Recensione Act of War

Unn uovo rts si getta nella mischia...avrà la forza di uscire dalla massa?

Recensione Act of War
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  • Era tempo di crisi...

    ...petrolifera, il mondo si interrogava sui possibili sviluppi economici di un pianeta senza più greggio, i dibattiti televisivi si intensificarono, l'utilizzo dell'autovettura diventava sempre più un lusso, 7 dollari al gallone, 72 al barile e sola la Trans Global che manteneva un calmiere sulle tariffe.
    Poi vi furono gli attentati, ecologisti e fondamentalisti insieme, il mondo viveva il terrore della più grande e imponente crisi energetica della storia mentre l'eco delle esplosioni e il silenzio delle paure facevano da sfondo al nuovo secolo.
    Era quindi saggio difendersi, le forze Usa rientrarono in massa, ovunque esse fossero il caldo tepore dell'eco natio, la minaccia delle libertà costituzionali e la difesa del popolo americano erano nettare troppo prelibato per fingere di non poterlo cogliere.
    Nelle sabbie Egiziane, però, si discutevano trame ardite, le pedine si posizionavano, carri russi e francesi erano forse fuori luogo a quelle latitudini, mai come allora si comprese quanto fu un errore non difendere i propri interessi esteri.
    C'era un ultima speranza, una squadra d'elite, addestrata e letale.
    Delta one fox two, Eco one fox nine, con queste comunicazioni radio iniziarono i bombardamenti per spianare la strada al nostro arrivo, siamo in tempo di guerra, il nemico è ovunque e ben addestrato ma in noi custodiamo la speranza di milioni di persone, è tempo di non deluderle.

    Era uno strategico in tempo reale...

    ...diverso, fin dalla prima installazione il carattere cinematografico e il legame fortissimo con un'ipotesi di futuro “reale” catturano l'attenzione del videogiocatore, sia esso novello o navigato.
    Sembra un film, forse lo è in parte, di certo convoglia in se doti narrative e varietà, senza trascurare un gameplay che fa della dinamicità la sua arma vincente.
    Non dovremo solo preoccuparci di accumulare denari, ma di guidare in modo oculato i nostri armamenti, posizionarli in luoghi vantaggiosi, come tra palazzi, alberi, colline.


    Nella maggior parte dei casi la nostra base non sarà al centro dei nostri interessi, ma sono le unità, che, acquisendo esperienza, potranno fare la differenza.
    Ma c'è di più, molto di più. L'introduzione ad ogni missione è accompagnata da una dettagliata analisi del quadro strategico e politico, si comincia a guerreggiare per finire in missioni con scopi del tutto diversificati.
    Ed ecco capeggiare un'atmosfera da Splinter Cell, con voci di “collaboratori” che tramite altri terminali e immagini satellitari ci guideranno nello scenario: ogni spedizione inizia cautamente per poi sfociare in scontri sempre più cruenti.
    Spesso ci troveremo in città ricostruite alla perfezione, durante eventi mediatici di assoluta tensione pronti a difendere gli interessi degli stati uniti.

    Entriamo in gioco

    La struttura di base di Act of War si può tranquillamente definire come un mix tra uno strategico classico, alla C&C per intenderci, e la nuova corrente sperimentalista che tende a eliminare la fase della raccolta di risorse e arricchisce il pacchetto con eroi e unità particolari.
    Fondamentale sarà la cattura di ostaggi che, oltre al denaro ricavato, saranno merce per sbloccare particolari armi di intelligence estremamente efficaci.
    Molte unità, sia fisse (torrette) che mobili (mezzi) possiedono, solitamente, due modalità di fuoco: questo consente di creare contingenti specializzati in particolari missioni in modo da rendere la risoluzione dello scenario meno impegnativa.
    Le missioni si suddividono in primarie (fondamentali per proseguire nella storia) e secondarie, il loro susseguirsi è decisamente piacevole e inerente allo sviluppo geopolitico della situazione mondiale.


    La varietà dei mezzi sul campo è in vero soddisfacente e riprende veicoli realmente esistenti, tranne qualche concessione alla fantasia: sono disponibili diversi tipi di fanteria (leggera, cecchini e con lanciarazzi), molti mezzi terrestri (dalla jeep con mitragliatrice al classico carro armato) e aerei (elicotteri, bombardieri e f-16).
    Di particolare interesse è l'interattività dello scenario: i palazzi possono essere ottimi elementi di difesa, così come alberi e bunker. Tutte queste possibilità danno luogo a battaglie in stile “guerriglia” veramente appassionanti.
    Di contro c'è un leggero squilibro tra fanteria e mezzi pesanti, che, in molti casi, possono essere abbattuti con dei semplici mitragliatori usando la fanteria: questo comporta la necessità di avere squadre estremamente variegate per riuscire a cavarsela in ogni situazione.
    Non mancano nemmeno gli eroi (che in caso di morte ci faranno perdere la partita) in questo caso rappresentati da noi stessi (che nella trasposizione digitale ci chiameremo Jefferson).
    La varietà di situazioni in cui saremo chiamati a intervenire è decisamente piacevole: bombarderemo l'Egitto e combatteremo davanti al cancello della regina inglese, difenderemo l'america a San Francisco per poi spostarci in altre capitali europee (è sempre bene non svelare tutto ;))
    Per quanto concerne l'intelligenza artificiale, come di consueto, se si escludono i titoli Blizzard (Starcraft in primis), ci troviamo di fronte a una Cpu che fa del numero la sua arma vincente, ma che, tatticamente, se si utilizza una variante efficace, è spesse volte impreparata.
    Non ci sono i classici problemi di truppe che si incastrano tra loro durante gli spostamenti, o, almeno, non ve ne sono di evidenti, ma comunque non si ha nemmeno una sfida stimolante dal lato prettamente strategico.
    Con questo non vogliamo dire che Act of War cade proprio nella sua componente non “mediatica”, ma che chi è abituato a un Total War o a uno strategico “pensato”, rimmarrà un po' deluso.
    Questo titolo è infatti un RTS a missioni, simile, per qualche verso, a Warcraft 3, ma mancante di un po' di personalità nelle truppe gestite dal computer.
    Preparatevi quindi a lunghi assedi e a una sfida relativamente semplice se si mettono in campo unità varie e preparate.

    Quanto sono bello da vedere

    Ebbene Act of War è decisamente bello visivamente, soprattutto negli effetti di fumo e di deflagrazione, con ombre e trasparenze degne di nota.
    Anche gli edifici, descritti nella loro magnificenza poligonale, sono forse i più dettagliati visti in un RTS: offrono un abito composto da ottime texture (anche con le impostazioni “medium”) e un grado di “deformabilità” unico.
    Vedrete le città letteralmente in rovine e se unite l'atmosfera da “indipendence day” che si respira in tutto il titolo (anche se contro gli alieni non combatterete) avrete sicuramente un'interfaccia grafica atta a favorire l'immedesimazione con le vicende narrate.
    Di contro pesa, e pesa parecchio: provato su un Athlon 2800+, 1024MB di ram e una Geforce 6600 GT (mica bruscolini) sfoggia 20-30 fps di solito, con cali a 10-15 nelle situazioni più intense. (1024x768 dettagli massimi senza filtri)
    Che dire, hanno creato una bella grafica ma di certo questo splendore ha il suo prezzo.



    In compenso anche se il frame rate non è stellare, è sempre giocabile, godibile e se non si guarda il numerino di Fraps si direbbe quasi leggero.
    Il sonoro vanta una completa e ottima localizzazione nel nostro idioma, un sincronismo del labiale non ottimale, effetti in game di discreta fattura e un motivetto di fondo piacevole.

    Giungendo alle conclusioni

    Io mi sono divertito, mi ha appassionato e non appena finirò di raccontarvelo mi aspettano dei terroristi da eliminare. Giustamente siete curiosi di sapere cosa di questo titolo appassiona: comprendo la vostra curiosità e sarei quasi tentato di dire che una demo e questo mio scritto possono bastare a darvi un'idea del prodotto. Ma siccome devo pur scrivere qualcosa in queste conclusioni aggiungerò dell'altro: Act of War è un titolo per tutti colo che hanno apprezzato film come “indipendence day” o trame ardite di futuribili terroristi come narrato nei vari “splinter cell”.
    Riprende queste tematiche e le trasporta prepotentemente in un RTS.
    Ne nasce un figlio godibilissimo, non è lo strategico della strategia, ma il “Generals” della mediaticità.

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