Wolfenstein 2 The New Colossus: provata la nuova build

A poco più di un mese dalla presentazione all'E3, abbiamo potuto provare con mano Wolfenstein II The New Colossus: ecco le nostre impressioni.

Wolfenstein 2: The New Colossus
Anteprima: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Con una convinzione quasi incrollabile, per anni Bethesda ha lavorato per riportare sulle scene videoludiche, asserragliate da sparatutto moderni e shooter in terza persona, un tipo di FPS che riscoprisse le vere radici del genere di appartenenza. Pochi fronzoli, tanta azione, e quel brivido caldo che accompagna ogni colpo di shotgun sparato proprio al centro della faccia del nemico. Purtroppo con RAGE le cose non sono andate esattamente come sperato, a causa soprattutto di uno sviluppo un po' travagliato e di una storia chiusa davvero troppo frettolosamente.
    Eppure, in quello sparatutto post-apocalittico, c'era già il gameplay adrenalinico e incalzante che tutti i giocatori "old school" bramavano ardentemente.
    Il primo team di sviluppo a mettere a frutto questa passione per le sparatorie viscerali ed efferate non fu però id Software, che solo l'anno scorso ha saputo cavalcare questo feroce entusiasmo grazie al suo meraviglioso DOOM: ad anticiparli sono stati i ragazzi di Machine Games, che hanno preso in prestito l'id Tech 5, l'hanno mescolato con il know how di membri arrivati da Starbreeze Studios (The Darkness, The Chronicles of Riddick), e se ne sono usciti con quel capolavoro di gameplay e narrazione che risponde al nome di Wolfenstein: The New Order. In questo eccezionale FPS batteva il cuore furioso della saga classica, ma non solo: c'era ad esempio la voglia di andare oltre, di superare il machismo del protagonista per raccontare una bellissima storia di resistenza, di sacrificio e di umanità, ambientata in un mondo dominato dalle forze naziste. Il team di sviluppo riuscì a costruire un'affascinante Ucronia, una "fantastoria" alternativa basata sull'idea che il Reich abbia vinto la Seconda Guerra Mondiale, recuperando influenze dalle migliori opere di genere (come La Svastica su Sole di Philip K. Dick, recentemente adattato da Netflix per la TV, con The Man in the High Castle), ma infilando nel calderone qualche elemento completamente originale, come ad esempio una spruzzatina di Dieselpunk.

    Anche per merito della discreta varietà di situazioni, e di una sceneggiatura che strizzava l'occhio al Tarantino di Bastardi Senza Gloria, Wolfenstein: The New Order colpì duro tutti gli appassionati di sparatutto, rivelandosi una bella sorpresa ed un FPS memorabile.
    È normale, quindi, che Wolfenstein II: The New Colossus decida di recuperare tutte le caratteristiche del predecessore, rilanciando semmai per quanto riguarda intensità del racconto e ritmi di gioco.
    Come abbiamo già avuto modo di raccontarvi dopo la presentazione ufficiale, avvenuta in occasione dello scorso E3, "questa volta il teatro dell'eterno scontro tra Blazko e il Quarto Reich si sposta dal vecchio al "nuovo" continente, tra le strade di un'America anni '50 stretta nell'implacabile morsa del dominio ariano."
    Le sezioni che abbiamo potuto provare con mano confermano il forte taglio cinematografico di un'avventura che punta tutto su storytelling registicamente solidissimo, colmo di spunti citazionisti, dialoghi brillanti e personaggi memorabili.
    All'inizio dell'avventura troviamo il protagonista in condizioni sostanzialmente disastrate, con il corpo "rotto" a causa degli eventi raccontati nel primo episodio. Il gioco si apre insomma con Blazkowicz costretto a strisciare come un verme, bloccato su una sedia a rotelle, proprio mentre un attacco dei nazisti coglie di sorpresa la resistenza, chiusa nel ventre metallico di un enorme sottomarino.
    La sequenza iniziale serve soprattutto a prendere confidenza con il gunplay, entrando in sintonia con le armi da fuoco.
    Mentre ci si sposta a singhiozzi tra le paratie possiamo infatti falciare piccoli manipoli di avversari con le raffiche di mitragliette imbizzarrite, o martoriarli con i violentissimi colpi di un fucile a pompa. Sin dalle prime battute, insomma, il titolo torna ad esibire il suo amore incondizionato per il massacro: ed è proprio in questa concreta violenza, nelle teste che esplodono e nel rinculo potente delle armi, che si riscopre anche in The New Colossus il galvanizzante carattere del primo episodio.
    Sempre dal primo Wolfenstein arriva una sceneggiatura piena di momenti tesissimi, fatta di situazioni e dialoghi che mettono in scena la lucida follia dell'impero e delle sue personalità deviate. Per fortuna non mancano quei guizzi un po' più leggeri legati invece all'esplosiva personalità di Blazko, importantissimi per stemperare il tono grazie ad un'ironia da Hard Boiled di seconda categoria, perfetta per imprimere sul grugno del giocatore un sardonico sorriso.

    Le migliori soddisfazioni derivate dalla prova con mano che abbiamo potuto effettuare negli studi londinesi di Bethesda, comunque, sono arrivate da una sequenza ben più avanzata rispetto a quella testata anche a Los Angeles. Nello stage inedito che abbiamo giocato, l'obiettivo era quello di infiltrare una testata nucleare in miniatura proprio all'interno di una fabbrica del Reich, in modo da assestare un bel colpo all'occupazione nazista.
    Considerati i rischi dell'operazione, Blazkowicz decide di utilizzare una speciale corazza meccanica che gli permette di incrementare la propria resistenza ai colpi, ma anche di avere una mobilità maggiorata. È grazie a questa "tecnotuta" che il protagonista riesce a correre all'impazzata, allungare le traiettorie dei salti e lanciarsi a testa bassa contro gli avversari, pronto ad esibirsi in cruente instant kill: nei frangenti in cui Blazko potrà indossarla, insomma, il gameplay già molto frenetico di Wolfenstein diventerà letteralmente ipercinetico, avvicinandosi senza mezzi termini agli esagerati ritmi di DOOM.

    Chiunque abbia giocato al recente sparatutto di id Software, sa bene quanta soddisfazione possa dare un'azione di quel genere: sanguinaria, truce, fulminea. Per fortuna Wolfenstein mantiene comunque un suo carattere, e non solo per via del feeling delle armi, o per la possibilità di scegliere se procedere con una singola arma o dedicarsi al "dual wielding", raddoppiando la cadenza di fuoco ma perdendo la possibilità di usare la mira di precisione. A rendere unico l'impasto ludico del titolo di Machine Games c'è anche la possibilità di dedicarsi allo stealth, uccidendo non visti i generali che pattugliano l'area, pronti a chiamare rinforzi nel caso in cui si venga avvistati. Anche procedendo con armi silenziate e coltelli da lancio, magari dopo aver studiato attentamente l'area di gioco, l'operazione di pulizia si rivela piuttosto goduriosa. Così come è interessante esplorare ogni anfratto dello stage alla ricerca di pezzi di armatura e collectibles.
    La demo che abbiamo provato ci ha permesso anche di dare un'occhiata ad un nuovo sistema di potenziamento e modifica delle armi, grazie al quale rendere più efficaci le varie bocche da fuoco, ed al classico skill tree con cui potenziare le doti distruttive di Blazko. Entrambi questi meccanismi dovranno essere testati a fondo al momento della release, così come andrà soppesata la varietà di scenari e situazioni che il team di sviluppo sarà riuscito a costruire. Speriamo inoltre che il team riesca a risolvere i pesanti problemi di stabilità della build messa a disposizione della stampa, che ha messo a dura prova i nostri nervi a causa di crash ripetuti.
    Allo stato attuale dei fatti, in ogni caso, Wolfenstein II: The New Colossus sembra una solidissima conferma: un titolo che parte dalle fondamenta ludiche e narrative del suo predecessore, deciso però ad andare oltre su tutti i fronti.

    Ad esempio aggiungendo in alcune sezioni di gioco un pizzico della furia inarrestabile di DOOM, ma anche fermandosi a raccontare un'ambientazione molto più sfaccettata: una versione "ariana" dell'America degli anni '60, in cui fra Diner e stazioni di servizio si incontrano fieri membri del Ku Klux Klan, obbligati però dall'occupazione nazista ad imparare il tedesco.
    Questo "primo contatto" con la produzione, insomma, non ha fatto altro che confermare non solo la validità della formula di gioco, ma anche il talento e le ambizioni del team di sviluppo. Il prossimo 27 ottobre scopriremo se e come saranno state messe a frutto.

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