Recensione Bad Day L.A.

Un giorno da dimenticare per Los Angeles!

Recensione Bad Day L.A.
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  • Xbox
  • Pc
  • Il ritorno di American McGee!

    Correva l’anno 2000 quando American McGee, dopo gli esordi negli studi della Id Software in qualità di level designer e programmatore per Doom, Quake e Quake II, uscì allo scoperto per merito della Electronic Arts, che pubblicò il suo Alice, destinato a rimanere per sempre nel cuore di molti giocatori.
    American McGee’s Alice, un action in terza persona dai toni cupi e grotteschi ambientato in un mondo distorto ben lontano dalle classiche atmosfere della fiaba, fu il primo passo compiuto dal game designer verso la totale indipendenza lavorativa, che lo portò a creare un proprio marchio: The Mauretania Import Export Company.

    Sotto questa etichetta, nel 2004, messi da parte progetti ispirati al magico mondo di Oz e ai Fratelli Grimm, in contemporanea a trattative con le major cinematografiche per pellicole ispirate alle sue creazioni (Alice nel 2007 e Oz e Grimm a data da definirsi), vide la luce Scrapland. Sottovalutato action in terza persona di stampo futuristico passato quasi del tutto inosservato, Scrapland ci poneva al controllo di D-Tritus, un mech abile nella trasformazione, che suo malgrado si trovata coinvolto in un intricato complotto nella coloratissima capitale di Chimera, esplorabile liberamente in puro stile Grand Theft Auto.

    A distanza di due anni, l’eclettico game designer torna sui nostri monitor con un titolo che fa della provocazione e delle paure degli americani il suo cavallo di battaglia: Bad Day L.A.

    It’s America Baby!

    La provocazione, si sa, è un ottimo strumento per catturare l’attenzione dei media e della gente in genere, specialmente se i temi analizzati sono molto d’attualità. Senza inutili giri di parole, Bad Day L.A. è uno sberleffo continuo nei confronti di tutti gli americani, canzonando sino all’estremo le loro paure e i diversi stili di vita in un crescendo di situazioni paradossali e al limite del possibile. Facendo uso di una sapiente dose di sarcasmo e di una pungente ironia, American McGee ha creato un prodotto che come suo solito va oltre gli schemi dei videogiochi tradizionali, confermando ancora una volta il suo estro creativo e l’originalità delle sue idee. Nulla è stato lasciato al caso, che si tratti di interi livelli di gioco o singoli power-up: stavolta non ci sono né favole né futuristiche città a far da sfondo ad improbabili vicende, ma solo la dura e cruda realtà che ingigantita all’inverosimile fa di Bad Day L.A. una sorta di vaso di Pandora dell’America intera.

    Ma tutto questo potenziale sarà stato sfruttato a dovere dai ragazzi della Enlight Software?

    Una giornata da dimenticare...

    Gli avvenimenti dell’intero gioco si svolgeranno durante l’arco di una mezza giornata, dalle otto del mattino sino alle sei del pomeriggio. In uno scenario che ben presto si rivelerà degno del più tragico Fantozzi che abbiamo mai visto, saremo chiamati a prendere il controllo di Anthony Williams, un senzatetto di colore come tanti destinato a diventare contro la sua volontà un vero e proprio eroe.

    Faremo la sua conoscenza in un divertente spezzone che lo vede impegnato ad attraversare un’intasata strada della Città degli Angeli in compagnia del suo carrello pieno di spazzatura, bloccando completamente il traffico. Tra le imprecazioni degli autisti nei suoi confronti, inaspettatamente all’orizzonte compare un aereo che, con aria minacciosa, si avvicina sempre più verso la nostra direzione. A poche centinaia di metri di distanza si schianta contro un ponte, rilasciando nell’aria tossiche sostanze chimiche che in pochi istanti trasformano in zombie chiunque venga a contatto con la strana nube verde da esse creata. Intorno a noi è caos totale: incidenti stradali, tamponamenti a catena, gente in fiamme, zombie che aggrediscono i pochi sopravissuti, mafiosi che sparano all’impazzata in preda al panico, terroristi che trasformano in colabrodo innocenti vecchiette...

    Questo è lo scenario in cui muoveremo i primi passi nei panni di un protagonista ben lontano dai soliti stereotipi che invadono il nostro mercato. Inizialmente, il nostro scopo sarà quello di fuggire a gambe levate dall’area del disastro, infischiandocene di tutto e tutti e pensando solo a salvare la nostra pellaccia; ben presto però ci renderemo conto che per poter proseguire nella nostra fuga saremo obbligati ad aiutare il prossimo e a diventare novelli salvatori della patria. Eccoci, dunque, a soccorrere indifesi gruppi di persone dalle grinfie degli zombi o a sterminare e curare gli stessi per mezzo di un estintore, mentre folli terroristi con tanto di maschera a gas sparano all’impazzata contro la folla. Trovata una via di fuga grazie ad un’ambulanza, ci ritroveremo a dover far fuoco senza sosta contro intere orde di terroristi perennemente alle nostre calcagna per mezzo di una mitragliatrice montata al posto del lettino... della stessa ambulanza!

    Quando tutto sembra andare per il meglio, ecco anche madre natura che ci mette lo zampino: un terribile terremoto spaccherà intere strade e interi palazzi crolleranno al suolo aggravando ancor più i tragici eventi accaduti sinora. Le ore passano e i cataclismi si susseguono senza sosta, e tra incidenti vari, devastanti tsunami, improbabili giganti travestiti da hamburger e guerre tra gang, il nostro strafottente eroe dalla lingua lunga farà la conoscenza di altri 4 personaggi che ci accompagneranno per il resto dell’avventura. Il primo sarà un bambino infetto dal virus di cui non sapremo mai il nome (The Sick Kid); dopo sarà la volta di Juan, un immigrato messicano vittima di amnesia e armato di sega elettrica. Seguiranno a ruota Beverly di Beverly Hills, un clone di Paris Hilton ossessionata dalla moda e la manicure e The Seargent, un anonimo militare privo di un braccio che spara a raffica citazioni degne del Presidente degli Stati Uniti George W. Bush.

    Tutto al posto giusto...

    In termini di gameplay, Bad Day L.A. rientra nella classica categoria degli action in terza persona con inquadratura alle spalle del protagonista. Unica novità per il genere è una sorta di “termometro del caos” che gestirà il comportamento di tutti quelli che ci circondano. Curando feriti, uccidendo gangster, guarendo zombie e salvando uomini infuocati aumenteremo il grado di controllo dei personaggi non giocanti nelle nostre vicinanze, mentre ammazzando civili innocenti e lasciando morire tutto e tutti non faremo altro che peggiorare la situazione, gettando nel panico e nella follia interi quartieri, a discapito della nostra libertà d’azione.

    L’intera vicenda è strutturata in 10 livelli che, nonostante la scarsa varietà di ambientazioni (il gioco è interamente ambientato a Los Angeles) e l’estrema linearità, presentano un discreto numero di locations che spaziano da quartieri di Los Angeles come Venice Beach e Beverly Hills, a sorvegliatissimi aeroporti, banche devastate e sudici magazzini. Con l’aiuto (superficiale) dei nostri quattro “secondini”, in ogni quadro saremo chiamati a completare svariati obiettivi che in linea di massima rientrano sempre nel salvare civili, curare zombie e uccidere malavitosi dal grilletto facile, per poi arrivare ai classici boss di fine livello (esilarante la capo poliziotta!) che, a differenza dei loro simili negli altri titoli, sono tutti fuori di testa e abbastanza originali.

    Originalità che di certo è presente anche nel parco armi, composto oltre che dalle canoniche armi (fucili da cecchino, fucili a pompa, molotov, mitragliatore, bazooka) da armi di fortuna quali tubi, bombolette spray con tanto di accendino a mo’ di lanciafiamme, estintori e...un tagliaunghie dall’impatto devastante!
    Discorso analogo per i power-up energetici che spaziano dagli onnipresenti sacchetti in puro stile McDonald a bibite, confezioni di latte e.....riviste osè che, quando raccolte, andranno ad aumentare l’energia totale di Anthony, con tanto di suoni inconfondibili da parte sua...

    Il cataclisma in cell shading!

    American McGee, per estremizzare la sua natura satirica, ha messo da parte gli engine grafici di ultima generazione per una meno blasonata (e sottovalutata) tecnica di cell shading, dando al titolo una veste coloratissima che ben si adatta al trend dell’avventura. A chiunque fosse venuto in mente il bellissimo fps XIII se lo tolga subito dalla testa: qui siamo più che altro ai livelli di Katamari Damacy per Ps2, con texture volutamente grezze e che tanto ricorda il cartone animato South Park. Il livello di dettaglio è altalenante: alcune locations risultano davvero ben fatte con un grande quantità di particolari che ricreano in modo convincente il caos albergante in strada, mentre in altri casi tutto si limita al susseguirsi monotono di semplici mura tutte uguali tra loro.

    La caratterizzazione dei personaggi principali è davvero ben fatta, e nella loro semplicità mostrano una verve accattivante, specialmente per quanto riguarda il protagonista Anthony e il messicano Juan assieme a The Sergeant. Meno appariscenti e carenti di poligoni i modelli dei personaggi secondari, presenti in gran numero in quasi tutti i livelli di gioco. Altra nota a sfavore dei personaggi non giocanti è la scarsa varietà di modelli: i civili hanno tutti lo stesso volto, i terroristi tutta la stessa maschera e divisa e così via.

    Discorso a parte invece per gli intermezzi filmati tra un livello e l’altro, tutti di ottima fattura, che tramite l’uso dello stesso cell shading narrano i catastrofici incidenti che si susseguono l’un l’altro nel corso della giornata. Stesso discorso per le schermate di caricamento dei vari livelli, davvero divertenti, diverse tra loro e a tema con la catastrofe di turno.

    Una scelta azzeccata quindi? Teoricamente parrebbe proprio di si... ma a conti fatti il titolo di American McGee fallisce miseramente...ed ecco perché.

    Tanta fumo e niente arrosto...

    Quanto detto sinora non deve trarre in inganno: se fosse stato realizzato in maniera decente dai ragazzi della Enlight, Bad Day L.A. avrebbe lasciato il segno e sarebbe diventato un altro tassello importante per la carriera artistica di American McGee. Sin dal primo livello però capiremo quanto il nostro proposito resti tale... Fiduciosi per la vivace grafica che ci getta nel caos dell’attentato terroristico, storceremo immediatamente il naso notando su schermo gli stessi comandi della versione Xbox. Come se non bastasse l’estrema povertà del menu principale che non permette neanche la configurazione dei tasti dovremo accontentarci dei pulsanti del joypad della console di casa Microsoft, alla ricerca disperata dei giusti tasti sulla tastiera. Una mera conversione fatta in fretta e furia senza troppa attenzione verso gli utenti pc, e questo è solo l’inizio...


    Tanto per cominciare le animazioni dei personaggi sono estremamente legnose, e i controlli, compresi quelli di mira sono del tutto approssimativi, ricordando i primi titoli action in circolazione parecchi anni fa.
    L’interazione con lo scenario è ridotta davvero all’osso, con la possibilità di spegnere qualche incendio qua e là, spaccare una manciata di recinti e far esplodere solo alcune delle auto parcheggiate per le strade. Ci sarà impossibile colpire un nemico sparandolo attraverso una rete metallica e saltando in prossimità di un gruppo di auto o altri elementi dello scenario, vedremo il nostro beniamino sospeso in aria incastrato tra ostacoli invisibili. Questi e altri gli effetti di bad clipping che affliggono questo titolo, come quello eclatante nella seconda missione, dove sparando contro le auto che ci inseguono a tutta birra le lasceremo sospese a mezz’aria come se la gravità fosse del tutto assente sino a quando non scompariranno dal nostro raggio visivo.

    Fossero solo queste le pecche, Bad Day L.A. sarebbe stato passabile...ma non è finita qui.
    Tralasciando un comparto audio davvero insipido, poco originale e del tutto anonimo, il vero tallone d’Achille del gioco è l’eccessiva ripetitività delle azioni che rende le dieci missioni tutte simili tra loro e prive di mordente, vittime anche dall’eccessiva linearità dei percorsi. Potevano anche aggiungere un’invasione aliena o la tragicomica nuvola di Fantozzi, ma la situazione non sarebbe cambiata. Esasperante poi la comparsa casuale dei civili e dei nemici: d’accordo che l’intento era quello di ricreare situazioni immerse nel caos dando un senso di impotenza nel controllo della situazione, ma far spuntare ogni 30 secondi alle nostre spalle un terrorista che ci spara all’impazzata è troppo frustante, e più che ricreare qualcosa porta solo a ricaricare l’ultimo salvataggio.

    Pochissimi gli extra che, una volta completato il titolo ci permetteranno di rigiocare il titolo (per chi ne avrà il coraggio) ad un nuovo livello di difficoltà con la possibilità di scegliere le missioni che più ci sono piaciute. Il contesto su cui ruota la storia, come già analizzato a fondo, è molto provocatorio, ma alcune scelte risultano alla lunga troppo pesanti e poco azzeccate. Non per fare i perbenisti (tutti amiamo la serie di GTA...) ma ad esempio alcuni comportamenti del giocatore alla lunga stancano e il gran finale con tanto di colpo di scena nelle ultime missioni non bastano a farci cambiare idea. La longevità invece merita un discorso a parte: in teoria il gioco è possibile completarlo in 4-5 ore, tralasciando le decine e decine di volte in cui caricheremo i nostri salvataggi; in pratica il discorso è completamente differente, perché ci vorrà davvero un bel coraggio per proseguire nell’avventura e resistere alla voglia di disinstallare tutto e farsi una buona tisana.

    Forse il Bad Day del titolo si riferisce al giorno in cui decideremo di installare questo videogioco... davvero un cattivo giorno, da dimenticare!

    Bad Day L.A. Bad Day L.A.Versione Analizzata PCSotto il diretto controllo di American McGee e sviluppato presso gli studi della Enlight, Bad Day L.A. è un titolo che non soddisfa affatto i nostri fini palati da videogiocatori incalliti, deludendo tutte le aspettative che l’hype di questo titolo aveva generato... e la delusione è ancora più cocente pensado ai capolavori a cui il talentuoso game designer ci aveva abituato. Chiaro esempio di come sciupare interessanti concept di base, Bad Day L.A. rientra sì nella categoria dei videogiochi originali grazie ad una sana dose di provocazione ai danni degli Stati Uniti e agli americani in genere, ma fallisce miseramente nel farsi notare tra la marea di titoli di media fattura presenti nel mercato. Un passo indietro per American McGee, che tuttavia siamo certi che in futuro ci delizierà con nuove perle frutto della sua bizzarra immaginazione.

    4

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