Recensione Assassin's Creed 3 Liberation

Anche su PlayStation Vita gli aneliti rivoluzionari della saga Ubisoft

Recensione Assassin's Creed 3 Liberation
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  • PSVita
  • Parallelamente ad Assassin's Creed 3 arriva su PlayStation Vita il fratello minore Liberation. La decisione di Ubisoft di uscire in contemporanea con i due prodotti dimostra la volontà di supportare massicciamente la nuova console portatile Sony, tantopiù che Liberation non è un porting, ma un capitolo originale che fa da naturale controcanto alla storia di Connor, raccontata nell'episodio principale. L'investimento creativo e produttivo per allestire una nuova ambientazione ed un protagonista inedito (per la prima volta nella saga impersoneremo una donna) sembra preludere ad un prodotto di elevatissima qualità, finalmente in grado di rinvigorire la Line-Up dell'Handheld, non troppo ricca neppure in questo periodo pre-natalizio.
    In effetti ad Assassin's Creed 3 Liberation vanno riconosciuti indubbi meriti, fra cui quello di inquadrare il periodo dei tumulti coloniali nel nuovo continente da un nuovo punto di vista. Eppure non tutto è andato per il verso giusto: probabilmente a causa di tempi di lavoro più contratti, o per l'inesperienza del team Ubisoft Sofia, il risultato finale è un titolo le cui componenti principali scricchiolano un po' troppo.

    AC III Coverage

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    Colonia Francese

    Assassin's Creed 3 Liberation racconta la storia di Aveline de Grandpré, nelle cui vene scorre sangue meticcio. Figlia di un ricco mercante francese e di una schiava, la giovane vive adesso con la matrigna a New Orleans, in un periodo non facile per la colonia. Il dominio su New Orleans, al termine della guerra dei sette anni, è conteso da francesi e spagnoli, che si alternano alla guida delle istituzioni. In verità il sottofondo storico, in Liberation, non è prioritario come nel capitolo per Home Console, ed anzi gli accenni alla dominazione dei Conquistadores o alle influenze culturali dei nobili francesi sono appena percepibili, almeno a livello narrativo.
    La vicenda racconta molto banalmente le varie peripezie della giovane protagonista, che da molto tempo sembra già ascritta nei ranghi degli assassini, e cerca di barcamenarsi fra i problemi della sua famiglia di commercianti (osteggiata da nemici di ogni tipo) e la volontà di creare un futuro migliore per gli schiavi, liberandoli dalle angherie dei potenti. Ben presto Aveline scoprirà una cospirazione Templare per il recupero di importanti manufatti, alla luce della quale dovrà addirittura rileggere il rapporto con il suo mentore e maestro, Agate, uno sciamano che vive nella palude.
    Il problema della trama di Assassin's Creed 3 Liberation non è neanche tanto la sua scontata linearità, fatta di prevedibilissimi "colpi di scena" e intrisa di un discreto patetismo amoroso, quanto una sceneggiatura veramente terribile.

    Fin dall'inizio dell'avventura i buchi narrativi sono evidenti, le Cut Scene non mostrano nessuno spunto di regia, e gli eventi sembrano tutti sconnessi e accatastati uno dopo l'altro, senza seguire necessariamente un preciso filo logico o un'apprezzabile continuità. Assolutamente banale anche la caratterizzazione dei personaggi. Fra contrabbandieri delle paludi che nascondono in qualche lapsus i loro sterili segreti, giovani mercanti che pendono dalle labbra della protagonista, ed un capo-assassino i cui inganni sono chiari fin dalle prime missioni, c'è davvero poca sostanza in Liberation. La stessa Aveline, che si aggira per New Orleans vestita ora da schiava, ora da assassina, ma anche da nobildonna smorfiosetta che seduce i capitani delle guardie, non riesce a bucare lo schermo: il design dei costumi non convince, la sua aderenza alla causa sembra quasi incidentale, il sessismo di certi atteggiamenti persino disturba.

    Dalle Paludi della Lousiana al Messico dei Maya

    A livello di Gameplay Assassin's Creed 3 Liberation segue le orme del terzo capitolo, e quindi indirettamente della trilogia di Ezio che si è consumata nell'arco degli scorsi tre anni. Ritorna quindi quella formula a base di scalate dinamiche e combattimenti che ha reso celebre la saga di Ubisoft, riproposta su PlayStation Vita con discreta perizia. Il control scheme è quello classico, e non sente ovviamente la mancanza dei due trigger del Pad, utilizzati per funzioni che qui vengono richiamate comodamente tramite menù. Per gli affezionati della saga non sarà dunque un problema muoversi con agilità sui tetti di New Orleans, arrampicandosi sulle guglie delle chiese per poi tuffarsi in un covone di fieno con l'ormai conosciuto Balzo della Fede.
    Assieme alla parte "esplorativa", se così possiamo definirla, Liberation si porta in dote il sistema di combattimento aspramente criticato da buona parte dell'utenza. Anche in questo capitolo affrontare le guardie resta un'operazione abbastanza tediosa, a causa di un'Intelligenza Artificiale completamente da rivedere e di un'impostazione che concede poche soddisfazioni. Contrattacchi e fendenti ripetuti sono tutto quello che serve per falciare interi manipoli di avversari, e nel caso di Liberation l'aggravante è che viene a mancare la spettacolarità delle kill (il comparto animazioni è di qualità non sempre elevata) e l'agilità nella risposta ai comandi: qualche imperfezione nelle collisioni rende il tutto molto claudicante, ed i ritmi degli scontri non compiacciono minimamente.
    Stando così le cose, buona parte delle soddisfazioni di Assassin's Creed 3 Liberation dovrebbero arrivare dal tessuto di missioni principali e secondarie, del momento che plot e combat system non sono in grado di replicare "in piccolo" le soddisfazioni generate dal capitolo Home Console.
    Anche su questo fronte, in verità, Liberation soffre abbastanza. Anzitutto bisogna segnalare ad esempio l'assenza quasi totale di incarichi secondari di rilievo. La New Orleans costruita da Ubisoft è in verità molto graziosa dal punto di vista architettonico (al livello di Boston e New York se non leggermente migliore di certi loro distretti), ma un po' vuota e povera di stimoli. É possibile acquistare negozi e "spogliatoi" in cui cambiarsi d'abito, borseggiare commercianti di gemme o completare uno sparuto numero di missioni secondarie, ma la maggior parte delle volte saremo sempre e comunque impegnati a seguire la trama principale. L'unico diversivo degno di nota è legato ai commerci dell'attività familiare: attraverso menù statici potremo acquistare navi e galeoni da spedire nei porti del golfo, per far compravendite e far prosperare gli affari di famiglia. In verità non sono i soldi quelli che mancano ad Aveline, che ad ogni missione si rimpingua le tasche, e senza problemi può soddisfare i suoi fabbisogni in termini di armi e munizioni.

    La necessità di seguire soltanto la trama principale, con pochissime deviazioni, non sarebbe di per se un grosso problema, se questa fosse in grado di appassionare e proporre una discreta varietà. Purtroppo anche su questo fronte vanno invece registrati alti e bassi. L'inizio dell'avventura è francamente pessimo, senza verve e con poca inventiva. Il team di sviluppo, con argomentazioni creative assolutamente opinabili, concede alla protagonista la possibilità di cambiarsi d'abito, travestendosi oltre che da assassina, da schiava o da signora. Il primo costume serve per infiltrarsi nelle comunità di lavoratori, mentre il secondo permette di agire praticamente indisturbati in città, corrompendo o seducendo guardie. Per vestire entrambi si paga un certo prezzo: con l'abito da schiava si può ancora arrampicarsi, ma non si possono equipaggiare armi da fuoco e l'armatura è ridotta; con il completo elegante non si può neppure correre sui tetti e scalare pareti. Proprio le sequenze "signorili" che il gioco ci costringe ad affrontare risultano molto noiose, mentre si uccidono nemici con un improbabile ombrellino/pistola costruito dai nostri compagni e si cammina per le strade affollate senza neppure poter superare gli ostacoli più bassi. Ai tre costumi è anche legato un sistema di allerta indipendente, e oltre a strappare manifesti e uccidere testimoni oculari si può ridurre l'attenzione delle guardie continuando a cambiarsi d'abito. Tuttavia il giocatore sarà portato naturalmente a tenere il vestito da Assassino. Superate le resistenze iniziali Liberation propone per fortuna qualche sequenza ben più ispirata. La Palude che circonda New Orleans, ad esempio, ha idealmente la stessa funzione della Frontiera in Assassin's Creed 3, e la svolge più che egregiamente. Esplorare questo ambiente molto diverso dal solito è assai piacevole, mentre ci si destreggia fra alligatori e villaggi di schiavi e indigeni, fra le cui casupole si consumano strani riti voodoo. Il sistema di corsa acrobatica, adattato per funzionare anche con l'intreccio di alberi e tronchi cavi, riesce a stimolare una sincera soddisfazione, e persino le missioni si fanno meno trite. Nel corso delle dieci sequenze in cui è divisa la storia principale l'alternanza fra momenti riusciti e altri davvero sottotono è evidente. Tutti gli incarichi cittadini non convincono, invece esaltano i momenti che deviano dalla routine, ad esempio portandoci in una colonia del Messico in cui i Templari stanno facendo strani traffici. Proprio per trattenere l'attenzione dell'utente il titolo dispensa molto lentamente le sue novità, come ad esempio la cerbottana e la frusta, che rispettivamente garantiscono nuovi approcci alle fasi stealth o al combattimento. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad un prodotto che vuole essere un po' più adventure e un po' meno free roaming rispetto ai capitoli classici della saga. E per fortuna (se si escludono le noiose fasi in canoa mutuate da Uncharted: Golden Abyss), la progressione risulta in ultima analisi più che sufficiente. Liberation ha anzi un buon dinamismo interno che accompagna il giocatore per una discreta parte dell'esperienza di gioco, riuscendo a fargli superare le perplessità legate al combat system ed al sistema di costumi.

    Resta però un po' di rammarico per un paio di aspetti. Ad esempio l'utilizzo delle funzionalità peculiari di PlayStation Vita è tutt'altro che indovinato: finchè si tratta di selezionare armi principali e secondarie tutto funziona alla grande, ma quando si devono aprire lettere, scoprire segreti vergati sulla pergamena guardandola controluce, o borseggiare i popolani sfiorando il touchpad sul retro della console, non tutto funziona come dovrebbe.
    Pessimo anche il multiplayer, organizzato come un gioco tattico che assomiglia da vicino a quelli visti su Facebook e su altri social network. Gli scontri si risolvono automaticamente e i propri adepti recuperano energia molto lentamente (gli si può impartire un comando ogni mezz'ora), mentre su una mappa globale si tentano di conquistare i nodi controllati da Assassini e Templari. Come le funzionalità Near, limitate allo scambio di collectible, il multiplayer di Assassin's Creed 3 Liberation resta marginalissimo nell'economia del prodotto.

    Le vesti dell'Assassina

    Dal punto di vista tecnico Assassin's Creed 3 Liberation fa un buon lavoro, anche se non riesce a stupire come altri prodotti usciti su PlayStation Vita. Il confronto naturale viene con Uncharted Golden Abyss: il titolo Ubisoft non può rivaleggiare con la produzione Sony Bend né per quel che riguarda la qualità delle texture né sul fronte della pulizia visiva: l'aliasing è massiccio e questo basta a sporcare la scena, mentre il framerate traballa notevolmente, ed in certi casi gli scatti sono più che vistosi. C'è da dire però che Liberation si confronta con ambientazioni molto più vaste rispetto a quelle dell'ideale "concorrente", ma in generale l'idea è quella che le potenzialità tecniche di PlayStation Vita siano sfruttate con perizia minore. La caratterizzazione degli ambienti di gioco è buona: A New Orleans si respira l'atmosfera vivace di una colonia indaffarata, in cui la nobiltà francese ha importato anche una certa predilezione per il gusto raffinato. La location ricorda molto da vicino quella di Intervista col Vampiro (Neil Jordan, 1994), e in ambito videoludico rivendica una certa originalità (solo Infamous 2 ci ha portato in Lousiana). Probabilmente però la scelta di certe texture poteva essere più attenta: anche quando si sconfina nelle paludi le scelte cromatiche sono un po' troppo cupe, limitando un attimo l'impatto globale della produzione.
    Il sonoro vive di alti e bassi. Le tracce musicali sono interessanti, di carattere, fra minuetti che si ascolterebbero nei salotti della nobiltà di toga e motivi che riprendono le sonorità tipiche del centroamerica. E' un peccato però che si vadano a collocare in un contesto molto confusionario, dominato dai rumori di fondo della città, che si accalcano con troppa foga e producono una spiacevole cacofonia. Il doppiaggio è buono: le voci sono poche, ma tutte abbastanza indovinate, e le battute sono sempre ben recitate.

    Assassin's Creed 3: Liberation Assassin's Creed 3: LiberationVersione Analizzata PlayStation VitaAssassin's Creed 3 Liberation non ha, su PlayStation Vita, lo stesso impatto che l'avventura di Connor avrà su Ps3, Xbox 360 e PC. Il titolo parte da buone premesse, proponendo ambientazione e storia inedite, ma poi si scontra con una realizzazione a tratti poco lusinghiera. La trama è banale e mal raccontata, mentre la progressione abbastanza lineare dell'avventura principale oscilla costantemente fra missioni mediocri e poco ispirate e sequenze invece più ispirate. Quando Aveline si allontana dalla città e dall'assurdo teatrino dei vestiti intercambiabili, tutto funziona alla grande: gli eventi incuriosiscono così come le nuovi armi a disposizione. Quando invece siamo costretti a vestirci da nobildonne o schiave, le soddisfazioni scarseggiano, forse anche a causa di un approccio un po' “caricaturale” alla femminilità della protagonista. Sul fronte tecnico manca un po' di ottimizzazione, probabilmente perchè i lavori sul titolo sono cominciati molto più tardi rispetto a quelli sul capitolo principale, ma questo smussa solo parzialmente le buone qualità del prodotto. L'avventura è discretamente longeva e in ultima analisi piacevole da giocare, ma l'acquisto al Day One è consigliato esclusivamente ai fan della saga.

    7

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