Mafia 3, abbiamo provato la versione PC

2K e Hangar 13 ci hanno invitato a Londra per testare la versione PC di Mafia 3: un'offerta che non potevamo rifiutare.

Mafia 3, abbiamo provato la versione PC
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • C'è grande fermento in casa 2K per l'avvento ormai imminente di Mafia 3, neonato del team Hangar 13, erede dell'impero criminale eretto 14 anni fa dall'indimenticabile The City of Lost Heaven, primo capitolo della serie, e ancora oggi uno dei capolavori indiscussi dell'intrattenimento videoludico. Dopo un secondo episodio indubbiamente elegante, ma che non è stato capace di soddisfare i palati più fini, a Mafia 3 tocca dunque l'arduo compito di riportare in auge il nome della saga, e riservarle così il ruolo che le spetta nel sanguinoso territorio degli open world, su cui si danno battaglia tanti famosi esponenti del genere. Giunti a Londra al fine di rendere omaggio al nuovo arrivato nella "famiglia" di 2K, siamo stati invitati calorosamente, tra un baciamano e l'altro, a sederci comodi per provare la versione PC dell'opera firmata Hangar 13, in una sessione di play test dalla durata di ben sei ore. Senza il bisogno di infilarci una testa di cavallo nel letto, questa ci è parsa un'offerta che non potevamo certo rifiutare.

    Lincoln's way

    Dopo aver giocato al lunghissimo prologo, possiamo confermare nuovamente quanto già sostenuto più volte in passato: lo storytelling di Mafia 3 è eccezionale. Pezzo da novanta dell'intera produzione, la narrativa è strutturata con un linguaggio dal forte respiro cinematografico, in grado di raggiungere le vette di The City of Lost Heaven . Nelle circa tre ore necessarie a completare l'introduzione, Mafia 3 segue una progressione lineare ed inquadrata, avulsa dai dettami dei free roaming: si prende i suoi tempi, gioca con le attese dello spettatore/giocatore, ed alterna momenti pad alla mano a raffinatissime cutscene che non hanno nulla da invidiare ad un vero gangster movie né per qualità registica né per recitazione (digitale). Avanti ed indietro negli anni, la storia di Lincoln ci viene narrata con uno stile documentaristico, attraverso interviste, servizi al telegiornale, rapporti dell'FBI: tutto concorre a creare un credibile spaccato dell'America di fine anni '60, epoca di rivoluzione musicale, culturale e sociale. E Lincoln, in un certo qual modo, ha compiuto a sua volta una piccola, grande rivoluzione, intima e collettiva allo stesso tempo: dalle ceneri della sua vendetta assistiamo, infatti, alla decadenza dell'impero mafioso di New Bordeaux (alias New Orleans). Mafia 3 si figura, in tal proposito, come un punto di rottura per la saga, perché non racconta l'ascesa di un singolo individuo tra i rami della cosca malavitosa, ma lo sradicamento dell'intero albero famigliare, facendone cadere, una alla volta, tutte le mele marce. Chiunque pensi che questo terzo capitolo rappresenti un "tradimento" delle atmosfere tipiche della serie, fatte di abiti gessati ed eleganti formalismi, farebbe meglio a ricredersi: Mafia 3 è figlio del periodo storico in cui si ambienta, è la naturale evoluzione del percorso di delineamento della malavita italoamericana iniziato con il primo episodio, che nel tormentato decennio sessantottino ha sperimentato sulla sua pelle l'avvento di nuovi tipi di "famiglia", fatti di gente "bastarda", dal sangue impuro, come negri, haitiani, irlandesi. Tutti uniti dal motto "famiglia non è con chi nasci, ma per chi muori". E fidatevi: di gente ne morirà davvero tanta.

    "Say hello to my little friend"

    Lincoln Clay non è il classico gigante buono costretto a compiere azioni malvagie: è proprio un bestione cattivo fino al midollo. È la naturale conseguenza dell'essere un uomo di colore, reduce dalla guerra in Vietnam, che vive in un quartiere come l'Hollow, dove, se non ti ripari sotto l'ala di qualche boss, finisci ammazzato in men che non si dica. Il suo è però un tipo di crudeltà che genera subito empatia più che repulsione: sarà forse merito di una caratterizzazione sopraffina, che ci fagocita immediatamente e ci fa desiderare con ardore di levare, a suon di cazzotti, le espressioni di disapprovazione di quei musi bianchi, tutti impettiti e profumati, che ci guardano con disgusto. La stessa brutalità che sentiamo scorrere nelle vene non appena ci privano degli unici affetti che abbiamo al mondo: per vendicare la nostra famiglia, dobbiamo allora assolutamente frantumarne un'altra, quella della mafia italiana guidata da Sal Marcano.

    E questo bruciante stimolo al massacro si concretizza in un gameplay feroce e violento: Lincoln non si fa scrupoli di nessun genere, sgozza, squarta, rompe ossa e schiene senza pensarci due volte. Il sistema di controllo riflette la pesantezza e la crudeltà del protagonista, con una responsività degli input non sempre repentina, soprattutto durante il passaggio tra le coperture dinamiche tipiche di tanti TPS, tramite le quali possiamo anche sparare alla cieca verso i malcapitati che ci vengono incontro. Eccellente in tal senso il feedback delle armi, poiché ogni bocca da fuoco produce un diverso effetto sui corpi dei nemici, che barcollano e reagiscono differentemente a seconda della scarica di proiettili e dell'impatto del rinculo. Le sparatorie, insomma, funzionano a meraviglia, sia impostando la mira manuale sia scegliendo quella assistita.

    I problemi iniziano semmai a venire a galla quando mettiamo alla prova l'intelligenza artificiale: se nelle sezioni shooter i gangster mostrano un po' di spirito d'iniziativa, tentando di accerchiarci o di nascondersi, e sono inoltre dotati di una mira impeccabile che non lascia un attimo di respiro, nel momento in cui decidiamo di muoverci silenziosamente, però, le loro mancanze si fanno sentire pesantemente. Le ronde sono, infatti, innaturali e prevedibili, ed il cono visivo delle guardie parecchio limitato, tant'è che possiamo sgattaiolare via con relativa facilità e macellare un loro compagno senza che battano ciglio. Semplifica ancor di più le fasi stealth la capacità di Lincoln di scorgere le sagome dei bersagli attraverso le pareti, come fosse un giovane Agente 47 in erba. Dispiace constatare, quindi, che non sembra sia stata riposta la dovuta cura nello sviluppo di una IA avanzata durante le pur efficaci sequenze in cui proseguire di soppiatto, caratterizzate da un ottimo level design e dalla efferatezza di coreografiche finisher move. Noi abbiamo affrontato gli scagnozzi di Sal Marcano a livello di difficoltà "normale", ma non crediamo che al grado più elevato le routine comportamentali dei NPC cambino considerevolmente, ed è lecito supporre che venga incrementata la loro aggressività piuttosto che la loro intelligenza e reattività. Ma su questo fronte preferiamo sospendere il giudizio in attesa della recensione. È dunque durante le missioni principali che la sostanza ludica di Mafia 3 esplode in un concentrato di script e libertà d'approccio, per un ritmo perfetto, a metà tra cinema e videogioco. Al termine del prologo, gli sviluppatori ci hanno poi aperto le porte dell'open world in una fase molto avanzata della progressione: ciò che sorprende di New Bordeaux è, innanzitutto, la buona contestualizzazione delle attività secondarie. Nel gangster game di Hangar 13 non c'è spazio per il superfluo, ed ogni azione che Lincoln può compiere è legata sempre e solo al suo obiettivo, allo scopo primo ed ultimo della sua carneficina: la vendetta. Per tutti i dettagli sulle side-quests che riempiono i distretti della città, sui rapporti con i luogotenenti e sulla meccanica gestionale che sostiene l'impalcatura ludica, vi rimandiamo al nostro recente hands-on della versione PS4.

    Contrariamente ai predecessori, Mafia 3 offre al giocatore un vero e proprio open world: una delle caratteristiche di punta che la nostra prova ci ha permesso di saggiare con mano riguarda la rinnovata ampiezza del mondo di gioco, con annesse inedite possibilità di esplorazione, che avvicinano quindi la saga ad un free roaming a tutti gli effetti. New Bordeaux si concentra più sulla varietà delle ambientazioni che sull'estensione della mappa, esplorabile a piacimento con un numero smodato di veicoli a quattro ruote (dalle muscle car ai maggioloni, passando per i classici furgoncini), presi di peso dall'estetica anni '70. In più, Lincoln può finalmente nuotare (impara, Vito Scaletta), e tra i canali che separano alcune isolette cittadine è facile "prendere in prestito" alcune barche o qualche motoscafo con cui sfrecciare a gran velocità. Il controllo dei veicoli, sia sull'asfalto che sull'acqua, è palesemente arcade, sporco e ruvido: è possibile però selezionare la "modalità guida" per i piloti più esperti, che rende leggermente più complessa la maneggevolezza della vettura.

    Non proprio soddisfacenti, tuttavia, le reazioni dei bolidi alle sollecitazioni: le auto si danneggiano molto lentamente, e le contusioni si notano a malapena sulla carrozzeria, mentre vetrini e ruote sembrano non subire l'effetto dei proiettili o degli urti. Il motore fisico, quindi, è ancora abbastanza grezzo, nonché legato a specifici script: negli interni, ad esempio, nel corso di una sparatoria, le vetrate si frantumano al contatto con le pistolettate, e all'esterno le macchine esplodono principalmente durante le rocambolesche fughe dai sicari o dalla polizia. Simili limitazioni stonano in parte col realismo che invece permea la produzione: occorrerà difatti prestare attenzione sia a eventuali testimoni, che chiamerebbero subito le forze dell'ordine qualora ci beccassero a compiere un omicidio, a rubare o anche solo a gironzolare con le armi in bella vista, sia al limite di velocità e alla guida pulita, col rischio, in caso contrario, di attirare gli sbirri. Persino nel corso di attività casuali, come un inseguimento improvviso, dovremo badare a rispettare le regole della strada, altrimenti i clacson degli altri (furibondi) NPC incrementeranno il sospetto di chi stiamo pedinando. E sempre a proposito di obiettivi collaterali, sparso per la mappa è presente un gran quantitativo di collezionabili, tra cui riviste di playboy (chiara strizzatina d'occhio a Mafia 2) e vinili, che aiutano a pennellare la colorita atmosfera di quegli anni rivoluzionari.

    Mean Streets

    Piccolo miracolo di art design, la New Bordeaux di Mafia 3 incarna a pieno lo spirito del profondo cambiamento culturale del '68. La musica, le architetture, lo slang, la moda: tutto è centrifugato in un calderone virtuale che diviene specchio delle contraddizioni del periodo, per una raffigurazione completa non soltanto della mafia, ma dell'intera società americana, in grado di competere addirittura con lo stratificato setting che fa da sfondo alla serie di Grand Theft Auto. Per supportare un lavoro di riproduzione così meticoloso, Hangar 13 si è avvalso di un comparto audiovisivo di gran valore (prestate orecchio alla superba colonna sonora!), che si sorregge soprattutto sull'accurata diversificazione dei distretti della città, ognuno col proprio stile, con i propri abitanti e le proprie automobili.

    In quel di Londra, come già detto, abbiamo poi potuto provare una build PC quasi definitiva: il colpo d'occhio, ovviamente, supera di qualche lunghezza quello della controparte console, per un margine di differenza palese ma non abissale. Sono gli effetti di luce a mostrare i muscoli rispetto alla volumetria meno tangibile dell'edizione PS4, in particolar modo al tramonto, quando i raggi crepuscolari si riflettono sulle lucide carrozzerie e sull'asfalto bagnato, oppure all'interno delle opulente abitazioni dei ricconi, tra i neon psichedelici delle feste orgiastiche. Anche le texture hanno subito poi un sostanzioso miglioramento, per quanto permangano ancora inopportune sbavature su determinate superfici. A tutto questo belvedere fa da cornice un brillante uso scenografico delle fiamme, dei fiotti di sangue e, più in generale, della pulizia visiva e della draw distance. Non ci ha convinto invece l'inserimento dello specchietto retrovisore che compare sullo schermo ogni volta che saliamo a bordo di una vettura: simile orpello (che non può essere rimosso) non arricchisce più di tanto il gameplay, ed anzi la resa grafica al suo interno (oberata di aliasing e pop up) rovina in parte l'impatto scenico. Infine, sebbene l'espressività facciale risulti straordinariamente realistica (di cui beneficia una performance attoriale da applauso, con un doppiaggio in italiano di livello quasi cinematografico), non tutte le animazioni spiccano per fluidità e credibilità. Abbiamo già lodato la reazione dei NPC ai colpi delle armi da fuoco, ma non possiamo fare lo stesso per quanto riguarda le esplosioni, nelle quali i corpi subiscono la forza dell'urto come se fossero rigidi manichini, per un risultato invero un po' risibile. La versione da noi testata presentava inoltre una fluidità priva di oscillazioni: c'è da specificare però che la demo girava su un PC di fascia altissima (i7 3.5 ghz, GTX Titan, 16 GB di Ram) e confidiamo che, al momento della release finale, anche su sistemi meno esosi il risultato in termini di frame e di qualità visiva si mantenga più o meno sui medesimi standard.

    Mafia 3 Mafia 3 è un gioco di grande carattere, come il suo protagonista e la sua ambientazione. È l'orgogliosa risposta di Hangar 13 a chiunque credeva che l'opera avesse perso lo smalto e la personalità da “gangster movie” che hanno sempre contraddistinto le atmosfere della serie. Il titolo abbraccia per la prima volta la deriva totalmente open world, ma non perde un pizzico del suo carisma narrativo, e sembra invece intenzionato a divenire summa delle varie tipologie di “mafia” apparse sul grande schermo nel corso degli anni. La stessa crudeltà dello storytelling si riversa altresì sul gameplay: seppure persista qualche problema di troppo con una IA non proprio brillante, le sezioni shooter e stealth deflagrano in un boato di violenza catartica, grazie a solidissime meccaniche ludiche, che trafugano le migliori idee di tanti altri congeneri e le amalgamano coerentemente tra di loro. Accanto a missioni collaterali ben contestualizzate e ad una struttura gestionale che influenza la narrazione, a sorprendere più di tutto è la bellissima ricostruzione di New Bordeaux, valorizzata da un comparto tecnico che su PC lima e perfeziona parte dei difetti grafici intravisti su console, nonostante il motore fisico rimanga ancorato a reazioni poco realistiche, soprattutto per quanto riguarda i danni ai veicoli. Mancano ormai pochi giorni alla release di Mafia 3: se la narrativa manterrà lo stesso ritmo delle prime ore di gioco ed il gameplay non subirà eccessivamente il contraccolpo di un'intelligenza artificiale ballerina, l'opera d’esordio di Hangar 13 potrebbe rappresentare il ritorno in pompa magna di una delle più grandi saghe “criminose” della storia videoludica, paragonabile persino ai fasti del primo, inimitabile Mafia.

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