Provato Army of Two

Il primo test dopo la revisione tecnica

Provato Army of Two
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Lo sviluppo di Army of Two è stato piuttosto travagliato. Le modificazioni applicate al codice hanno intercalato il loro corso con diversi cambiamenti interessanti anche la meccanica di gioco, fomentando così le rimostranze di appassionati e stampa, Everyeye compreso. L’incontro col titolo di EA Montreal in quel di Lipsia non ci aveva purtroppo rincuorato, rincarando anzi la convinzione che i continui ripensamenti discendessero da una concreta cedevolezza del concept originale. Con tali premesse, la notizia dello slittamento della data di uscita non aveva destato particolare scalpore.
    Ma il tempo, com’è noto, cura tutte le ferite. Anche quelle cagionate da scelte di design opinabili o perlomeno affrettate. Provato infatti lo scorso lunedì nella sede milanese di EA, Army of Two pare rinato a diversa vita, aggraziato da un gameplay furioso e appagante che pur prestando orecchio alle soluzioni risuonanti in altri esponenti del genere (Gears of War, The Club, il multiplayer di Chaos Theory), non cela una propria identità. E una palpabile voglia di emergere dal mare sempre in tumulto delle nuove PI.

    Cooperazione mon amour

    Il nucleo pulsante del gioco è l’azione cooperativa. Per sopravvivere il giocatore è dunque costretto a metabolizzare con sicurezza le doti dei due mercenari per farli agire in necessaria simbiosi.
    Impartire ordini basilari come attacco, raggruppamento o mantenimento della posizione (via D-pad) è il primo passo da compiere per poter godere d’una visione d’insieme ben più ampia. Pur discostandosi per ritmo e procedure d’ingaggio dal genere degli sparatutto tattici, la componente strategica di Army of Two va studiata con dedizione, se non si vuole divenire anzitempo carne da macello.
    Considerazioni che di primo acchito potrebbero risultare poco confacenti per uno shooter in terza persona che ha assunto la frenesia a capo della propria filosofia. Eppure, un rapido sguardo alle diramazioni e peculiarità del gameplay danno manforte a tali riflessioni. Corroborando inoltre l’ipotesi che il titolo in questione rappresenti una sorta di raffinamento dell’idea di gioco sviluppata da Epic con quel capolavoro che è tuttora Gears of War. Perlomeno in specifici settori.
    Partiamo dall’intelligenza artificiale. In Army of Two il co-protagonista denuncia una ricettività finalmente degna delle console HD. Nel corso del nostro hands on, infatti, non una volta abbiamo appurato deficienze tipiche come risposte tardive, impallamenti con elementi del fondale o azioni sconsiderate contrarie alle nostre direttive. Dando un senso alla coerenza e fluidità dell’azione, il compagno si sposta con velocità e giusta cognizione dell’ambiente circostante, ottemperando agli ordini ma palesando altresì un congruo istinto di autoconservazione, che lo porta a cercare la protezione a lui più vicina, od a optare per il fuoco cieco (per rifiatare da dietro una copertura, con il solo braccio armato sporto per sane raffiche di soppressione) qualora ferito.
    Valutazioni applicabili anche ai nemici, seppur in misura ridimensionata. Armati e diversificati esteticamente in base al teatro geografico in cui ha luogo l’azione (ad ora è certa la predilezione per il coevo sfondo mediorientale), manifestano tuttavia comportamenti similari, riferibili alla medesima piramide gerarchica. Se alla base sostano dunque i soldati comuni, scarsamente pericolosi, e al vertice gli immancabili boss, in mezzo operano una serie di figure gestite da routine differenti (alcune di esse danno ordini ai rispettivi commilitoni, altre utilizzano e ricalcano le stesse mosse del giocatore, altre ancora fungono da kamikaze), che sanno fornire quel pizzico di sfida in più alla ricetta. Di norma, comunque, i nemici inferiori non spiccano per arguzia, dimostrandosi incapaci di controbattere con efficacia le tattiche di aggiramento confezionate -per forza di cose- dal giocatore. Lacune, queste, che vengono comunque tamponate dal loro esorbitante numero e da un’ aggressività piuttosto spiccata.
    Torniamo ai movimenti elusivi testé citati. In Army of Two la casualità è un lusso che il fruitore non può concedersi. Come correre all’impazzata verso il nemico O gettare in avanscoperta il mercenario gestito dalla CPU, sperando che liberi la strada in solitudine. L’azione scriteriata è il miglior viatico per la sconfitta, fidatevi. Soprattutto se il nemico si nasconde dietro una torretta sputafuoco o sa come sfruttare a proprio vantaggio l’ambiente e gli elementi che lo adornano (veicoli, trincee, barricate, muretti). Accucciarsi dietro una copertura non basta per primeggiare. Ed è qui che entra in campo il sistema escogitato dagli sviluppatori, denominato “Aggro”, che consiste nel far calamitare l’attenzione -e il fuoco- degli avversari su uno dei due protagonisti, in modo da svincolare l’altro da compiti specifici se non quello di colpirli subdolamente alle spalle. L’“Aggro Meter”, campeggiante nella parte superiore dello schermo, esplicita quanta premura i nemici stiano assicurando rispettivamente agli avatar, una cortesia sottolineata oltretutto dal bagliore vermiglio che si sprigiona da chi dei due è particolarmente “Aggro”, e dalla semitrasparenza che avvolge chi non lo è. Soluzioni stilistiche, queste, che allargano la canonica funzione del fuoco di soppressione in termini giocosi, trovando responso nella natura arcade dell’opera. Nei livelli visionati, il bilanciamento sembrava ottimale, ma un verdetto definitivo si potrà avere solo a prodotto finito.
    Comunque sia, le implicazioni di un tale meccanismo paiono facilmente intuibili, benché per apprezzarne appieno il valore sia necessario unirlo alle altre doti di Rios e Salem.
    Non tutti i problemi sono risolvibili tramite una superficiale gestione dell’ “Aggro”. Già nei primi livelli, infatti, l’intersecazione delle varie abilità diventa più un obbligo che una scelta, in accordo con la differente morfologia degli stessi. Da qui le possibilità di coprirsi le spalle vicendevolmente, schiena contro schiena, in puro stile hollywoodiano; divellere la portiera di un veicolo ed utilizzarla come scudo; collaborare per scalare altezze altrimenti inaccessibili; far scambiare le armi ai due, scegliendo tra le quattro trasportabili; trascinare il compagno al riparo per il ripristino dell’energia o ricorrere alla tecnologia, per sparare simultaneamente (co-op snipe), o per indirizzare il cammino della CPU tramite l’immancabile GPS.
    La varietà è garantita da sequenze di raccordo -che per varie ragioni non abbiamo potuto testare- utili per dare maggior respiro all’azione tramite l’estemporanea introduzione di meccaniche diverse (le fasi con il paracadute, per esempio, o quelle a bordo dell’hovercraft), oltre che dalla libertà lasciata al giocatore in termini di customizzazione (sia delle armi che del duo di protagonisti).

    Tecnicamente il titolo paventa delle ottime credenziali, con figure finemente costruite, strutture architettoniche modellate con discreta perizia (gli standard di GoW, sotto questo profilo, paiono però lontani) e un ampio ricorso all’HDR.
    Semplicemente fantastiche le animazioni -eccessive, parossistiche, eppure dannatamente meritevoli ed in linea con la verve esagerata del prodotto- che sottendono inoltre a reazioni diverse in base al punto di collisione dei proiettili sul corpo.
    Granitico il frame rate, che non incappa in incertezze nemmeno nelle situazioni più congestionate.
    L’interazione con l’ambiente, di converso, pare inesistente, segno di un motore fisico rimasto sfortunatamente fermo ai blocchi di partenza.

    Army of Two Army of Two è un gioco chiaramente progettato con in testa la modalità multigiocatore. Eppure già in singolo dimostra di essere sostanzioso quanto e come GoW. Le uniche perplessità derivano dal sodalizio tra il sistema “Aggro” e l’IA: se si dovesse dimostrare equilibrato per tutto il fluire dell’esperienza ludica, l’attesa per il seguito di Gow potrebbe profilarsi assai meno snervante.

    Che voto dai a: Army of Two

    Media Voto Utenti
    Voti: 236
    6.7
    nd