Provato Henry

Il primo film per la Realtà Virtuale prodotto dal Team Studio fondato da Oculus ha come protagonista un simpatico e tenero porcospino

Provato Henry
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  • Durante i panel dell'Oculus Connect una delle affermazioni maggiormente ricorrenti riguardava i campi di applicazione di Rift e della realtà virtuale in genere: i videogiochi, secondo numerosi addetti ai lavori, rappresenteranno solo metà del mercato della VR. Ci sono infatti moltissimi altri sbocchi, alcuni dei quali interattivi, mentre altri puntano a modificare un media tradizionale rendendolo immersivo. L'esempio lampante è il cinema: attualmente un film è visibile su uno schermo bidimensionale e la sua fruizione è un'attività quasi completamente passiva, che al massimo coinvolge in maniera attiva la mente dello spettatore, la quale tutt'al più si sforza per star dietro alla trama, elaborandone i dettagli. Cosa accade però se ad un film viene aggiunta una componente rivoluzionaria come la realtà virtuale? Ovviamente si apre un mondo, in quanto l'interattività cambia completamente l'approccio e obbliga a ripensare ai paradigmi della cinematografia, quali la sceneggiatura e la regia. Per far fronte a questa sfida Oculus ha fondato un team apposito denominato Studio e il suo primo lavoro, mostrato per ora solamente ad Oculus Connect nella sua interezza, risponde al nome di Henry.

    Un cartoon come non l'avete mai visto

    Il primo esperimento sul campo non è un film con attori in carne ed ossa bensì un cartone animato, prodotto con le più moderne tecnologie e dal chiaro stampo occidentale, nella più classica tradizione Pixar e DreamWorks. Il motivo alla base di tale scelta è presto detto: Henry è stato prodotto sfruttando l'Unreal Engine 4 e ogni fotogramma viene elaborato in tempo reale da un PC Windows, probabilmente di discreta potenza, in modo da rispondere ai movimenti della testa dello spettatore. Henry è anche il nome del protagonista: si tratta di un porcospino sfortunato, in quanto la sua passione è abbracciare gli altri animaletti del bosco. A causa dei suoi aculei, però, nessuno è più disposto ad avvicinarglisi, quindi la sua festa di compleanno, malgrado i vari inviti spediti per tempo, si preannuncia tristemente solitaria. Per assistere di persona a quello che accadrà basta quindi indossare il visore, con una semplice accortezza: lo staff di Oculus ci spiega che inizialmente dovremo stare in piedi, mentre quando Henry si metterà a sedere potremo farlo anche noi. I titoli iniziali e i primi minuti hanno lo scopo di educare lo spettatore ad un nuovo tipo di visione: una voce fuori campo introduce Henry, e una cornice che ritrae una sua foto compare sullo sfondo nero davanti al quale ci troviamo. Lo storia approfondisce il suo passato, narrando brevi aneddoti accompagnati ognuno da una differente immagine posta intorno alla prima. Lo spettatore si trova quindi a muovere gli occhi, in modo da osservare le varie opere in miniatura, per poi scoprire progressivamente che può ruotare completamente il capo, guardando anche oltre il campo visivo di partenza. Noi eravamo preparati, in quanto conosciamo Oculus Rift e le sue potenzialità, ma in questo modo anche chi non è informato e ignora quello che si appresta a vedere verrà accompagnato un passo alla volta. Lo sfondo scuro si dissolve e improvvisamente ci ritroviamo nella casa-albero di Henry.

    ITutto è molto piccolo e la sensazione istintiva è quella di essere un gigante in un mondo troppo ristretto per contenerci. Ci guardiamo intorno, e tutto ciò che normalmente si può trovare in una casa è presente: la finestra lascia intravedere un cielo azzurro e terso, la sala da pranzo proprio ai nostri piedi, una stanza da letto più in basso alle nostre spalle, e tanto altro. Il senso di meraviglia è grande e anche in questo caso sono presenti molti piccoli elementi che spingono ad esplorare con lo sguardo, muovendosi sul posto per assaporare ogni dettaglio. L'esempio lampante è una coccinella che arriva in volo dalla cima di una pianta, per poi posarsi sul tavolo. Cammina in cerchio un paio di volte e riprende nuovamente quota, spingendoci a seguire la sua traiettoria e scoprendo nuovi elementi che ad una prima occhiata erano sfuggiti. Dopo alcuni istanti saranno le orecchie ad essere rapite, in quanto Henry è in una stanza attigua e sta facendo qualcosa, armeggiando probabilmente con pentole e fornelli e facendo parecchio rumore. La porta è tuttavia così piccola che l'unico modo per riuscire a scorgere la creatura è chinarsi, riuscendo quindi a sbirciare attraverso una fessura. Giusto il tempo di vedere le zampine che saltellano ed Henry entra nella stanza in cui ci troviamo, portando una torta. Ecco quindi la sequenza segnalata all'inizio: Henry si siede al tavolo e ci guarda con un misto di curiosità e attesa, segno che possiamo sederci a terra, in modo da continuare la visione proprio al suo fianco. Il film prosegue, con Henry che è combattuto tra la felicità per il giorno del suo compleanno e la mancanza dei suoi amici, mentre distrattamente posiziona e accende un'unica candelina sul gigantesco dolce. Preferiamo non svelarvi in dettaglio cosa accadrà, ma qualcosa di magico finirà per cambiare per sempre il suo rapporto con il mondo, decisamente in meglio, rendendo il suo compleanno un giorno davvero speciale e da non dimenticare.

    Henry Henry è un'esperienza lenta, rilassata, quasi delicata, che ha lo scopo di introdurre ad un concetto nuovo, che mescola un film alla Realtà Virtuale. L'impatto è tutt'altro che traumatico ed è immediatamente chiaro che la scelta di puntare su un cartone animato è risultata vincente, in quanto un film con attori in carne ed ossa sarebbe stato troppo, soprattutto in una fase in cui si sta ancora sperimentando con la Realtà Virtuale e ci sono ancora moltissime regole non scritte. L'interattività aggiunge molto e ci si sente parte dell'azione, anche se non è possibile influenzarla in alcun modo. Anche se si ha l'impressione che il film possa cambiare e adattarsi allo spettatore, magari modificando l'ordine delle sequenze o la posizione in cui accadono determinati eventi in modo che siano sempre sotto gli occhi di chi guarda, a domanda specifica ci viene spiegato che no, tutto è sempre uguale. Ecco quindi che il grandissimo lavoro svolto dal team Studio emerge: non è il film ad adattarsi allo spettatore ma il modo in cui è fatto fa sì che la stragrande maggioranza degli utenti si comporti in modo a simile durante l'esperienza, entrando in sintonia con ciò che succede sullo schermo. Il finale apre quindi moltissime domande, una volta sperato lo stupore che permane per tutta la sua breve durata: e se si fosse trattato di un film giallo, nel quale è possibile scoprire l'identità dell'assassino solo notando alcuni dettagli quasi nascosti, da svelare muovendo la testa al momento giusto, affidandosi all’intuito? O un film d'azione, il cui ritmo è tutt'altro che rilassato e il coinvolgimento mette in moto tutto il corpo? Sono domande che dovranno attendere mesi, forse anni per ottenere una risposta soddisfacente. Il punto, tuttavia, è che Henry rappresenta un primo passo in quella direzione, e che il cinema del futuro potrebbe evolversi in modi tutt'altro che prevedibili, soprattutto se dato in mano a registi che siano in grado di bucare la "quarta parete" come mai è stato osato prima d'ora.

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