Provato Layers of Fear

Un’esperienza di poco superiore a un film interattivo, che è però stata capace di farci fare più di un balzo sulla nostra sedia. Un bel biglietto da visita, in attesa che il gioco esca dalla fase early access.

Provato Layers of Fear
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • La convergenza tra esperienza cinematografica e videoludica è una tendenza degli ultimi anni che ha un po' spaccato le opinioni della community, soprattutto nei confronti di quei giochi in cui l'asticella ha iniziato a tendere forse un po' troppo dal lato filmico. Parallelamente a titoli che hanno fatto del gameplay il proprio cavallo di battaglia, è nata infatti una vera e propria "scuola di pensiero", soprattutto nel campo delle avventure grafiche, secondo cui per la buona riuscita del prodotto non avrebbero dovuto esserci degli ostacoli da superare, ma sarebbe bastata una buona trama che avrebbe motivato il giocatore ad esplorare tutto e ad arrivare fino alla fine. Layers of Fear, approdato recentemente su Steam in Early Access, è solo l'ultimo esperimento di questo tipo: un'esperienza di poco superiore a un film interattivo, che è però stata capace di farci fare più di un balzo sulla nostra sedia.

    L'arte è una cosa seria

    La casa in cui è ambientata l'intera avventura, nonostante la luminosità degli ambienti e il gusto nell'arredamento, sembra nascondere fin dall'inizio qualcosa d'inquietante. Non ci vuole molto a rendersi conto dei quadri che tappezzano le pareti di ogni stanza: un tema portante attorno cui ruota l'intera vicenda, poiché siamo proprio noi gli autori di quei dipinti e, a quanto pare, stiamo per accingerci a lavorare su una nuova tela. Ha così inizio un viaggio spasmodico e delirante alla ricerca delle giuste ispirazioni artistiche, che facciano progredire la nostra attività creatrice grazie al ritrovamento di una serie di oggetti che, un tassello alla volta, ci racconteranno stralci di un oscuro passato, forse volutamente dimenticato dall'artista stesso. Quella che inizialmente sembra solo una magione inquietante ben presto inizia a trasformarsi davanti ai nostri occhi: costretti ad attraversare più e più volte le stesse stanze, le vedremo cambiare, distorte dalla maledizione ne avvinghia le strutture e l'arredamento. In tutto questo i quadri giocano un ruolo dominante, rappresentando ogni volta situazioni diverse e legate al vissuto del protagonista: guardandoli, l'alter-ego ne coglierà anche gli aspetti più segreti e terrificanti, spesso facendo sobbalzare l'ignaro giocatore. L'esplorazione è infatti costellata di continui spaventi improvvisi, i quali, supportati dalla telecamera in prima persona e da improvvisi picchi di volume, prendono facilmente alla sprovvista chi sta giocando, anche laddove sia abituato a esperienze di questo tipo. Sotto questo punto di vista il titolo alterna comunque momenti di lunga tensione (a volte costruiti in maniera magistrale) ad altri decisamente improvvisi e gratuiti (ma non di meno effetto), che garantiscono un ritmo inizialmente regolare, ma che accelera col passare del tempo. Il fattore curioso in tutto questo è che, stando almeno ai capitoli testati nell'Early Access, non è possibile incappare nel "Game Over" ed è quindi lecito intendere Layers of Fear come una lunga casa degli orrori in cui però nulla, per quanto spaventoso, possa farci del male. Nonostante tale rassicurante certezza è difficile non lasciarsi coinvolgere dalle cupe atmosfere del titolo, che riteniamo possa arrivare ad esprimere il meglio di sé se giocato da soli, al buio e in cuffia. Incentrare l'intera esperienza sulla narrazione, nonostante la bontà e la cura riposta in questo aspetto da parte dei ragazzi di Bloober Team SA, ci è sembrata comunque un'arma a doppio taglio che non a tutti gli appassionati di avventure potrebbe piacere. Gli enigmi sono infatti pochissimi e non richiedono particolare sforzo per essere risolti, mentre per il resto del tempo la ricerca di chiavi, documenti e memorie varie sarà l'unica attività da intraprendere tra uno spavento e l'altro. Come detto in precedenza, il gioco mantiene una sua armonia che nasconde molto bene tali pecche, ma alla lunga ci chiediamo quanto possa reggere tale equilibrio senza un vero e proprio fattore di sfida a stimolare la nostra attenzione. Va anche segnalato che, stando a quanto provato nei capitoli dell'Early Access, la trama stessa rimane abbastanza oscura e intricata nonostante gli indizi che via via ci sono stati forniti, rendendo la ricostruzione e la valutazione finale dell'intreccio un'attività da rimandare in fase di recensione.

    Completa l'esperienza un impianto visivo realizzato (concedeteci l'espressione) ad opera d'arte grazie al motore Unity, che sorprendentemente riesce a regalare ambienti che in alcuni casi assumono un gusto paragonabile all'ormai perduto PT. Grazie a un'illuminazione sempre precisa e funzionale a inquadrare solo determinati angoli delle stanze, nonché a una profondità di campo che rende tutto ancor più distorto e inquietante, ogni sezione vive di un realismo impressionante nonostante il tema prettamente soprannaturale. Purtroppo non altrettanto convincente è il filtro antialiasing, pressoché assente sulla scena, che rovina fondamentalmente quanto di buono sia stato creato da parte del team, ma che confidiamo sia sistemato completamente al lancio.

    Layers of Fear Layers of Fear ci ha spaventati per tutta la durata dell’Early Access e forse questo elemento da solo convincerà gli amanti del genere horror a correre su Steam per acquistarne una copia. L’intreccio è intrigante, seppure un po’ criptico, e le scene sempre inquietanti e disturbate, ma la semplicità della progressione e l’assenza di veri e propri elementi di sfida rimangono fattori che potrebbero allontanare quei giocatori ancora legati a un concetto tradizionale di avventura videoludica. Nell’attesa della versione completa speriamo comunque che, oltre alla correzione delle inevitabili sbavature grafiche, i ragazzi di Bloober Team SA riescano a dare un senso alle deliranti visioni del protagonista, proponendo un finale all’altezza e non scontato, ma che soprattutto non deluda le nostre ormai elevate aspettative.

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