Provato Majin the Fallen Kingdom

Un regno maledetto, due eroi per risolvere ogni problema

Provato Majin the Fallen Kingdom
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Una Repubblica alla ricerca dello splendore

    Ci sono due storie che si intrecciano parlando di Majin And The Forsaken Kingdom. Da una parte quella di Game Republic, talentuoso team di sviluppo, ultimamente a caccia di riconferme dopo tanti mezzi passi falsi. Dall’altra c’è un sotto-genere di videogiochi che vede in ICO il suo capostipite.
    Majin And The Forsaken Kingdom è il classico titolo che purtroppo tende a passare inosservato nella bolgia delle grandi fiere, ma che sono comunque capaci di lasciare il segno in coloro che si accorgono di loro e decidono di dargli una chance. Silenzioso e discreto il titolo prodotto da Namco-Bandai ci ha lasciati una strana sensazione al termine della demo provata all’E3 appena conclusosi. Difficile dire al momento se dobbiamo o meno aspettarci un capolavoro, ma l’affermare che ha saputo restituirci piacevolissime sensazioni già qualcosa vorrà dire.

    Un regno perduto, una coppia di improbabili eroi

    Del resto le stesse premesse narrative sono messe in ballo in modo quasi straniante. Ricordate il candore delle fiabe sempre pronte, tuttavia, a proporre dettagli crudi e perfino orrorifici? La dolce Cappuccetto Rosso, ad esempio, che raccoglierà bellissimi fiorellini e sarà pure richiamata a un’azione di solidarietà nei confronti della nonna malata, ma finisce anche nelle viscere di un lupo cattivo. Lupo che poi sappiamo bene come finisce: operato chirurgicamente e condannato a una macabra morte per affogamento.
    Majin And The Forsaken Kingdom sembra riprendere questo registro, similmente poi a quanto fatto da ICO. Ci introduce quasi per magia in un mondo fatato, onirico, meraviglioso e poi lo sporca con il germe dell’infezione, della corruzione, del male più profondo. Nulla di più canonico insomma, con il classico mondo fantasy disperatamente alla ricerca di un salvatore. Eppure i toni con cui è tratteggiata la vicenda affascinano come poche altre volte e ben introducono un altrettanto alienante duo di eroi. Il furbo e veloce ladruncolo Tepeu, sfuggito chissà come alla maledizione che ha colpito il resto della popolazione, sveglia dal suo sonno millenario il misterioso Majin. Dall’aspetto minaccioso, questi in realtà si rivelerà più che una creatura dall’animo gentile: è l’ultima speranza per un mondo già lungamente maledetto. Alto, robusto e con un vero e proprio giardino a crescergli sulla schiena, Majin coinvolgerà lo stesso Tepeu nella sua opera di purificazione, in un viaggio attraverso cinque Regni ognuno dominato da diversi colori e condizioni climatiche.
    In merito all’avventura dei due eroi, gli sviluppatori, che erano di fianco a noi durante la demo, hanno voluto sottolineare due concetti che risulteranno importanti nell’economia del titolo. Da una parte il ciclo giorno-notte avrà un’importanza primaria visto che i nemici che dovrete affrontare, per lo più oscure ombre capaci di sporcare qualunque cosa tocchino, di giorno tenderanno ad ingaggiarvi in gruppo, mentre di notte preferiranno agire per imboscate. Dall’altra l’assoluta mancanza di un unico percorso da seguire. A vostra scelta potrete scegliere da dove partire e in quale direzione dirigervi, ma sappiate che relativamente alle vostre abilità, sarete spesso costretti a tornare sui vostri passi. Un lontano richiamo a giochi come Metroid, insomma, che potrebbe regalare ulteriore carattere al titolo.

    Il gigante smemorino e il ladruncolo deboluccio

    Ambientata in una sorta di gigantesco giardino in una magione la demo era sufficientemente esplicativa nel mostrare il rapporto simbiotico tra Tepeu e Majin.
    Per tutta l’avventura voi vestirete i panni del ladruncolo con il gigante gestito per lo più dalla CPU e dai classici comandi contestualizzati con il quale potrete impartirgli semplici ordini. Va subito detto: almeno nella demo l’I.A. che gestiva Majin sembrava alcune volte leggermente in ritardo, ma nulla di preoccupante o che non possa essere migliorato prima che il gioco venga pubblicato.
    Muovere Tepeu restituisce la giusta sensazione di impersonare un rapido quanto atletico giovane, mentre ci si ingegna e si esegue qualche acrobazia per risolvere i primi semplici enigmi. E’ con l’apparire dei primi nemici però che Majin si dimostra per la prima volta utilissimo. Già perché il nostro avatar può tenere testa solo a pochissimi e debolissimi nemici. Non appena le cose si fanno più testosteroniche, ritirarsi strategicamente verso il gigante buono è l’unica via per evitare il game over. Come ci suggeriscono gli sviluppatori spesso sarete costretti ad agire nell’ombra, per sorprendere i nemici alle spalle e rendere gli scontri alla portata del solo Tepeu.
    Majin comunque picchia e ristabilisce le nostre condizioni fisiche, aspirando il catrame nero che ogni colpo subito dai mostri oscuri rilasciano rendendoci sempre più simili a loro. Sono particolari come questo a rendere peculiare il gioco, a rendere così particolare il retrogusto dell’avventura. Il ritmo è volutamente rivolto verso il basso: Majin si sposta con lentezza costringendoci ad aspettarlo, ma anche permettendoci di godere appieno degli scorci esotici e fiabeschi disegnati dagli artisti di Game Republic. Prima ancora che con le sue meccaniche insomma, Majin And The Forsaken Kingdom riesce a colpire con la sua atmosfera, con il suo incedere con una lentezza che spinge a gustarsi ogni passo.
    La demo procede e si scopre che anche il nostro compagno di viaggio ha delle debolezze e che senza il nostro aiuto non potrebbe mai farcela. Questo non lo si vede tanto nei classici enigmi dove il lavoro di squadra è l’unica via, come quando sarà richiesta la sincronia per aprire una porta o in situazioni in cui Tepeu dovrà salire sulla schiena dell’amico per raggiungere ubicazioni altrimenti irraggiungibili. I limiti di Majin si notano per lo più nell’impossibilità di guarirsi cosa che richiederà il vostro intervento reperendo qualche frutto nel livello. Non solo ma cibando Majin potrete fargli apprendere nuove abilità molte delle quali saranno collegate al controllo degli elementi. Purtroppo nella demo non ci era data possibilità di testare con mano simili abilità, ma la scelta di Game Republic è stata quella di serbarsi per altri momenti le carte migliori. Fortunatamente veniamo ripagati con una piccola anticipazione sulla trama che avrà pensanti risvolti sul gameplay. Majin ha perso la memoria e riacquistandola nel corso dell’avventura potrà aggiungere nuove mosse e poteri al suo campionario.
    Concludiamo con una piccola nota sul motore grafico del titolo. Se artisticamente il lavoro di Game Republic è da lodare senza mezzi termini, dal punto di vista prettamente tecnologico si deve purtroppo lamentare una certa mancanza di attenzioni per i dettagli. Lo si nota in alcune texture poco definite, nell’assenza del particolare capace di caratterizzare ulteriormente alcuni scenari: piccole cose ma che possono fare la differenza.

    Majin and the Forsaken Kingdom Majin And The Forsaken Kingdom sembra dovere molto ad ICO e alla tradizione al quale il capolavoro Sony ha dato il via. Tuttavia non si parla di un emulo senz’anima. Tutt’altro: grazie a uno stile grafico ispirato, a meccaniche di gameplay rodate e intriganti e ad un incedere narrativo peculiare il prodotto Namco-Bandai ha tutte le carte in regola per aspirare a stregare molteplici videogiocatori. Non mancano alcune perplessità certo, come la potenza del motore grafico e l’I.A. che controlla Majin che necessita di una lieve revisione, ma tutto fa ben sperare. La release è prevista per l’inverno almeno in territorio statunitense: a noi non resta che attendere speranzosi.

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