Provato Golden Axe: Beast Rider

Prova diretta di un action game poco convincente

Provato Golden Axe: Beast Rider
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • All'interno dello stand Sega, nel Business Center della Leipziger Messe, mentre presentazioni ufficiali di Mad World e Bayonetta lasciavano a bocca aperta intere frotte di addetti al settore, una piccola stanza desolata ospitava le versioni giocabili di Valkyrie of the Battlefield, Yakuza 2 e Golden Axe: Beast Rider.
    Le nostre mani si sono protese ad afferrare i pad per giocare proprio quest'ultimo prodotto, un action game che si è rivelato, alla prova dei fatti, molto meno esaltante del previsto.
    Beast Rider non ha nulla a che fare con il glorioso Beat'em Up da sala. La storia, i personaggi, il colpo d'occhio, sono moderni. Postmoderni. Decadenti, forse. Il titolo si colloca nella scia di quegli action semplicistici che ultimamente sono tornati a calcare le scene. I panorami di Viking, i fiumi di sangue a la Conan, le combo di Beowulf: nell'economia di Golden Axe tutti gli elementi sembrano derivati dalla recente tradizione del picchiaduro a scorrimento di nuova generazione. Il gameplay appare semplicistico, la complessità appena percettibile: forse sarà colpa della scarsa difficoltà selezionata di “default”, ma il senso di sfida manca quasi totalmente. Grazie due pulsanti della pulsantiera frontale la protagonista (avvenente quanto mai) mena semplici fendenti, combinazioni abbozzate fatte di attacchi verticali e orizzontali. La spada trancia gli avversari senza sosta, con troppa semplicità. Ma è il loro numero che li rende una minaccia sensibile: l'eroina è circondata, continuamente esposta ai colpi. Ma non che Tyris non sia in grado di reagire: ogni attacco dei nemici colora la loro arma con un'aura particolare: blu per i colpi leggeri, arancione per quelli potenti. Utilizzando i due dorsali del pad, si può quindi reagire di conseguenza: un colpetto allo shoulder button destro permette di parare i colpi meno poderosi, un lieve tap sul dorsale opposto permetterà invece di fare un passo laterale per schivare il colpo. In entrambi i casi, riuscita l'azione difensiva verrà data la possibilità di attaccare con una mossa devastante: già un semplice colpo di spada potrebbe, in questa posizione di vantaggio, risolversi in una instant kill particolarmente violenta, ma utilizzando un tasto d'attacco in combinazione con un tasto direzionale la protagonista si esibirà in una presa mortale e spettacolare. Proprio la necessità di avere un tempismo impeccabile, e l'attenzione necessaria per riuscire a distinguere bene gli attacchi nemici, sembrano essere gli unici fattori in grado di salvare in parte un gameplay altrimenti davvero banale. Certo, la possibilità di utilizzare qualche incantesimo, potrebbe rendere più varia l'esperienza di gioco. Le tre magie disponibili nella demo, tuttavia, parevano essere più utili per risolvere semplici puzzle ambientali che altro: la palla di fuoco permetteva di incendiare torce o distruggere palizzate di legno, mentre la possibilità di utilizzare la Golden Axe, lanciandola dopo aver mirato in prima persona, sembra utile per colpire interruttori dalla distanza.
    Le sessioni di gioco sembrano comunque voler sottolineare la natura poco riflessiva dell'intera offerta ludica. Così anche i momenti in cui si potrà salire in groppa a qualche creatura saranno in realtà punteggiati di intensi combattimenti. Ogni bestia avrà un set di attacchi di base, e la possibilità di utilizzare un colpo speciale che intaccherà però la barra della calma. Svuotata quest'ultima, la cavalcatura disarcionerà la bella amazzone, restando a disposizione eventualmente per qualche nemico in zona, che potrebbe decidere di montarla per rendere più ardua la vita di Tyris.
    In generale, Beast Rider è apparso come un titolo fin troppo modesto. Lineare, nonostante le promesse dei producer, si svolge tutto in lunghi “corridoi naturali”, in ambientazioni troppo spoglie per riuscire a fare innamorare i videogiocatori. La semplicità di gioco è il sottofondo per un prodotto davvero poco innovativo, quasi consueto. Un titolo che non può certo vantare i budget, la direzione artistica e la verve creativa di altri action presenti nella line up della stessa Sega. L'avventura principale scorreva con poca convinzione, attraversando filmati in CG senza pretese, schermate esplicative in pop up ed continuo sospetto di una monotonia ammorbante. Sul fattore longevità il team di sviluppo ancora non si pronuncia, sostenendo solamente che il fattore rigiocabilità sarà molto alto: un numero impressionante di collectibles dovrebbe essere presente fra gli extra. Nuove spade ma soprattutto nuovi costumi si renderanno disponibili riuscendo a superare i livelli con determinate condizioni. Gli abiti aggiuntivi della protagonista sono per altro piuttosto succinti. Quasi come se, unitamente alla regia dinamica che si attarda non poco ad inquadrare le curve della protagonista, le sontuose forme femminili dell'eroina siano parte integrante dell'attrattiva generale del prodotto. Con buona pace delle femministe convinte.
    L'aspetto tecnico di Beast Ride non riesce di certo ad impressionare. Il look generale delle ambientazioni è piuttosto povero, le location spoglie e senza alcun pregio stilistico o artistico. I modelli poligonali che compongono l'ambiente non brillano per complessità, e le texture che li ricoprono non sono certo all'altezza degli standard qualitativi odierni. Nonostante il modello della protagonista sia ovviamente più curato (al contrario di quelli dei nemici, riusati all'inverosimile), le animazioni appaiono legnose, poco credibili, e nemmeno troppo numerose. La presenza di effetti speciali degni di nota non compensa le carenze sovra esposte, a cui si aggiunge un framerate non proprio stabile (causa però, ci informano, dello stadio arretrato della beta), l'assenza di un sistema di illuminazione dinamica, ed un orizzonte visivo ridotto.
    Il comparto sonoro è, analogamente, povero, almeno per quanto riguarda gli effetti campionati. Sulle musiche d'accompagnamento non siamo ancora in grado di pronunciarci, ma l'andazzo generale rode anche il beneficio del dubbio.


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    Golden Axe: Beast Rider Beast Rider non può certo competere con i mostri sacri del genere. Il gameplay semplicistico, salvato in parte da qualche soluzione non banale, non sarà certo in grado di accontentare i giocatori smaliziati di vecchia generazione, gli unici che plausibilmente potrebbero sentire più incombente il richiamo del brand name. Questi ultimi si sentirebbero comunque traditi, una volta scoperta la vera natura del prodotto, indirizzato forse più ai giovani utenti dai facili entusiasmi. Del resto, un titolo con un concept antico (quasi anchilosato, tipico dell'era 128 Bit) non può sperare di raggiungere la notorietà.

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