Metal Gear Survive: impressioni sullo spin-off della serie Konami

Metal Gear Survive torna a mostrarsi alla Gamescom, abbiamo approfittato dell'occasione per provare nuovamente lo spin-off della saga Konami.

Metal Gear Survive: impressioni sullo spin-off della serie Konami
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Diciamoci la verità: sin dal suo annuncio Metal Gear Survive è stato fatto letteralmente a pezzi da bordate d'odio provenienti da ogni dove. Irrispettoso nei confronti delle Kojima-Scritture; degradante; vergognoso; eretico e via di questo passo. Bisogna rassegnarsi e andare avanti. Voltare pagina, come si dice, e comprendere che anche le migliori storie possono giungere ad una conclusione. Ovviamente non rientriamo nel merito della querelle tra il Maestro e Konami. Ormai è roba vecchia.
    Il marchio e tutti i diritti relativi allo sfruttamento dello stesso, sono rimasti saldamente in mano a Konami che può farne ciò che più gli aggrada. Anche tirar fuori dal cilindro un survival game all'apparenza "buttato lì". Invece, Metal Gear Survive, se sfrondato da quel prefisso così ingombrante (nonché il riadattamento degli asset grafici provenienti da Metal Gear Solid V) che ne offuscano le effettive qualità, si è rivelata una produzione in grado di regalare qualche sorpresa. Dopo averlo testato con mano nel corso dell'E3, siamo tornati a testarlo in quel di Colonia, ritrovandoci per le mani un titolo capace di garantire una certa solidità sotto il profilo ludico, ma anche di sollevare qualche dubbio sulla sua tenuta nel lungo periodo.

    Di nuovo in ballo

    Per chi si fosse perso nei meandri dell'Oltremondo, il concept di Metal Gear Survive si risolve in un semplice "sopravvivi fino ad aprire un varco per tornare alla realtà". Tra voi e la salvezza si frappone una cascata di carne putrescente di ogni foggia e dimensione.
    Nulla di particolarmente complicato, dunque. Il titolo, da quanto abbiamo potuto testare (una demo co-op a quattro giocatori), mesce in modo abbastanza equilibrato elementi e meccaniche estrapolate dai third person shooter; dai tower defense e, ovviamente, dai survival meno impegnativi.
    Nonostante il titolo sia interamente affrontabile in singolo, l'assenza di qualsiasi narrativa potrebbe ben presto annoiare l'utente, a meno che il sistema di loot non si riveli all'altezza mantenendo viva l'attenzione del giocatore sul lungo periodo.
    Va detto che un piccolo passettino, in questa direzione, è stata fatta. Tutte le reward ottenute tanto in single player quanto giocando con altri utenti entreranno a far parte dell'inventario del personaggio il quale potrà beneficiarne indistintamente in entrambe le modalità.

    Konami ha fatto chiaramente pendere l'ago della bilancia in favore del multiplayer, e non poteva essere altrimenti.
    In questo senso il titolo, oltre ad esser ovviamente più divertente e più longevo, garantisce anche ricompense di diversa rarità alla fine di ogni sessione di gioco a seconda del punteggio raggiunto con le azioni effettuate nel corso dello scontro. Per riempire i momenti morti tra una wave di nemici e l'altra, che rischiavano di gambizzare il ritmo di gioco, il team ha ben pensato di introdurre un sistema di side quest dinamiche che costringeranno i giocatori ad abbandonare temporaneamente la sicurezza delle fortificazioni per avventurarsi nei pericolosi territori esterni. Tali missioni secondarie, pur essendo del tutto opzionali, se portate correttamente a termine garantiranno svariate tipologie di bonus. Nel corso della nostra prova, ad esempio, due giocatori dovevano recuperare due potenti mech bipodi nel bel mezzo di una zona infestata dai pseudo non morti.

    Ci sta tutto nello zaino?

    Da quanto si è visto sino ad ora, il titolo permette poi di sbizzarrirsi con l'equipaggiamento, grazie ad una quantità - davvero importante - di armi, corazze e oggetti difensivi più o meno futuristici con cui contrastare il nemico. Trattandosi di un survival game non possono mancare i parametri vitali del personaggio (come idratazione, ossigeno e fame, da tenere sotto costante osservazione), nonché l'ovvia componente di gathering delle risorse (che Konami pare aver curato particolarmente) con cui, successivamente, produrre gli oggetti e le munizioni che potremo utilizzare poi in combattimento. Tutto, in Metal Gear Survive, può essere craftato; non solo le armi.

    Anche le barriere difensive e le postazioni fisse con cui rallentare l'avanzata degli abomini devono essere costruite utilizzando le materie prime recuperate nel corso dell'esplorazione. Una componente imprescindibile, quest'ultima, in quanto può segnare la - non troppo sottile - linea rossa tra la vittoria e la sconfitta. Mentre nel multiplayer tutto si fa più frenetico e la difesa degli obbiettivi è chiaramente dinamica; nella modalità in singolo invece il giocatore partirà con un semplice campo di fortuna che dovrà trasformare progressivamente in una fortezza inespugnabile. Konami non si è ancora sbilanciata su questo punto, ma pare evidente che le meccaniche che caratterizzeranno tale feature non si discosteranno poi molto da quanto proposto da altre produzioni. Insomma, come abbiamo detto in apertura, Metal Gear Survive farà pure un uso indiscriminato del nome e di asset dell'atto conclusivo della vicenda di Big Boss, ma dobbiamo ammettere che, se riuscite a passar sopra a tutti i campanilismi del caso, il titolo ci ha fatto davvero una buona impressione iniziale. Bisognerà però attendere gli inizi del nuovo anno per farci un'idea più precisa in termini di varietà di situazioni di gioco e tenuta dell'esperienza di gioco su lungo periodo. Dai, nonostante tutto siamo fiduciosi. Nonostante tutto.

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