Yooka-Laylee Provato

Abbiamo provato il coloratissimo Yooka-Laylee, platform 3D sviluppato da Playtonic Games, team fondato da ex sviluppatori di Rare.

Yooka-Laylee Provato
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • La nostalgia solitamente è una brutta bestia. Ti fa tornare ai tempi in cui tutto era semplice e sembrava più bello: rimuove quell'obiettività che pensavi di avere, circuendoti con ammiccamenti e alzate di gomito, ti fa credere che siccome una cosa non c'era prima, beh, allora non ne hai bisogno neppure ora. La nostalgia, insomma, prova sempre a fregarti. E ultimamente progetti che nascono su queste basi ce ne sono tanti: revival di nomi storici, seguiti spirituali, sviluppatori esuli che rimettono in piedi la banda per dare ai giocatori quello che hanno sempre voluto, anche se fuori tempo massimo.
    Di Yooka-Laylee se ne sentì parlare la prima volta in occasione della campagna Kickstarter (che gli avrebbe fruttato oltre tre milioni di sterline), e la leva con cui Playtonic si sollevò dalla miriade di progetti anonimi lanciati sulla piattaforma di crowfunding fu proprio quella della nostalgia.

    Quando infatti leggi "il successore spirituale di Banjoo-Kazooie" o "un gruppo di ex-sviluppattori Rare" non puoi fare a meno di pensare, con gli occhi a cuoricino, a tutto quell'immaginario gioioso del Nintendo 64, desiderando subito non solo essere nuovamente un ragazzino, ma anche tornare a giocare quei platform la cui magia, negli anni, è andata un po' perduta.
    A poche settimane dal lancio ho potuto provare Yooka-Laylee un paio d'ore negli uffici Koch Media, e sono rimasto piacevolmente colpito da quanto il gioco Playtonic provasse a non essere necessariamente un prodotto troppo ancorato al passato, ma tentasse piuttosto di rielaborare con modernità meccaniche e stili di gameplay propri di un'altra epoca. A renderlo più adatto ai nostri tempi è sopratutto la struttura del gioco, molto più aperta e libera rispetto ai grandi classici della vecchia guardia. Partendo da un hub centrale, la Hivory Towers, Yooka e Laylee possono sbloccare nuovi mondi (che nell'immaginario del titolo sono libroni magici), visitarli e scoprirne così tutti i segreti in quasi totale libertà, senza necessariamente avere un percorso predefinito o un ordine con il quale trovare altre pagine (utili a sbloccare nuovi tomi). La prima ambientazione disponibile, che è anche quella a cui ho potuto giocare, è un'isola selvaggia nella quale non mancano templi da scalare, avventurieri che cuociono a fuoco lento sulla pentola, e giungle inestricabili. La mappa, sufficientemente grande e varia, è inoltre esplorabile a piacimento: che decidiate di scalare per prima la montagna o di andare nella zona paludosa non fa alcuna differenza. Gli unici limiti che potete incontrare, che incentivano tra l'altro un potenziale backtracking, sono le abilità da comprare presso l'intrallazzone di turno, un meraviglioso Sir Biss con brachette e cellulare primi anni novanta, che in cambio delle penne che recupererete nelle varie aree (ce ne sono duecento per ogni mondo), vi venderà abilità sia di combattimento, come attacchi ad area, sia più strategiche, come un sonar in grado di rintronare nemici o attivare interruttori segreti. La progressione all'interno delle aree è quindi piuttosto libera, e si lega semplicemente a quello che deciderete di sbloccare per primo. Non è poi da sottovalutare nemmeno la presenza dei personaggi secondari che abitano nei vari mondi, in grado non solo di riempirli con la loro bizzarria, ma anche di cambiarne l'aspetto. Ognuno di questi NPC, infatti, ha una sua, seppur abbozzata, linea di quest che porta solitamente allo sblocco di nuove aree con cui interagire: avremo l'opportunità, ad esempio, di aiutare una pagina a recuperare i pezzi in cui si è divisa, di difendere lo scheletro di un esploratore da buffi nemici o ancora di diventare una pianta e flirtare con un aitante e bisognoso vegetale. 

    Il level design poi, almeno per quanto visto, sembra ben strutturato: ogni ambiente ha, del resto, la sua sezione di minigiochi, salti e diaboliche piattaforme da raggiungere. Playtonic punta molto sulla varietà delle situazioni proposte, con continui cambi di inquadratura e gameplay: un momento il titolo è un platform normale, un altro un corsistico con i kart, un altro ancora un gioco di piattaforme in due dimensioni o un musou (sì: ci siamo capiti). In ogni mondo, inoltre, sono sparsi dei gettoni da raccogliere che, se inseriti nell'apposito cabinato (gestito da Rextro, delizioso dinosauro a basso contenuto poligonale), attivano minigame a se stanti che si ispirano ai grandi classici del passato. Quello del primo livello, ad esempio, potrebbe benissimo essere Super Off Road: gioco di guida pubblicato da Virgin alla fine degli anni ottanta con visuale dall'alto a schermo fisso, qui opportunamente imbellettato e riempito di camaleonti e pipistrelli.
    Anche il characters design è un fragoroso richiamo allo stile ormai démodé di pensare i protagonisti di un videogioco. Yooka e Laylee potrebbero benissimo essere coetanei di Croc, di Spyro, di Jak e Daxter o (ovviamente) Banjo e Kazooie: sono infatti personaggi pensati anche per poter essere mascotte della piattaforma su cui appaiono. La simbiosi tra loro due è perfetta: se uno rappresenta i muscoli con i suoi attacchi, o la rotolata impazzita, l'altro è più il supporto di cui avrete sempre bisogno, con l'estensione dei salti o l'utilizzo del sonar. Il duo, in buona sostanza, per quanto eccessivamente derivativo, funziona alla grande. Ad ampliare poi la varietà delle azioni da compiere ci pensano alcune piane che si trovano in giro per il livello e che donano abilità temporanee al simpatico camaleonte, come ad esempio quella di sparare palle di ghiaccio: senza entrare troppo nello specifico questo è un elemento del gameplay che ritornerà anche in futuro, utilizzabile sia per risolvere specifici enigmi sia durante le fasi di combattimento. Ecco, dire "combattimento" forse è estremo, ma di sicuro tecnicamente corretto: i piccoli mostriciattoli che si incontrano in giro sono sempre facilmente battibili con un colpo di coda, una spanciata o un proiettile sparato dalla bocca, tuttavia, nel caso dovessero esserci complicazioni, si può sempre mangiare una farfalla e recuperare un po' di vita. Le farfalle poi fanno aumentare anche un secondo valore, legato alla durata del nostro rotolamento, modalità indispensabile per raggiungere i punti più impervi della mappa.

    Il feeling che si respira, dunque, è sì lo stesso dei giochi di cui Yooka-Laylee vorrebbe essere il successore morale, ma anche quello di un prodotto che, pur non nascondendo minimamente le sue origini, prova ad ingegnarsi nel tentativo di modernizzare il genere dei platform game. Certo: i menù sono ingombranti e colorati come vent'anni fa; gli effetti sonori, sopratutto quando due personaggi parlano, al limite della sopportazione per quanto siano (volutamente) datati; e la palette di colori è talmente sgargiante da temere quasi una eventuale versione HDR. Ma il comparto grafico, così come tutta l'operazione Playtonic, resta comunque piuttosto solido. L'impostazione più aperta dei mondi, così come le abilità da comprare, aiutano tantissimo a contestualizzare il prodotto in un'epoca più moderna, senza contare poi la varietà delle situazioni e quel fattore "divertimento scanzonato" che un videogioco di tal genere dovrebbe avere. Yooka-Laylee, insomma, sembra poter camminare con i suoi camaleontici piedi senza dover necessariamente essere visto come "il gioco di quelli che hanno già fatto quell'altra cosa lì". E questo è già un gran bel risultato.

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