The Evil Within 2: provato il nuovo survival horror di Bethesda

Bethesda ha portato alla Gamescom The Evil Within 2, sequel del titolo omonimo uscito nel 2014: lo abbiamo provato.

The Evil Within 2
Anteprima: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • C'è del male, in casa Bethesda: un circo degli orrori, un viaggio introspettivo e psicologico negli abissi di una coscienza distorta e perversa. The Evil Within 2 è tutto questo: è il sequel diretto di quell'ottimo horror game che ha visto il ritorno di Shinji Mikami sulle scene del terrore videoludico. Ora, con il suo papà biologico lontano dallo sviluppo, questo secondogenito non può far altro che recuperare parte delle conquiste ottenute dal primo capitolo. Ed ecco quindi che, anzitutto, troveremo ad attenderci ancora una volta il nostro protagonista, Sebastian Castellanos, nuovamente invischiato in un fortissimo l'immaginario estetico/orrorifico, a metà tra la visione onirica e la concretizzazione delle sue paure primordiali. E in questo caso, sembra che la produzione si spinga ancora più a fondo, indagando nelle profondità dell'animo del detective: Lily, l'adorata figlia che credeva irrimediabilmente perduta, infatti, è ancora viva, ma intrappolata nelle grinfie di chissà quale diabolica entità. Il desiderio di riabbracciare la bambina porterà Castellanos in una spirale di violenza e ferocia, esattamente come avveniva nel prequel. Aiutato nell'impresa dall'agenzia Mobius, Sebastian indossa di nuovo la sua fondina e s'invola alla disperata ricerca di Lily.
    È qui che prende il via la demo che abbiamo potuto provare nello stand allestito da Bethesda in occasione di questa Gamescom 2017: poco dopo l'inizio del gioco, infatti, troveremo il protagonista intento a dialogare con l'immancabile Kidman, prima d'intrufolarsi in una sorta di magazzino abbandonato, avvolto dalla totale oscurità, rischiarata soltanto dalla flebile luce della torcia in dotazione o da qualche sporadico fascio di luce che mette paurosamente in evidenzia dei manichini (o forse dei veri cadaveri?) penzolanti dal soffitto, coperti interamente da bianche lenzuola insanguinate.

    L'immagine che si para dinanzi ai nostri occhi è un classico sempreverde dell'horror nipponico: angosciato dal buio e dalla limitata ampiezza della stanza, Sebastian comincia a perdere l'orientamento, mentre la tachicardia del giocatore aumenta all'impazzata. Una serie di script ben implementati e qualche scelta registica piuttosto indovinata, poi, cambiano subito la nostra prospettiva, deformando la stanza intorno a noi ed aprendo vie di fuga prima sconosciute. Capiamo subito, quindi, di essere imprigionati nel mondo dell'incubo, dove la logica lascia spazio alla manifestazione del terrore in ogni sua forma, anche in quella più scontata. Qualche jumpscare abbastanza prevedibile, difatti, scandisce le prime fasi della progressione, che ci vede fuggire a gambe levate da un abominevole mostro pluritentacolare, armato di sega rotante al posto degli arti inferiori e di una rumorosa risata sardonica.
    Superata questa sequenza "su binari", dalla quale è difficile farsi coinvolgere appieno, The Evil Within 2 apre le proprie porte ad una formula ludica a metà tra la libertà d'esplorazione e la linearità imposta dalla sceneggiatura. Giunto nella cittadina di Union, quasi di lynchana memoria, divorata dalla pioggia, dalla nebbia e da un senso di opprimente malessere, Sebastian incontra le medesime creature che lo hanno tormentato durante gli eventi del Beacon Hospital: folli dinoccolati e inumani, aggressivi e mortali che pattugliano le strade della cittadina, con fare famelico ed implacabile.

    Per liberarci dei mostri potremo ovviamente muoverci con passo felpato, nascondendoci negli angoli più silenziosi e bui, afferrando i nemici alle spalle ed eliminandoli singolarmente con un colpo solo senza attirare attenzioni indesiderate. Qualora l'approccio sottotraccia dovesse andare in fumo, potrete pur sempre imbracciare la vostra amata pistola dalle munizioni assai limitate e cercare di centrarli in pieno viso, così da risparmiare quanti più proiettili possibili. I movimenti di Sebastian, il ritmo dell'avanzamento e il gunplay ereditano dal prequel una sensazione di ruvidezza e lentezza, perfettamente adeguata a rappresentare lo stato di perenne tensione, affannamento e ansietà che assale il detective. Per rendere l'esperienza ancora più problematica ed inquietante, nulla vi vieterà di disattivare la mira assistita e giocare in modalità Nightmare, così da sperimentare sulla propria pelle il sentimento di dolorosa e tremolante insicurezza che intorpidisce il nostro Castellanos.
    In qualità di buon survival, del resto, le risorse saranno centellinate con molta parsimonia lungo le ambientazioni: ecco perché dovrete esplorare con circospezione ogni angolo, distruggere tutte le casse di legno e setacciare ogni minimo anfratto polveroso per raccattare quante più componenti possibili, in modo tale da costruirvi appositi ed indispensabili gadget, tra cui la classica siringa con cui rigenerare la salute. Analizzando gli scenari, inoltre, potrete rinvenire anche alcuni materiali grezzi che, se combinati tra di loro, permettono di perfezionare le armi in dotazione, come la potenza di fuoco o l'ampiezza del caricatore. Migliorare l'arsenale con cui massacrare le bestie immonde che proveranno a farci la pelle, ci darà l'opportunità di avanzare con un pizzico di sicurezza in più tra i vicoli di Union City: quando sconfiggeremo un avversario, del resto, dal suo cadavere in putrefazione si formerà una sostanza verdastra da raccogliere in gran quantità. Si tratta della valuta con la quale potremo incrementare le nostre skill grazie all'aiuto dell'indimenticabile Tatiana, attraverso il sistema di upgrade che abbiamo imparato a conoscere nel primo episodio.
    Pertanto, uccidere le creature invece di sgattaiolare non visti sotto al loro naso diviene un'attività più pericolosa ma, allo stesso tempo, più remunerativa. Lungo il nostro cammino verso le voragini della pazzia, avremo la possibilità di tirare un sospiro di sollievo solo nelle safe house, tra le cui diroccate (ma sicure) pareti salveremo la partita e ci dedicheremo al crafting sui lerci banchi da lavoro. In bilico tra sogno, illusione e realtà, il percorso ludico-narrativo di The Evil Within 2 si muove sullo stesso, contorto sentiero del capostipite.

    A cambiare, principalmente, è la maggiore ampiezza delle aree esplorabili, che - in alcune sequenze - si allontanano dalle soffocanti barriere della linearità per inscenare un orrore quasi agorafobico, nel quale la minaccia può annidarsi in ogni incrocio ben celato alla vista. Dopo aver oltrepassato i confini di Union City, Sebastian utilizzerà delle onde radio per rintracciare un segnale d'aiuto, che potrebbe perfino essere stato inviato dalla figlia: in questi frangenti, The Evil Within 2 sfrutta una libertà di movimento che nel primo episodio era solo accennata. Un quartiere della cittadina sarà infatti quasi del tutto visitabile a piacimento, a patto di compiere una piccola, e potenzialmente letale deviazione dall'obiettivo principale: entrando nelle case, arrampicandosi sui tetti o arraffando tutte le cianfrusaglie ammucchiate in un vicoletto, insomma, a Sebastian sarà data la facoltà di scovare armi segrete e oggetti preziosi, oltre ai canonici collezionabili e, soprattutto, ad alcuni indizi extra che ci forniranno un quadro più dettagliato del background narrativo.

    Quando però giunge il momento per la storia di prendere il sopravvento sul gameplay, il tutto rientra nei confini vincolati dalla narrazione, dove gli script si sovrappongono alle esigenze ludiche. Tra fantasmi di un passato mai dimenticato, visioni ad intermittenza e panorami che sfidano le leggi della fisica, a mutare in parte rispetto al predecessore è anche la crudezza di un mondo di gioco che - almeno da queste prime battute - sembra un mix di suggestioni artistiche che protende più verso un'ispirazione di stampo occidentale che verso quella di matrice orientale. Nell'intento esplicito di veicolare un terrore intimo e pervasivo, The Evil Within 2 sfrutta un mood ancora più cupo, ruvido, grezzo e a tratti persino ripugnante, supportato da un art design che si dimostra pienamente coerente con la raffigurazione virtuale degli incubi che popolano la mente del protagonista. A fronte di una gestione quasi superlativa delle luci e delle ombre, il motore grafico del gioco, tuttavia, non ci fa sussultare dallo sgomento: pur limando gli aspetti negativi ed acuendo quelli positivi del primo episodio, l'opera mostra ancora il fianco a una generale sporcizia visiva, da un lato in linea con l'iconografia sporca e malata del prodotto, ma dall'altro sintomatico di un lavoro, allo stato attuale, ancora bisognoso di una invasiva fase di polishing. Abbiamo avuto la fortuna di provare The Evil Within 2 su PC, con risoluzione in 4K e con un frame rate a 60 fps: nonostante i settaggi fossero impostati al massimo, il titolo ha arrancato in un paio di occasioni, benché i ritmi fossero tutt'altro che esaltanti e l'effettistica non certo vigorosa. Un forte pop in dei modelli poligonali, infine, irruvidisce la qualità di un reparto artistico comunque di buon livello, che speriamo possa mantenersi sempre coerente, coeso ed accattivante per tutta la durata dell'avventura. Il nostro nuovo viaggio nei meandri più torbidi della mente di Sebastian inizierà ad ottobre; ma il male - vi avvisiamo - ha già iniziato a scorrere violentemente dentro di noi.

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