Resistance 3: provati i primi sette atti della campagna

Provati i primi sette atti della campagna di Resistance 3

Resistance 3: provati i primi sette atti della campagna
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Dopo averlo testato ampiamente in quel di Los Angeles, Resistance 3 si è concesso ad Everyeye sotto forma di una built decisamente avanzata, arrivata in redazione giusto in tempo per sollazzarci prima della tanto agognata pausa estiva. Il codice ci ha dunque fatto percorrere le prime ore della campagna, svelando non solo buone qualità narrative, ma anche una varietà inaspettata di nemici e situazioni. Gradevole è apparso soprattutto il gameplay, che si è tolto di dosso i lacci e le costrizioni del secondo capitolo, per tornare più vicino alle origini: ritmato, veloce, e votato all'esaltazione della spettacolarità e della pluralità, il terzo episodio di Resistance sembra già da adesso pronto a superare in tutto e per tutto il suo predecessore.

    Sopravvivere

    La trama di Resistance 3 viene introdotta da un rapido filmato che ci racconta quello che è successo dopo la fine del secondo capitolo. Il sacrificio di Nathan Hale, morto per mano del nuovo protagonista (Jospeh Capelli), non è stato vano: dal suo sangue è stato infatti sintetizzato un vaccino, che interrompe il decorso del morbo alieno che ha ormai decimato la popolazione terrestre. Il nostro nuovo eroe, per il suo gesto disperato e perentorio, è stato congedato con disonore dall'esercito, ed è adesso rintanato in Oklahoma, in un piccolo villaggio di disperati che tenta con ogni mezzo di proteggere la propria vita e la propria famiglia. I primi momenti di gioco sono pervasi di amarezza e rassegnazione, mentre scopriamo che oramai l'avanzata delle forze aliene ha seriamente compromesso le speranze di sopravvivenza dell'intera razza umana. Anche fra le fila dei Chimera, in ogni caso, sembra correre una frattura: alle gerarchie militarizzate delle forze d'invasione si oppongono strenuamente degli ibridi più ferini e bestiali, che sembrano quasi reclamare la propria indipendenza. Come vedremo, nel corso dell'avventura avremo modo di imbatterci sia nelle schiere ben equipaggiate dell'esercito "ufficiale" che nelle deturpate aberrazioni "indigene".
    Non passa molto tempo, comunque, prima che il giocatore sia chiamato a gettarsi nel bel mezzo dell'azione. Il piccolo villaggio dei Sopravvissuti viene attaccato d'improvviso da un manipolo di chimera, ed ovviamente Capelli si getterà in prima linea per sconfiggerli.
    Si ha dunque modo di prendere confidenza con il gameplay, tornato -come dicevamo- sui binari del primo capitolo. Il sistema di controllo è schietto e diretto: quello di uno Sparatutto ancora legato alla frenesia del frag, fieramente ancorato ad un'eredità in cui le coperture non erano dinamiche, e per ripararsi dal fuoco nemico ci si accucciava dietro una cassa o si spariva al di là di un muro. Rapido e reattivo, il buon sistema di mira viene poi valorizzato da un arsenale di tutto rispetto, formato da vecchie conoscenze e nuove introduzioni. All'inizio della Built si imbraccia il fedelissimo Bullseye: per chi non lo sapesse, si tratta di una mitraglietta ad alto rateo di fuoco, il cui fuoco secondario permette di "tracciare" un nemico in modo che i proiettili esplosi si direzionino tutti su di lui. Interessante l'idea di aggiungere un tracciatore laser che evidenzia a priori le traiettorie che i proiettili seguiranno. Anche la pistola d'ordinanza ci sorprende con un fuoco secondario davvero "scoppiettante": delle mine a innesco remoto che possono essere appiccicate sui nemici e fatte esplodere a piacimento. Nonostante nei primi minuti di gioco l'IA non faccia troppi sforzi per impegnarci, l'azione appare fin da subito vivace, mentre il giocatore può sbizzarrirsi ad utilizzare "creativamente" le bocche da fuoco in dotazione.
    Scopriamo anche che, diversamente da quanto accade nella maggior parte degli sparatutto moderni, in Resistance 3 non ci sarà il recupero automatico della vita: nessuna scorciatoia, dunque. Così come Hale nel primo episodio, Capelli è umano al 100%, e per curarsi avrà bisogno dei medikit disseminati per la mappa. Una scelta decisamente coraggiosa, che ha il merito di rendere molto più tesi gli scontri.
    Scopriamo con piacere, poi, che le armi hanno un sistema di potenziamento automatico: l'utilizzo metodico della stessa bocca da fuoco aggiungerà qualche effetto extra ai colpi. Il Bullseye, nel corso dei sette capitoli che abbiamo potuto testare, non ha tardato a guadagnare dei proiettili esplosivi, mentre l'upgrade del fucile a pompa Rossmore è una sorta di "Fire Rounds" che incendiano i nemici. Il sistema funziona benissimo, ed anzi invoglia ad utilizzare uniformemente tutte le armi a disposizione, per renderle gradualmente più letali. Tutto va a vantaggio della varietà, molto accentuata anche grazie al ritorno del foltissimo arsenale che abbiamo imparato a conoscere. E' bello ad esempio ritrovare l'Auger (grazie al quale bersagliare gli avversari nascosti dietro gli ostacoli) o il Marksman. Non bastassero le vecchie conoscenze, abbiamo messo le mani anche su una interessante "nuova entrata": l'Atomizer spara un fascio laser in grado di disintegrare gli avversari, mentre il fuoco secondario è il classico (ma sempre efficace) "warphole" che risucchia in un baleno gli avversari più vicini.
    Fortunatamente tanta ricchezza bellica è valorizzata dal ritorno della "Weapon Wheel", la ruota da cui selezionare l'arma imbracciata. In barba allo sciocco realismo che ha seriamente compromesso la vivacità di alcune sequenze del secondo capitolo. Tornando alle scelte di design che avevano reso Resistance un titolo con una discreta personalità, il team vuole bypassare gli inciampi del sequel.
    E, a onor del vero, ci riesce anche dal punto di vista della varietà di locazioni e nemici.

    Viaggio sul Mississipi

    Non facciamo a tempo ad abbattere la prima squadra d'assalto, che nel cortile della piccola cittadina si presenta un minaccioso Stalker: una sorta di mech protetto da uno scudo d'energia. Una delle inedite granate EPM è sufficiente per spegnere la corazza luminosa e far saltare in aria il nemico a suon di proiettili.
    Gli eventi che seguono sono piuttosto densi sia dal punto di vista narrativo che da quello del ritmo di gioco. Scopriamo infatti che i Chimera sono intenzionati a Terraformare le zone circostanti, come già stanno facendo in altre zone dell'America, per rendere l'ambiente più favorevole alla loro conservazione. Dopo una rocambolesca fuga dal temibile Goliath, Capelli (re)incontrerà il Dottor Malikov, che si presenterà con un assurdo piano per fermare l'avanzata nemica. Inizialmente riluttante, Capelli verrà convinto dalla sua stessa moglie, e deciderà di accompagnare lo scienziato fino a New York, dove l'assalto dei Chimera pare concentrarsi.
    Comincia così un viaggio attraverso le lande devastate da un conflitto impari e spietato. I primi passi di questo "pellegrinaggio" si giocano su di una lenta barca che solca le torbide acque delle paludi: la sequenza è la stessa che si è vista nel primo Gameplay Trailer, ed appare decisamente solida in quanto a velocità dell'azione. La traversata appare soprattutto evocativa, grazie ad un lavoro stilistico eccezionale, che sottolinea in maniera tragicamente amara le cicatrici della devastazione.
    Il viaggio si interrompe piuttosto bruscamente, e ci catapulta proprio nel bel mezzo di St. Louis. La città è sventrata, devastata da una guerra logorante contro una minaccia inarrestabile. Ma proprio qui troveremo nuova speranza: un gruppo di Sopravvissuti combatte strenuamente contro i Chimera, ed è in possesso di un elicottero che potrebbe portare Capelli e Malikov a New York molto più in fretta del previsto. Ma le cose non sono mai semplici come sembrano: prima di raggiungere il drappello di soldati dovremo attraversare mezza città, passando prima dal deposito dei treni per arrivare poi ai depositi di carbone. Anche una volta riuniti con il gruppo di sopravvissuti, avremo il nostro bel da fare, asserragliati in un pub prima e poi braccati nei cunicoli sotterranei che conducono alla sede del palazzo di giustizia. Resistance 3, insomma, fa davvero di tutto per mantenere una vivacità notevole, e ci scaraventa addosso vecchi e nuovi nemici. I "LongLegs", ad esempio, urlano come fossero indiavolati, e spaventano con il loro profilo consunto e logorato, mentre spiccano i loro salti improbabili muovendosi da un lato all'altro delle locazioni. Oltre ai Chimera "militarizzati", la cui appartenenza ai ranghi dell'esercito è segnalata dalla dotazione bellica, incontriamo degli alieni dissidenti, quasi deformi, che assomigliano a degli zombie spietati. Non mancano le bestiacce striscianti e i soldati d'élite, ben protetti dalle loro armature. Con ogni tipologia di nemico l'approccio è diverso, ma come abbiamo già avuto modo di dire, Resistance 3 non si fa certo mancare niente dal punto di vista della varietà di armi a disposizione, così che il videoplayer possa dare libero sfogo alle sue urgenze blastatorie.

    Design eccellente

    Dal punto di vista tecnico, l'ultimo Resistance non stupisce come altre esclusive Playstation 3, ma di certo compiace. I miglioramenti rispetto al predecessore interessano sopratutto la fluidità e la modellazione poligonale, mentre la texturizzazione e la qualità degli effetti speciali non si collocano certo al top di questa generazione. Fortunatamente però il design globale e la caratura artistica della produzione possono essere difesi a spada tratta. C'è, forse, una generale "cupezza" nella palette cromatica, ma questa si sposa con la volontà di materializzare, di fronte agli occhi del videoplayer, un'America senza più speranza, in cui ruggine, polvere e corruzione sono ormai gli elementi dominanti. Tutta l'aria sembra quasi satura di un pulviscolo malevolo, che come un miasma infetto arriva a contaminare l'ambiente, ormai zeppo di carcasse e ruderi. Anche il primo Resistance ebbe il coraggio di abbracciare questo "grigiore esteso della guerra": senza dubbio una scelta più saggia rispetto all'esorbitante dose di effetti speciali e raggi laser e superfici metalliche del secondo episodio, la cui vena stilistica sembrava certamente più arida.
    Il lavoro di caratterizzazione dei Chimera, poi, è assolutamente magnifico, ed il contingente nemico è vario, minaccio e incisivo, tanto che non abbiamo timore di dire che gli alieni di Resistance sono iconici quanto gli Helghast di Killzone (tanto che pure la copertina è un evidente tributo al Character Design di questa piaga inumana).
    Fortunatamente anche gli effetti sonori sono molto più puliti di quelli ascoltati in passato, ed evitano di impastarsi (come accadeva nel secondo episodio) in un sottofondo caotico. Certo, la tendenza alla sovrapposizione ed all'accumulo resta, per una scena acustica non sempre chiarissima, e che in certe occasioni concede pochi spazi ad una soundtrack che avrebbe indubbi meriti (se fosse fatta respirare a pieni polmoni).

    Resistance 3 Resistance 3 ci ha lasciati piacevolmente stupiti. Nonostante la stampa specializzata abbia preferito il secondo episodio al primo, crediamo molto sinceramente che Fall of Man fosse un titolo più genuino, con un carattere evidente ed in grado di risaltare. Tornando ad abbracciare un gameplay più frenetico e vario, senza rinnegare scelte classiche ma efficaci (ci riferiamo ai Medipack e alla ruota di selezione delle armi) la trilogia sembra indirizzarsi verso una conclusione trionfante. Stupisce soprattutto la varietà di locazioni, armi e nemici, che fa dimenticare anche qualche incertezza sul fronte dell'Intelligenza Artificiale. Molto incisivo il lavoro artistico sottostante, per uno sparatutto che non è certo secondario nella Line Up di esclusive. Certo, ci sarà da misurare la "tenuta" del plot e della progressione, la durata della campagna e la qualità delle modalità cooperative e competitive (anche queste all'insegna di una salvifica moderazione). Ma i fan del brand possono dormire sonni tranquilli.

    Che voto dai a: Resistance 3

    Media Voto Utenti
    Voti: 77
    7.9
    nd