Provato Resident Evil: The Mercenaries 3D

In occasione del Captivate, torniamo a mettere le mani sul capitolo portatile di Resident Evil

Provato Resident Evil: The Mercenaries 3D
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  • 3DS
  • Miami - Resident Evil è una serie capace di irretire milioni di utenti, e l'importanza che i prodotti legati a questo brand hanno per Capcom è evidente. Basti sapere che sono tre i titoli presentati all'evento che portano il marchio dell'Umbrella Chronicles.
    Già testato approfonditamente in quel di San Francisco, il primo su cui mettiamo le mani è Mercenaries 3D, shooter pensato appositamente per la nuova console Nintendo. Si tratta, per chi ancora non lo sapesse, di una versione portatile della celebre modalità che, a partire dal quarto capitolo, ha sempre fatto da ottimo contrappunto all'avventura principale.
    Trascinato sui doppi schermi del nuovo Handheld, questo Game Mode tenta di mostrarsi all'altezza di un prodotto completo. Se le prime prove ci avevano lasciato ancora qualche dubbio, questa intensa sessione all'interno dell'Arcade Room ci ha solleticato non poco. Grazie soprattutto all'introduzione del Multiplayer Cooperativo, questa edizione potrebbe acquietare gli appetiti dei fan fino all'arrivo di Revelation. Anche perchè per tutti i compratori ci sarà una bella sorpresa...

    Soldati Scelti

    Non sarebbe la prima volta che la presenza di una demo all'interno del pacchetto spinge le vendite di un prodotto ancor più delle qualità del software. Ci ricordiamo ad esempio della versione dimostrativa di Metal Gear Solid 2 all'interno di Zoe, ma anche Crackdown ricevette un notevole aiuto dall'online beta di Halo. La “Pilot Version” di Resident Evil: Revelation all'interno della cartuccia di Mercenaries non può che essere un valore aggiunto notovele, per molti amanti del survival horror. Mentre vi lasciamo in “dolce attesa”, vogliamo però rassicurarvi sulla solidità del prodotto. Mercenaries 3D abbandona la progressione strutturata e le atmosfere inquietanti della serie principale, per abbracciare un'impostazione più ritmata, vicina a quella degli shooter arcade. Un'ambientazione, e l'assillo di un timer che corre: il compito, quello di massacrare più zombie possibile, cercando di afferrare un gargantuesco Hi-Score. Di tanto in tanto, dei totem rossi da distruggere per guadagnare un cospicuo “Time Bonus”, e per il resto soltanto soltanto la dotazione bellica iniziale, da rimpolpare con gli oggetti lasciati cadere dagli Zombie riempiti di piombo. Saranno sei i personaggi da selezionare per affrontare la missione, ognuno con le proprie specificità.
    Scesi in campo, ci si accorge che il ritmo di gioco è serratissimo. Finalmente, superata la goffaggine dei protagonisti del quinto capitolo, i personaggi potranno muoversi e sparare contemporaneamente, allontanandosi dalle minacce anche durante le operazioni di cura o di ricarica. Come già specificato, inoltre, la transizione fra l'inquadratura in terza persona e quella “over the shoulder” è molto più fluida e dinamica, a tutto vantaggio della scorrevolezza dell'esperienza di gioco. E' chiaro fin da subito, dunque, che Mercenaries sarà uno shooter duro e diretto.
    Dopo aver affrontato una sorta di tutorial, ottimamente integrato e funzionale (non si spaventino dunque i neofiti), cominciamo il nostro personale massacro nelle mappe già visitate in altre occasioni. Ricordiamo anche in questa sede che il set di locazioni prevede la compresenza di ambienti tratti dal quarto e dal quinti episodio della serie. Il Playtest in solitaria si rivela divertente, ma sempre minato dallo spettro di una ripetitività concettuale che potrebbe stancare molti.
    Fortunatamente Capcom ha ben pensato di inserire il multiplayer cooperativo per due giocatori, si in locale che, soprattutto, Online. Le sessioni di gioco in coppia diventano molto più divertenti, ancora più esagerate, mentre un assalto ben orchestrato porta ad accumulare un moltiplicatore senza fine. I compagni possono guardarsi le spalle, e persino affrontare gli Zombie più coriacei, che di tanto in tanto compaiono sull'area di gioco, è un compito discretamente più facile. I compagni, dimostrando affiatamento e coordinazione, possono anche esibirsi in divertenti combo corpo a corpo, impossibili da vedere nel single player. Stordito uno dei nemici, possono avvicinarsi e colpirlo a turni, eseguendo mosse speciali (fra calci girati e micidiali Dropkick) in grado di infliggere seri quantitativi di danno. La solidità del netcode (ovviamente si è testata solo la modalità locale) permette un'esperienza sempre fluidissima.
    Nel corso di questa prova si è finalmente svelata anche la presenza di una struttura ruolistica di sottofondo, che dovrebbe aiutare a mantenere interessato ed attivo il videoplayer. Superando gli score richiesti per ogni livello si sbloccano non solo nuove locazioni, ma anche nuove abilità con cui caratterizzare il proprio personaggio. Prima di ogni partita si possono selezionare fino a tre “Perks”: la dotazione è molto classica, fra abilità passive e attive. Velocizzare i tempi di ricarica, aumentare i danni inflitti quando la salute è al minimo, sono in effetti possibilità piuttosto canoniche. Abbiamo però provato anche una strana skill che di fatto rendeva “elettrizzanti” tutti gli attacchi corpo a copro del protagonista. Uccisi da un calcione ben assestato, gli zombie esplodevano danneggiando gli avversari nell'area circostante. Altre abilità potenziano invece la maneggevolezza delle armi o incrementano i danni ed i proiettili di una certa bocca da fuoco: insomma il giocatore può modellare il personaggio affinchè venga incontro al proprio stile si gioco. Tutte le abilità hanno anche dei livelli: la loro efficacia dunque aumenta con l'utilizzo metodico. Chi vorrà costruire con metodo e dedizione il proprio alter ego, per scalare semmai le classifiche mondiali, avrà materiale su cui lavorare.

    Proiezioni stereoscopiche

    Dal punto di vista tecnico, si segnalano le solide performance del Framework Mobile, la versione “ridotta” del celebre engine made in Capcom. La mole poligonale dei personaggi e la buona qualità delle animazioni si pagano attualmente in termini di complessità delle ambientazioni. Nonostante siano più che discrete le texture ambientali e lo stile generale, il level design non è certo eccellente, e la claustrofobica architettura delle location potrebbe essere uno dei difetti più evidenti di questo Mercenaries. Ma potrebbe darsi che andando avanti si scoprano playground più interattivi o strutturati su più livelli. Allo stato attuale dei fatti, la piattezza e la scarsa vastità delle ambientazioni mostrate è lievemente disarmante.
    Sul fronte 3D si registrano ottimi risultati, anche se in questo caso la stereoscopia è un orpello puramente visivo. Dobbiamo ammettere che i migliori risultati si ottengono, su questo fronte, selezionando come visuale di fuoco quella in prima persona, piuttosto che quella classica che mantiene su schermo la silhouette del protagonista. Tuttavia, questa opzione, ha anche il demerito di “ingessare” un poco la progressione. Ognuno saprà scegliere l'opzione che preferisce.

    Resident Evil: The Mercenaries 3D Non possiamo che confermare, in fin dei conti, le stesse impressioni dell'ultimo playtest. Mercenaries 3D è uno shooter ritmato, tenuto in piedi dignitosamente non solo da un colpo d'occhio interessante, ma da una modalità Cooperativa online e da una struttura “ruolistica” in grado di fidelizzare i giocatori. Inutile però gridare al miracolo: l'impostazione Arcade ne fa un ottimo passatempo, ma sulla lunga distanza la limitatezza del level design e lo spettro di una ripetitività concettuale notevolmente pesante, sembrano pronte a smontare gli entusiasmi dei giocatori. Un prodotto “di supporto”, adatto al quick play. Un disimpegnato riempitivo griffato Resident Evil.

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