Destiny 2: le nostre impressioni dopo le prime ore di gioco

Il nuovo sparatutto Bungie è finalmente arrivato nei negozi: abbiamo giocato per qualche ora, ecco le prime impressioni su Destiny 2.

Destiny 2: le nostre impressioni dopo le prime ore di gioco
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Si fa presto a dire che Destiny 2 è identico al suo predecessore. Uno sguardo veloce alle unità nemiche, un'occhiata allo stile delle ambientazioni, una sbirciatina ai ritmi del gunplay, e il titolo Bungie sembra restare lì, nel solco tracciato - tre anni fa - dal primo capitolo. E in effetti c'è poco da girarci intorno: le razze che popolano l'universo di gioco, le atmosfere della Zona Morta e quelle del Nessus, il peso feeling delle sparatorie sono elementi che ribadiscono quello che i Guardiani più attenti già sapevano: come confermato più volte dal team di sviluppo, Destiny 2 non rinnega la volontà di instaurare una forte continuità con il "capostipite" della serie.
    Eppure, dire che questo secondo Destiny è in verità una versione "uno-punto-cinque", è in buona sostanza una enorme falsità. A disinnescare sul nascere queste considerazioni ci pensa, ad esempio, la trama di gioco: che inizia con una lunga sequenza epica e trascinante, dolorosa, a tratti persino drammatica. Sottolineata dalle note di un accompagnamento sonoro rombante e sontuoso, che non mancherà di stupirci in diversi momenti della progressione (e pure grazie alle vibranti musiche di sottofondo degli spazi social).
    Probabilmente molto più destabilizzante per chi ha vestito i panni di un Guardiano per tre lunghi anni, la scena che ci presenta il nuovo antagonista Ghaul e ci racconta la caduta della torre non può lasciare indifferenti gli appassionati della narrazione di stampo fantascientifico. A partire da questo incipit, in ogni caso, il racconto procederà spedito, prima consegnandoci Una Nuova Speranza, e poi facendoci scoprire più nel dettaglio i pani dell'Impero (Cabal), pronto a Colpire Ancora.
    Se nelle righe precedenti abbiamo giocato con i titoli della trilogia originale di Star Wars, ovviamente, c'è un motivo ben preciso. Così come il primo episodio recuperava dalla saga di Lucas l'idea di un conflitto fra Luce e Ombra, anche in questo secondo episodio si sprecano i riferimenti ad una delle più significative opere della science fiction cinematografica. Il tutto è ovviamente declinato secondo gli stilemi di Destiny, in questa ambientazione che ancora una volta torna ad ingurgitare, con voracità quasi cannibale, spunti tipici del fantasy, suggestioni retrofuturistiche, influenze cibernetiche.

    Almeno durante le prime ore di gioco la trama è (finalmente!) ben raccontata, costellata di moderati ma intriganti colpi di scena, capace di alternare diversi toni e registri, passando da momenti di epica rivalsa a sequenze (e personalità) decisamente più leggere. Dobbiamo ancora vedere se sarà capace di reggere fino alla fine, ma le premesse per una conclusione esplosiva sembrano esserci.
    Quello che più convince, tuttavia, è il cambio drastico e radicale che ha interessato la progressione. Destiny 2 non è un MMO (dal momento che gli manca la dimensione Massiva preferiamo anche noi la definizione di Shared World Shooter), ma l'avanzamento verso il Level Cap è adesso strutturato esattamente su quel genere di prodotti.
    Dopo una missione della questline principale, La Guerra Rossa, si sblocca in buona sostanza un'area liberamente esplorabile. Si comincia con la Zona Morta dell'Est Europa. Al suo interno ci sono non soltanto i Settori Perduti da liberare, uccidendo i mini-boss che li controllano, ma anche e soprattutto le Avventure: delle quest secondarie ottimamente caratterizzate, con un bel lavoro di scrittura e qualche buona trovata di design, paragonabili per durata e ambizioni alle vecchie "missioni Storia" del primo capitolo. Ci sono anche diversi eventi pubblici, adesso ben visibili sulla mappa, segnalati da un indicatore che specifica quando inizieranno.
    Insomma: la vecchia struttura delle pattuglie è un lontano ricordo, e adesso l'esplorazione risulta molto più curiosa e stimolante. Non è una cosa da poco: anche grazie ai pregi di un level design sufficientemente intricato, e per la presenza di un NPC che tende ad incanalare gli sforzi dei giocatori, non manca mai la voglia di curiosare in giro, trovare una cassa, aiutare un compagno, scansionare un oggetto. Non sappiamo se questo entusiasmo durerà anche arrivati all'endgame, e questo dettaglio rappresenterà ovviamente un elemento fondamentale per la valutazione, ma per il momento tutto va alla grande.

    Per quanto tempo? Qualcuno sostiene che correndo di missione in missione sia arrivato alla fine dei cinque atti della campagna in "appena" otto ore. Che poi, a dirla tutta, è una durata mediamente più elevata rispetto a quella di molti altri sparatutto (ci piacerebbe evitare paragoni diretti, ma Call of Duty e Battlefield hanno campagne molto meno durature). Ma il punto che ci preme sottolineare è che completare in fretta e furia la questline principale è un atteggiamento davvero poco saggio, e per nulla incentivato dal titolo.
    Il gioco vi invita invece ad esplorare, e lo fa con armi per nulla spuntate, ma anzi con una diversità di compiti che appare indiscutibilmente virtuosa. Insomma: lasciatevi tentare, date sempre "un'occhiata in giro", caricate le reliquie per sbloccare le diverse sottoclassi, andate a caccia del drop. Siamo sicuri che potrete farvi, eventualmente anche in solitaria, una trentina di soddisfacenti ore di gioco. E se poi l'endgame non vi piacerà, se non sarete disposti a investirci tempo, se non avrete amici con cui affrontare Assalti e Incursioni e se il particolare sistema di "matchmaking" studiato da Bungie non vi basterà, potrete passare oltre senza lamentarvi del rapporto fra quantità e prezzo.
    Nel corso di questo viaggio, nel frattempo, avrete vissuto la rivalsa della resistenza, respirato la desolazione boscosa della Zona Morta, e saltato sui moli di Titano sfidando un ondoso mare elettrico. Avrete distrutto le sacche riproduttive dell'Alveare, scendendo nelle Stanze Infestate dalla progenie di Oryx, e vi sarete spostati su Nessus, un planetoide terraformato dai Vex. Per scoprire che si tratta di una razza in parte organica, animata da un bianco midollo lattiginoso scorre nei loro circuiti.

    Avrete distrutto i Corrotti nelle profondità di Io, e visto i meravigliosi giardini costruiti nelle biosfere coloniali. È vero: Destiny 2 recupera cromatismi, razze e elementi dal primo episodio, ma per arricchirli con elementi inediti e comporre un mosaico sci-fi fra i più vividi e immaginifici della recente storia videoludica.
    Che poi quasi tutte le razze schierano nuove unità, alle volte ottimamente caratterizzate da nuove animazioni (come quelle dei Corrotti che strisciano come ragni schifosi). Certo, sarebbe stato piacevole trovare qualche novità, ma non si può certo dire che il titolo Bungie non si presenti con un discreto peso specifico.
    Tutto questo, al netto delle differenze nel sistema di categorizzazione (e personalizzazione) delle armi, della opportune limature all'interfaccia, e dello snellimento dei tempi morti (tra caricamenti e spostamenti). Tutti elementi di cui abbiamo approfonditamente discusso in diverse sedi, e che potrebbero avere un effetto decisamente positivo sul bilanciamento del PvP, a cui in questa prima giornata di gioco non ci siamo ancora avvicinati.
    Il viaggio alla scoperta di Destiny 2, insomma, è appena cominciato. Nei prossimi giorni vi parleremo più approfonditamente dell'endgame, del Crogiolo, della conclusione della campagna: in attesa poi del Raid che arriverà il 13 settembre. E cercheremo di raccontarvi anche la prospettiva di chi non ha mai giocato (o non ha gradito) il primo capitolo. Nel frattempo, se siete ancora indecisi sulla classe da utilizzare, correte a dare un'occhiata alle nostre guide (per Cacciatore, Stregone e Titano). Restate insomma sulle nostre pagine, per la conclusione del percorso che porterà alla recensione completa, con tanto di voto.

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