Provato The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D

Torna uno dei capitoli più affascinanti e controversi della leggendaria saga Nintendo

Provato The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D
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  • 3DS
  • Nintendo ha deciso di fare le cose in grande, accompagnando l'uscita europea del New 3DS -ultima revisione delle portatili della casa di Kyoto- con due esclusive di peso e, soprattutto, con due splendide edizioni speciali ad esse legate delle console. Pochissimi giorni fa vi avevamo parlato dell'ottimo Monster Hunter 4 Ultimate, mentre oggi siamo qui a raccontarvi la nostra esperienza con l'attesissimo remake di The Legend of Zelda: Majora's Mask, forse il capitolo più particolare e controverso della serie. Ovviamente anche in questo caso, come già era accaduto per Monster Hunter, ci troviamo di fronte ad un titolo che -pur rimamendo compatibile e godibile al 100% con tutti i 3DS/2DS già in commercio- trae grande giovamento da alcune caratteristiche peculiari del nuovo modello, come l'aggiunta del C-Stick, in grado di rendere la gestione della telecamera decisamente meno frustrante, ed il rinnovato effetto 3D che dovrebbe andare a rimuovere (o comunque mitigare) la mancanza di efficacia che lo stesso tende a manifestare qualora l'angolo di visione non sia ottimale. Detto questo, non ci resta che tuffarci nelle terre di Termina, teatro delle appassionanti vicende di Majora's Mask, per scoprire com'è invecchiato il titolo in questi quindici anni e come questo restyle abbia inciso sulla natura caustica ed esigente dell'atipica struttura portante del gioco.

    LOTTA CONTRO IL TEMPO

    Dopo l'ottimo trattamento riservato al sempreverde Ocarina of Time, spetta ancora una volta al team Grezzo il compito di tirare a lucido uno dei capitoli più significativi della saga di The Legend of Zelda: quel Majora's Mask arrivato su Nintendo 64 a inizio secolo e mai uscito dalla mente dei fan di vecchia data della serie. Il lavoro svolto dal team su questa seconda riedizione, sorprendentemente, ci è parso ancor più incisivo e riuscito rispetto a quello effettuato sul predecessore: la rivisitazione non troppo invasiva dell'impianto di gioco, così come tutti gli altri piccoli accorgimenti studiati appositamente per questa nuova versione, sembrano avere tutte le carte in regola per regalarci un'esperienza di gioco ancor più esaltante di quella originale. The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D è un remake a tutto tondo, che modifica in modo significativo svariati aspetti fondamentali del titolo ma, al tempo stesso, mantiene inalterato il mood -vero punto di forza del gioco- e le caratteristiche peculiari che avevano reso celebre la più eccentrica delle avventure di Link. Una delle caratteristiche fondanti di Majora's Mask era proprio la sua atmosfera cupa, opprimente e carica di mistero: non è un caso che digitando il nome del gioco su Google i primi risultati siano quasi tutti legati a miti, leggende e congetture ad esso correlate. Majora's Mask è stato anche il primo ed unico capitolo della saga a trattare tematiche mature come quella dell'imminente distruzione del mondo, oltre ad aver introdotto nella serie elementi tetri e disturbanti -come la luna che ci osserva costantemente dall'alto sghignazzando, pronta a schiantarsi al suolo allo scadere del tempo a nostra disposizione- che non hanno mai trovato spazio nelle avventure di Link ambientate ad Hyrule.

    Anche in questo remake la progressione è scandita dall'inesorabile incedere della lancetta dell'orologio, con tutte le limitazioni e le possibilità offerte da una struttura così pressante, che non cessa mai di tenere il giocatore in tensione. Avremo a disposizione tre giorni di tempo per salvare il mondo, con cicli giorno-notte dinamici in cui un'ora virtuale corrisponde a poco meno di un minuto reale. Insomma, per farla breve avremo a disposizione meno di un'ora per completare la nostra missione prima che la luna si schianti sulla terra e la distrugga. Ma non temete, non dovremo finire il gioco in così poco tempo: grazie alla nostra fidata ocarina potremo riavvolgere il tempo in qualsiasi momento, tornando di fatto all'inizio di queste 72 ore. Così facendo ci priveremo di alcuni degli oggetti minori che avremo raccolto durante la nostra avventura, ma manterremo inalterati i nostri progressi all'interno del gioco, come i boss sconfitti, gli strumenti acquisiti e le missioni secondarie svolte. Niente di nuovo sotto il sole, insomma: la struttura portante ed i contenuti sono fortuntamente rimasti pressoché identici rispetto a quelli del titolo originale. Contrariamente a quanto avevamo pensato dopo l'annuncio e, soprattutto, in seguito ad alcune dichiarazioni di Nintendo, anche il livello di difficoltà non sembra aver subito semplificazioni eccessive. Certo, sono state apportate alcune piccole modifiche che vanno ad aumentare l'accessibilità del titolo e lo rendono meno spigoloso e più semplice da approcciare per il neofita, ma si tratta perlopiù di modifiche fisiologiche, necessarie per reintrodurre un prodotto nel mercato 15 anni dopo il suo concepimento. Una delle aree del gioco ad aver subito l'update più invasivo è il sistema di gestione dei salvataggi, che abbandona a titolo definitivo i quicksave “usa e getta” della versione per Nintendo 64 in favore di un sistema leggermente più tradizionale e lineare. I salvataggi saranno ora legati a due tipologie di statue diverse: una grande a forma di gufo ed una più piccola e più anonima nella forma. Tra le due tipologie di save point c'è una sola, grande, differenza: mentre le seconde funzioneranno solamente come punti di salvataggio, le statue a forma di gufo ci forniranno anche un punto di approdo per i successivi spostamenti rapidi, effettuabili in qualunque momento suonando l'apposita melodia.

    La differenza quindi è sostanziale, dato che il fast travel sarà, ad esempio, l'unico modo per tornare velocemente in azione dopo esser tornati a Cronopoli in seguito al riavvolgimento del tempo. Entrambe le statue creeranno salvataggi persistenti, mentre è stato rimosso quello automatico che avveniva ad ogni "viaggio temporale". Inoltre, durante la nostra corposa prova abbiamo notato una disposizione delle statue molto fitta e coerente: in buona sostanza, c'è una statua a forma di gufo in ogni area principale della mappa, a complemento della quale troveremo numerose statue di salvataggio del secondo tipo. Questo sistema, comunque non propriamente moderno, a nostro avviso potrebbe davvero rappresentare il compromesso ideale per sostenere la struttura del gioco; una soluzione capace di valorizzare il contorto impianto ludico del titolo mantenendo al tempo stesso dei canoni di accessibilità sufficienti ad assecondare le esigenze del giocatore medio attuale. A dire la verità, pare sia stato fatto anche un piccolo ribilanciamento generale, accompagnato da un ulteriore fine-tuning che ha interessato principalmente le boss fight, ma è davvero difficile giudicare quanto queste modifiche abbiamo realmente impattato sul grado di sfida. Noi, comunque, giocando non abbiamo avvertito differenze significative.

    UNA MASCHERA TUTTA NUOVA

    Pur presentando una mole poligonale tutt'altro che esaltante -probabilmente non troppo dissimile da quella vista nel titolo originale- il colpo d'occhio regalato da Majora's Mask 3D è davvero incredibile, sotto ogni punto di vista. Questa nuova incarnazione di Majora's Mask manda un segnale forte a tutti i detrattori della console portatile di Nintendo e ai "maniaci della tecnica", che passano le giornate a fare la conta dei poligoni e disquisire su risoluzioni e framerate. The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D ci è parso fin da subito un remake bellissimo da vedere, solido e curato in ogni minimo dettaglio. I modelli dei personaggi sono stati completamente ricostruiti, basta osservare il nuovo Link per notare immediatamente la differenza: il protagonista principale ora presenta un character design più longilineo ed aggraziato rispetto all'originale, che era decisamente più rozzo e spigoloso. Per non parlare poi delle texture che rivestono lo splendido mondo di gioco, sensibilmente migliorate rispetto al passato e forse uno dei punti più alti mai toccati dall'hardware della portatile di Nintendo. Anche la palette cromatica e la saturazione dei colori sono state ritoccate, andando a ravvivare il mondo di gioco senza però intaccare minimamente la natura misteriosa e tetra dello stesso. In generale, le atmosfere che si respirano restano comunque incredibilmente fedeli a quelle della storica versione uscita su N64, e questo non può che essere un bene: buona parte del fascino del titolo Nintendo derivava proprio dai suoi panorami cupi e opprimenti, che rappresentavano -e rappresentano ancora oggi- l'unico vero punto di discontinuità in una serie che storicamente ci è sempre sembrata più incline a preferire atmosfere solari ed ambientazioni colorate. E forse è proprio per questo motivo che il ghigno malefico della luna, in questo remake più definita ed inquietante che mai, è passato alla storia.

    Dal punto di vista dei controlli, invece, tutto è rimasto pressoché invariato rispetto a quanto visto in Ocarina of Time 3D, con un'unica eccezione -sicuramente non trascurabile- che risiede nella possibilità di utilizzare il circle pad pro per controllare decentemente la telecamera anche senza disporre di uno dei nuovi modelli di 3DS. Purtroppo per il momento ci siamo dovuti accontentare di provare il gioco sul nostro caro vecchio 3DS XL, che pur comportandosi sempre molto bene ha mostrato tutti i suoi limiti quando abbiamo attivato il 3D stereoscopico. L'effetto è davvero ben realizzato, ma risulta praticamente inutilizzabile in alcune fasi di gioco, per la precisione in tutte quelle in cui sarà necessario utilizzare il giroscopio della console per muovere la telecamera, andando di fatto a cambiare continuamente l'angolo di visuale. Crediamo fermamente che la funzionalità di head tracking del New 3DS sia fondamentale, qualora voleste tenere il 3D attivo per tutta la durata dell'avventura. Noi, onestamente, dopo qualche minuto abbiamo preferito disattivarlo e non ne abbiamo assolutamente sentito la mancanza.

    The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D è figlio di un'opera di svecchiamento metodica e ben riuscita. Un remake corposo e pieno zeppo di migliorie: sostanziali ma talvolta poco appariscenti, che non forzano mai la struttura che ha reso così famoso il titolo, ma ne valorizzano l'elevato valore artistico e ludico attraverso una serie di innesti e modifiche mirati e mai troppo invasivi. Non solo per quanto riguarda il comparto tecnico (sicuramente l'area in cui il gioco aveva subito di più i suoi quindici anni di anzianità), ma anche nella gestione dei salvataggi e molto altro ancora. Forturnamente, questo restyle non sembra aver inciso in modo significativo sulla difficoltà, che resta fondamentalmente la stessa che aveva caratterizzato la versione per Nintendo 64. Per il momento, quindi, questa riedizione per 3DS di Majora's Mask ci ha lasciato impressioni estremamente positive, che speriamo possano essere confermate appieno anche in sede di recensione.

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