Provato PlayStation Move

Provato con mano MOVE e la prima raccolta: Sport Champions

Provato PlayStation Move
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L’E3 è ad un tiro di schioppo, ma Sony, per non farsi mancare niente, ha imbandito un antipasto di futuro direttamente sulle nostre tavole milanesi, per farci familiarizzare con il Move e con Sport Champions, canonica collezione di sport pensata per far brillare il motion controller.

Mi piace se ti Move

La prova con mano restituisce a tratti sensazioni che ci riportano al debuto del wiimote, perché, pur senza la carica rivoluzionaria made in nintendo, segna ugualmente un passaggio tangibile di tecnologia, e regala una sensazione di libertà acuita: questa percezione si pasce soprattutto della tecnologia di rilevamento visivo, supportata da Eye Toy, che regala alla console la capacità di tracciare la spazialità del movimento, con potenzialità formidabili sul versante ludico. Se infatti giroscopi e accelerometri registrano il moto del braccio e la velocità dello stesso, replicandoli su schermo con funzionalità che ricalcano il successo del Wiimote, è la possibilità di conquistare lo spazio a stupire. Avvicinare e allontanare il controller allo schermo potrà quindi influire sulla giocabilità, offrendo un range di azioni virtualmente illimitato, perché non si limita ad estrapolare le nostre mosse ma le ambienta “tridimensionalmente” nello spazio. La dimostrazione chiave di queste potenzialità l’abbiamo riscontrata purtroppo solo nel pingpong, ma tanto è bastato per apprezzarne, entusiasti, le implicazioni videoludiche: vedere il proprio avatar che “scende a rete”, rispondendo al nostro rapido avvicinamento allo schermo ci ha davvero impressionati, abbassando di ulteriori cm la sbarra che ci divide dalla simulazione assoluta della realtà. La possibilità di spostare la racchetta nello spazio ci ha posti di fronte ad uno straniante senso di libertà, da metabolizzare con qualche iniziale errore di valutazione; ma una volta presa la mano offre uno spettro di possibilità spettacolare, tale da sfociare nel “reale”, portandoci di un altro passo più vicini al ping pong virtuale, piuttosto che ad un videogioco di ping pong.
Come detto purtroppo questa funzionalità è stata implementata solamente in uno dei minigiochi testati, ma ugualmente negli altri abbiamo potuto apprezzare l’assoluta mancanza di latenza, la risposta precisa e puntuale e soprattutto una pulizia totale nella replica dei movimenti. Il tutto al costo -minimo- di alcuni secondi di calibrazione necessari ad inizio gioco, e ad ogni cambio di utente, vista la necessità di registrare altezza e “apertura alare” di chi impugna il controller.
Pregevole inoltre la disposizione della pulsantiera, che risponde infatti in maniera egregia alla conformazione della mano, con i 4 classici tasti playstation comodamente a portata di pollice, e i due grilletti principali morbidi e decisamente pratici.
Tutti i giochi sono praticabili con una sola periferica per giocatore, ma è innegabile come alcuni meritino il doppio controller a sfera per essere goduti a pieno: ad ogni sfera viene così delegata la funzionalità di un arto, lasciandoci però ancora nel dubbio per quanto riguarda l’interazione motoria del nostro avatar. A parte il sopracitato ping pong (perfetto), l’unico altro gioco in cui testare gli spostamenti del personaggio risulta il beach volley, che offre risultati contraddittori. Se da una parte infatti è gratificante utilizzare la doppia sfera per avvertire il feeling con lo sport, capace di spronarci in bagher e palleggi a due mani, dall’altra notiamo come i movimenti sul campo siano sempre gestiti dalla cpu: questa empasse sembra per il momento ardua da superare, perché se è relativamente semplice riconoscere lo spostamento di due racchette sul tavolo, implementare il riconoscimento spaziale di due giocatori sul campo da volley suona sicuramente più difficile. Questo renderebbe quindi necessario lo stick analogico del sub-controller (vedi Nunchuck) per controllare direttamente il personaggio, ma d’altra parte questo impedirebbe di impugnare le due glowing spheres, che insieme regalano sensazioni esaltanti.
Proprio le due sfere integrate offrono infatti una percezione realistica degli sport che si vanno a testare, dal tiro con l’arco alle sfide gladiatorie da colosseo, che andiamo ora a sviscerare nel gioco dedicato.

Sport Champions

Sports Champions fa ovviamente le veci di quello che è stato Wii Sports al debutto della console Nintendo: nasce come dimostrazione delle potenzialità del Move, per declinarne le possibilità in una serie di attività sportive che promuovano il nuovo sistema di controllo. E riesce decisamente bene nel suo intento, pur senza brillare in termini ludici a causa di un’impostazione che pare a tratti eccessivamente casual, nonostante livelli di difficoltà che possono sfociare nell’olimpico. Nonostante l’ovvia verve simulativa, necessaria per mostrare il riconoscimento dei movimenti, emerge infatti una deriva negativa per via del registro troppo poco tattico di alcune attività, a fronte di un’esasperazione di altre componenti più esagerate e poco controllabili come l’eventuale “tiro di fuoco”, o i rallenty e la spettacolarizzazione che rendono il volley più simile alla partita vista in Topgun piuttosto che ad un match reale. Tuttavia il divertimento non ne risente, e nemmeno il coinvolgimento fisico, sfiancante ma decisamente piacevole.

Le discipline presenti saranno 6, ovvero disc golf, lotta gladiatoria, tiro con l’arco, beach volley, bocce e tennis tavolo.

Il ping pong risulta ovviamente la gemma della corona, una piccola perla realizzata magistralmente. La libertà assoluta, la capacità di immergere il giocatore in uno sport virtuale, più che in un videogioco, sono caratteristiche che ci hanno letteralmente abbagliato, superando la concorrenza già agguerritissima presente sul mercato. Il Move è precisissimo, e risponde in maniera realistica alle scelte di gioco che portiamo avanti: la pallina si dirigerà dove la mandiamo, ne più ne meno, calcolando direzione, potenza, effetti e ogni singolo altro fattore che imprimeremo nel nostro colpo. Sarà possibile muovere la racchetta in totale libertà, avanzando, arretrando, andando a rete, il tutto semplicemente muovendo la sfera nello spazio, al punto da regalare un’emancipazione quasi totale rispetto ai limiti videoludici attuali. Queste suonano probabilmente come frasi tipo, quasi dei clichè, ma la differenza è davvero tangibile e impressionante.

Altrettanto ben implementato è il tiro con l’arco, che magari non emerge così prepotentemente ma regala sensazioni ottime, forse simbolo principale della precisione e pulizia dei movimenti registrati dal move. Pur essendo giocabile con una sola sfera, è nell’interazione tra due controller a regalare il meglio, deputando ad una mano il controllo dell’arco e all’altra la freccia. Il sistema reagisce magistralmente alle nostre azioni, registrando ogni singola mossa e vibrazione delle nostre braccia con una fluidità impressionante. Inoltre offre un 1vs1 particolarmente efficace, in contemporanea e capace di stimolare la competitività dei duellanti.

Il beach volley appare forse come il minigioco meno riuscito, complice una scarsa capacità di interazione: passaggi e bagher suonano troppo artefatti e poco direzionabili, quasi preimpostati, e d’altra parte il posizionamento dei giocatori è deputato alla cpu, togliendo anche quel pizzico di tatticismo che avrebbe giovato. Ottima invece la gestione delle schiacciate, come ovvio, che risponde perfettamente ai nostri movimenti. Purtroppo non è integrato il due contro due (che prevederebbe un numero eccessivo di Glowing Spheres), ma la modalità coop risulta comunque piacevole, a fronte di una ripetitività tangibile dopo poco.

Il duello gladiatorio ci pone nei panni di un combattente nell’arena, pronto a massacrare armato di spada e scudo. Trattasi del gioco più fisico del lotto, decisamente sfiancante perché la potenza dei colpi risulta un fattore decisivo per la vittoria. Divertente, violento e fracassone, può essere giocato con una sola sfera (deputata alla spada, con lo scudo gestito dalla cpu) o da due (in cui potremo muovere a piacimento anche la protezione). Se l’impianto è innegabilmente spassoso, bisogna purtroppo riscontrare come manchi del tutto la profondità tattica, dovuta anche ad una gestione degli spostamenti del personaggio molto meccanica, deputata ai due grilletti. Queste scelte purtroppo veicolano l’esperienza ad una mera esibizione di mazzate, che rispondono perfettamente ai nostri movimenti, i quali però risulteranno però da parte nostra molto casuali e poco “pensati”.

Splendida infine la versione videoludica delle bocce, demo magistrale, come il tiro con l’arco, di precisione e fluidità del Move. Inutile ripetere quanto sia accurato il sistema di riconoscimento dei movimenti, ci concentreremo sul senso di pace e naturalezza che emerge da questo minigioco, capace letteralmente di trasportarci in un parco ben ombreggiato e di restituirci il piacere tranquillo ma ugualmente competitivo della petanque, con il suo range di situazioni, dal rilascio leggero per avvicinarsi al pallino fino al tiro potente per “sbocciare” le sfere avversarie.

PlayStation Move Playstation Move ci ha stupito in questa prova con mano, mostrando le sue indubbie potenzialità, anche se queste emergono in toto solo in uno dei minigiochi testati per voi. A fronte di accelerometri e giroscopi precisissimi, Move regala anche la possibilità di “spaziare” nelle tre dimensioni, registrando grazie ad Eye Toy vicinanza e lontananza delle nostre azioni, oltre al movimento stesso e alla potenza di quest’ultimo. Questa interazione permette così di conquistare lo spazio, e di offrire una libertà virtuale che nel caso del sopracitato pingpong emerge con prepotenza inaudita. Il sistema Move, ampiamente promosso per potenzialità e precisione, funziona. E funziona bene. Ora la palla (o sfera) passa agli sviluppatori, che già con Sports Championship, hanno offerto uno spaccato dimostrativo benaugurante e a tratti impressionante, anche se rivedibile proprio dal punto di vista ludico. Se infatti il motion controller risponde sempre eccezionalmente, sono alcune scelte ingame eccessivamente casual che rischiano di minare l’esperienza, in particolare nelle discipline “duello” e “beach volley”.