Provato Saint Seiya La Battaglia del Santuario

La scalata delle 12 Case in un nuovo videogame da Namco Bandai

Provato Saint Seiya La Battaglia del Santuario
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  • PS3
  • Verso la fine di questo intenso Febbraio videoludico, arriverà sugli scaffali dei negozi Saint Seiya: la Battaglia del Santuario. Il titolo non cerca certo di rivaleggiare con le produzioni più blasonate che si sono di recente affacciate sul mercato, almeno in quanto a qualità dei valori produttivi, complessità e impatto grafico, ma vuole comunque compiacere i fan del manga e del cartone che ci hanno accompagnato in tanti pomeriggi a partire dai tardi anni '80.
    Giunta in redazione una versione praticamente completa, abbiamo dunque ripercorso la prima parte della scalata alle 12 Case, pronti a salvare “un sogno che si chiama Isabel”.

    Invincibili guerrieri, valenti condottieri

    Lo Story Mode de La Battaglia del Santuario ripercorre più o meno pedissequamente il cammino dei cavalieri di bronzo fino al tempio del Grande Sacerdote, nelle fatali dodici ore che separano il manipolo di eroi dalla morte di Lady Isabel, reincarnazione di Atena. Gli antefatti della storia vengono introdotti con una breve sequenza narrativa, che a grandi linee introduce i personaggi. Il fare della produzione sembra però fin da subito sbrigativo: mancano antefatti importanti, alcuni eventi fondamentali del passato dei protagonisti si accennano solo di sfuggita, e tutta la fase preparatoria del torneo, che serviva ad entrare in sintonia con nostri beniamini, manca completamente. Poco male per i Fan della serie a fumetti o i più “nazionalisti” amanti del cartone animato, dal momento che avranno a disposizione tutti gli elementi (ed i ricordi) necessari per entusiasmarsi comunque fin dal primo incontro.
    C'è da dire però che questo appellarsi solo ed esclusivamente agli affezionati dei Cavalieri dello Zodiaco tarpa le ali alla produzione, soprattutto se si considera che spesso il racconto procede attraverso sintesi e banalizzazioni. Come vedremo il titolo è un picchiaduro a scorrimento piuttosto classico, e gli scontri sono il fulcro della progressione: in questi frangenti La Battaglia del Santuario segue con molta attenzione gli eventi del fumetto, dimostrando un'aderenza quasi totale ai combattimenti che ancora ricordiamo. Quando si tratta però degli intermezzi filmati, che dovrebbero servire da raccordo fra i vari livelli, si trovano troppe imperfezioni per non rimanere abbastanza delusi.
    Anzitutto lo stile globale delle Cut Scene è poverissimo: spesso il racconto procede attraverso primi piani dei cavalieri su sfondi generici, e la voce narrante liquida eventi importantissimi commentandoli con un paio di frasi laconiche. Non si sente il peso delle scelte dei cavalieri, il tormento della scalata, e persino il profilo caratteriale dei difensori delle singole case non emerge, lasciando alla memoria l'oneroso compito di fare il “lavoro sporco”. Non avremmo ovviamente preteso una fedeltà integrale, e sarebbe bastato presentare di volta in volta il nemico da affrontare, spiegando le ragioni della resa del Toro, o declinare meglio la doppia personalità di Gemini, o ancora la profonda malvagità di Cancer. Invece, l'unico elemento che traspare è la fretta dei protagonisti, che corrono affannati quasi non sentissero il profondo legame empatico che invece li avvolge nell'opera originale.
    Inoltre bisogna mettere in contro alcune “storpiature” della cronologia, che per esigenze di varietà ci fanno affrontare alcuni scontri prima del tempo, giusto per metterci nei panni di un nuovo cavaliere. Valuteremo poi in sede di recensione come sarà gestita la parte finale dell'avventura, ma per il momento le scene d'intermezzo esili e poco curate sono un freno all'entusiasmo.

    Scontri sovrumani

    Dal punto di vista del Gameplay, il titolo si presenta con un control scheme abbastanza complesso. Due dei tasti frontali sono deputati agli attacchi di base, leggero e pesante, e permettono di eseguire le combo di base (eventualmente nella loro variante “aerea”), alternandone la pressione. Un altro dei pulsanti frontali permette invece di eseguire una mossa speciale, a patto che si abbia a disposizione abbastanza “cosmo”. Un secondo colpo speciale si effettua grazie al dorsale destro, il terzo premendo in combinazione questi due pulsanti. Il dorsale sinistro permette di entrare in parata o, in combinazione con un modificatore di direzione, di eseguire una rapida schivata. Ci sono infine i due grilletti: uno attiva il settimo senso, una sorta di bullet time indispensabile soprattutto per schivare gli attacchi dei Cavalieri d'Oro, mentre l'altro trasforma i colpi speciali in Attacchi Big Bang. Si tratta di versioni potenziate dei vari Fulmini di Pegaus o Polvere di Diamante, la cui forza può essere scatenata solo in determinate circostanze. Metabolizzare un così complesso sistema richiede un'ora abbondante di adattamento, ma anche dopo l'intenso training non sempre si sentirà il pieno controllo di tutti i cavalieri. Non tutte le combo appaiono infatti molto fluide e facili da direzionare, e l'assenza di un Lock-on automatico, in combinazione con una telecamera fissa, rende gli scontri molto caotici. Fra tutti i cavalieri, Sirio è quello più maneggevole: le sue mosse speciali si legano con naturalezza alle combo di base, i colpi rapidi permettono di gestire facilmente la direzione. Decisamente ingessato invece Andromeda, che con i suoi attacchi dalla distanza risulta davvero complesso da gestire. A metà, Crystal e Pegasus, con colpi speciali dal caricamento molto lento e qualche combo meno fluida del solito.
    Le prime fasi dell'avventura denotano una generale povertà di contenuti. Gli scontri con i Cavalieri d'Oro sono di tanto in tanto preceduti da combattimenti con soldati semplici di fronte alle Case: in questi frangenti non si fa altro che eseguire combo su combo proseguendo lungo un percorso lineare, con la telecamera fissa ad ostacolarci in più di un'occasione. Lo scarso numero di tipologie di nemici e l'uniformità stilistica delle ambientazioni rende il tutto molto monotono, e solo la presenza di qualche Mid Boss salva la situazione.
    Idealmente le cose migliorano durante gli scontri con i Cavalieri d'Oro. Per sconfiggerli si devono interpretare le loro routine, schivare o parare al momento giusto, e poi eseguire una combo rapida, da concludere magari con una mossa speciale o un attacco Big Bang (ma la finestra temporale per colpire il nemico è davvero molto ristretta). Inizialmente stimolanti, questi scontri si rivelano a volte troppo estesi. Le routine dei nemici non evolvono, ed una volta assimilato il loro set di mosse, non si fa altro che ripetere la stessa tiritera. In certi casi la battaglia appare davvero estenuante: ad esempio nei panni di Sirio ci troviamo a dover sconfiggere Cancer per ben quattro volte. Prima nella casa e poi nell'Ade, e ancora con il cosmo al massimo e di nuovo senza armatura. Avremmo preferito che i tagli alle vicende fossero stati eseguiti in questi frangenti, rendendo i combattimenti meno estesi (alcuni durano una buona mezz'ora).
    Si segnala infine che la progressione risulta moderatamente difficile: senza i tre continue della modalità normale si dovrebbe ricominciare lo scontro da zero. D'altro canto, per ottenere una buona valutazione bisogna evitare di essere colpiti ed impegnarsi a macinare chain combo dalla lunghezza imbarazzante.
    Al termine di ogni capitolo si guadagnano punti esperienza da spendere per acquistare costose capacità extra che potenziano la durata del settimo senso o la distruttiva potenza degli attacchi, o che si possono in alternativa sfruttare per incrementare le statistiche di base (HP, Cosmo, Attacco e Difesa). Il sistema dovrebbe invogliare i completisti ad affrontare le molte “Sfide” dell'apposita modalità, per allungare la longevità oltre le ore necessarie per il completamento della campagna. Ci riserviamo di valutare l'appeal di questa possibilità e l'effettiva importanza della crescita del personaggio, ci riserviamo di metter mano al codice finale.

    Grandi e forti eroi

    Dal punto di vista tecnico La Battaglia del Santuario non stupisce. Resta anzi un prodotto abbastanza limitato, non solo per la modellazione poligonale che resta abbastanza sciatta, ma anche e soprattutto per il riuso di elementi architettonici. Che siano gli stage “preparatori” ambientati fuori dalle Case o le stanze custodite dai Cavalieri d'Oro, o ancora le dimensioni alternative in cui spesso questi ultimi ci precipitano, texture ed elementi architettonici vengono riciclati senza alcuna pietà. Pochi i modelli dei nemici, e persino le loro animazioni oscillano sulla corda della sufficienza. Molto fedeli, invece, quelle dei Cavalieri, soprattutto dei protagonisti.
    La colonna sonora che accompagna l'avventura è quella classica del cartone, ben integrata con le azioni di gioco, mentre il doppiaggio Giapponese farà felici gli amanti del recupero filologico, ma ha forse un pizzico di carisma in meno rispetto all'ottimo lavoro di localizzazione che ancora ricordiamo, probabilmente uno dei migliori per caratterizzazione vocale e inflessione.
    Si segnala, prima di chiudere, qualche indecente storpiatura nella traduzione. Cose di non poco conto, se Cancer, con i suoi “Strati di Spirito”, ci spedisce, invece che nella Bocca dell'Ade, in un non meglio precisato “Ammasso del Presepe”.

    Saint Seiya: Sanctuary Battle Saint Seiya La Battaglia del Santuario è un titolo pensato per i fan più sfegatati, che come spesso accade sacrifica l'aspetto ludico per far leva sull'appeal di un'opera immortale, che da più di vent'anni è nei cuori degli appassionati. Alcuni aspetti sono interessanti: la varietà veicolata dalla possibilità di controllare più cavalieri, un combat system complesso ma che può dare buone soddisfazioni se padroneggiato al meglio. Purtroppo però alcune scelte difficilmente comprensibili, fra cui la durata estenuante degli scontri, l'uso di una telecamera fissa nelle sezioni a scorrimento, alcune leggerezze nella trasposizione di fatti e personaggi, fanno vacillare la nostra convinzione. Restate in attesa della review.

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