Provato Warriors of The Lost Empire

Warriors of The Lost Gameplay

Provato Warriors of The Lost Empire
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    Sviluppato dal semisconosciuto team giapponese Goshow e noto in patria con il ben più accattivante titolo Lost Regnum, Warriors of The Lost Empire si palesa all’orizzonte come un Action Rpg che, sin dal primo sguardo, trasuda obsolescenza nonché un’accozzaglia di elementi ruolistici messi alla rinfusa.
    Riassumendo, il lavoro di sceneggiatura si potrebbe sintetizzare con: “quattro guerrieri molto cool affettano un (non troppo) corposo bestiario immersi nella Roma antica in versione fantasy”. Interessante, se non fosse per il fatto che: 1) tale “Roma antica” si limiti ad una serie di dungeon piatti e monotoni all’interno di una città che vedremo solo attraverso una piantina su pergamena e; 2) i protagonisti, per criteri estetici e caratterizzazione, rappresentino un mero copia/incolla effettuato da un JRPG qualunque.
    Il nostro dovere: impersoneremo, a scelta, uno dei quattro spavaldi mercenari con lo scopo di esplorare l’urbe, interamente invasa da mostri, cercando, nel contempo, di ritrovare l’imperatore Hadrianus, scomparso di recente. In pratica: trucidare chiunque ci capiti a tiro per ore e ore.

    Hack’n’Slash’n’Die

    Se non avete apprezzato troppo le ultime incarnazioni di Untold Legends e Dungeon Siege riponete ogni speranza perché questo titolo non aggiunge nulla di nuovo al genere, anzi, pare che riesca nell’intento di ridurre al minimo la già semplice formula degli Hack’n’Slash e contemporaneamente appesantire il gameplay con elementi da GdR eccessivamente macchinosi e per nulla interessanti.
    La nostra prova ci ha permesso di saggiare le meccaniche di gioco fin dal momento in cui sceglieremo il nostro protagonista, prevedibilmente caratterizzato dalle solite varianti: donne agili e deboli e uomini lenti e forti.
    Selezionato il protagonista ci rendiamo subito conto di come si svolgerà l’avventura: il punto di partenza di ogni missione sarà sempre la piazza centrale della città, ove possiamo recuperare armi e oggetti temporaneamente stipati all’interno di un baule, barattare merce in cambio di articoli utili, potenziare le nostre armi, controllare lo status del personaggio, configurare le abilità speciali attive e salvare il gioco.
    Inutile sottolineare quanto la carne al fuoco sia parecchia: il solo sistema di potenziamento del proprio arsenale, infatti, richiede una certa pazienza e dedizione prima di poter essere compreso e sfruttato. Inoltre ogni singolo aspetto tipico dei Jrpg è stato inserito: dai punti esperienza, alle magie (o abilità speciali) eseguibili tramite il consumo di una apposita barra d’energia, agli status negativi e positivi (darkness, confusion, fury, ecc.).
    Dall’upgrade delle armi alla crescita degli attributi del nostro guerriero, una buona decina di minuti sarà d’obbligo prima di intraprendere una nuova quest. E tutto ciò per ritrovarsi, poi, dinnanzi ad uno scialbo gioco d’azione privo di mordente e caratterizzato da controlli scomodi, avversari in preda a convulsioni e, peggio ancora, una curva di difficoltà al limite dell’incomprensibile, con missioni che si complicano enormemente nel giro di pochi minuti costringendo il giocatore a ripercorrere le prime mappe all’infinito in modo da potenziare il più possibile il proprio alter ego.
    L’azione spesso si rivela caotica e la pressione combinata dei tasti dorsali e di quelli componenti la pulsantiera frontale allo scopo di eseguire magie e utilizzare oggetti in tempo reale semplicemente non funziona, costringendoci a spezzare l’azione e ad abbassare la guardia in cerca della pozione che ci serve.
    Per nulla interessanti nemmeno le zone di gioco, caratterizzate da stanze rettangolari tutte simili tra loro; il generatore di percorsi random, inoltre, non migliora la sensazione di noia che assale il giocatore sin dalla prima esplorazione.
    Purtroppo non sempre un gioco ha bisogno di un numero spropositato di elementi che diano spessore: nel caso di Warriors of The Lost Empire avrebbe avuto più senso concentrarsi sulla giocabilità, collaudando uno schema di controlli intuitivo e flessibile ed evitando di spezzare l’azione continuamente con una miriade di statistiche che, ben presto, rendono l'esperienza esasperante e ripetitiva.
    Unico aspetto che potrebbe rivelarsi interessante, anche se non al punto da rivalutare le impressioni precedenti, riguarda la modalità cooperativa per due giocatori via connessione in LAN.

    Tecnicamente approssimativo

    Dal punto di vista tecnico Warriors of The Lost Empire sembra raggiungere una stiracchiata sufficienza. Gli aspetti positivi riguardano la realizzazione dei modelli 3D, tutti dotati di un buon numero di particolari che li caratterizzano, textures dettagliate e dai colori molto realistici. D’altro canto le animazioni risultano parecchio legnose e slegate tra di loro, rovinando nell’insieme il buon lavoro svolto in fase di modellazione.
    Totalmente privi di elementi di contorno gli ambienti di gioco, tutti irrimediabilmente spogli e dal level design piatto e monotono. Si aggiunga il riciclo delle, per quanto buone, texture tra un dungeon e l’altro, e abbiamo di fronte un quadro non troppo roseo. Presto, infatti, rischia di svanire totalmente la voglia di scoprire nuovi luoghi e la feature dei percorsi random tende a non fare testo.
    Dignitosa la colonna sonora dai toni epici e i blandi effetti sonori che, se non riescono a ricreare lo spirito di un duello furibondo, almeno ricordano una scaramuccia tra teppistelli.

    Warriors of The Lost Empire Warriors of The Lost Empire non lascia trasparire alcun barlume di speranza. Non vi è nulla, da quanto emerso finora, che si possa considerare anche solo lontanamente apprezzabile: a livello concettuale il titolo mescola i soliti clichè del genere, complica le cose dal punto di vista strutturale imbastendo un sistema di upgrade e costumizzazione per buona parte inutile ai fini dell’avventura e sintetizza la formula di gioco in un misero Hack’n’Slash privo di mordente e minato da un sistema di controllo macchinoso e poco reattivo. Unico pregio un comparto tecnico che, per quanto non privo di difetti, si sarebbe potuto rivelare, a onor del vero, di gran lunga peggiore. In queste occasioni risulta d’obbligo non indurre all’attesa e alla speranza che vengano colmate eventuali lacune: statene tranquillamente alla larga.

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