Provato Hammerin' Hero

La rivincita dei platform 2D

Provato Hammerin' Hero
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    Dopo anni d’indimenticabili capolavori, i titoli di piattaforme stanno vivendo un repentino calo d’interesse. Lo storico genere, veicolo delle più famose avventure di Sonic, Super Mario, Crash Bandicoot e molti altri, negli ultimi anni può contare su un numero in costante diminuzione di titoli validi e nella maggior parte dei casi si rivela mal rappresentato da trasposizioni di serie animate e di film in CG. Nemmeno il mercato delle console portatili sembra mostrarsi vettore di nuovi platform, con un Nintendo Ds sempre più lanciato verso la touch generation ed una Psp ammaliata dall’emulazione delle più prestanti console da salotto. Placatasi, di recente, l’ondata di porting e remake che ha caratterizzato buona parte della proposta software di PlayStation Portable, alcuni sviluppatori giapponesi si sono concentrati su progetti inediti che vanno a riesumare l'amato platform gaming: titoli rigorosamente bidimensionali nel concept, sebbene resi più accattivanti dalla complessità visiva che solo le scene 3D possono garantire (complice le discrete prestazioni del portatile Sony). Nel giro di pochi mesi, due nuovi titoli Made in Japan si sono guadagnati una versione americana: l’incoraggiante Prinny: Can I Really Be The Hero?, rilasciato di recente, e il prossimo Hammerin’ Hero, nato dall’accoppiata Irem-Atlus, seguito di Hammerin’ Harry, platform bidimensionale uscito nel lontano 1990 per NES e coin-op. Ci soffermeremo su quest’ultimo, con una prova diretta che ci ha permesso di saggiarne la qualità, in vista dell’uscita prevista per il 7 aprile 2009 negli Stati Uniti.

    One man army

    Il titolo Irem è suddiviso in livelli circoscritti e rigorosamente lineari nel design; i vari stage sono accessibili tramite una mappa situata nel menu principale. Attraverso di esso, oltre a selezionare il livello da affrontare, potremo gestire l’ampia mole di materiale ludico che fa da contorno e arricchisce un titolo che, nella formula, si attiene alle meccaniche classiche del genere: infatti, ad accompagnarci lungo gli schemi di gioco saranno il solo salto, due tipologie d’attacco e la possibilità di utilizzare una mossa speciale.
    Hammerin’ Hero ci mette nei panni di un giovane carpentiere armato, inizialmente, di un grosso martello di legno. La peculiarità del titolo risiede nella possibilità di guadagnarsi nuovi mestieri col proseguimento dell’avventura e di sfruttarne le capacità: si va così dal karateka, al Dj, al giocatore di baseball, il sub, ecc. Tale caratteristica dovrebbe, in verità, garantire una certa varietà nel gameplay e dare un significato al replay value del titolo, cosa che, però, sembra non adempiere adeguatamente, limitando le differenze tra i personaggi poco oltre il mero aspetto estetico. Il beneficio del dubbio, in ogni caso, è lecito, dal momento in cui la nostra prova non si può ritenere adeguata al fine di trarre un giudizio definitivo.

    Hammerin’ Hero è un classico platform bidimensionale dove il superamento di barriere e piattaforme è importante quasi quanto il tempismo nello schivare e colpire gli avversari e nell’imparare i pattern dei boss di turno, anche se, nel complesso, il gioco pone come ostacolo più nemici che burroni, mettendo in luce elementi action che deviano leggermente dalla tipica formula del platform game. Tenuto in considerazione il tempo che trascorreremo nello sventolare martello e altre armi improbabili, gli sviluppatori hanno reso più comprensibile l’identificazione delle minacce evidenziando di rosso il contorno di tutti gli elementi pericolosi presenti sulla scena (dalle armi dei nemici ad elementi sullo sfondo come massi cadenti). Complice la semplicità dello schema di controlli e il piacevole design dei mondi di gioco, il titolo Irem risulta piuttosto divertente, appena penalizzato da un’agilità del protagonista non troppo sviluppata. La formula di gioco, inoltre, prevede la raccolta di numerosi oggetti i quali ci permetteranno di ottenere nuovi bonus temporanei. Ogni livello ospita, per finire, un tot di personaggi da “aiutare” colpendo dei fumetti che compaiono sopra le loro teste. Al termine di ogni stage il giocatore riceve un punteggio in base alle vite perse, al tempo impiegato, e così via.

    Due dimensioni e mezzo sono meglio di tre

    Dal punto di vista tecnico Hammerin’ Hero si rivela particolarmente piacevole per lo stile adottato e per le complesse scenografie che fanno da sfondo al peregrinare del protagonista. I backgronuds, infatti, sono realizzati attraverso un connubio tra strutture tridimensionali (collocate su diversi livelli di profondità) ed elementi realizzati in 2D (come, per esempio, tutti i personaggi umani non in primo piano). Tale commistione, oltre a non appesantire troppo il lavoro gestito dall’hardware, va a definire un collage visivo davvero interessante. Senza dubbio, sotto il profilo grafico, i sontuosi scenari la fanno da padrone, mettendo in secondo piano i comunque discreti modelli poligonali che caratterizzano il protagonista, gli avversari e i comprimari. Ottima, inoltre, la scelta cromatica che accompagna ogni stage, caratterizzata da colori accessi e vivaci. Buoni gli effetti di luce e le esplosioni che coinvolgono, principalmente, le boss fight e valide le animazioni, più per fluidità che per naturalezza a dire il vero, ma, dopotutto, si parla di un titolo che esula da una rappresentazione realistica delle movenze umane. Semplice ma efficace e ordinato lo stile dei numerosi menu che intercalano l’avventura tra un livello e l’altro. Azzeccato, infine, il commento sonoro, perfettamente in grado di cogliere lo spirito demenziale e goliardico del gioco attraverso orecchiabili motivetti e divertenti effetti sonori.

    Hammerin' Hero Hammerin’ Hero è un concentrato di follia nipponica che ricorda, per stile visivo e comicità, alcuni manga anni ’80 di successo come Doraemon e Dr. Slump & Arale. Appurata una demenzialità alla base che potrebbe non piacere a tutti, il core del titolo si regge su solide basi platform e su una sfida alla portata del giocatore medio (più livelli di difficoltà, in ogni caso, dovrebbero tenere impegnato anche l’hardcore gamer più intransigente). Il titolo, inoltre, sembra poter contare su un gameplay piuttosto valido, garantito da controlli reattivi e precisi. L’alto numero di collezionabili e una veste grafica davvero piacevole lasciano trasparire, infine, una produzione quasi impeccabile, minata solamente da un level design poco articolato che, alla lunga, potrebbe rivelarsi un deterrente al completamento dell’avventura. Hammerin’ Hero, in ogni caso, rimane un titolo da tenere d’occhio, sperando che possa rinverdire un genere, come quello dei side-scrolling platform, che meriterebbe un maggior supporto, soprattutto sul portatile di casa Sony.

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