SpellForce 3 Provato

Siamo volati a Londra per toccare con mano la line-up THQ Nordic dei prossimi mesi, tra cui l'atteso SpellForce 3, in arrivo a dicembre su PC.

SpellForce 3 Provato
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  • Il franchise di Spellforce è uno dei numerosi figli del periodo d'oro dell'industria videoludica tedesca. Un tempo in cui piccoli studi come Ascaron e Phenomic erano in grado di rivaleggiare, almeno nel mercato interno, con i kolossal videoludici della produzione tripla A. Questo soprattutto grazie al talento degli sviluppatori locali, in grado di sfornare titoli che, nel tempo, sono stati elevati a veri e propri cult. Rientrano tra le maglie di questa definizione anche i primi due capitoli di Spellforce, titoli caratterizzati da un gameplay ibrido rpg/rts profondo e appagante. Nel corso dell'evento londinese dedicato alla lineup di THQ Nordic, abbiamo avuto la possibilità di testare con mano il nuovo capitolo della serie, Spellforce 3, e ci siamo trovati davanti un titolo molto diverso dai suoi predecessori. Fin troppo, ad essere onesti.

    Futuri certi e passati ignoti

    Sebbene la numerazione sembri suggerire il contrario, Spellforce 3 è a tutti gli effetti un prequel della saga ibrida rpg/rts inaugurata, la bellezza di 14 anni fa, dallo studio tedesco Phenomic Game Development. Sviluppato da Grimlore Games, Spellforce 3 immerge i giocatori in un mondo molto lontano da quello che i fan della saga hanno, nel tempo, imparato a conoscere e amare. Il prequel è infatti ambientato cinquecento anni prima della Convocazione, un rituale apocalittico destinato a cambiare per sempre il volto del mondo di Eo, precipitando le sue lande nel caos. In Spellforce 3, Eo è un continente unito, dominato da un folto gruppo di casate e fazioni, ognuna con le proprie mire e i propri interessi.

    Tra queste figura anche l'Arcane, una misteriosa fazione con obiettivi decisamente sinistri che i giocatori dovranno ostacolare nel corso della campagna del gioco, con una longevità stimata sulle 30 ore. Fatta eccezione per questa premessa, poco altro sappiamo sul filone narrativo di questo nuovo capitolo della saga che, a detta degli sviluppatori, offrirà all'utenza nuovi strumenti per la personalizzazione degli eroi e dell'esperienza di gioco.
    Pur non potendoci sbilanciare in via definitiva sulla bontà delle promesse fatte dal team di sviluppo, la prova londinese ci ha visti alle prese con un gameplay tutt'altro che convincente, specialmente se confrontato con quello dei primi due giochi. Partiamo dall'elemento più evidente, ovvero la revisione delle meccaniche ibride che hanno caratterizzato la serie sin dagli albori. Uno degli elementi distintivi dei primi due capitoli, nonché vero punto di forza dell'esperienza offerta da Spellforce, consisteva nella possibilità di personalizzare il proprio approccio all'avventura scegliendo il livello di preponderanza degli elementi ruolistici e strategici nel quadro generale del gameplay. Il primo Spellforce poteva essere giocato in terza persona come un classico gdr, contestualmente arricchito da elementi strategici e di micromanagement, o anche affrontato come un rts tradizionale con una spolverata di richiami ruolistici. Una libertà di approccio che, da quel che abbiamo potuto vedere, il terzo capitolo della saga esclude in toto, optando invece per un mix invariabile di meccaniche multigenere. Pur non trattandosi di un'evoluzione intrinsecamente negativa, mouse alla mano, ci è sembrato che la svolta messa in campo da Grimlore Games mancasse completamente di mordente. Ogni aspetto ludico del nuovo Spellforce pare infatti edulcorato e fin troppo semplificato, quasi banale. Nella mappa messaci a disposizione per l'anteprima, i nostri eroi avevano l'incarico di liberare la strada da ogni minaccia per rendere sicuro il passaggio di una carovana di profughi. Dopo aver rassicurato la capo carovana attraverso un dialogo stringato e scarsamente interessante, ci siamo avventurati lungo la strada alla ricerca di nemici da percuotere alacremente. Prima, però, abbiamo investito qualche minuto nella creazione di un piccolo avamposto da utilizzare come base per rinfoltire le nostre schiere militari, inviando un gruppo di operai ad occuparsi dei lavori di manovalanza. Con un pesante appiattimento delle meccaniche di micromanaging della saga, in Spellforce 3 i lavoratori sono in grado di gestire, in maniera del tutto automatica, ogni aspetto della costruzione e del mantenimento delle strutture, senza che il giocatore debba preoccuparsi di cercare e accumulare risorse.

    Morale della favola: tre click e il nostro primo insediamento era pronto a sfornare carne da cannone. Messo insieme un piccolo contingente d'assalto, ci siamo lanciati al galoppo attraverso le selve della mappa, alla ricerca di avversari da intombare. Ingaggiato lo scontro con un gruppo di soldati umani, non abbiamo potuto fare a meno di notare come, anche in questo caso, le relative meccaniche risultassero estremamente semplificate. Esistono, come da tradizione, diversi rapporti di forza tra le unità in campo (il classico sasso-carta-forbice strategico), ma la sensazione generale è che basti superare in numero - e neanche di tanto - i nemici per avere assicurarsi una vittoria schiacciante. Questo anche perché gli eroi sono delle vere e proprie macchine da guerra, in grado di attraversare le schiere avversarie lasciandosi dietro una scia di sangue e vedove lacrimose. In giocatore, tra l'altro, è portato ad adottare strategie d'attacco tutt'altro che conservative, visto che per riportare in vita gli eroi basta avvicinarsi a uno degli altari distribuiti - generosamente - sulle mappe. Durante l'anteprima non abbiamo avuto modo di approfondire il sistema di progressione ruolistica degli eroi ma la schermata dei personaggi mostrava una dotazione di abilità e talenti in linea con lo standard fantasy di questo genere di produzioni. Non abbiamo dubbi sul fatto che una corretta pianificazione delle build di ciascun personaggio possa offrire un vantaggio considerevole sul campo di battaglia, solo che, nel corso della nostra prova, non ne abbiamo mai sentito il bisogno.
    Nel giro di 20 minuti, senza particolari sforzi o guizzi tattici, avevamo già sterminato ogni singolo esponente della fazione avversaria ed eravamo di ritorno al campo base, pronti a scortare la carovana verso la salvezza.

    Anche dal punto di vista squisitamente estetico, Spellforce 3 ci è sembrato un prodotto generico, privo di un'identità realmente incisiva. Sebbene, sotto il profilo strettamente tecnico, il titolo ci sia sembrato abbastanza in linea con gli standard di questo genere di produzioni, la direzione artistica non appare particolarmente ispirata, e mostra un'aderenza piuttosto canonica agli standard dell'immaginario "high fantasy". Quello di Tolkien e Goodkind, per intenderci. La caratterizzazione degli eroi, in particolare, appare piuttosto piatta, ordinaria: durante l'anteprima ci siamo trovati a controllare un guerriero umano, un combattente nanico e un'elfa arciere, tutti e tre dotati di modelli poligonali non solo privi di qualsivoglia elemento realmente caratterizzante, ma anche decisamente lontani dai rispettivi ritratti "dipinti a mano".

    Spellforce 3 La nuova direzione creativa scelta da Grimlore Games per Spellforce 3 pare voler imporre al franchise ibrido di Nordic THQ un’involuzione non particolarmente promettente. Durante la nostra prova, ogni aspetto del gioco ci è sembrato piuttosto generico e privo dello spessore che caratterizzava i primi due capitoli della saga. In particolare, Spellforce 3 sembra collocarsi sul lato sbagliato del confine tra semplice e semplicistico, con meccaniche fortemente edulcorate e una profondità di gameplay che non ci ha convinto affatto. Trattandosi però di una prova relativamente breve, non siamo ovviamente in grado di esprimerci sul valore complessivo del prodotto, che sarà disponibile su PC a partire dal prossimo 7 dicembre.

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