Recensione Banished

Un insolito city-builder costruito da un singolo sviluppatore

Recensione Banished
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  • Quante volte abbiamo pensato di lasciare tutto, mettere su una bella camicia a quadri per andare a fare il taglialegna in qualche sperduta altura immersa nel verde? Quante volte abbiamo guardato fuori dalla finestra del nostro ufficio con gli occhi sognanti di chi vorrebbe dare un senso totalmente diverso al concetto di “risorse umane”? Deve averne fatti, di questi pensieri, anche il giovane sviluppatore Luke Hodorowicz, unica mente dietro il progetto Banished.
    Dopo aver lavorato per anni all’ennesimo shooter zeppo di zombi, il solo membro della neonata software house Shining Rock ha deciso di lasciarsi alle spalle soluzioni fin troppo inflazionate per dedicarsi alla passione per i city-building games, genere che vive ormai solo grazie agli alti e bassi delle produzioni del colosso EA.
    L’esordio della software house prende le distanze dal classico sim-qualcosa in cui si hanno a disposizione risorse pressochè illimitate e un sistema basato sui modelli economici tradizionali, spostando l’ambientazione in uno scenario bucolico (né fantasy, né medievaleggiante, come tiene a precisare lo sviluppatore) dalle risorse davvero esigue, e incentrando l’esperienza gestionale sulla forza lavoro dei pochi cittadini “esiliati”.
    Niente guerre nè assedi, nessun esercito da raggruppare in qualche punto strategico nascosto nella fog of war, nè skill tree da scalare più in fretta possibile: Banished è la sintesi videoludica della sopravvivenza nella natura incontaminata.
    Nonostante la pacificità che pervade il sognante ambiente del suddetto locus amoenus, non è il caso di sottovalutare la difficoltà del titolo: la sopravvivenza non è garantita dalla sola esistenza delle risorse naturali, e il fallimento è dietro l’angolo.

    Gli architetti sono qua, hanno in mano la città.

    All’inizio di ogni partita si ha a disposizione un gruppo di poche famiglie munite di alcuni essenziali attrezzi da lavoro e qualche provvista; l’obiettivo del giocatore è ricreare da zero un ambiente cittadino vivibile e autosufficiente nel circoscritto territorio generato casualmente dal gioco. Ben presto ci renderemo conto di quanto il compito sia tutt’altro che facile.
    Adottando un approccio sbagliato, le prime partite saranno un totale disastro. Spinti da smanie edilizie faremo razzia di tutte le risorse circostanti, trascureremo il raccolto e il bestiame e presto subiremo gli effetti devastanti della deforestazione selvaggia. In Banished non esistono elementi ininfluenti o variabili trascurabili: ogni piccolo errore scombussolerà i fragili equilibri del microsistema rurale, e spesso causerà effetti a lungo termine o innescherà inarrestabili reazioni a catena, spianando la strada verso il tasto “new game”.

    Tali equilibri possono essere costantemente garantiti dal giocatore, al quale è data la possibilità di cambiare in tempo reale le professioni di ogni singolo abitante del villaggio: per far fronte ad un’improvvisa carenza di cibo basterà chiamare i costruttori a lavorare nei campi, negli allevamenti, nelle postazioni di pesca e nelle aree di caccia; per accumulare legna da ardere per garantire la sopravvivenza negli inverni più rigidi basterà ridurre il numero di lavoratori in ogni professione, in questo modo essi torneranno automaticamente a lavorare come braccianti per la raccolta della legna, e così via.

    Beni di prima necessità

    Pian piano il nuovo villaggio si espanderà e si renderà necessaria la costruzione di piccole botteghe tessili e per l’artigianato, laboratori erboristici e persino birrerie; la raccolta delle risorse si farà più oculata grazie alla costruzione di miniere e cave per l’estrazione di pietre e minerali, mentre i boscaioli, lontani dai centri abitati, salvaguarderanno le riserve rinnovabili di legname, tagliando gli alberi morenti e piantandone costantemente di nuovi.
    La popolazione crescerà, e la priorità sulle derrate alimentari andrà inevitabilmente ai nuovi nati, che tuttavia, per qualche anno, non daranno alcun apporto al villaggio in termini di forza-lavoro; per questo spesso sarà spesso necessario adottare misure per il controllo della popolazione, quali centellinare la costruzione di nuove case, o evitare di accogliere i piccoli gruppi di nomadi che di tanto in tanto chiederanno la cittadinanza nel nostro insediamento.
    Quando tutti i parametri vitali del villaggio saranno sotto controllo, ci sarà permesso di ‘strafare’ costruendo chiese, scuole e reticoli stradali, e ci sarà concesso di entrare in contatto con i villaggi vicini per occasionali rapporti commerciali basati sul baratto. Grazie a questi scambi sarà possibile ampliare la varietà dei raccolti e del bestiame, ma anche garantirsi delle scorte di beni di prima necessità per affrontare i periodi di magra, liberandosi eventualmente del surplus.
    Nella rappresentazione della natura di Banished sono inclusi anche eventi casuali come tifoni, epidemie, infestazioni e altre nefandezze, così da tenere sull’attenti il giocatore anche quando crede di avere tutto sotto controllo.
    Sebbene forte di una curva di apprendimento piuttosto breve, Banished è un gioco difficile, ma mai frustrante. Ben presto saremo in grado di scrivere gli ultimi versi della poesia alla base del titolo: la nostra città sarà talmente perfetta ed efficiente che qualche cittadino deciderà di andare via e ripartire da zero, altrove.

    Tralasciando alcuni bug legati all’assegnazione delle priorità, ci troviamo di fronte ad un atipico city builder, profondo e sotto certi punti di vista -a partire dal background- persino innovativo, i cui elementi sono talmente ben studiati e strutturati che si stenta a credere siano opera di un solo sviluppatore. Grazie all’atmosfera sognante, sostenuta dalle scale celtiche dell’ottima colonna sonora (unico elemento per il quale Hodorowicz ha dovuto chiedere una mano), le ore passeranno senza che il giocatore se ne accorga minimamente, mentre il discreto comparto grafico regalerà suggestivi quanto rilassanti ritratti di vita agreste.
    Un altro merito da attribuire allo sviluppatore riguarda l’interfaccia di gioco, personalizzabile spostando le finestre del micromanagement a piacimento e nel complesso poco invasiva ed elementare; tuttavia l’eccessiva semplificazione dell’UI renderà fondamentale il passaggio per l’esaustivo tutorial di gioco.
    I circa 300 MB di dati che compongono Banished comprendono la sola modalità di gioco sandbox, senza livelli da superare o particolari obiettivi da raggiungere, se non si calcolano gli ormai immancabili achievements.

    Banished BanishedVersione Analizzata PCL’esordio di Shining Rock Software è un indubbio successo, grazie ad una cura per i particolari gestionali degna di qualsiasi titolo analogo realizzato investendo cifre da capogiro. La sostenuta e costante difficoltà, insieme all’imprevedibilità degli elementi naturali, terranno incollati tutti gli amanti del genere. Banished è la prova che un singolo sviluppatore, se motivato, può giocarsela alla pari anche con giganti come EA.

    8.5

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