AER Memories of Old: Recensione della nuova avventura di Daedalic

Dopo oltre due anni di sviluppo, Daedalic Entertainment lancia AER Memories of Old, un'avventura magica ambientata in un mondo da fiaba...

AER Memories of Old: Recensione della nuova avventura di Daedalic
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • In una realtà senza più dei, agli ultimi uomini non rimane altro che sopravvivere e guardare le stelle. I loro occhi indugiano sull'orizzonte e sulla terra sconquassata da un antico cataclisma, si muovono silenziosi alla ricerca di un segnale di speranza e si soffermano sulle rovine millenarie di templi e città, ora alla deriva su isole sperdute nelle nuvole. Quel mondo non ha altro che il ricordo sbiadito del suo antico splendore, un triste lascito che può essere contemplato e poco più.
    Spinta dalla sua gente, una giovane ragazza dotata di straordinari poteri intraprende un lungo pellegrinaggio per visitare luoghi del passato: il suo scopo è trovare un modo per impedire ad una dilagante oscurità di distruggere gli ultimi isolotti fluttuanti ancora popolati. Il viaggio la condurrà attraverso nubi spumeggianti, meraviglie naturali e le consentirà di parlare con alcuni enigmatici spiriti animali, malinconicamente abbandonati ad un perenne stato d'indolenza.

    Vecchie Memorie

    La storia di AER: Memories of Old si muove sulle ali della leggerezza e della grazia, avanza in punta di piedi e spesso si mimetizza con la sconsolata staticità del mondo di gioco. I volanti lembi di terra che danzano immobili nel cielo sono come ingabbiati in un incantesimo misterioso: brillano di vita, esplodono di suoni e colori, ma nascondono dietro quest'apparente viso gioioso un altro volto con lo sguardo rivolto in direzione dei tempi andati. Aleggia la presenza di entità appartenenti ad epoche ormai sfiorite: si tratta di schegge di memoria che ricordano momenti felici, speranze irrimediabilmente infrante, ma anche episodi di violenza, d'ingiustificata e sacrilega crudeltà.

    Queste invisibili statue possono essere rivelate solo dalla lanterna della protagonista, prendere vita per pochi attimi, e poi tornare al loro eterno silenzio. Ed è così che la storia del frammentato mondo di gioco emerge dalle pieghe del tempo: ci viene rivelata la sete di potere di un grande re che scatenò una guerra sanguinosa, le cui tracce sono ancora visibili. Veniamo a conoscenza, attraverso lastre di pietra e pergamene, di antichi guardiani che custodiscono dei frammenti magici, indispensabili per bloccare l'avanzata dei poteri maligni. Si delinea, insomma, l'identità dell'universo in cui ci muoviamo, arricchita pure da brevi dialoghi con alcuni personaggi. Ciò che racconta AER, tuttavia, è purtroppo qualcosa di estremamente abusato, logoro ed incapace di spiccare il volo in alcun modo. Il gioco di Forgotten Key impara però da alcuni maestri di narrativa ambientale: prende spunto da Journey di Thatgamecompany, prova a riprodurre l'armonia dei giochi di Ueda, ed anche un po' quella dei Dark Souls. S'appropria di un mix difficile da ricreare, senza mai cedere, e riesce a mantenersi interessante pur celando un bel po' di banalità.
    Il compito più oneroso, e lo si percepisce, è stato di certo mantenere un perenne senso di leggerezza, evitare scene pesantemente melense, dannosissimi patemi esistenziali per aggravare artificiosamente l'imperante drammaticità.Tutto scorre invece con estrema naturalezza e ogni elemento contribuisce ad alimentare il carisma dell'atmosfera. Le musiche giocano un ruolo importantissimo, e, in coppia con un art design che può contare solo su nudi poligoni, riescono a creare un clima davvero meraviglioso. L'essenzialità del low poly, solo raramente un po' troppo "spoglio", e il risuonare arcano delle note di Cajsa Larsson (la compositrice), ci accompagnano per tutto il - breve - corso dell'avventura, ma non sono solo loro i protagonisti di questo piccolo concentrato di stile.

    Anche le dolci animazioni della ragazza, che può prendere la forma di un uccello e volare tra le nuvole, trasmettono una sensazione di quiete: ad esempio quando zompetta tra le architetture ciclopiche di un antico santuario, oppure passa dalla forma pennuta a quella umana, lasciandosi cadere nel blu dell'orizzonte.
    Sappiate però che, esclusa la forte componente esplorativa, AER non avrà molto altro da offrire. Capiterà di imbattersi in semplicissimi enigmi ed altrettanto facili fasi platform, ma nessun tipo di combattimento.

    Il livello di sfida è quindi praticamente inesistente e il fluire dell'avventura non sarà quasi mai interrotto da "ostacoli" di gameplay. A meno che non siate alla ricerca di un titolo con una struttura ludica sostanziosa, tuttavia, difficilmente la creazione del team svedese vi annoierà, considerando pure il buon level design degli ambienti che eviterà di ripercorrere alcuni passaggi un po' più lunghi ed intricati. Votandosi totalmente alle divinità dell'essenziale, inoltre, il gioco non segnalerà mai con troppa chiarezza la strada da percorrere: non c'è un'interfaccia vera e propria, per potersi orientare tra le isole fluttuanti sarà indispensabile aguzzare la vista e sguinzagliare la curiosità, che permetterà di scoprire anche qualche simpatico segreto inserito dagli sviluppatori. Peccato per qualche piccolo problema alle animazioni e alla gestione dei geodata, i quali "sporcano" la grazia quasi impeccabile di AER, che all'occorrenza vi farà correre un potente brivido lungo la schiena.

    AER: Memories of Old AER: Memories of OldVersione Analizzata PlayStation 4Curioso constatare come una manciata di cervelli e tanta passione possano creare creature così aggraziate. Dopotutto l’armoniosa bellezza è qualcosa di sempre più raro in un mondo dei videogiochi che preferisce aggiungere elementi, senza preoccuparsi troppo di farli risuonare come un’intonata sequenza di note. AER: Memories of Old contrappone al banchetto di Pantagruel l’esaltazione del design sottrattivo, non si fa scrupoli a limare, modificare ed eliminare, anche rischiando di divenire una creatura non appetibile ai più. E nonostante la favola raccontata dai ragazzi di Forgotten Key sia ormai stata riproposta in ogni possibile salsa, il modo di raccontarla e l’atmosfera che gli è stata cucita intorno la rendono ugualmente interessante ed emozionante. Quando anche la cosa più scontata riesce a trasformarsi in una fonte di sorprese, vuol dire che dietro c’è del vero talento: per questo vale la pena di provare AER. Oppure per la soavità della ragazza-uccello, per il fascino di un mondo che vive a metà tra un triste presente ed un doloroso passato, per la meraviglia, visiva e sonora, di incredibili panorami.

    8.2

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