Destiny 2: Road to Review, analizziamo lo Story Mode

In attesa della recensione di Destiny 2, ecco le prime impressioni sulla campagna del nuovo sparatutto Bungie.

Destiny 2: Story Mode
Anteprima: PlayStation 4
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Destiny 2 è finalmente arrivato nei negozi e in attesa della recensione possiamo finalmente spendere qualche parola sulla campagna in singolo del gioco, provata qualche tempo fa in occasione dell'evento organizzato da Activision in quel di Seattle, a pochi passi dalle porte dello studio. Per la cronaca, vi consigliamo caldamente di accumulare viveri e beni di prima necessità per almeno una settimana, perché è probabile che, di qui a qualche ora, sviluppiate una strana repulsione per sole e socialità. Su Everyeye.it trovate anche le impressioni su Destiny 2 dopo le prime ore di gioco.

    "Benvenuto in un mondo senza luce"

    L'ultimo baluardo dell'umanità è caduto. Dopo aver prosperato per secoli immersa nella Luce del Viaggiatore, la Città, orba del suo eterno protettore, è ora un infernale crogiolo di morte e disperazione. A nulla sono servite le mura erette sul sangue dei Guardiani caduti durante la battaglia dei Sei Fronti, o la forza di guerrieri forgiati da mille vite di combattimenti mortali: l'assalto della Legione Rossa è rapido, crudele, inarrestabile. L'ombra della Torre si allunga su cumuli di macerie in fiamme, mentre dall'alto lo sguardo glaciale del Dominus Ghaul indugia, colmo di disprezzo e soddisfazione, sui resti brulicanti di una civiltà allo sbando.

    Le folte schiere dei Cabal non conoscono esitazione o clemenza, né le conosce il loro padrone, determinato a reclamare per sé il potere della Luce, del quale si considera il giusto erede: l'unico veramente degno dei doni offerti dal Viaggiatore.
    La storia di Destiny 2 si apre all'indomani di una tragedia senza precedenti, le cui ripercussioni adombrano perfino gli eventi, apocalittici, del Crollo. La guerra lampo di Ghaul non ha annichilito solo il volto secolare dell'ultimo rifugio dell'umanità, sottraendole la sua più grande risorsa, ma ha anche inferto un duro, durissimo colpo a tutte le certezze alla base dell'esistenza dei suoi protettori.
    Senza alcun potere, costretti a temere per la propria ritrovata mortalità, quelli che un tempo erano i campioni della Terra non possono fare a meno di chiedersi: siamo ancora Guardiani?
    Un quesito lacerante, che i primi istanti della campagna di Destiny 2 sottolineano con angosciante maestria, imponendo ai giocatori un senso di vulnerabilità inedito e sconvolgente, alimentato dal doloroso incedere del nostro personaggio tra le rovine di quella che un tempo era la culla dell'umanità. C'è però un singolo momento, prima ancora che la storia offra alcuna informazione circa le sorti della casta guerriera, che aiuta a formare, nelle menti e nei cuori dei giocatori, una risposta a questa terribile domanda. Arrancando febbrilmente sul fianco di una montagna ai confini dell'Ultima Città, assistiamo al lento allontanarsi di una flotta di possenti navi Cabal con al seguito il Viaggiatore "in catene". Qui la musica sale, potente, e con lei un concerto di emozioni trascinanti. Ecco quindi emergere, dalle ceneri del dubbio, un moto di rabbia fiammeggiante, accompagnato da un proposito che nemmeno Ghaul può soffocare: ci riprenderemo il Viaggiatore, ci riprenderemo la Luce, noi siamo Guardiani e niente, niente potrà fermarci.
    Onde evitare di rubarvi anche solo un'oncia dell'epica intensità offerta dalla campagna di questa nuova epopea galattica, chiudiamo qui la distribuzione di dettagli sugli eventi della Red War, ovvero la questline principale di Destiny 2. Lasciateci però dire che quello appena descritto è solo uno dei - numerosissimi - momenti durante i quali l'impianto registico messo in piedi da Bungie è riuscito a cazzottarci dritto nei sentimenti, evocando suggestioni indelebili.

    Il passo avanti segnato dalla presenza di una narrazione più esplicita e, per certi versi, tradizionale è evidente: seguire le vicende del gioco, affondando i denti nella sua ricchissima lore, è un'impresa decisamente più semplice, così come lo è entrare in risonanza con le emozioni risvegliate delle scene a schermo.

    "L'umanità non ha mai meritato il potere"

    La storia raccontata da Destiny 2 è per molti versi speculare rispetto a quella del capitolo d'esordio. Se nel primo Destiny i giocatori erano parte di un folto gruppo di combattenti impegnato a difendere i confini della Città, la propria casa, dagli assalti di una moltitudine di forze avverse, in questo seguito l'impresa punta nella direzione opposta: alle ormai sparute file dei Guardiani tocca il compito di trovare un nuovo rifugio per l'umanità, di conquistare una nuova sicurezza sulla quale costruire, faticosamente, il proprio futuro. Si tratta di un obiettivo più forte, sentito, che innesca un maggiore coinvolgimento nelle vicissitudini messe in scena dal titolo, complice anche la perfetta integrazione della linea narrativa portante con tutte le attività secondarie presenti sui diversi pianeti.

    L'immersione del giocatore nelle vicende narrate è garantita dalla confluenza di un gran numero di elementi stratificati, manifestazione ludica del talento di Bungie: musiche, scenari, ritmica del gameplay, scrittura, tutti tasselli di un mosaico contenutistico abbondante e ben calibrato, misurato sulla base del feedback offerto per anni dai fan di Destiny.
    Un ruolo di primo piano nel racconto di Destiny 2 è giustamente attribuito alla figura, imponente, del Dominus Ghaul, un avversario che va a rettificare l'assenza, nel capitolo d'esordio, di un "cattivo" realmente carismatico, capace di focalizzare gli sforzi dei giocatori in una direzione ben precisa. Una definizione semplicistica, quella di cattivo, con la quale il narrative lead Jason Harris non va particolarmente d'accordo, e per ragioni assolutamente condivisibili: Ghaul è un personaggio sfaccettato, profondo, sulle cui spalle grava il peso di un passato doloroso, padre di un presente che il Dominus si è dovuto conquistare col sangue.

    Ghaul non riesce a concepire le ragioni che hanno spinto il Viaggiatore a concedere ai terrestri il potere della Luce, e ritiene che si tratti di un diritto sottratto illegittimamente al suo popolo. Il nuovo leader supremo dell'Impero Cabal crede di agire nel giusto, nell'interesse dell'intero universo.
    Una visione diametralmente opposta rispetto a quella del giocatore, che il team di sviluppo, al termine di ogni missione principale, mostra attraverso cutscene - splendidamente realizzate - che forniscono una sorta di "controcanto prospettico" ai nobili propositi dei Guardiani.
    Propositi che, magari solo per un istante, non potrete fare a meno di mettere in dubbio, specialmente considerando l'incredibile mole dei misteri che circondano il Viaggiatore e i suoi piani per i popoli dell'universo.
    Non a caso, nel corso della nostra intervista all'evento statunitense dello scorso mese, Harris ci ha anticipato, con un sorriso sibillino stampato sul volto, che Destiny 2 offrirà ai giocatori nuove informazioni sulla misteriosa entità sferica e sulle sue reali intenzioni. Una prospettiva allettante, perfettamente in linea con i canoni di una produzione che fa della caratterizzazione dei personaggi uno dei suoi punti di forza.
    La verve autoriale del team di Harris offre alla gran parte degli npc del gioco una personalità netta e distinguibile, tra le file di un cast disseminato di personaggi memorabili, tra vecchie e nuove conoscenze. Tra le nuove è impossibile non citare Failsafe, l'intelligenza artificiale della nave colonia Exodus Black, che a causa di un'avaria di sistema ha sviluppato una seconda personalità insolitamente sarcastica, motore di una lunga serie di battute decisamente esilaranti.

    Volendo tirare le somme del nostro primo, consistente, assaggio della campagna di Destiny 2, non possiamo fare a meno di ritenerci più che soddisfatti dal sapore dell'enseble cucinato dai ragazzi di Bungie. La storia principale del titolo offre momenti incredibilmente intensi, capaci di suscitare una grande pluralità di sensazioni. Come da tradizione, e compatibilmente con la missione disperata in carico ai Guardiani, il gioco si muove spesso tra le vette di un'epicità dal retrogusto amaro, tinteggiata da tonalità cupe e costellata da momenti di autentico sconforto. Eppure il clima narrativo non si fa mai opprimente, grazie all'effetto sdrammatizzante di trovate e personaggi in grado di punteggiare il quadro narrativo di una piacevole luminosità, senza però cedere mai all'eccesso. L'unico reale dubbio riguarda, al momento, l'apparente impossibilità di rigiocare le missioni principali, che nella build provata risultavano inaccessibili una volta completate. Considerando la qualità strutturale delle missioni, molto più varie e interessanti rispetto a quelle del primo Destiny, non poterle affrontare nuovamente, anche solo per diletto, sarebbe un vero peccato. Va da sé che, prima di poterci sbilanciare in via definitiva sulla qualità complessiva della campagna, dovremo necessariamente raggiungere, in sede di recensione, la schermata dei titoli di coda, anche se il ricco antipasto offertoci a Seattle ci è sembrato piacevolmente promettente.

    La terza sottoclasse... c'è!

    Per chiudere questa anteprima nel migliore dei modi, a meno di otto ore dall'uscita ufficiale del gioco - almeno su digital store - possiamo finalmente confermarvi una notizia che ha pesato sulla punta delle nostre linguacce per la bellezza di tre settimane: ognuna delle classi di Destiny 2 avrà a disposizione una terza sottoclasse, sin dal lancio. Beh... più o meno, visto che per accedere all'archetipo in questione sarà necessario completare prima una quest. Fin qui nulla di nuovo, se non fosse che la missione in questione sarà ottenibile droppando, in maniera apparentemente casuale, una reliquia di classe che i giocatori dovranno poi "caricare" soddisfacendo specifiche condizioni, come ad esempio l'annientamento di un determinato numero di nemici.

    Una volta caricata, la reliquia dovrà poi essere portata in uno specifica location (che non vi riveliamo per evitare di essere incriminati penalmente per spoiler molesto) dove il Guardiano dovrà sostenere una prova battagliera. Per quanto sia stato entusiasmante veder confermata la presenza di 9 sottoclassi giocabili (Spezzasole, Evocatempeste e Predatore della Notte) dobbiamo però dire che il sistema di sblocco ci è sembrato una delle meccaniche più deboli del bilancio ludico di questo Destiny 2. A prescindere dalla supposta natura randomica del drop, e dalla mole di grind necessaria all'attivazione della reliquia, è la quest a lasciare maggiormente insoddisfatti. Si tratta infatti di una semplice battaglia-tutorial all'interno di un'arena colma di Corrotti, sostanzialmente pretestuosa e, di fatto, piuttosto noiosetta.

    Leggi la Recensione di Destiny 2

    Destiny 2 Le prime ore passate tra le maglie della Red War di Destiny 2 ci hanno lasciato carichi del desiderio viscerale di vedere la conclusione dell’epico scontro tra i Guardiani e la Legione Rossa di Ghaul. Non solo la qualità narrativa della storia scritta dai ragazzi di Bungie ci ha convinto appieno, tra momenti ad alto tasso di epicità e battute brillanti, ma inoltre la sceneggiatura orchestrata da Jason Harris e soci ha anche il merito di ospitare la mole considerevole di uno tra i migliori antagonisti visti di recente nel panorama delle produzioni di genere. La cura dedicata alla caratterizzazione di Ghaul si dimostra il prodotto di un lavoro di caratterizzazione che offre a tutti i personaggi del cast una personalità netta, distinguibile, nel quadro di un impianto registico che si muove tra cutscene d’effetto e dialoghi convincenti. Resta da vedere come si chiuderà la disputa tra i Guardiani e i Cabal, ma si tratta senza dubbio di un finale al quale desideriamo alacremente assistere.

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