In questi ultimi anni il genere MOBA è letteralmente esploso raccogliendo proseliti, consensi e dando vita a una costellazione di titoli dalle caratteristiche più svariate. Lo spazio in tale fetta di mercato, infatti, si è velocemente assottigliato a causa del gran numero di competitor che hanno fatto, in brevissimo tempo, il loro ingresso nell'agone. Come al solito pochi, imprescindibili, nomi dominano la scena pressoché incontrastati. Dunque, rispettando il detto: "fare di necessità virtù", per uscire dall'affollato sottobosco e respirare un po' d'ossigeno i vari developer hanno cercato di "reinventare" il genere con una certa costanza, aprendosi anche al mercato console (e mobile). Tra questi vi è Sparkypants Studios, team di sviluppo relativamente giovane con base in Maryland e composto soprattutto da veterani del settore, già al lavoro su titoli tripla A per studi ben più blasonati come Firaxis, Big Huge Games e Microprose. Sparkypants prova a fare il colpaccio con quello che è, a tutti gli effetti, il loro titolo d'esordio: Dropzone.
Abbiamo atteso che i server si popolassero e che fossero risolti alcuni problemi di bilanciamento, prima di potervi parlare di questa particolare, nonché davvero interessante, scommessa attualmente in Early Access nello store digitale Valve.
Mecha, strategia e alieni
Iniziamo dagli elementi di "contorno", ovvero quelli che maggiormente interessano le nostre finanze. Dropzone, sotto questo profilo, non si discosta più di tanto dagli assodati modelli di business a cui siamo abituati e che, nel momento attuale, dominano il mercato. Il titolo, dunque, si presenta sotto forma di free to play condito da acquisti opzionali: questi, un po' come ora accade in Heroes of the Storm, si sostanziano in nuovi personaggi e casse contenenti gli oggetti più disparati, come vedremo tra breve. L'acquisto può avvenire tramite denaro in game - guadagnato semplicemente giocando e completando le daily quest proposte -, oppure acquistando la canonica valuta premium il cui prezzo si mantiene su valori standard per il genere a cui appartiene.
Dropzone, dunque, all'apparenza non è altro che un MOBA classico, con un comparto grafico e un setting sci-fi post-apocalittico a base "Mecha" molto accattivante, che potrebbe valere il tempo di qualche prova. Invece, la creatura di Sparkypants Studios, nonostante la sua sovrastruttura possa lasciar intendere il contrario, sa catturare l'attenzione del giocatore con un gran numero di novità interessanti e dinamiche di gioco che richiedono impegno e grande dedizione per essere apprese.
Sulla struttura che tutti conosciamo, infatti, il team di sviluppo ha innestato meccaniche estrapolate direttamente dalla strategia in tempo reale. Il match, anzitutto, avviene all'interno di arene speculari chiuse prive, però, delle canoniche tre lane. Ogni mappa si ramifica in viuzze, salti gravitazionali e altri elementi interattivi da sfruttare per il vantaggio tattico. Inoltre, in Dropzone non esistono minion controllati dall'I.A. che ci possono coadiuvare durante l'offensiva, né basi avversarie da assaltare per concludere la partita entro i quindici minuti dati. A contare, nel titolo Sparkypants Studios, è il punteggio. Insomma, l'obbiettivo da raggiungere per conquistare la vittoria è di immediata e semplice comprensione: all'interno delle mappe vi è una massiccia presenza di forze aliene ostili, le quali possiedono dei nuclei energetici che i giocatori devono recuperare e depositare in un luogo apposito - solitamente posto al centro della mappa - per "segnare" un punto. Va da sé che il ritmo di gioco è indiavolato, con continui ribaltamenti di fronte, cacce spietate alle aggressive forze aliene (che venderanno cara la pelle) e alla squadra avversaria, per impedirle di depositare i nuclei, oppure per rubarglieli. Ad aumentare la complessità dello scontro ci pensa, poi, la presenza di obbiettivi bonus dallo spawn casuale e alcuni boss che, se sconfitti, ci permettono di aumentare il punteggio a fini della vittoria finale. E questo non è che la punta dell'iceberg dell'offerta ludica proposta.
Un generale, tre teste
In Dropzone il giocatore non controlla un singolo personaggio, bensì l'intera squadra di tre piloti di altrettanti mecha (qui chiamati RIG), come se si trattasse di una sorta di Cerbero a tre teste composto di acciaio e armato sino ai denti. Alla squadra possono, ovviamente, essere impartiti ordini in modo corale ma, in molti casi, ci siamo trovati a dividere il gruppo, saltando da una parte all'altra della mappa cercando di coordinare le azioni in modo da bilanciare le azioni offensive con veloci ritirate in caso di necessità. Data la frenesia che connota ogni singolo match, mantenere i nervi saldi e la mente lucida per coordinare il tutto è cosa più facile a dirsi che a farsi ma, una volta entrati nell'ottica "uno e trino" il gameplay, nonostante la sua complessità, si dimostra divertente, davvero profondo e in grado di donare grandi soddisfazioni. Ogni comandante possiede abilità uniche e, come accade in ogni MOBA che si rispetti, nel corso del match sale di livello, sbloccando skill attive o passive sempre più potenti legate al proprio RIG. Questi mezzi meccanizzati possono essere personalizzati nell'Officina, grazie agli oggetti contenuti nelle casse di cui vi abbiamo accennato poco fa. Ogni pezzo di equipaggiamento conferisce un'abilità ben distinta; vi sono tre slot che è possibile modificare (armi, fusoliera e supporto) ognuna associata a un tasto della tastiera (tipicamente Q,W ed E). Alle decine e decine di oggetti che, tra l'altro, vanno a influire su corazza, velocità di movimento e quantità di salute, si affiancano poi le classi dei piloti selezionabili per comporre la squadra: Tank, Meccanici con funzioni assimilabili al supporto, Artiglieri dall'elevato DPS ed Evocatori, in grado di controllare nano macchine. Il giocatore, dunque, può scegliere tra un gran numero di alternative e nulla vieta di comporre team con tre tank. Un corretto equilibrio nella formazione, però, consente di esercitare un controllo più capillare sul campo di battaglia dosando con intelligenza le abilità tipiche di ogni classe.
In tre è meglio
Per concludere la nostra prima incursione su Dropzone, possiamo spendere due parole sulle modalità di gioco attualmente presenti. I match possono essere affrontati in solitaria, oppure con amici: in questo senso, il titolo firmato da Sparkypants Studios di ramifica in una ricca offerta. Vi è, anzitutto, una modalità single player con cui il giocatore può affrontare avversari controllati dall'I.A. e guadagnare, comunque, punti esperienza e gold. Il quick match e le sfide classificate, invece, sono leggermente più accessibili in quanto vi è la possibilità di scegliere se affrontare un duello 1vs1 (quindi controllando direttamente tre RIG), oppure affidarsi ad altri due compagni umani con cui condividere il fronte. Inutile dire che, in questo caso, il titolo ci guadagna in accessibilità. Attualmente gli sviluppatori sono al lavoro per implementare una modalità co-op per consentire a un gruppo di tre giocatori di affrontare l'I.A. in una sorta di Orda dalla durata potenzialmente illimitata. Di carne al fuoco, insomma, pare essercene tanta nonostante il titolo debba ancora uscire dalla fase Early Access. I server, fortunatamente, si stanno via via popolando e non è difficile trovare giocatori online, una cosa che fa ben sperare per il futuro di Dropzone. Il team di sviluppo, infatti, ha più volte manifestato la volontà di gettarsi nel circuito competitivo degli eSport supportando il proprio titolo, tra l'altro, con un engine proprietario studiato appositamente, lo Sparkle Engine. Ad ogni modo, tempo al tempo. La strada è ancora lunga, anche se il titolo ha già mostrato d'avere il carattere necessario per guadagnare il proprio posto al sole.
Solo il tempo potrà dire se Sparkypants Studios sta percorrendo la strada giusta. La via per la completa maturazione, in questo momento, appare ancora lunga. Certo, il titolo possiede indubbiamente il carattere necessario per staccarsi dalla massa di concorrenti con cui condivide l'appellativo "MOBA" dimostrandolo in ogni singola partita che abbiamo avuto il piacere di affrontare. Inoltre, il team è costantemente al lavoro per limare bug e sbilanciamenti vari che possono compromettere un'esperienza di gioco comunque già divertente, profonda e in molti frangenti davvero impegnativa. Dropzone, dunque, ha le carte in regola per ritagliarsi un posto di tutto rispetto nel panorama MOBA futuro, a patto che la formula free to play rimanga tale. Esiste infatti il rischio che il titolo prenda una poco edificante deriva pay to win dato che, come abbiamo detto, la grande quantità di oggetti rinvenibili nelle casse non è meramente estetica ma va a influire sulle stesse caratteristiche dei Mecha.