Hex Shards of Fate Provato: quando i trading card game incontrano gli MMO

Il trading card game si fonde con l'MMO: si apre una nuova era per i giochi di carte collezionabili.

Hex Shards of Fate Provato: quando i trading card game incontrano gli MMO
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  • Dopo la digitalizzazione del popolare Magic: the Gathering e con il fenomeno Blizzard in continua espansione, il genere CCG non è mai stato tanto apprezzato come oggi. Molti ancora arricciano il naso di fronte al card game virtuale, sostenendo che sullo schermo si perde tutto il fascino delle buste da aprire, del collezionismo e del gioco intorno al tavolo con gli amici: ma con la diffusione del gaming multiplayer online e l'avvento dei dispositivi mobile come smartphone e tablet, il passaggio al digitale era inevitabile e probabilmente anche necessario. Tra i più interessanti titoli in arrivo per il genere è doveroso menzionare Hex: Shards of Fate, prodotto che miscela le tipiche meccaniche del trading card game con gli elementi del massive multiplayer online. Personalizzare la propria esperienza di gioco non è mai stato tanto facile e divertente, complici e inedite feature sviluppate dal team di Cryptozoic Entertainment.
    Grazie ad un invito alla beta in corso, abbiamo potuto saggiare le potenzialità di un gioco che, per la prima volta in ambito digitale, permette di giocare con un deck davvero unico e personalizzato.

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    IL FRAMMENTO DEL DESTINO

    Hex: Shards of Fate è un insolito card game che ibrida la classica struttura “one-vs-one” tipica del gioco di carte alla struttura complessa del massive game, forgiando quello che il pubblico già chiama MMOTCG. Il gioco apparve per la prima volta su Kickstarter nel 2013, riscuotendo grande interesse da parte del pubblico di appassionati e collezionando in breve tempo la ragguardevole cifra di 2.278.255 di dollari, collocandosi nella Top 20 dei progetti videoludici più finanziati di sempre.
    Le meccaniche non hanno bisogno di particolari introduzioni, visto che sono pressoché identiche a quelle di Magic: the Gathering. Il giocatore dispone di un deck di (almeno) 60 carte e venti punti ferita che costituiscono la salute dell’eroe cui vestiamo i panni (una sorta di Planeswalker): lo scopo del gioco è quello di utilizzare creature e magie - ovviamente attinte dal proprio mazzo di carte - per uccidere l’eroe avversario in una partita senza esclusione di colpi. Come da prassi per il TCG si inizia con 7 carte, che è possibile sostituire con un mulligan qualora la mano non dovesse soddisfare le aspettative. Il turno funziona con una suddivisione in cinque fasi: in ordine sono preparazione, fase primaria, combattimento, fase secondaria e fine turno.

    "Hex: Shards of Fate è un insolito card game che ibrida la classica struttura “one-vs-one” tipica del gioco di carte alla struttura complessa del massive game."

    Le fasi di preparazione e fine turno servono per eventuali costi di mantenimento o effetti ad attivazione di Permanenti già in gioco; primaria e secondaria invece permettono al giocatore di lanciare ogni tipo di magia e carta (con il solo vincolo di una gemma per turno); la fase di combattimento è infine quella in cui le creature delle due fazioni si fronteggiano, e dove i giocatori designano cioè attaccanti e difensori. Nel caso di Hex i cristalli non sono dei Permanenti, ma una volta giocati vengono aggiunti automaticamente alla riserva - o pool - e pertanto non possono essere bersaglio di magie o effetti com’è nel caso di Magic con le terre (che spesso sono alla base di combo, tattiche, e quindi sinonimo di rapida vittoria, come confermano i mazzi del circuito competitivo).
    Il set base attualmente disponibile conta 350 carte, un numero inferiore al 412 di Hearthstone ma superiore ai 295 dell’Alpha set di Magic: the Gathering. Se non andiamo errando, 50 di queste carte sono esclusive della modalità PvP, mentre le altre non hanno alcuna limitazione e potranno essere utilizzate anche nella campagna single player. Le rodate meccaniche di gioco garantiscono partite molto tattiche e meno vincolate al fattore fortuna, generalmente il tallone d’achille di ogni card game digitale e non. Diversamente dal titolo di Blizzard infatti, una prima mano “scarsa” non pregiudica necessariamente l’esito della partita mentre il sistema di combattimento si rivela sufficientemente efficace e profondo.
    Abbiamo saggiato le potenzialità di Hex nella modalità Proving Ground (uno contro uno) e torneo (che prevede svariate opzioni, come Sealed e Draft). Uno degli aspetti più curiosi di Hex è sicuramente la campagna PvE, una modalità che non ci permetterà solo di affrontare la discreta IA del gioco, ma anche affrontare missioni vere e proprie finalizzate all’ottenimento di gemme ed equipaggiamento per potenziare il nostro eroe e le carte del deck. Allo stato attuale (v.0.9.4) non è ancora possibile affrontare il gioco in modalità PvE, un grave limite che purtroppo ci impone di prendere le distanze da qualsiasi giudizio definitivo sul gioco.

    UNA GEMMA PER DOMARLI TUTTI

    Sistema a turni classico; deck di 60 carte, combattimento in salsa Magic: il punto di forza di Hex, non è certo nelle meccaniche di gioco (che risultano non solo identiche a quelle del card game di Richard Garfield, ma anche un po’ vecchiotte). Nel tentativo di avvicinarsi ad un classico e tradizionale MMO, il team di Cryptozoic opera un’interessante contaminazione con il genere role play, offrendo al giocatore la possibilità di customizzare e quindi potenziare le singole carte di gioco come fossero personaggi di Dungeons & Dragons.
    La peculiarità di Hex è proprio quella di poter incrementare forza ed efficacia di eroe e minion, esattamente come facciamo in un gioco di ruolo quando dobbiamo affrontare un’ardua sfida e ci prepariamo con dell’equipaggiamento adatto. Per quanto riguarda l’eroe è tutto molto semplice, visto che nel menù principale abbiamo degli appositi spazi vuoti per poter fittare armatura, armi e item vari modificando di conseguenza i parametri del personaggio. Per le carte invece la faccenda si complica un po’. Alcune di queste infatti (e solo alcune) presentano nel testo descrittivo la parola SOCKETABLE, in riferimento alla possibilità di potenziamento con l’ausilio di apposite gemme che aggiungono poteri e abilità (Volare, +1/+1, Velocità, ecc.). I potenziamenti si suddividono in minori e maggiori a seconda di efficacia e potenza degli stessi, e non tutte le carte potranno naturalmente equipaggiare gemme maggiori. Sebbene sia necessario fare ulteriori test - magari sulla lunga distanza - tale sistema di upgrade delle carte rischia di degenerare con importanti problemi di bilanciamento, intaccando non solo la qualità stessa del gioco, ma anche l’efficacia del sistema di matchmaking (ad ora piuttosto buono) e minando alla base il PvP e soprattutto l’ipotetico circuito torneistico che ne deriverebbe. I problemi rischiano di peggiorare ad ogni nuovo rilascio di espansioni e potenziamenti, intensificando i problemi ad ogni nuova carta aggiunta al database.
    Hex dispone ovviamente di uno store interno che mette a disposizione dei giocatori deck e buste d’espansione, ma per gli acquisti mirati è possibile fare affidamento alla casa d’aste (nella speranza che non finisca come in Diablo 3). Mancano ancora il sistema di statistiche e il profilo, oltre alla già citata modalità PvE.
    Dal punto di vista tecnico il gioco è ottimamente realizzato, tanto nell’aspetto grafico quanto in quello strutturale/contenutistico. La qualità delle illustrazioni non è tuttavia paragonabile a quella delle carte di Hearthstone (men che meno allo sfarzo artistico di Magic: the Gathering), ma si attesta comunque su un buon livello. Comparto sonoro variegato e ben implementato.


    Hex: Shards of Fate Divertente sì, rivoluzionario no: grazie alla possibilità di customizzare il proprio eroe e i minion con poteri ed equipment, il card game digitale pubblicato da GameForge è senza dubbio un gioco da tenere sotto stretta osservazione, almeno se siete amanti del TCG e in cerca di un’alternativa all’odierna offerta (il trittico Magic - Hearthstone - Duels of Champions per intenderci). Buono il sistema di matchmaking, lo store e le modalità disponibili, così come interessanti sono le abilità ad attivazione (e passive) delle creature evocate e il socketing system; ciò che perplime maggiormente sono le meccaniche di gioco, pressoché identiche a quelle del titolo targato Wizards of the Coast, tanto da far pensare ad un vero e proprio plagio (e a tal proposito è bene ricordare che lo scorso 19 maggio il colosso sussidiario di Hasbro ha mosso un’azione legale contro Cryptozoic Entertainment, con l’accusa di “furto di proprietà intellettuali”). A questo aggiungiamo evidenti e più che ovvi problemi di bilanciamento dovuti al sistema socket, in questo caso la proverbiale “arma a doppio taglio” che rischia di fare più danni che altro. Parliamo infine di un card game poco rapido e immediato (una partita di Hex dura mediamente tre volte una di Hearthstone), che potrebbe trovare terreno fertile tra i “cardcore” gamers e meno interesse tra i giocatori cosiddetti “casual”. Restiamo in attesa dell’open beta, che forse prenderà il via in concomitanza al lancio di un nuovo set di carte.

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