Recensione Assassin's Creed 4: Black Flag - Grido di Libertà

Ubisoft ci riporta nel Mar dei Caraibi, questa volta nei panni di un arrabbiato Adewalé

Assassin's Creed 4: Grido di Libertà
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Wii U
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Ampiamente anticipato da trailer, comunicati stampa e dall'inequivocabile banner presente nel menù principale di Black Flag, è finalmente disponibile per tutte le piattaforme Grido di Libertà, primo DLC narrativo dedicato all'ultimo capitolo del free roaming Ubisoft. A fronte di una spesa di circa dieci euro otterremo una mini-avventura dalla durata di cinque ore abbondanti, nei panni di un Adewalé (il quartier mastro della Jackdaw) alle prese con la liberazione degli schiavi Maroon dalle grinfie di un sadico governatore.
    L'ottima caratterizzazione della vicenda, dei protagonisti e dei comprimari riesce a reggere una main quest non troppo varia a livello di incarichi, rendendo decisamente godibile l'avventura. Peccato venga a mancare gran parte dell'esperienza free roaming che ha reso grande Black Flag, rimettendo in luce i difetti legati al combat system, qui centrale nell'economia di gioco.

    Per la libertà!

    La mini avventura di Adewalé è ambientata qualche anno dopo Black Flag, e vede l'ex quartier mastro, ora capitano della sua nave, subito alle prese con una fregata templare. A livello narrativo l'incipit di Grido di Libertà riporta alla mente parallelismi con l'avventura di Edward: in seguito allo scontro e al sopraggiungere di rinforzi, il nostro sarà costretto a fuggire attraverso una tempesta che manderà in pezzi la nave e lascerà il buon Adewalé naufrago a Port-au-Prince, città principale di questo DLC. A salvarsi assieme a lui, proprio come nella sequenza d'apertura di Black Flag, un importante oggetto: un plico di documenti che reca informazioni preziose riguardo alla tratta di schiavi Maroon nel Mar dei Caraibi. Il nostro, seriamente toccato dall'argomento, decide di sfruttarne il contenuto, allacciare contatti con il movimento di ribellione Maroon ed aiutare per quanto possibile la sua gente.
    Si assiste dunque ad una cesura netta rispetto alle avventure di Edward: Ubisoft abbandona i toni leggeri e scanzonati del dissoluto pirata di origini inglesi, per abbracciare ben più saldi principi morali. La godibilità della narrazione fortunatamente non ne risente, dato che a sostenerla ci sono protagonisti di spessore. Se per temi trattati il plot non brilla per originalità, gli attori digitali che lo interpretano hanno persino una marcia in più rispetto a quelli visti in Black Flag. Sarà merito di un doppiaggio generalmente più curato, o della componente drammatica della vicenda stessa: protagonisti, comprimari ed avversari, in Grido della Libertà, convincono maggiormente. Immedesimarsi subito in Adewalé risulta decisamente più facile, così come prendere le parti dei Maroon ed odiare gli schiavisti con cui verremo a contatto. Sceneggiatori e charachter designer hanno fatto davvero un ottimo lavoro, riuscendo a trasferire pur in una vicenda tanto condensata un ampio spettro di emozioni, che toccano il videoplayer in più d'un occasione.
    A dispetto di una struttura ludica come vedremo meno riuscita rispetto a quella dell'avventura principale, insomma, a livello narrativo Grido di Libertà riesce a catturare e coinvolgere, spingendo anche grazie ai suoi ritmi sempre accesi a completare i nove capitoli tutti d'un fiato.

    Un free roaming non troppo free

    Come si diceva, è la narrazione a reggere quasi in toto questo DLC. A livello ludico, infatti, ci scontriamo immediatamente con diversi problemi, che avevano in parte attanagliato anche l'originale Black Flag ma che, in quel caso, erano passati in secondo piano rispetto ad una componente esplorativa favolosa.
    A non convincere è anzitutto la caratterizzazione degli incarichi principali, poco stimolanti pad alla mano. All'ennesima schiera di pedinamenti e conversazioni da origliare si unirà in questo caso una ben più urgente necessità di combattere, innescata sia dalla maggior concentrazione di guardie sia da un level design molto meno "studiato" per una progressione furtiva. Gli elementi utili per passare inosservati (alberi da scalare, cespugli, covoni di fieno) non mancano, ma non sembrano distribuiti oculatamente ed in maniera funzionale come nell'avventura principale. E' insomma spesso necessario farsi strada a colpi di machete (l'unica arma di Adewalé), andando a sbattere contro tutti i limiti di un'intelligenza artificiale sostanzialmente invariata e di un rilevamento collisioni sempre più bizzoso. La fisicità e le nuove animazioni del protagonista, in ogni caso, mette in parte una pezza: attraverso routine d'attacco in parte rinnovate, nuove mosse ed un fare generalmente più violento ed arrabbiato, infatti, Adewalé apporta qualche variazione piacevole al combattimento, e certamente motivazioni extra per affrontare le guardie a viso aperto. Pur smussando certi spigoli, in ogni caso, queste piccole novità non riescono ad evitare totalmente il sopraggiungere di un pizzico di frustrazione, sopratutto quando nei combattimenti incapperemo senza volerlo veramente, per le mancanze del già descritto level design.
    Ad un andamento non troppo convincente della main quest si aggiunge la spesso fastidiosa necessità, per sbloccarne i punti di svolta, di impegnarsi nelle nuove attività secondarie di liberazione degli schiavi. Si tratta di incarichi inizialmente interessanti che diventano, a causa di un'esigua varietà e del modus operandi richiesto, rapidamente ripetitivi. Quando ci accorgeremo che per evitare a dei poveracci la fustigazione pubblica, liberali da una delle gabbie sparse per Port-au-Prince e addirittura liberare un'intera piantagione (almeno in questo caso agendo furtivamente) dovremo semplicemente uccidere le guardie nei dintorni, la voglia di proseguire nell'impresa scemerà di colpo. Anche perché veramente poche e di non troppo conto saranno le ricompense per queste sub-quest.
    Ci aspettavamo, se non una sommossa globale o un qualche genere di "lotta di classe", almeno di poter reclutare gli schiavi per la propria ciurma: invece l'operazione servirà solamente ad ottenere nuovo equipaggiamento per Adewalé o potenziamenti per la Experto Crede, la nuova nave che otterremo nel corso dell'avventura.
    Si tratta di una scelta che a conti fatti spezza le gambe all'esplorazione ed alle possibilità free-roaming, sin troppo fini a sé stesse. Gli extra, presenti in buon numero nonostante l'ambientazione "ristretta", diventano infatti meramente accessori: dai relitti recupereremo solamente denaro ed orpelli estetici; cacciare, per terra o per mare, servirà semplicemente ad ottenere i Real della vendita. Non ci saranno segreti come mappe o manoscritti da trovare, e non sarà necessario recuperare progetti per la Experto Crede: potenziabile al massimo ben prima della metà dell'avventura. Addirittura l'abbordaggio di brigantini, fregate e vascelli richiederà molti meno sforzi: utili ma certamente non indispensabili ad incrementare lo "slave-counter", i convogli nemici trasporteranno quantità di legna e metallo talmente elevate da permetterci di farne a meno dopo una o due uscite in mare al massimo. Per quanto una compressione della componente free-roaming fosse indubbiamente necessaria, riteniamo un po' esagerate le modifiche apportate in questo caso da Ubisoft, che svilisce le dinamiche sandbox che tanto ci avevano entusiasmati.
    E' insomma una progressione un po' troppo inquadrata quella di Grido di Libertà, che pur reggendosi su una vicenda coinvolgente ed un charachter design di alto livello non riesce ad entusiasmare completamente. Tutti i difetti mascherati dalla grande libertà d'azione e dall'immensa varietà nel corso dell'avventura principale emergono qui con maggior prepotenza, caratterizzando un contenuto riservato a chi veramente non può fare a meno di un'ulteriore escursione nel Mar dei Caraibi. Da questo punto di vista, infatti, nulla si può biasimare al dev team, che caratterizza Port-au-Prince meravigliosamente, diversificandola dalle location già visitate da Edward e caratterizzando per Adewalé un contesto credibile e convincente. Uno sforzo creativo ammirevole, per quanto non sufficiente a valorizzare il contenuto come tutti si sarebbero aspettati.

    Assassin's Creed 4: Black Flag Assassin's Creed 4: Black FlagVersione Analizzata Xbox 360Una spesa di dieci euro a fronte di cinque/sei ore di gioco appare sulla carta assolutamente vantaggiosa. Eppure, per quanto a livello narrativo Grido di Libertà sia un DLC intenso e coinvolgente, la sua componente ludica fa un passo indietro rispetto alle avventure di Edward. Manca infatti tutto l’appeal di una componente free roaming varia e ben integrata, e le gesta di Adewalé risultano insomma un po’ troppo inquadrate in una progressione abbastanza ripetitiva. I difetti storici di Assassin’s Creed vengono così maggiormente alla luce, impedendoci di consigliare “a scatola chiusa” e a tutti questo DLC. Se amate alla follia la saga ed avete adorato Black Flag anche solo per la caratterizzazione dell’ambientazione, Grido di Libertà potrebbe fare per voi; se al contrario siete tra quelli che solo nella componente free roaming di Assassin’s Creed 4 hanno visto la nuova speranza della saga, allora fareste meglio a riprendere il timone della Jackdaw.

    6.8

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