Recensione Birth of America

I figli dell'America combattono sui nostri Pc

Recensione Birth of America
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  • Birth of America

    Birth of America è un esponente tutto nuovo del classico genere “strategico a turni”, una nicchia scarsamente popolata dalla maggioranza dei videogiocatori, attratti piuttosto dal fascino di una grafica scintillante e di un gameplay agile e immediato che dalle sessioni concettose e logoranti dei gestionali bellici. Nonostante questo il genere è sufficientemente curato e coltivato da alcune software house specializzate, grazie alle quali oggi possiamo godere di una discreta maturità dei prodotti. Birth of America non fa eccezione a questa considerazione: nell’analisi del gioco andremo a vedere quali sono le caratteristiche peculiari, gli aspetti positivi (e anche quelli negativi) che questo nuovo prodotto di Ageod ha da offrirci. Pronti a diventare... figli dell’America?

    L’America prima degli americani

    Il contesto storico è uno di quegli aspetti fondamentali su cui si basa un gioco strategico, dato che in base al periodo si avrà a disposizione un certo arsenale bellico e una determinata situazione geopolitica. BoA prende in esame un evento veramente poco sfruttato (dal punto di vista videoludico) della storia mondiale: il periodo in cui Francia e Inghilterra si contendevano il dominio dell’America settentrionale. Una lotta politica a cui seguirà la nascita degli Stati Uniti d’America. Più precisamente si parte dalle guerre franco-indiane (1755- 1763) per arrivare sino alla Rivoluzione Americana (1775- 1783).
    A onor di cronata è giusto precisare che il periodo della Rivoluzione Americana è già stato preso in prestito da altri Strategici, tuttavia Birth of America si focalizza su situazioni solitamente considerate marginali: il gioco parte dalla guerra che coinvolse l’alleanza formata da Francesi e popolazioni indigene contro gli Inglesi, e si sviluppa attraverso 13 campagne fino appunto agli eventi che diedero l’indipendenza al continente. Il giocatore potrà dunque scegliere se prendere le parti dell’Inghilterra o dell’alleanza tra Francesi e tribù indiane, senza possibilità di stabilire altre relazioni diplomatiche. Il contesto storico è stato riadattato nel gameplay piuttosto bene, grazie anche a delle indovinate scelte dal punto di vista concettuale: BoA prende in considerazione piuttosto fedelmente diversi parametri, quali ad esempio la mobilità e la capacità delle armi del tempo.

    Al di là dell’aspetto estetico l’interfaccia del gioco è snella ma estremamente funzionale, risultando poco invasiva e molto efficace e permettendo di impartire comandi piuttosto velocemente. In basso ci sono tutte le informazioni principali, dalla minimappa alla finestra che ci dà in dettaglio informazioni sulla città selezionata o sulle unità, oltre che metterci a disposizione i singoli reggimenti che compongono quell’armata, i bottoni per gli ordini più particolari e anche un’utilissima finestra che mostra informazioni su cosa è successo negli ultimi turni. Questa è una caratteristica importante in uno strategico perché ci tiene informati dell’andamento della guerra in tutti i suoi aspetti. Ecco perché quella finestra che si propone come un memorandum risulta così indispensabile e lo diventa ancora di più in questo particolare caso perché Birth of America non lascia veramente spazio a speciali animazioni grafiche che mettano in risalto gli eventi di rilievo: tutto è gestito tramite sobrie righe di testo o immagini statiche (rare). Sintomo di uno sviluppo eseguito con budget tutt'altro che elevati, lo scarno contingente visivo rischia di farci perdere di vista eventi importanti, oltre che privarci della giusta soddisfazione per un’eventuale vittoria in battaglia. Quando si è nella fase calda della guerra e si ha ben più di un fronte aperto, con battaglie in varie regioni e possibilità di ingaggio da parte del nemico: diventa dunque veramente noioso esaminare il centro messaggi leggendo decine di righe di testo per capire con precisione tutto quello che è successo. E' strano come questo aspetto sia stato tralasciato dopo tutto l’ottimo lavoro svolto per rendere snello e comodo il gameplay.

    Nella parte alta dello schermo troviamo anche una finestra che offre ulteriori informazioni sul tipo di terreno della regione su cui puntiamo con il mouse in quel momento e soprattutto sulle condizioni atmosferiche, due aspetti fondamentali in uno strategico militare, e ancor di più se questo è ambientato in un periodo storico in cui ancora gli agenti atmosferici potevano determinare l’esito di una battaglia, così come lo sfruttamento degli elementi naturali (boschi, fiumi, vallate...) poteva risultare decisivo in uno scontro.
    La mappa di gioco comprende tutta la costa atlantica dell’America settentrionale dal Messico al Canada, è caratterizzata quindi da un ampio teatro di guerra ma non fa certo gridare al miracolo dal punto di vista grafico. L’impostazione globale del titolo è basata su una certa austerità, una misuratezza che fa il verso, nello stile “disegnato”, alle cartine dell’epoca settecentesca. E’ sicuramente funzionale in fase di preparazione delle mosse, quando avere sott'occhio tutta l’area di gioco fa comodo, soprattutto per la visione d’insieme, tuttavia sarebbe stato non solo gradevole ma indubbiamente utile un comparto visivo più corposo, che avrebbe anche contribuito ad immergere maggiormente il giocatore in battaglie dall'atmosfera più coinvolgente. Qualche animazione avrebbe dato inoltre il giusto risalto a eventi importanti oltreché donare un po’ di colore all’azione di gioco.

    In guerra

    La bontà di questo prodotto risiede essenzialmente in due punti: un sistema di comandi snello e semplice da gestire e la validità delle battaglie, in cui ci si confronterà con una IA più viva e reattiva che mai ed un numero di variabili davvero notevole. Dall’analisi bellica si inizia a notare il buon lavoro svolto dai programmatori: una minuziosa programmazione fa sì che le truppe siano sottoposte a numerosi parametri che ne influenzano in modo decisivo l’efficacia, tra cui il numero di soldati in guarnigione, la quantità di rifornimenti (cibo e acqua) e munizioni disponibili e l’atteggiamento degli uomini, selezionabile da passivo ad aggressivo tramite 4 livelli, oltre ovviamente alla diversa tipologia di armi di cui sono dotati. Anche se le varie armate non si differenziano sul piano grafico, a livello strategico sono dunque caratterizzate da numerose variabili. E' proprio in base a queste che si decideranno gli scontri: sulla base di precisi e piuttosto sofisticati algoritmi di calcolo che prendono in esame non solo la condizione delle truppe contendenti e dei comandanti che le guidano, ma anche l’atteggiamento delle stesse, le condizioni geografiche e climatiche, nonché quelle geopolitiche in cui avviene lo scontro, la CPU calcola in tempo reale gli esiti delle stilizzate battaglie di Birth of America. Il giocatore non può dunque agire direttamente sul posizionamento delle truppe o dare ordini precisi ai reparti, bensì deve fare il lavoro gestionale "a priori", in modo da rendere le condizioni dei propri uomini più favorevoli possibile, fino ad influenzare una “seconda fascia” di parametri (accessibile tramite finestre pop-up) quali velocità di caricamento e valore di assalto della truppe. Il lavoro strategico della fase pre-combattimento deve essere dunque ben ponderato, in modo da evitare che si lasci al caso l’esito di uno scontro che, nei fatti, non si può controllare direttamente.
    L'impegno che il giocatore deve profondere è richiesto anche a causa della capace IA: le truppe in mano all’avversario digitale si muovono in base a logiche di ampio respiro, con coerenza e sorprendente reattività. In poche parole ci troveremo di fronte ad un avversario che sarà in grado di portare attacchi su larga scala, scavalcando il semplice meccanismo del combattimento regione per regione, e che sarà anche in grado di elaborare strategie di risposta sorprendentemente efficaci, tali da metterci a volte seriamente in difficoltà se non di sorprenderci letteralmente. L’unico prezzo da pagare è in termini di tempo, infatti per elaborare queste strategie il processore impiega addirittura diversi minuti.
    Peccato manchi completamente l’aspetto tattico della battaglia: avuto modo di apprezzare una IA tanto valida sarebbe stato bello potersi confrontare anche ad un livello più profondo. Invece, una volta ingaggiato il nemico sarà il computer a prendere in mano la situazione e l’esito della battaglia dipenderà solo dalle azioni precedenti.
    Una gestione più che oculata delle truppe e delle città è la via da percorrere per giungere alla vittoria: non è facile rifornire gli uomini, soprattutto in città in cui la fedeltà si attesta su percentuali medio-basse, in cui occorreranno molti turni per riequipaggiare i manipoli (anche una volta catturata una città difficilmente avremo il totale controllo sulla regione: più la città sarà stata in mano all’avversario maggiore sarà il numero di dissidenti che la infesteranno e renderanno precario il nostro controllo su di essa). Viene da se che prima di lanciarci in offensive spericolate all’interno del territorio nemico occorre pensarci più di una volta. Bisognerebbe giungere alla battaglia con uomini il più possibile freschi e riforniti di munizioni: ovvio che la ricerca di queste condizioni (quasi utopiche) porta a dover gestire tutte le armate con grande attenzione.
    Da questo punto di vista Birth of America cura molto di più la fase gestionale che non quella strategica, in luogo delle dinamiche appena descritte e del fatto che non è possibile upgradare le truppe per tentare una vittoria basata sulla preponderanza fisica. Eppure anche nel gioco il posizionamento delle truppe è fondamentale: attraversare le regioni del continente e stanziare drappelli in locazioni strategiche è decisivo. In questo ci viene fortunatamente in soccorso il sistema di controllo “drag & drop”: ovvero si prende un’armata e tramite il mouse la si trascina in un’altra regione; una volta fatto ciò il computer calcola automaticamente il percorso che le truppe devono effettuare, evidenziato in rosso e inframezzato lungo il suo dipanarsi da numeri che rappresentano i giorni necessari a raggiungere quel determinato punto. E' poi possibile interrompere il cammino e deviare da un’altra parte, nel caso per esempio di avvistamento di un esercito nemico o di un punto pericoloso per le imboscate (guadi o zone boscose in territorio nemico).

    Birth of America Birth of AmericaVersione Analizzata PCBirth of America è un gioco che non può piacere a tutti, ma questo alla Ageod lo sapevano bene. Quello dello strategico a turni è un genere che inevitabilmente richiama su di sé solo l’attenzione degli appassionati. Tuttavia questo per certi versi non è un titolo classico: manca completamente il lato diplomatico, “bloccato” dalla contingenza delle vicende storiche, l’azione di gioco poi declina decisamente verso la gestione delle truppe più di quanto ci si aspetterebbe anche da un titolo strategico. La difficoltà di reperire rifornimenti e nuove truppe, unità ad una intelligenza artificiale scaltra e vivace fanno si che ogni mossa verso il territorio nemico debba essere ponderata con calma. La pochezza grafica è bilanciata dal parametro assai più importante della validità della IA, decisamente sopra la media. E’ un peccato che dopo il lavoro svolto nel rendere facile l’esperienza di gioco tramite l’interfaccia si sia deciso di affidare tutti gli avvisi, compresi quelli più importanti (tra cui esiti di battaglie, ingaggi tra eserciti e conquiste di città) alle righe di testo del “centro messaggi”, anziché a delle più coinvolgenti e immediate animazioni o schermate grafiche, una scelta che penalizza proprio la facile fruibilità. Nota stonata. Il gioco prevede 11 scenari e 3 campagne di gioco, con oltre 150 personaggi storici da poter utilizzare. Il multiplayer è affidato purtroppo alla sola opzione del PBM (Play by email).

    7

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