Homefront The Revolution torna a mostrarsi alla Gamescom: la nostra anteprima

A sorpresa, lo sparatutto targato Deep Silver torna a mostrarsi alla Gamescom di Colonia: il gioco ci riporterà in un Nord America conquistato dalla Corea, un'ambientazione vicina a quella del formidabile, e forse poco noto, war movie Alba Rossa.

Homefront The Revolution torna a mostrarsi alla Gamescom: la nostra anteprima
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Dopo la news della cessione dell'intero prodotto a Deep Silver se ne erano perse le tracce, ed ecco che invece rispunta a questa Gamescom. Homefront: The Revolution è il seguito del discusso Homefront, titolo da ricordare più come l'ultima produzione THQ che per le sue qualità ludiche. Il gioco ci riporterà in un Nord America conquistato dalla Corea: un'ambientazione vicina a quella del formidabile, e forse poco noto, war movie Alba Rossa, del 1984. In seguito alla chiusura di THQ i diritti di Homefront furono acquisiti da Crytek, che diede subito un'impronta molto più aperta a questo FPS urbano: la stessa che il nuovo team di sviluppo ha voluto conservare. Nei panni di un membro della resistenza americana, affronteremo orde di nemici coreani in un'immensa Philadelphia devastata dagli scontri, e starà a noi organizzare i ribelli in azioni mirate a liberare la metropoli dall'oppressore. Tattiche di guerriglia allo stato brado.

    Un terrorista in motocross

    Come reagireste se il vostro paese fosse sotto il giogo di una potenza straniera che ormai ne detiene il controllo completo? A suon di bombe, verrebbe da rispondere, ed è proprio questo che faremo nel nuovo Homefront. Non seguiremo però un percorso prefissato lungo l'intera campagna: ci toccherà invece decidere strategicamente quali bersagli colpire per liberare Philapdelphia, in un open world che non lascia spazio a momenti di tregua. La demo giocata partiva subito con una sedicente ribelle che ci istruiva sull'obiettivo da colpire: un convoglio nemico minacciava di intercettare il percorso di un'altra cellula e andava fermato a tutti i costi. La città sembra completamente abbandonata, con distese di palazzi diroccati e privi di qualsiasi attività non militare, lunghe rampe in lamiera sorrette da tubi arrugginiti e impalcature malferme, quasi a suggerire l'idea una ricostruzione morta sul nascere, senza speranze. L'area ci ha ricordato fortemente Dying Light per struttura, palette cromatica e ambienti di gioco liberamente percorribili nella loro geografia post-apocalittica. In dotazione avevamo un mitragliatore dalle fattezze non riconoscibili e un classico fucile a pompa senza troppi orpelli, con una macchinina radiocomandata esplosiva e la classica molotov a suggello del perfetto armamento del terrorista disperato. Il convoglio era composto da un trasporto blindato e diversi fanti a scorta, subito eclissati in un'orribile quanto soddisfacente esplosione causata da una trappola approntata con dei barili di benzina e un singolo micidiale colpo di pistola. Non c'era comunque tempo da perdere. Sbriciolato il convoglio, siamo stati contattati via radio dalla nostra collega, che dopo un complimento accennato ci ha ordinato di raggiungerla. "Nel container troverai una moto. Usala e corri in aiuto dei nostri compagni." E' a questo punto che ci siamo trovati di fronte all'intera città sotto il giogo rosso, senza alcun vincolo preciso su come affrontare la missione. L'impostazione è pensata a punti di controllo, come succede in molti free roaming. Ogni zona da espugnare avrà un punto di interesse ignoto, da trovare andando in ricognizione e da riconquistare approntando un semplice piano di incursione. Non abbiamo onestamente compreso quale sarà la portata di una simile struttura. Il rischio è quello di trovarsi di fronte un puro e semplice Far Cry in salsa guerrigliera, con l'asfalto cocente al posto dei manti d'erba di tropici e montagne; mentre la speranza è che ogni torre radio che manipoleremo, ogni bunker che faremo nostro e ogni linea di rifornimento da intercettare sia collocato in un piano di riconquista di più ampio respiro, con mosse strategiche da pensare sulla mappa accessibile dal nostro smartphone (che funge da menu), e da eseguire con violenza esplosiva grazie all'aiuto dei nostri compagni. Questi ultimi saranno gestiti automaticamente dalla bella terrorista di cui sopra e, una volta che ci avvicineremo a un obiettivo, li vedremo comparire al nostro fianco, con una celerità forse un po' fuori luogo, ma tuttavia convincente. L'impressione è proprio quella di trovarsi in una situazione disperata, in lotta al fianco dei nostri concittadini contro una potenza più forte di noi. Mentre giocavamo, abbiamo tempestato di domande lo sviluppatore che ci guidava lungo la demo: ci ha rivelato innanzitutto che l'intero mondo di gioco sarà privo di caricamenti e diviso in tre zone di rischio (verde, gialla e rossa).

    Ciascuna zona sarà caratterizzata da compiti differenti da portare a termine, ma a questo punto possiamo solo immaginare di che cosa si tratterà. Da quanto carpito, lo scopo ultimo di ogni azione sul territorio è quello di crearsi diverse "case sicure", che verranno occupate da militanti che potremo coordinare negli attacchi successivi. In questi luoghi di comando, ci è parso di intuire, potremo gestire le diverse cellule che agiscono sul territorio, prima di buttarci noi stessi a capofitto nelle sparatorie. E' certo invece che toccherà gestirci l'equipaggiamento, in un sistema di crafting che potrebbe rivelarsi piuttosto profondo. Sparsi in ogni dove troveremo proiettili e pezzi di armi da fuoco, assemblabili a piacimento sia nelle varie basi conquistate, sia direttamente sul campo, grazie ad un'interfaccia del tutto identica a quella dei vari Crysis. Da menzionare infine i nemici, che contano un'arsenale decisamente più avanzato: oltre a fanti di diverso genere e tipo, i coreani sono dotati di mezzi volanti, con dei dirigibili ad alta quota che faranno di tutto per rivelare la nostra posizione ai vari convogli (interessante l'alternanza dinamica del giorno e della notte, che ne limita la visibilità), costringendoci a percorrere le strade di Philapdelphia in modo tortuoso. Preferibilmente sottoterra o al coperto, pena l'arrivo istantaneo di droni che tenteranno di spingerci verso i veicoli corazzati. La tattica del mordi e fuggi sarà dunque cruciale, anche perchè sembrerebbe assente la possibilità di mettere in pausa, e qualunque nostra azione di sabotaggio richiederà del tempo per essere eseguita. Il motore di gioco è rimasto il Cryengine, ma il comparto tecnico ci è sembrato piuttosto ruvido. E' di certo prematuro pronunciarsi su questo aspetto data l'uscita prevista per un generico 2016.

    Homefront: The Revolution Homefront: The Revolution sembra un titolo dalle buone potenzialità, con un'atmosfera decisamente disperata e grigia, ben diversa dal canone eclettico di Far Cry e da quello fantascientifico di Crysis. L'impressione generale è che Dambuster Studios debba ancora raffinare l'esperienza di gioco, anche se alcune idee interessanti non mancano. Gli sviluppatori non han voluto sbilanciarsi né sulla trama, né sulle scelte morali, né sulle conseguenze che le nostre azioni di guerriglia avranno sulla via della liberazione. A nostro avviso la buona riuscita del progetto dipenderà proprio da questi fattori, da quanto peseranno nell'economia generale della guerriglia urbana. L'impianto shooter è comunque piuttosto lento, con movimenti e animazioni più ragionati rispetto alla maggioranza degli FPS in circolazione. La varietà delle situazioni in cui potremmo trovarci, con obiettivi dinamici, crafting e, sembrerebbe, compagni bombaroli al nostro fianco, offrirà di certo un'esperienza differente dal solito. E anche, auspichiamo, strategicamente appagante. Il gioco è in uscita su Xbox One, PC e PS4, con ancora più di un anno di sviluppo da affrontare. Le idee ci sono e il comparto tecnico pure, ora tocca aspettare una prova più corposa per un titolo da tenere d'occhio se siete, come noi, appassionati di first person shooter che vogliono puntare sulla libertà di approcci e non focalizzarsi su una trama troppo vincolante.

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