Il mercato del videogaming su PC sta attraversando una fase critica. E’ facile intuirlo guardando, ad esempio, la lista dei prodotti presentati all’E3 2009, in cui i titoli per Personal Computer si contano sulle dita d’una mano. Ma anche assistendo impotenti alla grande “fuga di engine”, che ha fatto cadere persino uno degli ultimi simboli del Pc-Gaming (ci riferiamo a Crysis 2, progetto ormai multipiattaforma). Emblematico è anche il caso di IL-2 Sturmovik, un simulatore di volo bellico fino ad oggi esclusivo appannaggio dei super-appassionati armati di mouse e tastiera (o, tutt’al più, di cloche), e trasportato finalmente anche su Ps3 e 360. Cambiate le piattaforme di destinazione, mutano anche propositi e mobilitazione pubblicitaria: se Sturmovik è sempre stato un prodotto assai settoriale (arrivato sugli scaffali senza far troppo rumore), il nuovo capitolo (titolato Pirds of Prey) viene invece presentato come un titolo in grado di coinvolgere un’utenza più ampia. La prima presentazione ufficiale, in occasione dell’E3, ha permesso farsi un’idea ben precisa delle qualità del prodotto.
Simulatività tripartita
Birds of Prey è un simulatore di volo ambientato nel corso della seconda guerra mondiale. Prima di tutto, il team di sviluppo snocciola i numeri della sua creatura: oltre cinquanta veicoli, 45 missioni e tre campagne principali, giocate interpretando aviatori americani, inglesi e russi. Nulla di nuovo sotto il sole, fin qui, dato che già Blazing Angels ha portato su console il dogfight bellico d’altri tempi. Eppure, se il titolo Ubisoft presentava un gameplay squisitamente arcade (immediato ma alla fine poco realistico, con tanto di QTE a intramezzare l’azione), Sturmovik lascia spazio a più tipologie d’approccio.
Quella “disimpegnata e leggera” è comunque garantita: impostando al minimo il livello di realismo il giocatore potrà dedicarsi al dogfight più semplicistico e immediato, basato su un sistema di controllo scheletrico, e che lascerà ampio spazio ai voli acrobatici. Ma per i puristi della simulazione, IL-2 proporrà altre due opzioni. La più interessante è quella maggiormente simulativa: non solo la visuale obbligata è quella dal cockpit dell’aereo, ma il modello di guida si mostra molto più realistico, e tiene conto in tempo reale anche delle correnti, dei venti, e dei danni subiti. Insomma, pilotare i velivoli contro la Luftwaffe sarà un’impresa non facile: la guida diverrà più nervosa, non mancheranno vuoti d’aria e tremendi attriti. Nel caso si riceva qualche colpo, inoltre, la fisica del mezzo si modificherà completamente: un buco sull’ala ci costringerà a rapidi movimenti di accomodazione per limitare il rollio indesiderato, colpi alla coda pregiudicheranno la possibilità di effettuare imbardate. Per tutti coloro che non si sentono ancora pronti ad affrontare un realismo così estremo, sarà presente anche una modalità intermedia, in cui la fisica del velivolo concederà qualche leggerezza al giocatore, ma non gli permetterà di disinteressarsi a parametri fondamentali (come ad esempio numero residuo di colpi o quantità del carburante). Inutile dire che gran parte del fascino di IL-2 Sturmovik è legata proprio alla possibilità di impostare un livello di simulatività intransigente: giocato in modalità “arcade” il prodotto 505 Games rischia di confondersi con i molti congeneri che già affollano il panorama videoludico. Il realismo estremo pare invece un’esperienza del tutto latitante sul versante console, che potrebbe raccogliere proseliti, data anche l’estrema cura realizzativa. Bellissima, ad esempio, la possibilità di girare la testa (quando la visuale è impostata in prima persona) per controllare i danni subiti, che trasmette ansia e tensione più di quanto non facciano delle semplici statistiche visualizzate nell’HUD.
Citiamo, prima di passare ad una disamina più precisa del comparto tecnico e dell’esperienza di gioco, la possibilità di attivare una serie di indicatori che aiutino ad orientarsi (sottolineando la posizione di bersagli e alleati). Ovviamente il “volo libero” è molto più affascinante e coinvolgente, ma data la necessità di avvicinarsi al grande pubblico, la completa “scalabilità” del grado di simulazione passa anche da questo riuscito espediente.
Attraversando i cieli
Sui cieli di IL-2 Sturmovik si combatte una battaglia tutto sommato diversa da quella dei classici esponenti del genere. Il ritmo di gioco, difatti, è molto più pacato rispetto a quello di Ace Combat e simili. I velivoli del ’45 raggiungono velocità modeste, e questo permette all’utente di concentrarsi sulla strategia di volo. Gli aerei, insomma, si fiancheggiano e lottano per conquistare la coda dell’avversario, salgono e scendono in un cielo densissimo di nubi per uscire dalla visuale degli inseguitori. Proprio l’ampia presenza di formazioni nuvolose è un altro degli elementi più originali e riusciti di Sturmovik: nascondersi fra i nembi e sbucare all’improvviso di fronte ai nemici è una tattica funzionale, che pone ancora più in risalto la necessaria attenzione per le traiettorie di volo.
Globalmente, dunque, IL-2 dimostra carattere e personalità, anche se probabilmente il suo approccio particolare scontenterà chi cerca un dogfight serrato e rapido. Non possiamo che approvare le scelte di game design del team di sviluppo, felici di accogliere sulle piattaforme Next Gen un prodotto senza compromessi, che sappia proporre un’esperienza immersiva e realistica, trasmettendo al contempo l’ansia e l’inquietudine del conflitto aereo.
Alcuni dubbi, tuttavia, rimangono insoluti: riguardano soprattutto la varietà delle missioni, che paiono tutte concentrate sul combattimento aria-aria, aspro e diretto. Il “difetto” è in realtà tipico della categoria di riferimento, forse insormontabile, e per non abbassare progressivamente il coinvolgimento del giocatore, Sturmovik dovrà puntare tutto sulla qualità coreografica, e sulla capacità di riprodurre un conflitto aereo corale. Il team sembra volerci rassicurare, dichiarando la possibilità di gestire una piccola squadriglia impartendo semplici comandi di base. Un’opzione che dovrebbe aggiungere un minimo di varietà soprattutto nelle missioni avanzate. Staremo a vedere se il gioco saprà differenziarsi abbastanza nel corso dell’avventura principale. In ogni caso, la presenza di un multiplayer competitivo (32 giocatori, 4 diverse modalità) dovrebbe garantire un discreto replay value.
Un'infinità di poligoni
A livello tecnico, Birds of Prey mostra discreti risultati. Ad impressionare è soprattutto la mole poligonale degli scenari di gioco. Che siano le campagne della Germania o le vette innevate dei monti russi, le locazioni mostrano un’insolita abbondanza di elementi modellati, che le rendono molto meno spoglie rispetto a quelle di altri concorrenti. Sturmovik non teme quindi la prova del volo radente, ed anzi dimostra doti inaspettate (anche se, ad onor di cronaca, il team sembra aver ridotto al minimo la presenza di installazioni urbane, per facilitare le cose all’engine grafico). Discreti anche gli effetti speciali: le scie dei proiettili riescono a trasmettere la potenza dei grossi calibri, le nuvole nere degli aerei in fiamme e dei bossoli della contraerea compongono una scena piuttosto animata. Purtroppo tutta l’abbondanza di cui sopra si paga in termini di texture: anche se a livello stilistico IL-2 appare pregevole, la definizione dei “tiles” è piuttosto bassa. Meno spettacolari del solito, dunque, sono le trasvolate con visuale esterna.
Ci ha colpito particolarmente, infine, il comparto sonoro: il lavoro dei compositori è riuscito a sintetizzare, nelle musiche d’accompagnamento, l’inquietudine tipica degli eroi del cielo: l’instabilità ed il rischio, mescolati con l’incedere eroico e titaneggiante degli squadroni alati.
Birds of Prey non sarà probabilmente un titolo adatto a tutti. Nonostante proponga una modalità “arcade”, questa appare abbastanza scialba e priva di mordente. E’ invece la possibilità di affrontare un simulatore attento e preciso che interesserà i giocatori più esperti. Grazie ad un modello che tiene conto delle correnti aeree e dei danni subiti, ad un ritmo che permette di concentrarsi sulle strategie di volo, Sturmovik saprà irretire chi cerca un titolo serio ed impegnativo.