una complessa struttura uditiva che consenta loro sia di poter avvertire come suoni tutta una serie di frequenze sonore, sia di stabilire esattamente la posizione di una data
    sorgente sonora rispetto ad essi.
    E' quindi facile, se posti bendati in una stanza, stabilire con buona approssimazione l'esatta collocazione di due casse che suonano, ma non è affatto semplice far riprodurre alle medesime il solito suono in modo tale che l'utente lo percepisca su tutta la spazialità del locale, ovvero come se fosse derivato da ulteriori casse disposte altrove rispetto le originali.

    Le schede X-FI sono grado di compiere questa operazione, sfruttando appunto la tecnologia CMSS- 3D ( per gli amici Creative Multi Speaker Surround 3D), più precisamente tre modalità di funzionamento della medesima, meglio conosciuti con il nome Headphone, Virtual e Surround.
    La prima tecnica è appositamente concepita per chi usa le cuffie per ascoltare musica o per giocare: tutta una serie di algoritmi si adopereranno per fornire in output su i due canali delle cuffia, un suono miscelato in modo tale da renderlo percepibile come tridimensionale.
    Simulando il meccanismo della fasi sonore ( ovvero fenomeni riguardo la diffrazione e la riflessione fra frequenze) l'X-Fi sarà in grado di rendere il senso di occlusione, lontananza e riflessione tipico di un ambiente sonoro totalmente tridimensionale.
    Per capirci, se durante un partita ad un qualsiasi FPS un nemico avesse la brillante idea di prenderci alla spalle, l'X-FI ci darebbe in output il rumore dei passi avversari regalandoci la terribile illusione che effettivamente qualcuno camminasse alle nostra spalle.
    La seconda modalità, la Virtual è speculare per funzionamento alla Headphone, con la sola eccezione di lavorare su un sistema a due casse stereo piuttosto che con cuffie.
    Visto e considerato che la percezione sonora che deriva da una fruizione mediante casse è nettamente diversa da quella che si ottiene con l'utilizzo delle cuffie, è stato necessario creare appunto una modalità specifica per questo frangente, ottima appunto per chi possiede due semplice diffusori, oppure un sistema 2.1.
    La Surround è invece studiata appositamente per coloro che hanno la fortuna e soprattutto lo spazio per poter usufruire di un impianto multicanale, come ad esempio un 5.1 o un 7.1.
    In questo frangente, vista la disponibilità di diffusori posizionati tridimensionalmente rispetto all'ascoltatore, non c'è nessun bisogno di virtualizzare un ambiente sonoro in 3D, ma bensì occorre miscelare la fonte sonora sui vari satelliti in modo tale che, per capirci, il pesticciare nemico di cui parlavamo qualche riga più su, venga riprodotto semplicemente sulle casse posteriori.

    Per fare ciò si compie un operazione chiamata UpMIX, ovvero di mixaggio se così vogliamo dire, fra canali.
    Se abbiamo a che fare con un gioco, questa operazione sarà il semplice frutto della programmazione audio del medesimo: rifacendosi ad alcune librerie sarà possibile direttamente indirizzare articolari suoni su determinati canali di output e quindi su particolari diffusori
    piuttosto che altri.
    Le cose cambiano se ad esempio intendiamo ascoltare un MP3, ovvero una formato audio notoriamente stereofonico: stabilire come conferire spazialità al suono è un operazione di appannaggio esclusivo della scheda stessa e del suo software di corredo, piuttosto che
    di una mirata programmazione da parte di terzi.
    L'X-FI in questo frangente, cercherà di andare a capire quali sono le cosiddette frequenze dominanti in un brano, scindendole dagli effetti e dagli elementi di corredo, e distribuendo il suono sui vari satelliti in modo tale da rispettare quanto scoperto. L'obbiettivo finale ( comune a questi tre metodi di lavoro) è infatti quello di preservare totalmente la timbrica e "l'intenzione" di un brano, ovvero di non stravolgere la percezione sonora di un pezzo pur modificandone notevolmente la resa spaziale.
    Come abbiamo avuto modo di vedere, Creative ha quindi puntato molto nella realizzazione di un hardware con ben si sposi son l'audio tridimensionale e con i sistemi multicanale.
    E' quindi interessante spendere qualche parola sul sistema di gestione THX dei sistemi surround e sull' universo EAX, per comprendere meglio l'essenza di una scheda X-FI.
    Il THX è una certificazione ( e non una codifica!) di alta fedeltà brevettata dalla LUCASFILM, casa cinematografica del geniale George Lucas, creatore della arcinota saga di STARWARS: in parole povere, un impianto che gode di questa qualifica, deve essere in grado di regalare un'esperienza di fruizione di contenuti multimediali senza il minimo compromesso. Sia nella modalità intrattenimento che in quella gaming è possibile andare a settare le così dette impostazioni THX, ovvero i parametri con cui stabilire l'esatta posizione dei satelliti audio rispetto il punto di ascolto, e quindi tarare al meglio il nostro impianto surround per massimizzarne la resa.
    Sarà infatti possibile stabilire l'esatta distanza e la precisa angolazione di ogni singola cassa rispetto la nostra postazione di ascoltatore, e di conseguenza stabilirne i volumi di rendere l'output di ogni diffusore uniforme agli altri.
    Per EAX ( Eviromental Audio Extentions) si intendono invece tutti quegli effetti atti a rendere un ambiente sonoro, con relativi reverberi, occlusioni e rifrazioni. Questa libreria, sviluppata appunto da Creative, raccoglie infatti un certo numero di preset , studiati appositamente per la riprodurre la resa sonora di un dato ambiente oppure particolari effetti: pertanto è possibile avvalersi di questi
    effetti per simulare ad esempio, una sparatoria all'interno di una chiesa, oppure un motore che romba in garage, o ancora una deflagrazione sottomarina, semplicemente
    con una chiamata di libreria, il che semplifica non poco l'esistenza agli sviluppatori di videogames.
    Bene precisare, anche se ovvio, che gli EAX non incastrano un piffero con la programmazione dell'audio posizionale come molti utenti sono portati a pensare, ma bensì la loro funzione è conferire fedeltà ad un particolare ambiente sonoro: ripetiamo un'ultima volta che non sono altro che librerie che vanno ad aggiungersi alla ormai celebre Microsoft DirectSound 3D, la vera burattinaia della resa spaziale sonora.
    Con l'avvento delle schede X-FI, queste librerie sono giunte appunto alla loro quinta edizione, capace di arrivare a gestire ben 128 voci, su cui l'hardware può lavorare contemporaneamente.
    Senza ombra di dubbio il lavoro svolto da Creative è notevole: basta un ascolto per rendersi conto di quanto elaborata e potente sia la soluzione proposta e quindi convincersi delle potenzialità di queste tre tecnologie.
    Ovviamente non siamo fronte ad un benchmark con risultati discreti e precisi, bensì al gusto personale, ovvero quanto di più distante da un risultato oggettivo.
    Tuttavia possiamo tranquillamente affermare che chi ritiene che una scheda sonora integrata non abbia assolutamente niente da invidiare rispetto ad una scheda dedicata come appunto un X-FI, commette un grossolano errore di valutazione: basta osservare tutte le features offerte da quest'ultima soluzione, e soprattutto il livello qualitativo offerto per convincersi esattamente del contrario.

    SoundBlaster X-FI Platinum fatal1ty champion series

    Dopo così tanto parlare di elementi architetturali e progettuali alla base delle schede serie X-Fi è giunto il momento di entrare veramente nel merito della scheda oggetto della recensione.
    La prima cosa da forse vale la pena dire, è che la X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series fa parte della seconda generazione X-FI, e quindi presenta delle piccole modifiche del caso.
    In origine la serie X-FI era composta dal modello Xtreme Music, Platinum, Fatal1ty e Elite Pro: in buona sostanza il discrimine fra questi verteva sul quantitativo XRam equipaggiato sulla scheda, sulla dotazione accessoria e su altri particolari costruttivi.
    Senza entrare troppo nel merito, il modello Elite Pro era quello più sofisticato: oltre che avere 64 MB di XRam, era dotato di una unità DAC più sofisticata degli altri modelli, con un intervallo dinamico maggiore ( 120 db contro 114 db), nonché di un Rack esterno ospitante diverse porte di comunicazione in grado di offrire varie possibilità di utilizzo.
    Uno dei tanti elementi comuni alla prima generazione di schede era la presenza di un decoder dolby e DTS hardware, che la scheda utilizzava per decodificare questo tipo di segnali in maniera autonoma, senza avvalersi dell'aiuto della CPU di sistema.
    Un qualsiasi software DVD player è dotato di un decoder software in grado di lavorare con questi formati: ciò significa quindi andare a caricare il processore del computer di questo onere computazionale.
    Per usare direttamente il decoder hardware X-FI era necessario impostare il programma di riproduzione affinché utilizzasse un decoder esterno connesso con SPIDIF.
    Infatti, grazie alla virtualizzazione offerta dal sistema operativo, il programma si asteneva dalla decodifica dei segnali Dolby e DTS, delegando al primo decoder esterno che trovava ( quello dell'X FI appunto), le operazione necessarie alla riproduzione dell'audio.
    I risultati che si ottenevano erano piuttosto incoraggianti: oltre che ad un oggettivo alleggerimento del carico computazionale della CPU, poteva essere registrato anche un soggettivo miglioramento della qualità sonora finale, specialmente per quello che riguarda la sua azione spaziale.
    L'attività del decoder hardware montato sulle X-Fi "prima generazione" veniva gestita interamente dai driver Creative, che a loro volta andavano ad implementare le varie chiamate di sistema e di libreria che un qualsiasi lettore software andava ad invocare per svolgere la propria attività.
    Bene o male, questo è quello che quotidianamente accadeva sotto XP, e sfortunatamente non possiamo dire la solita cosa per Vista.
    L'ultimo sistema operativo della casa di Redmon presenta infatti una architettura sonora radicalmente diversa rispetto al predecessore, che purtroppo ha comportato non pochi grattacapi ai possessori di hardware precedente.
    Windows Vista fa infatti uso del nuovo standard UAA (Universal Audio Architecture: per maggiori info Clicca QUI) disponibile anche su XP come aggiornamento non necessario, nonché di una rivisitazione totale dell'architettura audio del sistema operativo.
    Senza entrare troppo in dettaglio, possiamo dire che con questa nuova architettura sono venute a mancare le librerie classiche che usualmente permettevano, sia al comparto sonoro di un videogioco, sia ai vari player di segnali digitali, di andarsi ad interfacciare direttamente all'hardware e godere direttamente dell'opera di accelerazione compiuta dalla scheda.
    Nel caso dei Videogiochi, Creative ha supplito a questi problemi creando Alchemy, una nuova interfaccia software in grado, per dirla facile, di interfacciarsi con le nuova architettura UAA, convertendo le vecchie chiamate DirectSound e permettendo quindi di far lavorare direttamente la scheda.
    Per quello che concerne il Dolby e il DTS, la faccenda è diversa: Creative si è trovata a dover avvalersi soltanto della decodifica software messa a disposizione dei vari player video, non potendo quindi sfruttare il decoder interno delle proprie X-FI.
    Questo ha appunto dato vita alla "seconda generazione" di X-FI, tali e quali in features rispetto ai precedenti modelli, ma sprovviste del decoder Dolby e DTS integrato.
    Ciò ha permesso una lieve flessione dei prezzi alla vendita, ma ha anche implicato l'impossibilità di sfruttare il decoder interno su sistemi basati su Windows XP, per il semplice fatto che questa componente è appunto stata rimossa.
    Creative, a cui abbiamo direttamente ed ufficialmente chiesto informazioni in merito all'intera faccenda, ci ha detto che questa scelta è stata per lei forzata: le specifiche della nuova architettura sonora Microsoft sono state incerte sino al momento del rilascio di Vista e pertanto non è stato possibile agire preventivamente per risolvere questi problemi.
    Inoltre, Creative sostiene che anche volendo scrivere un nuovo driver in grado di riabilitare sotto Vista il decoder hardware Dolby e DTS, questo non sarebbe in linea con le specifiche tecniche imposte da Windows Logo, che vanno a fissare le caratteristiche hardware e software che devono possedere le periferiche per pc, per poter essere certificate.
    Il piatto era quindi dannatamente ricco e la mano non era certo rosea: sviluppare driver per aggirare il problema, perdendo la certificazione Microsoft, oppure togliere semplicemente il dente dolorante?
    La risposta è nota, e per quello che ci concerne non intendiamo fare un processo alle intenzioni, ma piuttosto informare riguardo le pietanze che bollono in pentola.
    Creative ha supplito l'assenza di questo ormai fantomatico decoder con la possibilità di scaricare gratuitamente un copia del software PowerDVD, player video di indubbia fama: in questo modo la situazione è di fatto parzialmente risolta anche se ovviamente avremmo preferito una soluzione di più ampio respiro.
    Tuttavia, Creative auspica con l'arrivo del primo service pack per vista, una modifica all'architettura audio presente nella prima stesura del nuovo S.O. Microsoft, per tanto potremmo assistere in futuro a qualche piacevole sorpresa.
    Ovviamente non vogliamo fomentare speranze, ma tuttavia tutti i possessore di X-FI, faranno bene a monitorare la situazione.
    Chiarito questo dubbio e questa scottante situazione, spendiamo qualche parola riguardo la dotazione di serie della nostra X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series.
    Come abbiamo avuto modo di dire altre volte durante la nostra trattazione, la scheda sotto analisi è equipaggiata con 64 mega di XRam, caratteristica che di fatto la colloca fra gli esponenti maggiormente performanti della serie X-FI.
    A corredo troviamo l' X-FI I/0 Drive con tanto di telecomando: in buona sostanza si tratta di una unità da 5.25 pollici ( un slot da supporto ottico per capirci), da collegare con un particolare cavo alla scheda stessa, al fine di aumentare le connessioni della medesima, nonché permetterle il supporto di altre interessanti features.
    Questo Drive infatti presenta due porte Midi ( input , output), un uscita ed un entrata jack con relativi pomelli del volume, due uscite RCA, una uscita ed un entrata SPIDIF , un' ulteriore sistema input output per i cavi ottici ed un ricevitore infrarossi.
    Tralasciando l'utilizzo del Midi, piuttosto ovvio ma a conti fatti utile solamente per coloro che intendono collegarvi ad esempio una tastiera musicale, risultano veramente comode le entrate e le uscite jack.
    Con un semplice adattatore da jack a minijack, è possibile collegare le cuffie ed il microfono direttamente sull' I/O Drive, piuttosto che andare a sdraiarsi in terra e smanettare con i cavetti, per accedere al pannello posteriore della scheda sonora.
    La porta infrarossi invece permette di trasformare il PC in una vera e propria postazione media center: con la semplice pressione di un bottone, è possibile avviare un'interfaccia software proprietaria Creative ( presente nei driver stessi della scheda) che renderà possibile la navigazione e la fruizione dei contenuti multimediali del PC, comodamente seduti sul divano di caso, senza incappare nel gaio duetto composto da tastiera e mouse.
    Se volessimo tracciare un breve sunto, potremo dire che sostanzialmente questa X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series è molto simile alla X-FI Fatal1ty della prima versione ( decoder Dolby e Dts escluso, ovviamente), viste le caratteristiche tecniche, gli accessori e le features fornite.

    Le macchine di test

    Stavolta non abbiamo compiuto un numero elevato di test, non per abbreviare la trattazione, ma semplicemente per la natura del prodotto in analisi: su una scheda video potremmo tranquillamente svolgere un numero infinito di test, specialmente se decidiamo di giocare con l'overclock, ma con una scheda audio le cose stanno diversamente.
    L'inversione di tendenza è visibile semplicemente osservando le caratteristiche della prima macchina di test, certamente non molto avanzata come quelle con cui siamo soliti lavorare.
    Abbiamo lavorato infatti con una macchina equipaggiata con un vetusto Athlon 3000 Xp, tre dimm da 512 Mb di ram, una storica Gigabyte 7VAXP ( con scheda audio integrata, basata sul classico chip AC97), ed una XFX 7800 GS agp.
    La ragione di questa scelta è presto detta: avendo adottato Battlefield 2142 come gioco test, abbiamo reputato giusto scegliere una macchina su cui questo titolo potesse girare in tutto il suo splendore, ma non certo a 300 FPS, perché altrimenti non avremmo potuto apprezzare il boost offerto dall'X-FI visto il surplus computazionale di una macchina di ultima generazione rispetto alla produzione Dice.
    Questo per quello che concerne la misurazione dei vantaggi nel gaming offerti dall'X-FI, mentre per la misurazione dell'effettivo intervallo dinamico, e conseguentemente la stima del rumore di fondo, nonché la risposta in frequenza, abbiamo scelto una macchina più moderna e performante.
    Abbiamo arruolato l'ormai celebre C47, computer che di buon grado ha accettato di farsi testare in molte nostre rece hardware.
    Il signore in questione vanta un Intel Core Duo Extreme X6800 ( dissipato da un ASUS SilentSquare Pro), quattro GB di Ram Corsair XSM2, entrambi alloggiati su una ASUS STRIKER EXTREME, con tre Western Digital "Raptor" da 74 GB in raid 0, un Seagate Barracuda da 500 GB , una ASUS EN8800 Ultra ed addirittura una Technisat Skystar 2, un scheda pci che può fungere da modem satellitare nonché da decoder video per vedere i programmi del satellite sul pc.
    Ad alimentare il tutto troviamo un poderoso Enermax Galaxy da 850 Watt, alimentatore con un'alta efficienza ( rapporto potenza assorbita / potenza fornita), in grado di alimentare oltre a tutto l'hardware appena detto, anche un sistema composto da due Neon, 2 ventole da 12 Cm, i vari led del case CoolerMaster Mystique 632 che ospita il tutto.
    I lettori più smaliziati a questo punto potrebbero commentare questa descrizione hardware, che parla addirittura di neon e di ventole (!), agitando entrambe le mani sicuramente poste a carciofo: che caspita di incastrano queste componenti barocche con un recensione hardware?
    Molto semplicemente, ogni componenti attaccata ad un alimentatore da PC consuma corrente e l'assorbimento genera campo elettromagnetico, che a sua volta può creare dei rientri di corrente, e quindi aumentare il rumore di fondo di un impianto audio. Senza considerare che la scheda sonora è PCI, quindi connessa fisicamente alla motherboard, che a sua volta è connessa con TUTTO.
    Sembra incredibile, ma è così: come abbiamo detto qualche paragrafo più su una scheda professionale per la registrazione audio è esterna, molto spesso connessa con firewire o usb, per cercare di essere più svincolata possibile dai rumori generati dal campo elettromagnetico generato dal pc.
    Coloro che pasticciano con mixer, testate e altre apparecchiature audio simili, almeno una volta nella vita, avranno sentito il così detto rumore dell'hard disk: un sibilo di sottofondo che emerge molto spesso quando attacchiamo, ad esempio, un laptop ad un mixer.
    Insomma, per concludere, abbiamo cercato di caricare il più possibile C47 di periferiche e dischi, affichè fosse una vera e propria bomba di assorbimento, e quindi l'X-FI si trovasse in un contesto "difficile" per le molte componenti elettroniche sotto corrente.
    Questo è un discorso leggermente sadico, visto che comunque stiamo parlando di una apparecchio digitale e non analogico ( li veramente sarebbero dolori ), e quindi i problemi legati ai rientri sono meno evidenti, ma tuttavia preferiamo veder cosa accade in un situazioni estreme e meno improbabili di quanto si creda, piuttosto che in situazione meno interessanti.
    Passiamo quindi la parola ai test.

    Sotto torchio

    Ci siamo avvalsi del celebre software ADOBE AUDITION per la misurazione della dinamica reale della scheda, semplicemente registrando l'intervallo dinamico che la nostra X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series è in grado di sfruttare.
    Occorre subito fare una precisa distinzione: non stiamo parlando di dinamica empirica, ovvero misurando l'output con un microfono posto di fronte alle casse, ma piuttosto della quantità di db che la scheda è in grado di sfruttare nella riproduzione di un pezzo, stimando perciò il rumore di fondo.Il primo caso è troppo legato alla qualità delle casse, a quella del microfono ed al rumore ambientale: costruire un bunker sotterraneo, stando attenti ai movimenti dei mega vermoni visti nel film Tremors, ci è sembrato un po' esagerato, percui abbiamo preferito operare nella seconda maniera, avvalendosi di un software professionale.I risultati sono incoraggianti: con pc in idle, abbiamo registrato un intervallo dinamico di 85 - 90 db ( ovvero compreso tra 0 ed -85 db, e
    rispettivamente 0 e -90 db secondo le oscillazioni) contro un -109 db dichiarati da Creative.Può sembrare un risultato non felice, ma non è esattamente così.Un rumore di fondo di circa 30 DB è da attribuirsi alla qualità della corrente che transita nel pc di prova, dell'effettivo assorbimento e dei relativi campi magnetici generati da quest'ultimo, che abbiamo detto essere volutamente sostenuti.
    Per capirsi, molto probabilmente, su un pc meno avido di corrente, il risultato sarebbe stato ancora migliore, ma c'è di più: la "qualità" dell'erogazione di corrente è vincolata anche all'impianto casalingo, e di conseguenza, può benissimo darsi che in un'altra abitazione, pur usando il solito pc, avremmo potuto attenere dei valori diversi.
    Inoltre intervallo dinamico di circa 90 db è paragonabile a quello generato da un buon apparecchio analogico, percui non possiamo certo dichiararci insoddisfatti.
    I risultati che riguardano la risposta in frequenza sono ancora più incoraggianti.
    Per vedere come l'X-FI si comporta sotto questo punto di vista, abbiamo analizzato il suo operato alle prese con un classico rumore Rosa, ovvero un suono che ad ogni frequenza sonora, si palesa alla solita intensità, costante.
    Secondo le stime Creative, un X-FI dovrebbe avere oscillazione di +/- 3 db con un suono campionato a 24 bit, a 48 kHz. Stando alle nostre misurazioni, la X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series, ha avuto la solita risposta in frequenza appena detta, anche su un campione a 16 bit 44100 MHz, ovvero meglio del previsto.
    Diminuendo infatti la precisione, ci si aspetta che la risposta in frequenza peggiori, per il semplice motivo che l'approssimazioni legati alla ricostruzione digitale dell'onda sonora, sono più marcate.
    Il fatto che piuttosto i valori rimanghino inalterati testimonia una ottima qualità costruttiva della scheda ed una componentistica di alto livello.Quello che ci ha particolarmente colpito è che bene o male, l'X-FI oggetto della nostra recensione, preserva questo valore di oscillazione su tutto lo spettro di frequenza dell'onda: le scheda di bassa qualità hanno la tendenza infatti ad avere variazioni maggiori in corrispondenza di particolari frequenze, ad esempio balenando maggiormente sugli alti, e aumentando quindi il rischio di saturazioni.
    Stando a quando abbiamo avuto modo di vedere, questi problemi si rivelano essere di pressoché nulla rilevanza equipaggiando il nostro sistema con una X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series: per darci un idea, 3 db è il volume di un respiro, ovvero una sciocchezza.
    Concludendo questa fase dell'analisi, possiamo tranquillamente affermare che i risultati ottenuti dalla X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series sono totalmente in linea con le aspettative e veramente interessanti per una scheda audio PCI, destinata al mercato del gaming e dell'intrattenimento casalingo.
    Passiamo ora ad analizzare argomenti più empirici, come ad esempio gli effettivi benefici a livello di FPS che possiamo ottenere nel gaming.

    Battlefield 2142

    La serie Battlefield non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni: stiamo parlando di un brand ormai assodato, che da qualche anno supporta egregiamente quella frangia di giocatori online bramosa di mezzi corazzati, aerei, e quant'altro oltre ai classici fucilozzi, per darsi battaglia virtualmente.
    Battlefield 2142 è l'ultimo parto Dice ( gli sviluppatori della saga), peculiare per la sua ambientazione futuristica.
    Il motivo per cui abbiamo scelto questo titolo per vedere le effettive potenzialità dell'APU X-FI nell'ambito gaming, è tutto sommato molto semplice: sia Battlefield 2 che 2142 vantano un comparto audio ufficialmente concepito per le ultime schede Creative.
    Nel menù impostazioni è infatti possibile selezionare il livello audio qualitativo, andando a impostare il numero di voci che il gioco gestirà durante la sessione.
    Troveremo quindi un grado di qualità basso, costituito da 16 voci direct3DSound campionate a 11 kHz, un livello medio di 32 voci a 44.1 kHz, uno alto con 64 voci sempre a 44.1 KHz, ed infine un temibile livello X-FI con ben 128 voci a 44.1 kHz.
    Lo scopo del test è semplice: lavorando sulla prima macchina di test da noi descritta ( basata su un Athlon 3000 XP), abbiamo cercato di vedere quanto varia il frame rate in funzione del livello audio scelto, sia usando la scheda Realtek integrata sulla Gigabyte 7VAXP, sia usando l'X-FI.




    I risultati sono piuttosto evidenti: come è possibile vedere dal grafico, la scheda integrata Realtek perde colpi con il salire del numero delle voci, mentre l'X-FI contribuisce in maniera determinante a tenere costante il frame rate.
    Ovviamente parliamo di una manciata di frame, e non potrebbe essere altrimenti: non stiamo analizzando il lavoro di una scheda grafica, che va ad incidere direttamente sul numero di frame al secondo proiettati sullo schermo del pc, ma bensì dei benefici ottenuti dallo svincolare la CPU dai calcoli inerenti il comparto sonoro.
    Come abbiamo avuto quindi modo di vedere, le promesse siglate da Creative in campo FPS sono tutt'altro che aria fritta

    SoundBlaster X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series La SoundBlaster X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series è indubbiamente un’ottima scheda audio. Forte di un’architettura collaudata e potente come quella X-FI, la Platinum Fatal1ty si dimostra più che valida in diversi scenari di utilizzo: ottima per ascoltare musica, per giocare, ed interessante per chi pasticcia con l’audio a livello amatoriale, senza troppe pretese. Sfortunatamente questa seconda generazione di X-FI risulta prima di decoder Dolby e DTS ripetto la precedente, quindi non possiamo dichiararci altrettanto felici per ciò che concerne la visione di film, anche se va comunque detto che PowerDVD in budle con la scheda, non lavora affatto male. Tuttavia l’alto numero di feautures che la scheda è in grado di gestire, e l’ampia gamma di connessioni disponibili, non possono che farci apprezzare il lavoro svolto da Creative, nonché convincere ulteriormente che esiste un vero e proprio abisso fra una scheda audio dedicata ed una soluzione integrata. Questo è forse il vero punto indiscutibile di tutta la questione: resta solo da comprendere cosa vogliate dal vostro PC. Se giudicate l’audio come una componente totalmente accessoria, potrete senza dubbio accontentarvi del lavoro di una scheda integrata, ed investire denaro in altre componenti. Se volete di più, con una X-FI, indubbiamente andate sul sicuro: avrete una scheda in grado di darvi discrete soddisfazioni. Sicuramente però, concedeteci di dare onore al merito, anche se siete convinti membri della prima frangia, dopo aver sentito l’X-FI Platinum Fatal1ty Champion Series all’opera, in un qualsiasi contesto di utilizzo, e casomai su un impianto minimamente di qualità, quasi sicuramente cambierete idea.

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