Provato MotorStorm: Arctic Edge

I primi tre tracciati attraversati in occasione dell'E3 2009

Provato MotorStorm: Arctic Edge
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  • PS2
  • Psp
  • Per rafforzare la line up della Psp, Sony ha la chiara intenzione di trasportare sui piccoli schermi della sua console portatile i grandi brand che hanno dato carattere e sostanza all'offerta ludica dell'ammiraglia Ps3. Se la “riduzione” di Little Big Planet ci ha lasciati, al primo impatto, poco entusiasti (leggi qui la nostra prova diretta), Motorstorm sembra essere una serie ben piu' adeguata alla piattaforma Handheld.
    Nel corso dell'E3 2009 e' stato possibile testare una demo di Arctic Edge, che ha fatto luce sulla qualita' dell'adattamento.

    Gameplay & Track Design

    Il capitolo portatile di Motorstorm conserva la struttura ludica del suo genitore. Si tratta, insomma, d'un racing game arcade, in cui varie categorie di veicoli si danno battaglia su improbabili circuiti ramificati e contorti. Il modello di guida, ridotto all'osso, chiede all'utente di alternare con sapienza accelerate e derapate, consentendogli di sfruttare anche la propulsione del Turbo, disponibile finche' il motore non si surriscalda. Il sistema si dimostra non solo semplice da metabolizzare, ma anche naturalmente adattabile alla ridotta dotazione di tasti della console portatile: Arctic Edge parte dunque in pole position, grazie al buon feeling dei comandi. Invariata, rispetto a Pacific Rift, e' anche la grande varieta' di mezzi a disposizione dell'utente. Fra le categorie di veicoli presenti scorgiamo auto da rally, quad bike, e le maneggevoli motociclette, a cui si aggiungono per l-occasione motoslitte e gatti delle nevi. Avrete capito (dalla titolazione) che Arctic Edge si ambienta sulle vette pericolose d'una montagna ghiacciata, con tutte le conseguenze del caso sulla struttura dei circuiti e sui mezzi coinvolti nelle competizioni. Nel capitolo portatile il giocatore potra' imbattersi in enormi cumuli di neve che bloccheranno il percorso (ed in quel caso solo un gatto delle nevi potra' spazzarli via e rivelare tracciati alternativi), dovra' affrontare superfici insidiose, rischiando addirittura di dover sfuggire a slavine e piccole valanghe. Purtroppo i tre tracciati presentati alla stampa per l'occasione mostravano solo alcune di queste caratteristiche: le superfici ghiacciate erano in effetti piuttosto pericolose se attraversate con il mezzo sbagliato (le moto tendevano a perdere aderenza), ma utili per raffreddare il motore e permettere di conseguenza un piu' massiccio utilizzo del turbo. Insomma i possessori di Arctic Edge dovranno studiare la conformazione dei percorsi, e cercare di interpretarli al meglio a seconda della vettura che cavalcheranno: da questo punto di vista l'adattamento sembra piuttosto fedele.
    Prima di passare ad una breve disamina tecnica, qualche disquisizione sul Track Design, l'elemento in grado di fare la differenza e decretare il successo o il drastico scivolone di un racing game come Motorstorm. I tre tracciati presenti erano idealmente collocati a diverse altezze della montagna. Mud Bowl, alle pendici del monte, e' composto soprattutto di superfici fangose: lo scioglimento delle nevi lascia il terreno umido e grigio. Forse fin troppo: alla sostanziale (stancante) monocromia si affianca una globale piattezza del tracciato, con poche varianti e scorci non certo memorabili. Molto migliori sono apparse le prestazioni di “The Chasm” e “Eagle Falls”, collocate rispettivamente sulla vetta ed a media altezza. Un numero ben maggiore di salti e varianti, dislivelli verticali e curve fiancheggiate da burroni vivacizza non poco le competizioni. Bellissima la neve che cade insistentemente sul terreno ghiacciato di The Chasm, mozzafiato i passaggi serrati attraverso i cunicoli scavati nei ghiacci perenni.
    In generale possiamo ritenerci soddisfatti dal track design di questi primi circuiti, ma speriamo le cadute di stile siano il piu' possibile limitate: un titolo con appena 12 percorsi non puo' permettersi di sbagliare troppo.

    Looking Cool

    Dal punto di vista tecnico Arctic Edge mostra buone qualita'. La composizione poligonale della scena e' abbastanza complessa e. se si considera l'ampiezza dei circuiti. la fluidita' garantita in ogni frangente e' un valore aggiunto di non poco conto. Notevoli le prestazioni dell'engine fisico, capace di riprodurre in maniera convincente il comportamento di molte tipologie di veicoli, nonche' le reazioni di ogni mezzo alle cadute, ai salti, o agli sfortunati capitomboli. Un peccato che qualche volta il sistema di collisioni si mostri fin troppo sensibile, scatenando incidenti imprevisti per qualche ostacolo appena sfiorato.
    In generale, la scena che si presenta agli occhi del giocatore e' gradevole, e nonostante il setting molto piu' limitato rispetto a quello di Pacific Rift, il team ha lavorato bene per caratterizzare al meglio i percorsi, anche dal punto di vista artistico e del colpo d'occhio. L'unica vera limitazione che deriva dalle limitate possibilita' dell'hardware e' l'assenza del motion blur, che limita fortemente il senso di velocita' e accelerazione (in seguito all'utilizzo del turbo). La demo testata ha mostrato, al momento, un'intelligenza artificiale non particolarmente agguerrita: pur non conoscendo a menadito la struttura delle piste, abbiamo vinto ogni competizione senza difficolta'. Speriamo di trovare, nella versione finale, le opzioni per rendere piu' competitivi gli avversari virtuali.

    MotorStorm: Arctic Edge Arctic Edge appare, dopo questa prima prova, un titolo adatto alla piattaforma per cui e' pensato, capace di sfruttarne le caratteristiche tecniche e di veicolare un divertimento immediato e veloce. Se il track design si manterra' sui livelli dei due migliori circuiti visionati, se l'IA sapra' proporre un buon livello di sfida, ma soprattutto se le opzioni per il multiplayer (confermato il doppio supporto locale e online) saranno solide e sorrette da un buon netcode, gli appassionati di Racing Game Arcade potrebbero avere finalmente un degno esponente de genere su PSP. Vanno pero' evitate cadute di stile nella progettazione delle piste e semplificazioni eccessive, altrimenti c'e' il rischio di finire fuori strada.

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