Provato Outland

Ikaruga e Prince of Persia si fondono nella nuova avventura Housemarque

Provato Outland
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Nel mondo dei videogiochi, specialmente al giorno d'oggi, non basta più la tecnica spaccamascella o, in alternativa, la perfezione nel comparto ludico per rendere sbalorditiva una produzione. Spesso, anzi, nemmeno la commistione dei due fattori riesce a stravolgere completamente i giocatori, sempre più abituati al costante innalzamento qualitativo. Ecco dunque scendere in campo elementi al giorno d'oggi sempre più importanti come la qualità delle narrazione e la raffinatezza della direzione artistica, aspetto sul quale puntano, ad esempio, moltissime produzione low-budget che vengono poi distribuite in digital delivery. E' stato il caso, recentemente, di Limbo ed è il caso di Outland, nuovo action-platform di Housemarque (Dead Nation, Super Stardust HD) in arrivo a fine Maggio su Playstation Network ed Xbox Live Marketplace.
    Recentemente Everyeye è stata in grado di assaporarne, grazie ad un codice preview, il primo livello: ecco quel che vi aspetta.

    Due mondi in uno

    Anzitutto è bene ammettere che dal punto di vista narrativo Outland è, almeno per quanto ha fatto intravedere sino ad ora, ben poca cosa. La trama narra di un giovane visionario al quale uno sciamano predice, poco prima dell'inizio dell'avventura, l'imminente fine del mondo per mano delle due divinità sorelle (luce ed oscurità) che lo hanno creato e lo mantengono in equilibrio. L'unico possibile salvatore, naturalmente, è il nostro eroe (ovvero il giovane stesso) che non esita nemmeno un istante, uscito dalla tenda dello stregone, ad incamminarsi in un lungo viaggio che lo vedrà ripercorrere le gesta di un antico guerriero, il cui eroismo verrà sovente ricordato tramite alcuni flashback giocati. Dalla rivelazione in poi, dunque, Outland ci mette semplicemente di fronte ad un viaggio; un lungo cammino attraverso il quale prepararsi per lo scontro finale. Non vi sono fronzoli ne diramazioni o personaggi secondari: solo l'eroe ed il suo destino.
    Se la trama non si può certo definire affascinante, diverso è il discorso per quel che concerne il gameplay, che -precisiamo- eredita in primis la semplicità della narrazione proponendosi, di base, come un platform vecchio stile; una sorta di clone del primissimo Prince of Persia. Nelle prime fasi di gioco, dunque, ci troveremo a saltare da una piattaforma all'altra, ad arrampicarci lungo ripide sporgenze sfruttando l'abilità del protagonista e, di lì a poco, a sbarazzarci di mostruose creature ed evitare insidiosi tranelli. La struttura di gioco è pensata per metterci costantemente di fronte a nuove sfide, mantenendo ben salde quelle proposte sino a quell'istante. Acquisendo la spada, per esempio, compariranno i primi mostri, così come, acquisendo l'abilità di scivolare, le prime trappole mobili. Un viaggio in tutti i sensi, insomma; un continuo susseguirsi di checkpoint ai quali al giocatore verranno fornite nuove capacità per superare le difficoltà immediatamente successive.
    Il contributo di tale struttura al mantenimento della freschezza del gameplay, anche a fronte di una longevità che si prospetta più che soddisfacente per un titolo Arcade, risulta davvero inestimabile, soprattutto quando -a pochi passi dal termine della nostra prova- veniamo a contatto con la più interessante delle variabili messe in campo dal team. Al termine del prologo, infatti, il nostro beniamino verrà benedetto dai poteri della luce e dell'oscurità, grazie ai quali, almeno sulle prime, potrà assorbire i danni dello stesso allineamento e, contemporaneamente, distruggere con facilità le creature d'allineamento opposto. Si configura, in tale maniera, una struttura molto simile a quella dell'apprezzato Ikaruga, trasferita con le opportune modifiche in un platform. Utilizzando i tasti dorsali, infatti, potrete cambiare in tempo reale il potere a vostra disposizione, passando indenni attraverso una trappola o, più semplicemente, attivando le piattaforme dello stesso colore (anche qui la divisione è tra azzurro e rosso, esattamente come nel titolo Treasure. Il gameplay muta dunque senza soluzione di continuità richiedendo al videoplayer grande precisione nei movimenti, un ottimo spirito d'osservazione ed una gran quantità di riflessi nell'addomesticare il gamepad al proprio volere. Uno skill-game che ricorda molto da vicino (sebbene non con la stessa austera severità) quanto richiesto al giocatore -in termini d'abilità- nel già citato side-scrolling shooter.

    Chiaro-scuri

    Outland, come si diceva in apertura, non stupisce soltanto per un gameplay originale (nella misura in cui mescola aspetti tanto distanti tra loro) ma anche -s forse soprattutto- per una direzione artistica fuori dal comune, che ricorda in un certo senso quanto già mostrato da Limbo. Il titolo gioca nella sua totalità sui differenti livelli di luce che separano il protagonista dagli sfondi sui quali vedremo compiersi le sue gesta. La forte luminosità di fondo farà infatti da contraltare agli elementi dello scenario, ai nemici ed al protagonista stesso, caratterizzati invece dal rimanere in ombra, come venissero filtrati. L'impatto visivo, della stessa natura ma allo stesso tempo molto diverso da quello di Limbo (qui, infatti, i colori abbondano) è davvero stupefacente. Complici un design sempre accattivante dei quadri, il sapiente utilizzo di luci e colori ed un comparto animazioni disegnato a regola d'arte, Outland propone un'eccellenza visiva talmente particolare ed unica da risultare quasi aldilà del mero polygon counting al quale siamo sin troppo abituati. Una vera e propria poesia per gli occhi capace di immergerci totalmente in un mondo incantato.

    Outland Per quello che abbiamo potuto vedere sino ad ora, Outland si prepara a diventare uno dei titoli più interessanti in distribuzione digitale nelle prossime mensilità. Tuttavia, pur a fronte di una struttura tanto originale, il prodotto finito dovrà dimostrare di sapere catturare l’attenzione del videoplayer per tutto l’arco della scalata che lo aspetta, mettendolo costantemente di fronte a nuovi pericoli. Un’impresa non facile dato il brainstorming a cui già si viene sottoposti nella prima ora -scarsa- di gioco. Il fascino di un titolo fuori dai canoni dell’ordinario, in ogni caso, rimane, così come il consiglio di tenere d’occhio quest’ultima produzione Housemarque.

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