Destiny 2: alla scoperta della nuova European Dead Zone

Siamo volati a Seattle per provare con mano una build quasi definitiva di Destiny 2: ci siamo avventurati nella nuova European Dead Zone...

Destiny 2 - European Dead Zone
Anteprima: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Mancano ormai meno di due settimane all'uscita di Destiny 2, l'attesissimo seguito di quello che, senza dubbio, è stato uno dei titoli più giocati di questa generazione. E mentre l'hype raggingeva, tra le file della fedelissima community, picchi clinicamente preoccupanti, siamo volati a Seattle per una prova approfondita del nuovo gioco di Bungie. Ospiti di Activision, abbiamo potuto passare un quantitativo tantricamente inalberante di ore con il secondo capitolo della saga dei Guardiani, alle prese con una build molto vicina a quella finale. Ne siamo usciti con un'espressione di muta soddisfazione sul volto e con questa anteprima stampata a fuoco tra i lobi, sorella minore - contenutisticamente parlando - di quella che anticiperà la recensione il prossimo 5 settembre.

    La caduta dei Guardiani

    Strappati alla luce del Viaggiatore, spezzati da una forza che non conosce pietà o benevolenza, privati del proprio potere e cacciati dall'unica casa che abbiano mai conosciuto, tra le fauci del dubbio, della disperazione più oscura: il prologo di Destiny 2 non è certo un invito all'ottimismo.
    Eppure tra le macerie della Torre, tra le ceneri della gloria secolare dei Guardiani, arde ancora, imperitura, la fiamma di una determinazione che non conosce sconfitta.
    Vorremmo potervi parlare a lungo, e diffusamente, di come il lavoro di Jason Harris e Matthew Ward, rispettivamente narrative lead e cinematic lead di Destiny 2, abbiano contribuito a rivoluzionare lo storytelling dello shooter di Bungie, ma purtroppo non è ancora il momento. Vi basti sapere che, dopo una ventina d'ore alle prese con il secondo capitolo dell'epopea spaziale dello studio statunitense, ci siamo ritrovati con un sorriso paretico stampato in faccia, manifestazione anatomica di una soddisfazione che non vediamo l'ora di poter condividere con voi.

    Possiamo però parlarvi di come la prima area che visiteremo, nei panni del nostro Guardiano sopravvissuto, rappresenti un antipasto più che goloso per quella che promette di essere un'esperienza ludica assolutamente esaltante.
    La European Dead Zone è un'area collocata tra Germania e Austria, oltre i confini del muro costruito dai Guardiani per proteggere l'Ultima Città dagli assalti dell'Oscurità, nemesi del Viaggiatore e causa prima dell'evento catastrofico noto come il Crollo. Apriamo i giochi con una buona, anzi ottima notizia: l'approccio all'area ci offre una conferma empirica di come i tempi di caricamento di Destiny 2 siano nettamente inferiori rispetto a quelli del primo capitolo, una circostanza che segna, sin da subito, un'impennata percepibile nelle ritmiche del gameplay. Una costatazione, quest'ultima, che il primo incontro con l'EDZ ci permette di estendere all'esperienza "single player" nel suo complesso. Strutturalmente parlando, infatti, il nuovo mondo non stravolge drammaticamente i canoni fissati con il primo Destiny, e ci offre ampie zone interconnesse da aree di passaggio più o meno ampie, la cui natura di "corridoi" risulta perlopiù dissimulata grazie all'eccezionale talento di Bungie per il level design. Esplorando a fondo la nuova zona terrestre abbiamo però notato una maggiore stratificazione nella costruzione del mondo di gioco, caratterizzato da un maggior numero di "layer" rispetto a quanto non fossimo abituati a vedere in Destiny. Questo, all'atto pratico, si traduce in una maggiorazione significativa della superficie esplorabile, tra grotte sotterranee e punti d'accesso sopraelevati.
    Rispetto all'Antica Russia, inevitabile pietra di paragone per l'ambientazione, l'EDZ risulta molto più ricca sia per la mole dei dettagli che ne impreziosiscono ogni angolo, sia per la varietà degli elementi che ne compongono i panorami mozzafiato. Città in rovina, boschi rigogliosi, spiagge fluviali, basi Cabal e insediamenti dei Caduti, tutti scenari che contribuiscono a delineare un ensemble suggestivo ed efficace, che conferma l'abilità del team di sviluppo nel world building, tanto dal punto di vista "funzionale", quanto da quello squisitamente estetico.
    Checché se ne dica, i passi avanti rispetto al primo capitolo, dal punto di vista tecnico, ci sono e pesano su ogni aspetto dell'esperienza, a partire da quello visivo. Rimanendo in tema "sensoriale", anche i nuovi temi musicali arrangiati dal team diretto da Skye Lewin sottolineano alla perfezione ogni momento di gioco, potenziando la presa emotiva di ciascuna sequenza.

    Un'impresa non da poco, se si considera come la soundtrack sia progettata per adattarsi dinamicamente all'azione a schermo, in modo da accordarsi armonicamente con la massa - decisamente consistente - dell'effettistica, che continua ad essere uno dei punti forte della saga di Bungie. Specialmente durante le fasi di shooting, ci siamo imbattuti a più riprese in brani elettronici perfettamente in grado di alimentare, a colpi di beat, le nostre contestuali velleità fraggatorie. Più in generale, però, la colonna sonora continua a favorire brani orchestrali d'effetto, caratterizzati da sonorità che, pur ricordando da vicino alcuni dei pezzi più memorabili del primo Destiny, risultano per la gran parte inedite.

    Di nuovo sulla breccia, fratelli

    Il nostro viaggio tra le rovine del vecchio continente si apre a Trostland, un'area che ospita i resti di una cattedrale circondata da palazzi con forti richiami all'architettura Heimatschutzstil tedesca. Le vedute della cittadina, molto più vicine a quelle della nostra quotidianità rispetto ai panorami industriali dell'Antica Russia, offrono all'immaginario dei giocatori piccoli spiragli su quello che doveva essere il mondo prima del Crollo. A darci il benvenuto tra i palazzi diroccati di Trostland troviamo Devrim Kay, uno dei membri della resistenza nata subito dopo l'attacco della Legione Rossa. Devrim non è mai stato un Guardiano, un combattente forgiato dalla luce del Viaggiatore, eppure la sua lotta per aiutare i sopravvissuti a raggiungere la relativa sicurezza del Rifugio è indomita, simbolo di un'umanità che non intende arrendersi, per nessuna ragione al mondo.

    È proprio il cecchino a dare il la ai nostri pellegrinaggi nell'EDZ che, nella migliore tradizione di Destiny, sarà colma di punti d'interesse più o meno palesi, tra scrigni del tesoro (contenenti equipaggiamento, Lumen e altre chicche), elementi "naturali" da raccogliere (l'uso sembra al momento limitato all'accrescimento della reputazione presso il locale leader di fazione) e oggetti da scannerizzare. Di questi ultimi non siamo in grado, per il momento, di stabilire alcuna utilità fattuale, ma sospettiamo si tratti di una delle limitazioni occulte della build in prova. La più grande, e più gradita, novità sul fronte dell'esplorazione è senza dubbio rappresentata dalla possibilità di accedere in ogni momento a una mappa completa (fatta eccezione per i Settori Perduti, che approfondiremo più avanti) della regione, con tanto di attività in evidenza (comprese le tempistiche di attivazione, nel caso degli Eventi Pubblici) e punti di viaggio rapido.
    Esatto, avete letto bene: punti di viaggio rapido (10-15 secondi di caricamento).
    Si tratta, complessivamente, di una piccola rivoluzione per la navigabilità delle ambientazioni di Destiny, che riduce al minimo i tempi morti e ottimizza le ritmiche del gameplay grazie anche a un sistema di tracking estremamente efficiente. La bellezza del mondo di gioco, unita all'abbondanza di punti d'interesse e di attività secondarie, inizialmente spinge evitare l'utilizzo del viaggio rapido, ma si tratta comunque di un'aggiunta graditissima, specialmente in un'ottica a medio-lungo termine.

    Cose da fare, gente da uccidere

    Una delle aggiunte più interessanti alla schiera delle attività a disposizione dei giocatori nell'open world di Destiny 2 è rappresentata dalle Avventure. Si tratta, in sostanza, di missioni secondarie multifase legate alla narrativa portante del titolo, utili ad alimentare il senso di progressione del giocatore nella sua battaglia contro la Legione Rossa. Una delle missioni disponibili nell'EDZ, ad esempio, ci chiederà di sfruttare un terminale dei Caduti per inviare un messaggio altamente offensivo all'avamposto Hades dei Cabal, così da attrarli con l'inganno in una strettoia che avremo precedentemente "arredato" con una letale sovrabbondanza di mine esplosive. Un'altra ci vedrà portare avanti un atipico (leggasi omicida) lavoro di ricerca per migliorare le conoscenze dei nostri alleati sulle radiazioni transdimensionali emesse dai Corrotti, così da poter utilizzare i dati ottenuti per intensificare gli sforzi bellici della resistenza. La build testata a Seattle non permetteva di ripetere le avventure già completate, ma non siamo del tutto certi che si tratti di un impedimento permanente (un ritorno in versione "endgame" sarebbe senz'altro gradito).

    Pur mancando del forte impatto registico ed emozionale delle missioni principali, le Avventure offrono momenti di genuino divertimento, alimentato da una certa, piacevole, varietà di fondo. Senza poi considerare il plusvalore rappresentato dalla possibilità di approfondire tanto la lore di gioco, quanto la personalità degli NPC coinvolti, grazie a dialoghi brillanti che, in alcuni casi, sottolineano la dualità drammatico-ironica di una scrittura decisamente convincente.
    La nuova versione del sistema a mondi condivisi di Destiny 2, molto più vicino del suo predecessore alle dinamiche di un MMO tradizionale, ci permetterà di godere del sostegno estemporaneo offerto dai Guardiani presenti nell'area d'interesse dell'Avventura in corso, quasi come si trattasse di un Evento Pubblico.
    A tal proposito, come annunciato in precedenza, gli Eventi Pubblici torneranno a occupare un posto di primo piano tra le maglie dello stratificato gameplay open world di Destiny 2. Non abbiamo notato grandi cambiamenti nelle dinamiche legate a questi eventi a tempo, se non per il maggior numero dei Guardiani che possono partecipare a ogni singola istanza (termine che, in Destiny 2, sembra abbandonare gran parte dei suoi limiti quantitativi) e per la possibilità di innescare versioni eroiche degli stessi soddisfacendo specifiche condizioni battagliere. Rispetto alla controparte "base", gli Eventi Eroici implicano in genere l'apparizione di un Ultra aggiuntivo, un miniboss particolarmente ostico la cui distruzione garantisce ai Guardiani ricompense bonus in termini di Lumen, armamentario o token di fazione, utilizzabili poi per accrescere la nostra reputazione e guadagnare l'accesso ad equipaggiamenti esclusivi. Purtroppo non abbiamo potuto fare a meno di notare come, almeno in questa fase, la quantità degli Eventi Pubblici dell'EDZ sia piuttosto contenuta.
    Girovagando tra le lande dell'EDZ, può anche capitare di imbattersi in Bersagli di Alto Grado appartenenti a ciascuna delle fazioni avversarie, un altro elemento ereditato dal primo Destiny. A differenza di quanto accadeva nel precedente capitolo, però, sembra che l'apparizione di questi nemici non sia strettamente subordinata al completamento delle Pattuglie, ma che avvenga in maniera apparentemente casuale. Questo implica - de facto - che un Guardiano particolarmente sfortunato (o fortunato, fate voi) potrebbe ritrovarsi, nel bel mezzo di un'Avventura, a dover affrontare gli assalti combinati dei nemici della missione in corso, di quelli di un Evento Pubblico attivo nella medesima area e di un Bersaglio di Alto Grado apparso nelle vicinanze.
    Durante la nostra prova in quel di Seattle, questa evenienza si è concretizzata in un paio di occasioni non consecutive, che hanno precipitato le nostre terga corazzate in un focolaio di ostilità senza precedenti, alimentato dal fuoco incrociato di diverse fazioni reciprocamente bellicose. Se da una parte circostanze come questa possono rivelarsi piuttosto caotiche - forse fin troppo - va detto che la contestuale impennata del grado di sfida coincide con una piacevole cabrata del fattore divertimento, ammesso e non concesso che le forze in campo non arrivino a sfidare la soglia della frustrazione.

    Nel nostro caso... beh, consci della serietà dell'occasione, abbiamo fatto il possibile per trattenere moti di esaltazione particolarmente fragorosi. Parliamo di situazioni che, con diverse gradazioni di intensità, tendono a presentarsi con una certa frequenza in Destiny 2, e contribuiscono a nutrire quel forte senso di compartecipazione che, come nel caso del predecessore, rappresenta la base di dinamiche comunitarie decisamente epiche.
    La sensazione è quella di trovarsi all'interno di un mondo molto più dinamico rispetto a quello del primo capitolo, popolato da un gran numero di Guardiani pronti a darsi man forte per abbattere qualunque minaccia si ponga loro dinnanzi.
    Questa apparente massività (si tratta pur sempre di un titolo a mondi condivisi), unita alla pluralità considerevole delle attività disponibili nel mondo di gioco, amplifica l'efficacia percepita della componente MMO del titolo di Bungie, molto più a fuoco in questa seconda iterazione. Un chiaro esempio di questo passo avanti sul fronte della focalizzazione ludica ce lo offrono anche i cosiddetti Settori Perduti, piccoli dungeon che rappresentano, a tutti gli effetti, un'evoluzione delle aree segrete del primo Destiny. Queste sezioni labirintiche nascondono tesori particolarmente succulenti, generalmente protetti da Ultra unici. Sebbene non particolarmente generosi in termine di dimensioni, i Settori Perduti dell'EDZ ci hanno offerto più di una piacevole sfida, tanto dal punto di vista guerresco, quanto in relazione agli sforzi necessari alla loro individuazione.
    Una volta scoperti, però, i Settori Perduti saranno visibili sulla mappa del Director in modo da permettere ai giocatori - dopo qualche tempo - di tornare a visitarli per mettere le mani su nuovi bottini. In generale, il nostro viaggio tra le rovine dell'European Dead Zone ci ha lasciato con un retrogusto piacevolmente dolce, frutto di una prospettiva decisamente confortante: il sequel di Destiny sembra avere tutte le carte in tavola per fare del principale tallone d'Achille del predecessore, ovvero la mole risicata dei contenuti disponibili al lancio, uno dei suoi più grandi punti di forza.
    E scusate se è poco.

    Destiny 2 Il nostro primo viaggio nella sezione open world di Destiny 2 si chiude con un bilancio decisamente positivo. Il nuovo capitolo dell’epopea galattica di Bungie apre le danze con un’area, la European Dead Zone, la cui ricchezza lascia ben sperare circa la quantità e la qualità dei contenuti proposti da Destiny 2, un seguito che sembra appunto aver trasformato una delle principali debolezze del predecessore in uno straordinario punto di forza. Pur non rivoluzionando, nella pratica, nessuna delle meccaniche di base del brand, questo sequel propone un’evoluzione capace di metterne a fuoco le singole dinamiche, all’interno di un mondo vivo e pieno di cose da fare. Se il buongiorno si vede dal mattino, allora possiamo aspettarci grandi cose dalle giornate Destiny-centriche che vivremo nelle prossime settimane.

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