Provato SuperCar Challenge

Dopo il Cavallino Rampante, System 3 ci riprova

Provato SuperCar Challenge
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  • PS3
  • Ferrari Challenge era semplicemente un trampolino di lancio. Un’opera piacevole, ma perfettibile. Un anno dopo System 3 ne ripropone la formula di base, puntando le gomme verso una concezione di realismo che non fa sconti, e parcheggiandovi sopra l’intero peso della nuova filosofia di gioco.
    Una manovra inaspettata e di primo acchito controproducente, poiché il rischio precipuo è quello di soffocare le aspettative dei piloti della domenica. Azzardo calcolato, comunque: la tripartizione del prodotto System 3 (in assisted, arcade e simulation) traccia confini inconfondibili cosicché l’intero spettro di giocatori possa trovare la collocazione adatta alle proprie esigenze/abilità.
    Eppure, per chi ama gareggiare davvero, portando al limite tanto la propria sensibilità al volante, quanto l’irruenza di auto da sogno spinte da cavalli difficili da ammansire, Supercar Challenge sembra già promuovere tentazioni irresistibili e per certi versi introvabili in ambito console.
    Dichiarazioni un po’ estreme, ce ne rendiamo conto, che comunque non liquidano i compromessi pattuiti dal team di sviluppo in termini di rilevamento delle collisioni o di mero design strutturale, incapaci ancora di convincerci appieno. Ciononostante, e a fronte di una verve stilistica che già sbandiera il classico drappo bianco nei confronti dei prossimi GT 5 o NfS Shift, l’esperienza di guida regalata da Supercar Challenge in modalità simulazione è quanto di più cristallino, verosimile e complesso sia rintracciabile su Playstation 3.
    E cominciare a risparmiare per un G25 diviene quindi un obbligo.
    Doverosa precisazione: la differenziazione dei tre livelli di guida citati in apertura non interessa solo l’uso dell’elettronica (controllo di stabilità, trazione e abs), ma anche la fisica delle vetture, che via via si fa più sofisticata passando da assisted ad arcade, e da quest’ultimo a simulation.
    La natura di Supercar Challenge è dunque bivalente, progettata per accontentare palati (e manici) agli antipodi. Il primo step è indicato al principiante, tenuto per mano da agevolazioni elettroniche interessanti tutte le fasi della guida: modalità e tempi di frenata sono una di queste. In arcade la trave portante è il divertimento. Dosare l’accelerazione o impostare la traiettoria corretta vengono quindi declassati a problemi secondari. Bye bye testacoda, anche con i bolidi più irrequieti. Una semplificazione che investe a pieno titolo anche i passaggi sui cordoli o nello sterrato: il controllo del mezzo è solo una formalità, un diversivo spiccatamente arcade che punta tutto sul fattore ricreativo.
    Il passaggio al simulation mode dischiude le porte ad un’esperienza significativamente diversa. Sicuramente estatica per chi è cresciuto a pane e GT (Legend, GTR: dimentichiamoci per un secondo Gran Turismo di mamma Polyphony), ma causa di sicuri imbarazzi per chi è abituato a sistemi meno intransigenti. Innanzitutto, il modello fisico delle auto prende le mosse da quello di Ferrari Challenge, con alcune significative iniezioni, tra cui algoritmi nuovi atti a processare al meglio il carattere di ogni vettura: 44 vetture (Bugatti, Aston Martin, McLaren e ovviamente Ferrari, tra le altre) equivalgono dunque a 44 comportamenti su strada differenti.
    Ci vuole dolcezza, soprattutto se si ha l’intenzione di non prodursi con una frequenza snervante in sovrasterzi di potenza, in special modo con le trazioni posteriori. Lo studio del tracciato, della traiettoria ideale, di dove porre le gomme per prendere “la corda” qualche istante prima necessitano della meticolosità del pilota, e della sua propensione a soffrire. Perlomeno in pista.
    E ancora. Le ruotine fisiche processano anche il grado di sconnessione dell’asfalto in maniera del tutto verosimile: i suoi difetti intrinseci, i suoi piccoli avvallamenti sollecitano le diverse vetture senza soluzione di continuità, attirando quindi l’attenzione del giocatore che deve necessariamente capire come sfruttare il manto stradale, evitandone magari le porzioni più sporche e deteriorate, in particolar modo durante decelerazioni brusche.
    La difficoltà è dunque proporzionale al divertimento che Supercar Challenge può garantire sul lungo periodo, anche in single player. A prescindere dalle modalità di gioco (già punto nodale del prequel), su cui torneremo più tardi, la sfida è garantita da una cpu altamente competitiva (e modulare). Le routine che sottendono il grado Legendary rendono la vita impossibile anche al manico più navigato, poco ma sicuro. Nulla di artefatto o palesemente innaturale, solo i piloti avversari sfruttano al meglio le macchine a disposizione, disegnando traiettorie sempre al limite della perfezione. In aggiunta, l’intelligenza artificiale può essere settata su Dynamic, opzione che dona al pacchetto un’ulteriore dose di realismo. La cpu infatti si adegua alla capacità confessate dal videogiocatore, esibendosi, laddove necessario, in errori, incidenti e valutazioni errate del tutto casuali. La build testata palesava tuttavia un bug piuttosto grossolano, che rendeva la nostra vettura invisibile agli occhi della cpu. In pratica, un festival del tamponamento e della bussatine sistematiche al paraurti, soprattutto nelle prime curve. Stando a quanto dichiarato dagli sviluppatori, tale imperfezione verrà epurata prima della release. Potete quindi tornare a respirare.
    Fantastica la riproduzione della pioggia, che influisce radicalmente sui tempi di frenata, sul grip generale così come sulla visibilità. Guidare con la visuale in prima persona, mentre secchiate d’acqua ammantano il parabrezza o bolle d’umidità nascondono il circuito è assolutamente indescrivibile. Le condizioni atmosferiche non sono dinamiche, bensì predeterminate e aggrappate percentualmente al livello di difficoltà scelto (50%, se si opta per la modalità simulazione).
    L’estrema complessità di fondo viene in parte lenita da una gestione dei danni che ancora non ci soddisfa. La deformazione estetica delle lamiere c’è, unitamente alla percentuale di danneggiamento. Quando i malfunzionamenti giungono al 70% (nella build provata), scatta il ritiro. Punto. Niente pit stop. Niente rifornimento. Niente usura dei pneumatici. Una scelta progettuale che stride con gli strilli realistici del titolo System 3, a maggior ragione se si considera l’ininfluenza dei danni sulle performance della vettura. Ovviamente la loro presenza caldeggia uno stile di guida accorto e assai meno sbarazzino di quello richiesto da Gran Turismo 5 P, tuttavia un design del genere non può che tarpare le ali all’accuratezza della simulazione. Peccato.
    Ventidue i tracciati percorribili -da Spa a Silverstone, dal Nurburgrind a Monza, passando per il Mugello, Vallelunga, fino ad arrivare a circuiti fittizi, come Riviera, versione non ufficiale di Montecarlo-, migliorati e più verosimili dal punto di vista planimetrico.
    Non dissimile dal prequel l’offerta riguardante Garage, Setting e Vinyl Shop. Nel primo si comprano e vendono i gioielli a quattro ruote sbloccati; nel secondo si gioca con la messa a punto dell’auto, approfonditamente (altezza dal suolo, sospensioni, barre anti-rollio, campanatura, convergenza), con la possibilità di registrare assetti multipli sulla stessa vettura (da utilizzare su circuiti diversi, naturalmente); il terzo riprende ed espande le possibilità di customizzazione di Ferrari Challenge, rendendo definibili, ruotabili ed applicabili una serie sconfinata di decalcomanie e vinili, sulla scorta della lezione impartita da Forza Motorsport.
    Quattro le modalità di gioco previste: challenge (in pratica la carriera, variegata per esempio da sfide speciali come finire la gara senza danni), torneo, arcade, quick race e multiplayer online fino a 16 giocatori.

    Il versante tecnico spicca per i modelli delle vetture, perfezionati e implementati in primis sotto il profilo meramente poligonale. La loro resa su schermo è dunque d’impatto, sebbene sul mercato non manchino esponenti per temibili confronti. Rispetto a Ferrari Challenge anche i tracciati hanno subito un restyling soddisfacente, con un buon numero di elementi in movimento a bordo pista.
    Texture e illuminazione, invece, segnano il passo, denunciando una qualità solo discreta. Se le mappe ricoprenti le supercar appagano l’occhio, quelle dell’asfalto così come gli effetti di luce marcatamente artefatti (si vedano i luccichii sulle lamiere, o i riflessi ambientali grossolani) destano più di un sospetto.
    Ottimo il frame rate, che a 30fps non confessa distrazioni o tentennamenti di sorta, veicolando un’ottima sensazione di velocità.

    SuperCar Challenge Supercar Challenge, in uscita alla fine di Giugno, è sicuramente un atto d’amore nei confronti di chi cerca esperienze di guida al limite. Giocarlo in modalità arcade ha davvero poco senso, perché ne si snaturerebbe l’intento principe. E poi di veri racing arcade, su PS3, ce ne sono a bizzeffe. Il prodotto System 3 aspira invece a soddisfare le aspettative simulative di una nicchia consistente di fan. Riuscendovi in pieno. Non è un gioco per tutti, e alcune scelte di design ci paiono davvero poco felici, tuttavia è sempre più raro vedere prodotti non viziati da eccessivi compromessi commerciali, e solo per questo Supercar Challenge andrebbe ampiamente premiato.

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