Ni No Kuni 2 Revenant Kingdom: le novità del combat system

All'E3 di Los Angeles abbiamo potuto provare una demo di Ni No Kuni 2 Revenant Kingdom, in arrivo a novembre su PS4 e PC.

Ni No Kuni 2 Revenant Kingdom
Anteprima: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • PS4 Pro
  • Se di primo acchito, per il reparto grafico/artistico e per l'appeal complessivo, Ni No Kuni 2 vi ricorda eccessivamente il già eccellente primo capitolo, sappiate che il team Level-5 ha invece apportato alla formula di gioco novità così tanto sostanziose da renderlo quasi una rivoluzione. Revenant Kingdom è una naturale evoluzione del predecessore, capace di recuperare l'incredibile immaginario mutuato dallo stile dello Studio Ghibli per costruire una struttura Action RPG molto diversa da quella di La Maledizione della Strega Cinerea.
    E questo è, a suo modo, un grande 'atto di coraggio, che rischia di scardinare le sicurezze di quella fanbase che ha tanto amato lo scorso episodio. Sono infatti molti gli elementi che hanno subito una modifica quasi radicale, a cominciare dal combat system, il quale, da un sistema turn-based, passa ad uno "in tempo reale", più attivo e dinamico. È proprio sulle rinnovate dinamiche degli scontri che si è concentrata la presentazione tenutasi al booth Bandai-Namco: la postazione allestita nella fiera losangelina, del resto, permetteva di testare in prima persona ben due boss fight, lasciandoci così assaporare alcune delle feature che rendono unica questa nuova fiaba virtuale.

    Il mio regno per un Higgledies

    Quello di Ni No Kuni 2 è un classico racconto di formazione: il giovane e sbarbatello Evan Pettiwhisker Tildrum (sì, dovete pronunciare il nome interamente) è l'erede al trono del florido regno di Ding Dong Dell, usurpato dall'arcigno topastro Otto Mausinger, che ha ucciso il padre del protagonista e ne ha reclamato indegnamente la corona. Per diventare re, quindi, Evan dovrà imparare ciò che significa essere un sovrano: il viaggio che intraprenderà insieme a Roland (un uomo proveniente dal mondo reale) e con Tani (vispa ragazzina appartenente al gruppo dei Sky Pirates) assumerà presto le forme di un cammino di crescita emotiva, che lo porterà a trasformarsi nel sire di cui Ding Dong Dell ha davvero bisogno.

    Come ci racconta Akihiro Hino, responsabile - tra le altre cose - dello storytelling del gioco, la narrazione conserva ancora i toni della fiaba che hanno contraddistinto lo stile del precedente episodio, ma li puntella con sfumature più mature e drammatiche. La storia, insomma, assume un respiro più ampio rispetto al passato, senza comunque lesinare in dolcezza e leggerezza. Il sentiero che accompagnerà Evan verso l'età adulta (sia "biologica" che "spirituale") sarà segnato dal destino: ogni nuovo sovrano, per assurgere alla carica cui ambisce, deve creare un indissolubile legame con un cosiddetto "Kingmaker", una sorta di spirito guida che legittima l'autorialità del re e valuta i suoi meriti. Quello di Evan si chiama Lofty, e presumibilmente svolgerà nell'avventura la stessa funzionalità che fu del sempre caro Lucciconio: prima di poter costruire con lui un "connubio" inscindibile, tuttavia, il principe sarà costretto a superare una prova di coraggio. È qui che abbiamo potuto saggiare per la prima volta il rinnovato sistema di combattimento di Revenant Kingdom: non più basato sui turni come un tradizionale JRPG, ma molto più votato all'azione diretta, con la classica combinazione di attacchi leggeri e pesanti, cui si alterna anche l'utilizzo di magie. Evan, per quanto inesperto, è uno spadaccino niente male, ed è anche capace di destreggiarsi abilmente tra salti, parate e capriole con cui evitare gli attacchi nemici. La prima boss fight ci ha visto affrontare un peloso bestione chiamato Thogg, i cui colpi sono sì lenti e ravvicinati, ma potenti e destabilizzanti.
    Contro un avversario dalla stazza così maestosa, che richiede un approccio "a muso duro", la battaglia corpo a corpo non sembra certo la soluzione migliore: nulla ci vieterà pertanto di sfruttare le magie sulla distanza (stando ben attenti non esaurire la scorta di mana), per poi avvicinarci al nemico solo quando le sue difese sono scoperte. Nel mezzo della battaglia, tuttavia, non saremo affatto mai da soli: come in La minaccia della Strega Cinerea, infatti, verremo affiancati da altri personaggi, che costituiscono i membri del nostro party: ma l'aiuto più grande di tutti ci è fornito dagli Higgledies, piccoli spiritelli suddivisi in gruppi legati ai poteri elementali. Quando li vedremo muoversi in branco sul campo, potremo quindi inserirci all'interno del loro cerchio ed attivare il potere speciale di cui dispongono.
    Queste allegre creaturine hanno la capacità di attaccare, proteggerci e curarci: nel novero di bestioline rinvenibili durante l'avventura avremo l'opportunità di "catturare" anche gli Higgledies Heroes, dotati di caratteristiche molto superiori in confronto alle controparti canoniche.

    La loro utilità si estende anche all'esplorazione ambientale, perché ci concederà di raggiungere, sfruttando i loro poteri, aree prima proibite: in questo modo, gli Higgledies potrebbero rivelarsi parecchio più rilevanti nell'economia del gameplay di quanto non sembri sulle prime, sebbene - almeno dal punto di vista estetico - la loro varietà rimanga assai inferiore a quella dei famigli. Sul terreno di lotta la loro presenza si dimostra spesso salvifica ai fini di un'accurata strategia offensiva e difensiva: gli Higgledies di fuoco, ad esempio, se attivati al momento giusto, ci impediranno di subire danni legati a quello specifico elemento. Durante il duello con Thogg, purtroppo, abbiamo notato qualche piccolo problema legato alla telecamera di gioco, incapace di seguire sempre con la giusta fluidità e la corretta precisione gli spostamenti e le schivate di Evan.

    Per quanto la reattività degli input si mantenga efficiente e responsiva, alle volte l'azione a schermo ci è parsa un po' claudicante, non sempre capace di riprodurre il dinamismo cui ambisce. Il sistema di combattimento ha funzionato con maggiore stabilità durante la nostra seconda boss fight, nella quale abbiamo dovuto fronteggiare un enorme dragone sputafuoco, Logfang, "kingmaker" del regno di Goldpaw: le dimensioni pantagrueliche del mostro hanno dato vita ad una battaglia più tattica e meno movimentata, in cui abbiamo potuto limitare al minimo la ricalibratura della telecamera virtuale. Ma ciò che è stato in grado di colpirci con più vigore è l'appeal audiovisivo che il turbinio di particellari, effetti grafici e sonori ha saputo trasmetterci. Ni No Kuni 2, in alcuni momenti, sembra davvero indistinguibile da un film d'animazione: il cel shading crea ambienti, panorami e personaggi assolutamente fantastici, con solo qualche minuscolo problemino di aliasing sugli elementi dello sfondo ed alcuni sporadici rallentamenti nelle sequenze più frenetiche, dove danzano in simbiosi vorticose magie e masnade di Higgliedies multicolori.

    Ni no Kuni 2: Il Destino di un Regno La nostra prova diretta con il combat system di Ni No Kuni 2 ha messo in luce pregi e mancanze che spetterà alla versione completa diradare o confermare. Al netto di una buona dinamicità e di un'immediatezza decisamente superiore a quella de La maledizione della Strega Cinerea, permane qualche imprecisione di troppo nella gestione dell'inquadratura, che rischia di rendere le battaglie più caotiche di quanto dovrebbero. La meccanica degli Higgledies dona all'insieme un tocco sufficientemente strategico, ma occorrerà valutare sulla lunga distanza il loro effettivo contribuito nei numerosi scontri in cui ci imbatteremo. C'è ancora molto (troppo) da scoprire su Ni No Kuni 2 prima della release prevista per il 9 novembre su PC e console: è per questo che non vediamo l'ora che si aprano di nuovo le porte del “secondo mondo”, sulla cui soglia, adesso, stiamo attendendo con trepidazione.

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