Provato Assassin's Creed Unity

Voliamo a Parigi per l'ultimo playtest di Assassin's Creed prima della Recensione

Assassin's Creed Unity
Trailer: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Ci avviciniamo a grandi passi all'uscita di Assassin's Creed Unity, capitolo fieramente next-gen del free roaming targato Ubisoft: importante non solo perché si stacca dagli hardware vetusti e lascia indietro il “figlio illegittimo” Rogue, ma anche perché con questo nuovo episodio si torna finalmente nella cara vecchia Europa, meravigliati dalle splendide architetture risorgimentali così distanti da quelle di Boston e Nassau. Per darci un'idea della qualità del titolo -avvio di un nuovo ciclo ludico e narrativo per una saga tanto famosa- Ubisoft ci ha invitati a Parigi, nella tronfia cornice del Musée de l'Armée, lasciandoci liberi di girellare per qualche ora nella città (virtuale), e di provare il multiplayer per due e quattro giocatori.
    Unity si è mostrato quindi come un episodio che non sconfessa la tradizione della saga, ma opera importanti revisioni su diversi fronti: cercando in tutte le maniere di superare anche i problemi legati al combat system, ma soprattutto sforzandosi di caratterizzare al meglio la smisurata ambientazione, ora così piena di storie, curiosità ed eventi.
    Forse, nonostante il periodo storico di riferimento, Assassin's Creed Unity non sarà il capitolo della Rivoluzione, ma di sicuro rappresenterà per i fan di lungo corso un bel modo di tornare ad immergersi in atmosfere più simili a quelle dell'indimenticabile secondo capitolo, trovando al contempo qualche revisione di spessore.

    Una città smisurata

    Unity racconta la storia di Arno Dorian, un assassino che vuole scalare i ranghi della setta non solo per aiutare il popolo francese all'alba della rivoluzione, ma anche per ripulirsi la coscienza. Suo padre adottivo è infatti un templare, e per lavare quest'onta il nostro protagonista è pronto a tutto, mescolando così un intimo proposito di vendetta con le ansie di rinnovamento sociale ed etico dei propri confratelli.
    La sezione che abbiamo giocato era ambientata nel corso delle prime ore di gioco, ma ci ha lasciato poco spazio per capire le qualità della narrazione: non c'era traccia dell'intreccio amoroso tra Arno e la templare Elise de LaSerre, e la sequenza di omicidi perpetrata dal protagonista in nome di una giustizia superiore ci ha messo di fronte ad antagonisti un po' stereotipati e situazioni sempre molto classiche. La rilettura degli eventi storici sembra avere un piglio stranamente più americano che europeo, con un “King of Beggars” che controlla una fitta rete di questuanti ed un corrotto signorotto templare che sembra il sosia di Gerard dePardieu.
    Vedremo se il team di sviluppo riuscirà a costruire un plot interessante senza incappare nei soliti problemi che ormai troppi Free Roaming presentano, finendo per diluire il comparto narrativo in nome di una durata della campagna che - giustamente - si preannuncia titanica.
    A colpire di più, nel corso delle tre ore di giocato, è stato il substrato narrativo legato alle attività secondarie, questo sì molto intrigante e sicuramente potenziato rispetto al passato, e finalmente utile a caratterizzare al meglio l'ambientazione.

    La struttura complessiva della progressione non cambia molto, nella sostanza: qui troviamo dei Caffè Letterari da restaurare, sparsi nei vari quartieri di Parigi, che hanno una funzione a metà tra quella della Tenuta Davenport e quella delle vecchie torri. Permettono di avere una rendita fissa, più avanti nell'avventura garantiranno la possibilità di gestire gli incarichi dei propri sottoposti, ma sbloccano al contempo tutte le attività secondarie che punteggiano l'enorme mappa di gioco (francamente smisurata rispetto a quella di tanti altri Free-Roaming Next-Gen, a partire da Infamous Second Son per arrivare fino all'imminente Sunset Overdrive).
    Ed ecco che proprio fra le “side quest” si scopre qualche novità sicuramente gradita. Ci sono, ad esempio, dei misteri da risolvere soltanto con acume deduttivo: ci si reca sul luogo del delitto, si raccolgono le prove individuate grazie all'occhio dell'aquila, si ascoltano le testimonianze dei presenti, e poi ci tocca formulare un'accusa, senza alcun aiuto. Puntare il dito contro la persona sbagliata avrà effetti disastrosi sulle ricompense ottenute a fine missione, mentre spedire in gattabuia il colpevole a primo colpo vi farà sentire come degli Sherlock Holmes parigini.
    La cosa più affascinante di questi intermezzi è che il giocatore è in qualche modo costretto a misurarsi con tutti i documenti e le storie scritte dal team, scoprendo ad esempio le turpi abitudini di frati millenaristi o gli intrighi fra le gerarchie dei senzatetto.
    Lo stesso principio vale per le “Paris Stories”, incarichi secondari molto meno anonimi rispetto a quelli che inseguivamo per i mari dei Caraibi o nelle viuzze della Firenze rinascimentale. Queste missioni ci portano a scoprire le abitudini segrete di qualche boia satanista, o ci fanno viaggiare all'interno delle zone in cui si fabbricano ghigliottine, contribuendo in maniera convincente a caratterizzare la Parigi virtuale di Unity. La lezione di Watch Dogs, insomma, non è passata invano: free-roaming va bene, ma l'aera di gioco deve essere zeppa di contenuti “costruiti a mano”, senza venire travolti dal riciclo dei soliti elementi.
    Da questo punto di vista, l'ultimo Assassin's Creed è sicuramente invidiabile: soprattutto se si considera che la rete fognaria della città stavolta è interamente esplorabile, e dando un'occhiata poi alla meticolosità con cui sono state ricostruiti moltissimi interni e le architetture dei “landmark”, si capisce che il titolo Ubisoft è davvero traboccante di cose da fare, densissimo.

    Meglio nell'ombra

    Unity opera alcune revisioni importanti anche dal punto di vista del gameplay. Ad oggi, tuttavia, non si può dire che tutte quante siano perfettamente riuscite ed integrate con il contesto di gioco.
    Ad esempio il nuovo sistema di mobilità, che prevede un tasto per le scalate ed uno invece per le discese controllate, rende i movimenti di Arno un po' impacciati, almeno sulle prime.
    Finchè si resta sui tetti, le cose scorrono lisce come nei vecchi capitoli, ma quando poi si prova a cambiare altezza i movimenti del protagonista si fanno meno precisi. A volte diventa difficile persino infilarsi in una finestra senza che il nostro Arno tenti invece di scalare la facciata, e non sempre si ha una sensazione di pieno controllo.
    Mentre Arno tende ad incastrarsi negli angoli, insomma, non tutto va per il verso giusto, soprattutto in quelle missioni che chiedono di adottare un approccio stealth. Assassin's Creed Unity spinge il giocatore a restare sottotraccia, anche grazie ad un ottimo design delle missioni principali: c'è sempre il modo di restare nascosti, prevedere i percorsi delle guardie di pattuglia, esibirsi in qualche uccisione spettacolare. Eppure, basta una disattenzione non sempre imputabile al giocatore, per rovinare tutto. Nei casi in cui è il sistema di controllo a fare cilecca, magari facendo spiccare ad Arno un salto indesiderato che lo porta proprio al centro del cono visivo di un nemico, è difficile contenere un moto di stizza.

    Anche perchè adesso è molto più facile venire sopraffatti dalle guardie. Non che il sistema di combattimento sia cambiato: nella sostanza, è sempre la solita alternanza di contrattacchi e fendenti martellanti, con avversari parecchio prevedibili. Eppure, Unity sembra avere una sorta di sistema di “livelli”, per cui è possibile trovare guardie tremendamente potenti e con una barra della vita sostanzialmente interminabile. Sbloccando punti abilità e skill è possibile arrivare alla pari dei nostri avversari e bilanciare gli scontri (quelli all'arma bianca restano poco ispirati), ma capita anche di imbattersi in missioni in cui si viene letteralmente fatti fuori da un singolo fendente o -peggio- da un singolo colpo di fucile. Non ci sarebbe niente di male, se non fosse per i sopracitati problemi di controllo, che rischiano di rovinare un'azione furtiva perfetta proprio ad un passo dalla fine.
    Si vedrà insomma come andranno a finire le cose: da una parte Unity sfoggia un mission design eccezionale, incarichi che possono essere affrontati in maniera diametralmente opposta a seconda del proprio stile di gioco (ma anche delle abilità sbloccate nello skill tree), e pure dinamiche stealth potenziate. Dall'altra mostra i limiti di un sistema di controllo non troppo preciso, di un'interfaccia ancora una volta appesantita, di un bilanciamento della difficoltà non proprio onestissimo.
    E proprio in questi ultimi termini, spiace constatare la presenza di microtransazioni che permettono l'acquisto di power-up a tempo, utili magari per i più arrendevoli: anche Ubisoft si avvicina al lato oscuro della monetizzazione?

    Co-Op

    Assassin's Creed Unity abbandona del tutto il multiplayer competitivo, per darsi ad una modalità Co-Op disponibile per 2 e 4 quattro giocatori. In compagnia di un amico è possibile eseguire alcuni incarichi secondari, mentre il branco di quattro assassini ha alcune missioni molto più articolate, solitamente ambientate in aree ben circoscritte. In entrambi i casi la conformazione delle zone e la disposizione dei nemici sembra stimolare la cooperazione, e le skill di supporto che ogni assassino può scegliere si rivelano molto utili nelle situazioni disperate. Il gioco sprona il gruppo a tenere un basso profilo, ma c'è da dire che basta una minima disattenzione da parte di uno dei partecipanti alla partita, perchè tutto finisca in una rissa poco consona alla situazione.

    Il volto di Parigi

    Dal punto di vista tecnico, Unity ha dei momenti veramente incredibili. Quando ci si trova a scalare non visti la facciata di Notre Dame, o mentre ci infiliamo tra la folla adesso più densa e viva che mai, si prova lo stesso senso di meraviglia che ci investiva di fronte alla ricostruzione di Firenze in Assassin's Creed 2. Il ritorno delle architetture di stampo europeo, che si lasciano finalmente indietro quelle americane e caraibiche degli ultimi due capitoli, è senza ombra di dubbio l'aspetto che più fa bene a Unity. Qui, poi, il team ha ricostruito per la prima volta tutti gli edifici in scala 1:1. Le cattedrali parigine e poi le stanze della reggia di Versailles, insomma, si stagliano in tutta la loro imponenza di fronte al giocatore, mentre per le strade noi una folla inferocita agita forconi e manichini dati alle fiamme.
    In termini quantitativi, non c'è nessun altro free roaming che possa eguagliare il lavoro svolto dal team di Montreal. Però, almeno su Xbox One, il colpo d'occhio è funestato in maniera abbastanza evidente da un aliasign massiccio e da un pop-up spesso soverchiante: mentre si corre appaiono di fronte a noi interi rioni dove prima c'era una strada vuota, e spesso anche i popolani compaiono dal nulla nel centro delle piazze.

    C'è anche da mettere in conto la presenza di alcuni elementi più vicini ai risultati dei titoli cross-gen: volti dei comprimari non sempre espressivi, effetti particellari poco efficaci. Il tutto si mescola invece con alcuni shader magnifici, che risollevano le sorti tecniche del prodotto quando l'occhio si posa sugli edifici principali o sui modelli dei protagonisti di spicco.
    L'idea che ci siamo fatti è che la piattaforma Microsoft soffra un po', nel gestire la mole di contenuti di Assassin's Creed Unity: ed ovviamente non vogliamo fare paragoni con la concorrente Sony, ma sicuramente rispetto all'edizione PC, vista in azione qualche mese fa, quella console è meno prestante. E' bene metterselo in testa per evitare di tornare ancora una volta su questioni legate al downgrade.

    Assassin's Creed: Unity Assassin's Creed Unity coglie e abbraccia appieno il senso, lo stile e lo spirito dei luoghi e del periodo storico in cui è ambientato. Basterebbe questo per convincere moltissimi appassionati, rimasti un po' interdetti dalle divagazioni mesoamericane dell'ultimo capitolo, e ancora prima da quelle rivoluzionarie di Connor. Il punto di forza di questo nuovo episodio Next-Gen, insomma, è la mole di contenuti e la qualità delle missioni, ben costruite e varie anche andando a spulciare tra gli incarichi secondari. Al netto di un sistema di controllo che non ci ha dato la sensazione di padroneggiare come si vorrebbe il nostro assassino, e di fronte alla persistenza di alcuni problemi storici, bisogna sottolineare l'attenzione più rimarcata per lo stealth, la presenza di missioni più libere da interpretare, la meraviglia architettonica. Tuttavia, onde evitare delusioni cocenti all'arrivo del titolo, bisogna anche ammettere che Unity non è un capitolo di rottura: la folla molto meglio caratterizzata e le strutture in scala 1:1, così come la componente co-op, non modificano integralmente il sapore dell'esperienza di gioco, e pure tecnicamente ci sono elementi al passo coi tempi mescolati con alcuni dettagli non proprio esaltanti (ma -lo ricordiamo- le nostre prove sono sempre svolte su codici non definitivi). Di sicuro, per chi ancora ricorda con nostalgia l'epopea di Ezio Auditore, Unity sarà un bel modo per tornare alle origini del brand.

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