Provato Majin

C'erano una volta un ladruncolo ed una millenaria creatura magica

Provato Majin
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Nonostante gli ultimi passi falsi, o quasi (Genji: Days Of The Blade, Folklore, Clash of The Titans), Game Republic è un team di sviluppo al quale non si può certo imputare la mancanza di stile, infuso e profuso in quantità in ogni sua opera, anche in quelle meno riuscite.
    La tendenza, dunque, è quella di riservare alla software house giapponese un certo quantitativo di credito per ogni nuova produzione, pienamente consci soprattutto delle capacità artistiche dei programmatori.
    Tale fiducia -finora non certo pienamente ripagata- potrebbe ottenere un più che discreto riconoscimento questo Novembre, mese stabilito per l’uscita di Majin and The Forsaken Kingdom, nuovissima IP prodotta e distribuita da Namco-Bandai, ultimamente dispensatrice di gradite sorprese (Enslaved, Naruto Ultimate Ninja Storm 2).
    Dopo averne gustato alcuni estratti nel corso delle varie manifestazioni videoludiche abbiamo finalmente avuto la possibilità di mettere le mani su un codice ancora non completo, che ha permesso di testare i primi livelli di quel che ci aspetterà sugli scaffali a partire dal 25 Novembre, per Playstation 3 ed Xbox 360.

    Un legame indissolubile

    Le vicende di Majin and The Forsaken Kingdom ci riportano immediatamente un centinaio d’anni nel passato, quando il fiorente mondo raccontato nel gioco venne corrotto da una spaventosa forza oscura, capace di ricoprire di catrame le bellezze paesaggistiche e tramutare la gran parte degli esseri umani in esseri demoniaci.
    Un veloce fast forward ci mostra quindi uno dei primi misteri da svelare nella produzione Game Republic: nonostante la razza umana sia quasi estinta un ragazzo -il protagonista- è riuscito a sfuggire alla corruzione, vivendo da moderno Robin Hood nei boschi.
    Le stranezze si moltiplicano quando, venendo in controllo dell’eroe, lo scopriamo in grado di comprendere il linguaggio degli animali.
    Aiutato dai suoi piccoli amici il nostro beniamino riesce a penetrare di soppiatto nella fortezza malvagia e liberare il Majin, una creatura mitologica dai poteri straordinari: l’unica speranza di debellare l’oscurità oramai dominante.
    Cento anni di prigionia hanno tuttavia reso il gigante praticamente inoffensivo, privandolo dei numerosi poteri magici, racchiusi ora in speciali frutti sparsi per l’intero regno.
    Stretto immediatamente un legame d’amicizia (Majin, a dispetto delle dimensioni, è un bonaccione) i due partono dunque in un’avventura che instaurerà in loro una simbiosi del tutto particolare, il cui segreto potrebbe essere racchiuso nei ricordi del gigante, che soprannomina il giovane “Tepeu”, quasi come gli ricordasse qualcuno.

    Gran bella coppia

    Il gameplay di Majin and The Forsaken Kingdom si basa quasi per intero sull’interazione tra Tepeu e Majin, veicolata da un comodo menù richiamabile in qualsiasi momento con la semplice pressione di un tasto.
    Tepeu, di costituzione minuta, non riuscirà infatti ad avere la meglio sui nemici e dovrà quindi ricorrere alla potenza dell’amico, intervenendo in seguito con spettacolari takedown a cui, caricata un’apposita barra, parteciperà anche il forzuto alleato.
    Si alterneranno, quando il ragazzo rimarrà inevitabilmente isolato, divertenti fasi stealth durante le quali sfruttare i sensi sottosviluppati dei nemici per cruente eliminazioni alle spalle.
    Ai combattimenti, risolvibili in alcuni casi sfruttando la forza del Majin in particolari contesti ambientali (vedi abbattimento di grosse pareti), si affiancano interessanti sezioni platform che ci porteranno ad esplorare -faticosamente- ogni anfratto del regno alla ricerca di gemme e ricordi abbandonati.
    Come ogni action-adventure d’ultima generazione che si rispetti, anche Majin and The Forsaken Kingdom presenterà un semplice sistema di crescita dei personaggi: uccidendo i nemici o frugando nei forzieri sparsi nelle location otterremo gemme blu e rosse, rispettivamente legate a Tepeu ed al Majin.
    Una volta riempito un apposito indicatore i due saliranno di livello, con un aumento automatico della quantità d’energia e della forza.
    Ad affiancare questo sistema di crescita diversi potenziamenti per l’equipaggiamento, reperibili ancora una volta tramite un’esplorazione metodica, ed i già citati frutti in grado di far recuperare al Majin i suoi poteri ancestrali.
    Questo sistema di graduale evoluzione dei personaggi ha permesso agli sviluppatori d’inserire ampie sezioni di backtracking che, grazie ad un’ambientazione completamente accessibile sin dai primi istanti di gioco, ricordano molto gli action-adventure game “vecchia scuola”.
    Un sentimento nostalgico che riaffiora anche saggiando la forte componente puzzle che caratterizza l’avventura, caratterizzata da enigmi la cui risoluzione richiederà una dose non comune di pazienza e spirito d’osservazione nonchè, molto spesso, la collaborazione del gigante buono al nostro fianco.

    La maturità della produzione Game Republic, oltre che in un gameplay elaborato e non certo alla portata di tutti, si nota anche nel tratto artistico, che unisce una matura caratterizzazione psicologica dei personaggi alla tratteggiatura fiabesca del mondo in cui vivono.
    Un mondo calcato però da figure demoniache distorte, dal design malato, che si mescolano alle bellezze paesaggistiche deturpandole e ricordando -alla lontana- racconti quali Alice nel Paese delle Meraviglie.
    Dal punto di vista puramente tecnico-numerico, invece, Majin and The Fallen Kingdom non fa gridare al miracolo, presentando modelli poligonali assolutamente nella norma ed ambientazioni ottimamente caratterizzate (ognuna legata ad una stagione) ma non sempre texturizzare in maniera soddisfacente.
    Del tutto nella norma anche effetti luce e particellari, che si uniscono ad una palette di colori piuttosto satura creando effetti spesso esagerati anche per l’occhio meno fino.
    Riguardo al sonoro, per ora, possiamo dire di aver apprezzato un’orecchiabile colonna sonora ma non essere rimasti pienamente soddisfatti dal doppiaggio italiano, seppur presenti molti personaggi “famosi” (vedi Pietro Ubaldi) legati ai cartoni animati trasmessi su Italia 1 e non solo; anzi, forse proprio per questo.

    Majin and the Forsaken Kingdom A dispetto delle apparenze Majin and The Fallen Kingdom rivela un’anima profonda, un gameplay interessante ed un comparto tecnico -come si poteva immaginare- dall’elevata verve artistica. La produzione Namco-Bandai sembra al momento un’altra delle sorprese inattese di quest’anno, seppur probabilmente non a livello di Enslaved. Per ora le sensazioni sono positive e non resta che attendere il mese che ci separa dalla release e dalla recensione di Everyeye.

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