Observer: provato il nuovo gioco degli autori di Layers of Fear

Dagli autori di Layers of Fear arriva Observer, inquietante avventura horror immersa in un credibile universo cyberpunk.

Observer: provato il nuovo gioco degli autori di Layers of Fear
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Nell'anno 2084 di Observer, Cracovia non è certo un bel posto dove vivere. La nuova capitale polacca è infatti il centro nevralgico di un'opprimente distopia orwelliana, le cui grinfie tecno-imperialistiche hanno trasformato la società in un'appendice servile, completamente sottomessa agli interessi della tentacolare Chiron Corporation. La cornice creata da Bloober Team per Observer pesca a piene mani dall'immaginario del cyberpunk più "puro", quello del primo Gibson, di "Johnny Mnemonic" e della "Trilogia dello Sprawl". Classici di genere che devono tantissimo all'opera del visionario Philip K. Dick, e a quel "Cacciatore di androidi" che Ridley Scott ha poi trasformato in Blade Runner, un cult assoluto. Non è certo un caso se ad offrire le fattezze al detective Daniel Lazarski, protagonista del gioco, è proprio Rutger Hauer, interprete dell'androide ribelle Roy Batty nella pellicola del 1982. Lazarsky è un Observer, un investigatore dotato di innesti neurali che gli permettono di hackerare i cervelli di feroci criminali e vittime dilaniate, alla ricerca delle verità nascoste tra ricordi e paure. Un lavoro pericoloso, che può spingere la mente di questi hacker cerebrali - in pieno stile Ghost in the Shell - oltre il punto di rottura, fino a perdere la cognizione di cosa è reale e cosa non lo è, un altro dei temi portanti dell'opera di Dick, nonché un terreno che i ragazzi di Bloober conoscono molto bene.

    Ho visto cose che voi umani...

    L'ingresso del detective Lazarski nel complesso fatiscente che ospita la sezione iniziale del gioco segna un primo passo verso una dimensione surreale, quasi onirica. Sensazioni che il primo personaggio che incontriamo, il custode cyber-potenziato del caseggiato, sospinge con flemmatica noncuranza, mentre cerchiamo di estorcergli qualche informazione su uno degli inquilini del palazzo, il figlio del protagonista.

    Sotto tutta la tecnologia e gli ologrammi che riempono ogni angolo dell'ambientazione sembra quasi di percepire una vibrazione lynchiana, bizzarra e straniante. Una vibrazione che si fa sempre più forte man mano che esploriamo i corridoi claustrofobici del complesso, un vero e proprio dedalo di degrado e isolamento sociale, i cui inquilini sono costretti a vivere in miserabili loculi abitativi, celle di un alveare di silicio. La ricerca del detective si trasforma ben presto in un affare ben più cupo, quando Lazarski scopre un corpo senza testa, e comincia a temere per la vita del figlio. Qui facciamo la conoscenza di alcune delle meccaniche chiave di Observer, le due modalità visive che permettono all'investigatore di analizzare le scene del crimine, attraverso dinamiche ludiche non troppo lontane da quelle della "Detective Mode" del Batman di Rocksteady. Grazie ai suoi innesti, il protagonista può scovare e analizzare tracce e rimasugli di origine biologica, oltre che campionare e hackerare apparecchi tecnologici di ogni sorta. Queste sezioni di investigazione sono spesso la chiave per la risoluzione degli enigmi ambientali che, come in Layers of Fear, cadenzano la progressione e contribuiscono ad offrire al giocatore nuovi dettagli sulla trama. Dettagli che, in pieno stile cyberpunk, Lazarski può scoprire anche rovistando tra le mail e la cronologia dei computer - rigorosamente retrofuturistici - dei vari inquilini del palazzo che, isolato dal governo corporativo, diventa presto il teatro di una serie di efferati omicidi, commessi da un assassino brutale, animalesco. Scovata un'altra vittima del misterioso killer, in fin di vita e incapace di parlare, il detective è quindi costretto a "immergersi" nella mente dell'uomo, per ottenere qualche informazione sull'identità del suo carnefice. Ed è proprio qui che, se possibile, le cose si fanno ancora più strane.

    Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

    Le fasi di hacking mentale gettano il protagonista e, per estensione, i giocatori all'interno di un labirinto composto dai ricordi, i desideri e le paure dell'ospite del momento. Un labirinto nel quale lo stesso detective non può fare a meno di portare una parte di sé: memorie della propria vita familiare, delle tragedie passate e del difficile rapporto con il figlio. È in queste fasi che la componente horror del titolo diventa preponderante, e avvolge le meccaniche adventure di Observer in un bozzolo fatto di follia psichedelica. Sebbene il concetto di base sia decisamente intrigante, già al primo salto nell'inconscio è impossibile non notare le forti, fortissime somiglianze con la strutturazione "a corridoi" del precedente titolo di Bloober Team, quel Layers of Fear dal quale Observer mutua anche gran parte delle strategie utilizzate per imporre al giocatore uno stato di tensione costante, alimentato da stimoli audiovisivi fortemente destabilizzanti. Stanze che si ripetono all'infinito, colme di particolari che, ad ogni nuovo passaggio, si fanno sempre più cruenti e disagevoli, oggetti fluttuanti, fantasmi elettrostatici, improvvisi cambi di prospettiva e di palette, arredi che esplodono fragorosamente per poi ricomporsi: in Observer tutto l'armamentario del precedente titolo di Bloober Team torna a "cazzottare" senza pietà i nervi del giocatore. Ad atterrire, prime che occhi e orecchie vengano aggrediti da ogni genere di orrore, è la sensazione di aver perso ogni parvenza di controllo sul mondo di gioco, di essere totalmente in balia degli eventi. Si tratta di sensazioni familiari e piacevolmente sinistre, eppure si percepisce un po' di "stanchezza" creativa nell'operato dello studio, specialmente di fronte a situazioni che sembrano strappate a viva forza dal gameplay di Layers of Fear. Le distese mentali che ci troveremo a invadere nei panni del detective Lazarsky nascondono anche qualche nuovo trucco, ma non si tratta sempre di piacevoli novità. Non particolarmente apprezzabile, ad esempio, l'aggiunta di sezioni stealth che sembrano infilate a forza in un quadro ludico di tutt'altro genere. Questi momenti, tra l'altro, tendono ad alterare fastidiosamente le ritmiche della produzione, influendo negativamente sul coinvolgimento del giocatore. Considerando che la sezione provata per l'anteprima ci ha impegnati per quasi 9 ore, c'è anche il rischio che la reiterazione prolungata dei classici espedienti da spavento (jump scare in primis) porti a un progressivo indebolimento della presa del titolo, a prescindere dalla qualità immaginifica del contesto.

    La distopia costruita dal team polacco, forte di un'identità artistica decisamente convincente, precipita i giocatori nei bassifondi putridi di un mondo opprimente, desolato, straniante, che spinge a mettere continuamente in discussione la realtà percepita, la natura stessa di ciò che il detective Lazarsky vede e ricorda. I momenti migliori di Observer sono proprio quelli che alimentano questo senso di sospensione onirica, durante un interrogatorio delirante con un fanatico anti-potenziamento, oppure sotto la pioggia, faccia a faccia con un cyborg solitario, dimenticato dal mondo. E poco importa se, dal punto di vista squisitamente tecnico, il gioco non faccia gridare al miracolo: la resa corale è comunque convincente.

    Observer Observer è un titolo interessante, forte di un’estetica cyberpunk riuscita e coerente, con chiari richiami alla migliore letteratura di genere. Un’identità che si fa più netta, focalizzata, durante le fasi investigative, costellate da piccoli momenti di grande intensità narrativa, sostenuti dalla potenza suggestiva di ambientazioni tanto opprimenti quanto meravigliosamente surreali. Una verve immaginifica che il gioco di Bloober Team sembra perdere, almeno in parte, quando cerca di essere un'opera horror con tutti i crismi del caso, finendo con l’uniformarsi ad un canone creativo che ormai fatica a nascondere la propria stanchezza. Specialmente visto che il team polacco sembra aver costruito un’esperienza decisamente longeva, che rischia però di perdere, strada facendo, la capacità di attentare ai nervi del giocatore. Sul giudizio finale peserà ovviamente anche la qualità complessiva di una trama che, nelle prime ore del gameplay, si conferma come uno degli elementi trainanti dell’esperienza, specialmente per quel che riguarda il suo lato investigativo.

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