Recensione Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea

Il capitolo conclusivo della Trilogia del Tramonto

Recensione Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • La longeva serie ruolistica Atelier è riuscita lentamente a farsi conoscere ed apprezzare, seppur da un ristretto ma inossidabile pubblico di appassionati, anche nei nostri lidi nonostante una formula che, nella sostanza, non ha vissuto alcun stravolgimento epocale nel corso del tempo, rimanendo sempre fedele a sé stessa, insensibile alle critiche che chiedono uno svecchiamento generale. Marzo è stato davvero un mese ghiotto per i fan degli alchimisti. Dopo la collection "The Atelier Arland Trilogy" il brand, ora alla sua sedicesima (!) installazione ufficiale, torna nei negozi nostrani grazie all'impegno dei ragazzi di Koei Tecmo che, a distanza di quasi un anno dalla release nipponica, ne hanno curato l'adattamento occidentale permettendoci così di chiudere formalmente la Trilogia del Tramonto accompagnati - sulla falsariga del precedente capitolo al plurale - da ben due protagoniste femminili, Shallotte e Shallistera; pulzelle accomunate non solo da una peculiare assonanza nel nome ma anche dal solito, tanto epico quanto turbolento, destino salvifico. Con Atelier Shallie gli aficionados della serie si immergeranno nuovamente nel pigro alveo della cara, vecchia, formula, anche se bisogna dire che nel more of the same spicca una novità di rilievo nella struttura di gioco.

    SHALLIE, SHALLIE OVUNQUE

    Le vicende di Alchemists of the Dusk Sea, pur rimanendo sempre ambientate - come suggerisce il titolo - nella sconfinata terra arida e morente di Dusk, prendono piede circa dieci anni dopo l'inizio della trilogia. I villaggi e le città, oramai ammantati da un'aura di ruvida decadenza, non sono altro che piccoli granelli di vita persi nell'immenso oceano di sabbia che ricopre ogni cosa. Ciò che rimane delle piccole oasi viene gelosamente custodito e protetto dai pochi abitanti che ancora possono chiamarle casa. In realtà le pozze d'acqua attorno alle quali le persone si stringono si stanno lentamente prosciugando, lasciando ben poche prospettive per il futuro di quel mondo spossato. Eppure, la forza vitale di alcuni si leva ancora imperterrita dalle ardenti sabbie come un miraggio di lucente speranza. Molti si arrabattano per sopravvivere, chi facendo l’artigiano girovago, chi rovistando tra le rovine rimaste a ricordo di un'epoca che fu, come i cacciatori di tesori tecnologici. Dalla massa di quest’umanità logora spiccano due giovani alchimiste all'apparenza molto diverse tra loro, ma entrambe dal piglio deciso e fermamente intenzionate, col nostro aiuto, a coronare i loro sogni.

    Shallistera è la giovane e pacata figlia di un capo villaggio che si imbarca in un periglioso viaggio per la prima volta fuori dalla propria terra, nel tentativo di salvare la propria gente dalla fine ormai imminente; Shallotte Elminus sembra invece avere ambizioni opposte. Infatti, mentre la prima è mossa da nobili e seri ideali, la seconda è una giovane ed inesperta alchimista scapestrata che si accontenta di svolgere qualsiasi lavoretto sottopagato che le capita a tiro, sperando di guadagnare abbastanza da poter aiutare la mamma nel vecchio atelier del padre e da poter un giorno padroneggiare i reconditi segreti dei processi alchemici o, al massimo, magici. Sia che si scelga la seria Shallistera, sia che si opti per la simpatica e libera Shallotte, la trama in realtà cambia poco, portando le due protagoniste su binari paralleli sino al momento del loro incontro, quando instaureranno un profondo legame che intreccerà le loro esistenze in un unico destino. Come da tradizione, Atelier Shallie presenta una sceneggiatura abbastanza curata, con comprimari maggiormente caratterizzati rispetto al passato e dialoghi che alternano momenti simpatici e leggeri ad altri più riflessivi, con alcune perle riservate principalmente al rapporto tra le due eroine. In ogni caso, il ritmo della narrazione risente ancora di alti e bassi; non tanto per l'alternanza tra momenti lievi ed altri più intensi, quanto piuttosto per l'intrinseca struttura di gioco, che non permette al titolo di raggiungere vette elevate di pathos, nonostante la presenza di alcuni cameo interessanti. Comunque sia, i novizi non devono spaventarsi, il titolo risulta godibile anche a chi non ha mai avuto la possibilità di giocare ai primi due capitoli della trilogia.

    UNA QUEST AL GIORNO...

    Partiamo da una dovuta premessa: Atelier Shallie non si discosta dalle caratteristiche della serie, ormai rese dei veri e propri dogmi ruolistici dai ragazzi di Gust. La tela su cui viene dipinto il susseguirsi degli eventi non è altro che una fitta tramatura composta da esplorazioni, combattimenti a turni e dall'immancabile crafting, ossia quello che da sempre è il vero punto forte della serie Atelier. Le esplorazioni, che alternano la world map ad ambienti tridimensionali di scarsa estensione, permettono di viaggiare per il mondo e collezionare una pletora infinita di materiali grezzi da utilizzare nel nostro laboratorio di giovani alchimisti per sbizzarrirci nella continua scoperta di ricette e combinazioni alchemiche, oppure nella produzione di armi ed equipaggiamento. Il sistema di crafting, in questa ultima fatica del team di sviluppo, è stato reso ancora più preciso, studiato ed esteso, tanto che all'inizio anche chi ha già una certa dimestichezza potrebbe necessitare di un momento per comprenderne la reale complessità. Rimane il fatto che una volta entrati nel trip alchemico tale esperienza risulta essere strutturata secondo una logica ben precisa, e rimane abbastanza stuzzicante per il giocatore, incuriosito dai molti modi in cui è possibile combinare tutto il materiale stipato nel baule. Ad ogni modo, non ci si limita a imparare le ricette e a combinare gli oggetti come capita, bensì, a seconda del livello alchemico raggiunto dal personaggio e della qualità dei materiali, si possono utilizzare anche determinate skill che permettono di donare effetti e proprietà ai materiali per migliorare il risultato della combinazione. Maggiore il livello dei materiali e delle skill, più alto sarà il livello dell’oggetto creato. Creati gli oggetti e l'equipaggiamento che ci serve, siamo pronti per scendere sul campo di battaglia.

    Gli scontri, non causali e rigorosamente a turni come impone l'etichetta, non si discostano da quello cui siamo tutti abituati. Non sarà il gameplay più originale del mondo, ma la sua semplicità ed immediatezza lo rendono più che accessibile alle nuove leve. Attraverso un ordine di iniziativa che varia a seconda delle azioni eseguite, possiamo impartire i canonici ordini d'attacco, difesa, utilizzo oggetti (Shallotte ad esempio ne fa largo uso, al posto delle skill) ed abilità ai sei personaggi sul terreno di scontro. Penetrando con successo le difese nemiche si riempie la Gauge Bar per concatenare, con efficacia sempre maggiore, gli attacchi del party, ed aumentare la devastazione delle abilità speciali. Ogni scontro porta, oltre agli ovvi oggetti utili da gettare nel calderone dell'atelier, anche i soliti punti esperienza; questi però non rimangono nella nostra piena disponibilità. La crescita dei personaggi e lo sblocco delle abilità avviene infatti in modo automatico e ciò toglie un po' l'interesse per l'approfondimento del personaggio, ma tant'è. Il focus del titolo resta chiaramente declinato verso ben altri aspetti. Il crafting alchemico, come ricordavamo, occupa gran parte dell'esperienza di gioco, impegnando il giocatore per molto tempo. A ciò si affianca una vera e propria novità per la serie, che prende il nome di Life Task. Questa reinventa la gestione delle quest e degli obiettivi, generando uno stile di gioco assai rilassato che non manca tuttavia di riverberare i propri effetti sul ritmo generale, già lento. In buona sostanza, la nostra protagonista avrà moltissimi incarichi da portare a termine (legati alla trama, oppure personali), i quali possono variare dalla ripetizione di un'azione, all'interazione con determinati NPC, all'uccisione di un unico tipo di nemico sino alla sintetizzazione di un numero preciso di materiali simili, e via di questo passo. Tutte attività "secondarie" che influenzano i sentimenti e la motivazione dell'eroina di turno, le quali possono essere portate a termine a discrezione del giocatore, dato che è lo stesso a decidere se concludere un capitolo e proseguire con l'avventura, oppure rilassarsi, farmando esperienza ed oggetti per un tempo indefinito. Il mondo può aspettare.

    UN MARE DI SABBIA

    Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea inizia a mostrare in modo evidente i segni del tempo che la serie celava nel bene o nel male da diverso tempo. Questo concerne anzitutto le meccaniche di gioco, ormai consolidate in un granitico ed immutabile blocco solo superficialmente scalfito da pochi, timidi, cambiamenti, che faticano a lasciare il segno anche in questo titolo. Non solo. Il comparto stilistico, pur caratterizzando precisamente ogni personaggio con un pregevole cel shading, cozza pesantemente con la povertà poligonale e la ripetitività di ambienti e fondali, creando un contrasto poco piacevole; problema, questo, che si ripresenta simile in quasi ogni capitolo della serie. I personaggi infatti, netti e ben definiti, sembra siano quasi corpi "estranei" rispetto all'ambiente (comunque desertico) in cui si muovono. Un vero peccato, perché proprio il mondo di gioco, potenzialmente, possiede un certo fascino decadente legato al velo di sabbia che ammanta le speranze degli esseri umani, queste ultime ancora adagiate in equilibrio precario sulle rovine di un'epoca ormai passata, così ricca di mistero e tesori. Le campionature audio, infine, pur rimanendo sullo sfondo, sono caratterizzate da fanfare e arie di ampio respiro, che rimandano a toni epici. Insomma, fanno ancora bene la loro parte, accompagnando i protagonisti verso il gran finale.

    Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk SeaVersione Analizzata PlayStation 3L'ultima parte della Dusk Trilogy si presenta con i consueti alti e bassi. I veterani hanno imparato a conoscerli molto tempo fa, ed i ragazzi di Gust non sembrano certo intenzionati ad abbandonarli. Gli ingredienti, gettati nel calderone al centro del nostro laboratorio alchemico, appaiono sempre gli stessi, con l'aggiunta di un pizzico (scarso) di novità. Il gameplay resta ancorato ad un mix di meccaniche di gioco sicuramente non originali, ma rodate e generalmente riuscite, anche se spesso e volentieri - complice la componente narrativa - tarpano le ali al ritmo di gioco, il quale purtroppo spesso e volentieri risulta lento e con poca verve. Ciò nonostante, sia gli inossidabili appassionati della serie sia i novizi troveranno ancora pane per i loro denti, grazie ad un'esperienza di gioco semplice ed immediata e all'immancabile sistema di crafting. Quest’ultimo, profondo, articolato e ben studiato, non mancherà di tenervi impegnati per più di qualche ora grazie alle decine e decine di combinazioni e ricette da scoprire. La trilogia si conclude dunque con un capitolo nel complesso gradevole; sperando che l'avvento della ormai current gen possa incentivare lo svecchiamento di un brand che, ridendo e scherzando, sul groppone ha quasi vent’anni.

    7.0

    Che voto dai a: Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea

    Media Voto Utenti
    Voti: 3
    7.3
    nd